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Full text of "L'arte di persuadere"

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L'ARTE   DI   PERSUADERE 


BIBLIOTECA  DEL  LEONARDO 


VOLUME  SETTIMO 


FIRENZE    1907 


GIUSEPPE    PREZZOLINI 


L'ARTE  DI  PERSUADERE 


FRANCESCO   LUNACHi   EDITORE 


Ul 
580827 

SCRITTI  DI  GIUSEPPE  PREZZOLINI 


in  vendita  presso  tutti  i  librai  : 

—  La  Coltura  Italiana,   (in  collabo- 

razione con  G.  Papini),  Vivenze  1906. 
Lumachi I-  3.oo 

—  NOVALIS  (Poetae  Philosophi  et  Philoso- 

phi  Minor es,  voi  I).  Traduzione  con 
introduzione.  Milano  1906.  Libreria 
Editrice  Lombarda    .     .     .     ,     .     .     .     L.  2,50 

—  Il    CentiviO.    Milano     1906.    Libreria 

Editrice  Lombarda L.   1,00 

—  L'  Arte    di    Persuadere.    Firenze 

1907.  Lumachi      ........     L.  2,00 

in  vendita  presso  T  Amm.  del  LEONARDO  : 

—  Vita  Intima.  Firenze  1903    .     .     .     .    L.  1,00 

—  Il  Linguaggio  come  causa  di  er- 

rore. Firenze   1904 L.   1,00 

—  Sebastien  Franck,  l'  enfant  ter- 

RIBLE  DE  LA  Reforme  (paraìtra  en 

1907) L.   1,00 


SCRITTI  DI  GIUSEPPE  PREZZOLINI 


in  preparazione: 

Il  Sarto  Spirituale.  Mode  e  figurini  per  le 
anime  della  stagione  corrente,  (presso  F.  Lu- 
machi.  Firenze). 

I  Mistici  Tedeschi,  (saggi  su  M.  Eckehart, 
S.  Franck,  Paracelso,  Comenius,  Novalis,  ecc). 

Guida  di  Cortona,  (presso  F.  Lumachi  Fi- 
renze). 

HuME.  Saggi.  Traduzione  (presso  Laterza.  Bari). 

SwiFT.  Libelli.  Traduzione  preceduta  da  un 
saggio. 

Le  mirabili  vite  segrete  degli  eccellenti 
ARTEFICI.  (Saggi  su  Rubens,  Rembrandt,  Bot- 
ticelli,  Bach,  Scarlatti  ecc.). 

Storta  dello  sviluppo  spirituale  di  Italia. 


AVVERTENZA. 


*SV  troveranno  in  questo  libretto  molte  cose  che  il 
titolo  non  ha  promesso,  e  molte  7ie  mancheranno  di 
quelle  che  sembrerà  aver  promesso.  Così  V  Arte  di 
Peisuadere  potrà  passare  per  un  impasto  di  lacune 
e  di  divagazioni  dal  tema.  Ed  e  bene  che  avverta  che 
questa  appunto  e  stata  la  mia  intenzioiie  scrivendola. 
Io  volevo  fare  un  libro  al  quale  dovesse  collaborare 
il  lettore,  e  stamparlo  intercalando  ad  ogni  pagina 
mia  una  pagina  bianca  per  le  aggiunte  e  per  le 
esemplificazioni  personali.  Sarebbe  stato  una  specie  di 
libro  -  questionario,  per  suscitare  problemi  piii  che  per 
risolverli.  Il  titolo  perciò  non  risponde  che  a  ima 
piccola  parte  del  volume,  a  quella  che  mi  e  occasio- 
ne per  dire  cose  che  mi  importano  forse  più  dell'  ar- 
te di  persuadere. 


L'ARTE   DI   PERSUADERE 


MI  prendo  il  permesso  di  cominciar  questo  libro  ^  ^^'  ^^''^®- 
pratico  con  lo  stile  pratico  d'un  ciarlatano  o 
di  un  venditore  di  specifici  ;  né  temo  di  far  rasso- 
migliare quest'  introduzione  ad  un  avviso  di  quarta 
pagina.  L'  arte  di  persuadere  si  rivolge  a  numerose 
classi  di  persone  e  quasi  tutti  ne  usano  più  o  meno 
coscientemente  nella  vita  pratica  e  nella  pratica  della 
vita  teorica.  Più  di  tutti  ne  trae  profitto  il  maestro  11  maestro 
il  quale,  più  che  sapiente  scienziato  insegnante,  sa-  come  persuasore 
rebbe  da  chiamarsi  con  proprietà  maggiore  :  persua- 
sore. L' essenza  del  maestro  non  consiste  infatti 
tanto  nel  sapere,  quanto  nella  capacità  di  comuni- 
care ad  altri  il  suo  sapere.  Le  scuole  moderne  che 
credono  di  formare  dei  buoni  pedagoghi  scegliendo 
le  persone  più  capaci  di  immagazzinare  del  sapere 
sono  fondate  sopra  un  falso  concetto  del  maestro. 
Il  pedagogo  incapace  di  trasmettere,  di  distribuire, 
di  irraggiare  somiglia  a  un  magazzino  splendida- 
mente fornito  di  grano  che  nei  tempi  di  carestia  non 
si  potesse  più  aprire,  o  ad  una  ricca  miniera  per 
la  quale  mancassero  assolutamente  le  vie  di  comu- 
nicazione e  resa  irraggiungibile  da  foreste  e  da  pa- 


ludi  non  potesse  servire  altro  che  al  diletto  di  qual- 
che curioso  tourìste.  L'importante  dunque  per  il  mae- 
stro è  la  sua  facilità  di  dispersione  più  che  di  con- 
centrazione. Il  maestro  deve  assomigliare  piuttosto 
ad  un  annaffiatoio  che  ad  una  vasca  per  conservare 
le  acque.  A  parità  di  sapere  fra  due  insegnanti 
quello  che  è  più  capace  di  comunicare  è  quello 
che  vale  di  più  ;  se  un  insegnante  sapesse  il  dop- 
pio di  un  altro,  ma  non  potesse  comunicarne  che 
un  quarto,  varrebbe  meno,  come  insegnante,  di  uno 
che  sapesse  la  metà  ma  potesse  comunicarla  tutta 
o  almeno  tre   quarti. 

Dov'è  il  valore  Questa  osservazione  che  riconduce  il  sapere  dei 
del  maestro,  niaestri  al  loro  potere  di  comunicarlo  e  li  valuta 
non  per  quanto  sanilo^  ma  per  quanto  riescono  a 
far  sapere,  si  è  già  resa  comune  fra  gli  studenti 
che  distinguono  i  loro  professori  in  quelli  che  si 
faìino  capire  e  in  quelli  che  non  si  fanno  capire, 
non  mica  in  quelli  che  sanno  e  in  quelli  che  non 
sanno.  Anzi  queste  due  ultime  frasi,  se  le  pro- 
nunciano, prendono  in  bocca  loro  (prammatisti  inco- 
scienti) il  senso  di  farsi  capire  e  di  non  farsi  capire  ; 
quasi  che  si  rifiutassero  a  riconoscere  come  sapere, 
un  sapere  che  è  />2/^^^^2tì^  nella  mente  del  maestro, 
ma  non  è  in  atto  nella  mente  degli  scolari,  che  re- 
sta nel  cervello  senza  mandare  messaggeri  dal  suo 
ozioso  Olimpo,  che  può  esser  dilettevole  per  il 
maestro  ma  non  utile  per  gli  scolari,  che  c'è  ma 
non  opera.  La  frase  degli  studenti  corrisponde  alla 
affermazione  che  il  sapere  che  non  opera  non  è 
sapere. 

Lingue  creative  Un'  osservazione  molto  simile  si  è  pure  resa  as- 

e  lingue  g^j  comune  ;  ed  è  quella  che  stabilist!e  una  differen- 
za fra  le  lingue  più  adatte  a  creare  e  quelle  più 
adatte  a  comunicare  ;  quella  che    ritiene    la    lingua 

—  4  — 


comunicative. 


francese  più  adatta  per  le  opere  di  volgarizzazione 
e  la  tedesca  più  adatta  per  le  opere  di  creazione, 
come  se  la  prima  fosse  rispetto  alla  seconda  quel 
che  è  la  moneta  spicciola  di  fronte  al  biglietto  di 
banca. 

Con  queste  due  osservazioni  si  potrà  guidare  co- 
lui che  cerca  o  un  buon  maestro  o  uno  strumento 
di  volgarizzazione  ;  in  ba^e  ad  esse  non  andrà  a  cer- 
care la  testa  meglio  fornita,  ma  cercherà  la  testa 
piti  bucatay  quella  cioè  che  lascerà  sfuggire  più  co- 
se ;  né  si  metterà  a  scrivere  tedesco  volendo  una 
pronta  popolarità  delle  sue  idee. 

Ma  poco  o  tanto  tutti  siamo  o  cerchiamo  d'  es- 
sere maestri,  anzi  si  può  dire  che  nel  mondo  non 
vi  è  altra  abbondanza  che  di  insegnanti  ;  consigli, 
lezioni,  guide  sono  le  cose  più  facili  ad  ottenersi  ; 
né  v'  é  persona,  per  quanto  misera  di  intelligenza  o 
povera  di  volontà,  che  non  si  studi  d'  essere  tutrice 
di  qualchedun'  altra.  Tutti  quanti  poi  usiamo  del- 
l' arte  di  persuadere  in  ogni  categoria  o  casta  so- 
ciale: il  negoziante  per  vender  le  merci,  il  diploma- 
tico per  trattare  gli  affari  politici,  il  capitano  per 
esortare  i  soldati,  il  politicante  per  procacciarsi  i 
voti,  il  medico  per  convincere  1'  ammalato,  il  prete 
per  eccitare  i  devoti,  V  avvocato  per  commuovere  i 
giudici,  r  innamorato  per  sedurre  la  bella,  il  ragaz- 
zo per  far  cedere  i  genitori,  i  genitori  per  educare 
il  figlio,  tutti  quelli  insomma  che  vogliono  eserci- 
tare una  loro  azione  sugli  uomini,  ma  non  sanno  o 
non  vogliono  o  non  possono  usare  i  mezzi  coercitivi.  Mezzi  coercitivi. 
I  quali  però  non  vanno  esclusi  dall'  arte  di  persua-  . 
dere,  anzi  vi  si  possono  fare  rientrare  formando  un 
bel  capitolo  in  cui  si  tratti  della  forca  e  del  rogo, 
della  Congregazione  dell'  Indice  e  della  Inquisizione, 
come  mezzi  dal  cui  uso  o  dal  cui  abuso  può  dipen- 

—  5  — 


dere  il  prolificare  o  il  morire  d'un   sentimento  o  di 
una  teoria. 

Le  osservazioni  precedenti  potrebbero  far  cre- 
dere che  Tarte  di  persuadere  sia  ristretta  al  solo 
campo  comunicativo  e  collettivo,  a  quello  della  tra- 
smissione del  pensiero  e  della  seduzione  della  vo- 
lontà altrui  ;  ma  invece  essa  comprende  un  altro 
campo  molto  e  forse  anche  più  importante  del  pri- 
mo, ma  certo  più  trascurato  e  dimenticato,  cioè  il 
La  persuasione  campo  della  propria  persona.  Accanto  all'  arte  di 
di  se  stesso,  persuadere  gli  altri,  esiste  un^ ar^e  di  persuadere  se 
stesso.  Si  può  vedere  come  saggio  di  studio  della 
prima  un  articolo  di  Giovanni  Vailati  :  «  1'  Arte  di 
interrogare  »  —  come  saggio  di  studio  della 
seconda  un  articolo  di  Giovanni  Papini  «  Agire  sen- 
za sentire  e  sentire  senza  agire  »  {Rivista  di  psico- 
logia applicata  ecc.  Bologna  1905  n.  1-2  ;  n.  3).  Que- 
st'ultima poco  conosciuta  nei  suoi  principi  astratti,  po- 
co studiata  teoricamente  nei  suoi  metodi,  è  stata  però 
assai  impiegata  per  raggiungere  la  felicità  umana, 
la  quiete  dell'  animo,  o  le  tempeste  delle  passioni, 
cioè  i  fini  più  svariati.  Il  suo  fine  immediato  è  la 
trasformazione  dell'  uomo,  della  quale  un  esempio 
semplice  e  molto  comune  si  può  indicare  in  quelle 
trasformazioni  più  o  meno  leggere  che  esercitano 
per  mezzo  del  nostro  interno  le  raccomandazioni  mo- 
rali e  religiose,  le  leggi  civili,  i  timori  delle  puni- 
zioni ecc.  ecc.  Si  può  considerare  il  nostro  io  come 
un'  altra  persona  a  noi  estranea,  sulla  quale  possia- 
mo agire  con  molti  mezzi,  fra  i  quali  quello  della 
persuasione  razionale  o  sentimentale.  E  non  si  fanno 
infatti  dialoghi,  discussioni,  esortazioni  con  noi  stes- 
si, quasi  che  agissimo  sopra  di  noi  come  agiamo 
sopra  gli  altri?  Malgrado  gli  oggetti  diversi  cui  ta- 
le azione  persuasiva  è  applicata,  sia  il  nostro    io  o 

—  6  — 


r  io  altrui  o  l' io  di  una  collettività  —  tale  azione 
persuasiva  si  giova  degli  stessi  mezzi. 

Questi  mezzi  possono  essere  radunati  e  de- 
scritti sotto  il  nome  d' arte  di  persuadere,  sino- 
nimo delle  antiche  :  dialettica^  sofistica,  eristica,  re- 
torica,  che  non  furono  altro  che  la  conoscenza 
della  logica  pratica,  della  logica  applicata,  del  pen- 
siero in  azione.  Tale  arte  si  occupa  dei  fatti  del 
pensiero,  di  ciò  che  l' attornia,  lo  determina,  lo 
influenza,  lo  colorisce,  solo  in  quanto  ciò  può  esse- 
re utile  a  determinarne  la  potenza  o  l' impotenza 
rispetto  agli  uomini,  fra  i  quali  va  compreso  lo 
stesso  io  di  chi  studia  tali  fatti.  Con  questi  carat- 
teri essa  appare  come  una  fornitrice  di  strumenti.^ 
una  fabbrica  di  arnii^  una  zecca  di  monete  per  ope- 
rare suir  assentimento,  per  vincerlo,  per  comprarlo. 
Essa  non  impone  fini,  non  si  occupa  di  valori,  non 
tratta  di  doveri.  E'  insomma  una  guida  onesta  che 
vi  dice  qual'  è  la  strada  più  breve  e  quale  la  più 
lunga,  dove  si  trovano  fossi  e  barriere,  quali  sono 
gli  alberghi  di  primo  ordine  e  quali  i  malfamati  ;  ma 
non  si  impone,  né  vi  consiglia  piuttosto  quelli  che 
questi. 

I  migliori,  più  pratici,  più  normali  esempi  del- 
l' arte  di  persuadere  si  trovano  nelle  bugie.  Per 
quanto  ciò  possa  esser  contrario  a  quelle  somme  au- 
torità che  sono  i  libri  di  morale,  pure  è  un  fatto 
che  r  uomo  normale  sociale,  è  il  bugiardo.  Sono 
infinite  le  professioni  in  cui  la  bugia  è  socialmente 
utile  e  considerata  come  una  non  gravosa  necessità 
del  mestiere.  La  diplomazia  deve  dare  molto  più 
valore  all'  interesse  del  Governo  che  rappresenta  che 
agli  scrupoli  della  propria  coscienza,  e  il  diplomatico 
passa  —  molte  volte  a  torto,  ma  allora  è  ridicolo  — 
come  r  uomo  abile  per  eccellenza  in  sotterfugi,  in  sot- 


Cosa  è  r  arte 
di  persuadere. 


Il  bugiardo 

tipo  dell' 

uomo  sociale. 


r  - 


tintesi,  in  frasi  che  dicono  e  non  dicono,  in  espres- 
sioni ambigue,  in  parole  cortesi  e  minacciose  nello 
stesso  tempo. 

Nessun  medico  potrà  proporsi  di  dire  sempre 
la  verità  a  un  malato  ;  non  sarebbe  medico  se  gli 
annunziasse  :  fra  tre  giorni  creperete  ;  oppure  :  la 
cosa  è  grave  ;  o  anche  :  1'  operazione  è  dolorosa  e 
malsicura.  Cosi  accade  al  padre,  al  maestro,  al  prete, 
all'educatore  in  generale,  che  devono  spesso  dipin- 
gere il  mondo  quide  non  è,  con  gli  onesti  ricom- 
pensati e  i  malvagi  puniti,  a  somiglianza  dei  ro- 
manzi per  bene.  Tutte  le  convenzioni  sociali  alle 
quali  tengono  tanto  anche  quelli  che  le  disprezzano 
a  parole,  tutti  gli  onori  esterni  sono  bugie  ;  ed  è 
ormai  questo  da  Rousseau  in  poi  un  luogo  comune 
che  ebbero,  del  resto,  anche  gli  antichi.  Comincian- 
do dall'  egregio,  illustrissimo,  gentilissimo  della  sopra- 
scritta alle  lettere,  che  si  concede  anche  a  un  fara- 
butto in  prigione  o  al  •  peggior  villano  del  mondo, 
finendo  con  quegli  epiteti  raddolcitivi  che  mutano 
in  indelicatezze  le  truffe,  in  fazzie  gli  atti  teppistici, 
in  incongruenze  le  porcherie  —  in  tutta  la  mac- 
china sociale,  per  diminuire  1'  attrito,  occorrono 
queste  bugie,  come  una  specie  di  olio  che  smorza 
lo  stridio  degli  ingranaggi. 

L'  uomo  eminentemente  sociale  è  quello  che  non 
dice  rnana"  venta~cruda  e  nuda  alla  gente,  che  fa- 
cendo,  diminuendo  e  falsando  si  rende  caro  a  tutti  e 
sta  in  pace  con  tutti.  Molière  ha  affermato  il  va- 
\\  lore  sociale  della  bugia  dipingendoci  il  Misantropo 
''^  come  un  terribile  veritiero,  che  diceva  zoppi  i  ver- 
si zoppi  dei  poeti  e  stupide  le  parole  stupide  delle 
femmine,  anche  se  amico  del  poeta  o  innamorato 
della  femmina.  E  perciò  più  che  un  odiatore,  il  suo 
Misantropo  è  un  odiato  dagli  uomini. 


Lo  studio  e  lo  sviluppo  di  un  uso  cosi  sparso 
e  cosi  necessario  quale  la  bugia  forma  come  1'  in- 
troduzione air  arte  di  persuadere,  quasi  una  specie 
di  grandi  manovre  della  persuasione.  Nella  bugia  la 
parte  artificiosa  del  persuasore  si  nota  meglio  che 
nella  verità  ;  i  segreti  si  rivelano  più  facilmente, 
come  i  muscoli  di  un  atleta  si  vedono  meglio  quan- 
do impegna  una  lotta  che  quando  cammina  placi- 
damente. Né  si  pensi  a  una  intenzione  antimorale; 
per  combattere  un  nemico  bisogna  pure  conoscerne 
i  metodi  ;  e  per  un  moralista  non  e'  è  nulla  di  me- 
glio del  conoscere  le  leggi  della  bugia  per  trovare 
le  leggi  della  coìitro-hugia,  per  permettergli  di  in- 
nalzare trincea  contro  trincea  e  fare  cadere  il  ne- 
mico nel  trabocchetto  da  lui  stesso  scavato. 

Praticamente  tutti  conoscono  la  bugia,  ma  di- 
menticano di  stilizzarla  e  di  migliorarla  con  la  teo- 
ria; sono  come  agrimensori  che  ignorando  la  geo- 
metria, facessero  con  precetti  rozzi  per  pratica 
quello  che  potrebbero  abbreviare  e  rendere  più  e- 
legante  mediante  la  teoria.  C  è  ad  esempio  un  pun- 
to fondamentale  della  teoria  delle  bugie  che  è  ignora- 
to da  molti  ;  e  cioè  :  per  formare  una  bugia  che  ab- 
bia le  massime  probabilità  d'  essere  accettata,  bisogna 
osservare  le  stesse  re^le^  che,_s£gìie  lasLÌenùata.  /or- 
mando  le  teorie  scientifiche  ;  bugia  e  teoria  scienti- 
fica rispondono  agli  stessi  bisogni  intellettuali. 

Chi  conosce  i  lavori  di  quella  tendenza  pram- 
matista  che  ha  svolto  rispetto  alle  scienze  sopratutto 
r  importanza  che  ha  in  esse  il  concetto  dell'  econo- 
mia (Mach,  Avenarius,  Petzoldt)  non  ignora  che 
requisiti  di  una  teoria  scientifica  sono  i  seguenti: 
a)  economia^  ossia  semplicità  e  facilità  di  com- 
prensione e  di  organizzazione  essendo  ogni  teoria 
uno  strumento  ; 


La  bugìa. 


Somiglianza 

della  bugia 

e  della  teoria 

scientifica. 


—  9  — 


òj  coerenza  logica,  cioè,  mancanza  dì  contradi- 
zìoni  intime  ; 

e)  accordo  con  i  fatti ^  cioè,  che  a  parità  di  a) 
e  di  h)  si  prescelga  la  teoria  che  si  accordi  col 
massimo  numero  di  fatti  da  spiegare  e  dia  una  certa 
sicurezza  di  potere  difficilmente  essere  smentita  da 
fatti  futuri. 

Ora,  se  nel  costruire  una  bugia  si  tien  conto  di 
questi  tre  requisiti  della  teoria  scientifica  si  è  certi 
di  costruire  la  migliore  bugia  possibile  rispetto  a  un 
dato  fatto  o  complesso  di  fatti. 

La  bugia  deve  essere  semplice,  perchè  la  sua 
complicazione  non  ecciti  diffidenza  e  non  susciti 
difficoltà  di  adattamento  a  fatti  ignorati  o  futuri, 
possa  subito  impadronirsi  dell'animo  dell'  ascoltatore 
come  r  unica  spiegazione  possibile,  e  gli  faccia  sen- 
tire come  ogni  altra  spiegazione  costerebbe  uno 
sforzo  mentale  superiore.  Bisogna  sempre  contare 
sulla  pigrizia  umana  e  obbedire  alla  legge  del  mi- 
nimo sforzo. 

Deve  essere  coerente  internaynente,  per  non  ur- 
tare le  inclinazioni  logiche  degli  animi. 

Deve  essere  d'accordo  con  i  fatti  o  col  maggior 
numero  di  fatti,  per  non  urtare  le  inclinazioni  spe- 
rimentali degli  animi. 

Una  bugia  che  si  trovi  in  queste  condizioni  è 
la  migliore  di  tutte  le  bugìe  possibili.  Talora,  anzi 
spesso,  sì  presenta  in  condizioni  più  vitali^  più  cre- 
dibili e  più  credute  della  stessa  verità  ;  perchè  una 
bugia  ben  fatta  è  più  ordinata,  più  plausibile,  più  chia- 
ra e  risponde  meglio  all'  aspettativa  di  chi  deve  cre- 
derla, della  stessa  verità.  Una  persona  che  ha  già 
in  mente  «  come  devono  essere  andate  le  cose  », 
crederà  per  orgoglio  più  alla  bugia  che  le  dà  ra- 
gione  che   alla  verità  che  le  dà  torto  ;    e  preferirà 

IO  — 


essere    ingannata,    al   vedere    offeso    il     suo    amor 
proprio. 

Un  carattere  della  bugia  che  la  rende  più  fa-  '  Particolari 
Cile  ad  essere  inghiottita  è  quello  della  pienezza  e 
quantità  di  particolari.  Perchè  una  bugia  dia  la 
completa  illusione  della  realtà  non  basta  che  sia 
coerente,  economica  e  d'  accordo  coi  fatti,  ma  oc- 
corre che  sia  anche  molto  particolareggiata.  De- 
scrivendo una  passeggiata  che  non  si  è  fatta,  biso- 
gna enumerarvi  tutti  gli  incidenti  che  sogliono  ac- 
cadere durante  le  passeggiate,  la  descrizione  dei 
luoghi,  dei  tipi,  del  tempo,  e  via  dicendo.  Il  poeta 
vero  è  perciò  il  migliore  bugiardo  ;  e  1'  esempio  dei 
viaggi  di  Chateaubriand  dove,  con  scandalo  dei 
professori  di  letteratura,  si  trovano  descritte  cose 
che  egli  non  ha  mai  vedute,  mostra  di  quanta 
importanza  sia  il  particolare  della  bugia.  Il  quale 
va  naturalmente  scelto  con  cura  perchè  sia  tanto 
distante  dall'  oggetto  principale  della  bugia  da  non 
suscitare  difficoltà  intime  ed  incoerenze  ;  deve  es- 
sere insomma  un  ornamento  necessario  all'  illusione 
che  non  imbrogli  però  il  meccanismo  e  lo  scheletro 
della  bugia. 

Importante  è  pure  aggiungere  che  questi  parti- 
colari della  bugia  devono  essere  tali  da  non  susci- 
tare difficoltà  una  volta  che  sorgano  fatti  nuovi  ; 
diano,  cioè,  l' illusione  della  realtà,  ma  lascino  il 
posto  alla  realtà  possibile. 

La  somiglianza  fra  la  bugia  e  le  teorie  scienti- 
fiche può  essere  trovata  anche  nell'  uso  passeggero 
che  si  fa  di  loro.  Appena  una  bugia  è  servita  al 
suo  scopo  (di  far  credere  ad  altri  ciò  che  si  sa  o 
si  giudica  erroneo),  essa  vien  gettata  via,  deposta 
come  inutile,  e  se  ne  viene  trovata  una  migliore, 
quest'  altra  è  adottata  invece  della  prima.  Le  dife- 


e  la 
previsione. 


se  dei  criminali  variano  da  un  tempo  ad  un  altro 
per  potere  introdurre  dei  ììiìglloramcnti  nelle  loro 
bugie,  come  uno  scienziato  migliora  col  tempo  e 
con  r  esperienza  e  con  le  obiezioni  le  sue    ipotesi. 

Gli  scienziati  infine  fanno  come  i  bugiardi  con  le 
loro  invenzioni  ;  gettano  via  le  teorie  che  non  servono 
più,  e  ne  adottano  altre  appena  si  accorgono  che 
sono  migliori,  cioè,  più  rispondenti  ai  requisiti  so- 
pra citati.  Ricordare  a  uno  scienziato  una  vecchia 
teoria  è  come  ricordare  a  un  bugiardo  una  sua  vec- 
chia menzogna  :  lo  si  fa   arrossire. 

Anche  in  certi  fini  la  bugia  può  essere  parago- 
nata alla  teoria  scientifica,  come  in  quello  di  tener 
collegato  insieme  un  certo  numero  di  fatti  fra  veri, 
supposti,  ed  attesi,  che  si  vogliono  imporre  alla 
La  bugia  credenza  altrui.  La  menzogna  infatti  non  è  soltanto 
di  cose  passate,  ma  anche  di  cose  future,  che  si  sa 
o  si  crede  non  avverranno,  ma  del  cui  sicuro  avve- 
rarsi si  vuol  persuadere  altri  a  credere  perchè  agi- 
sca in  un  certo  modo.  Perciò  le  bugie  come  le  teo- 
rie scientifiche  sono  valutate,  per  chi  le  adopera, 
soltanto  in  quanto  riescono.  Nessuno  è  più  crudele 
dello  scienziato  o  del  bugiardo  nel  rinnegare  i  figli 
zoppicanti  della  loro  inventiva,  e  per  gettarli  nel 
Taigete  della   dimenticanza. 

Però  anche  la  patologia  loro  è  uguale,  e  come 
vi  sono  bugiardi  attaccati  alle  loro  bugie  per  amo- 
re paterno  per  quanto  sian  falliti,  cosi  vi  sono  scien- 
ziati attaccati  alle  loro  teorie  per  amore  di  autore, 
per  quanto  esse  non  operino.  E  cosi  ci  sono  gli 
artisti  della  bugia  e  dell'  ipotesi,  che  dicono  men- 
zogne e  fabbricano  teorie  per  amore  dell'  arte, 
senz'  altro  fine,  trasformando  la  cosa  utile  in  un 
ornamento  ;  appunto  come  nello  stile  gotico  gli 
archi  rampanti  da    scaricatori    di  spinte    divenne- 


—    12   


ro  col  tempo  semplici  eleganti  motivi  di  decora- 
zione. I  positivisti  sono  stati  in  un  certo  modo  forni- 
tori di  casi  patologici  della  teoria,  teorizzando  so- 
pra ogni  cosa,  traendo  da  quattro  fatti  una  legge, 
e  fabbricando  su  statistiche  incomplete  maestrevol- 
mente corrette  e  abilmente  interpretate  le  ipotesi  a 
loro  più  comode. 

Non  v'  è  dunque  grande  differenza  (se  non  di 
quantità  e  di  importanza  collettiva),  dal  ragazzo  che 
nasconde  una  scampagnata  con  una  lezione  straordi- 
naria e  attribuisce  al  gatto  i  furtarelli  commessi 
nella  credenza  casalinga,  allo  scienziato  che  inven- 
ta atomi,  eoni,  eteri  ed  altri  personaggi  della  sua 
7nitologia  scimtifica  per  i  bisogni  di  coesione  della 
scienza.  Le  finalità,  le  qualità  ideali,  gli  effetti,  le 
esagerazioni  sono  simili.  Lo  scienziato  è  un  bugiardo 
ntile  collettivaijieutc  ;  il  bugiardo  e  uno  scienzato  tUi- 
le  egoisticameute. 

La  bugia  non  è  dunque  che  il  portone  d'  in- 
gresso della  scienza,  e  uno  studio  sulla  bugia  non 
è  che  una  propedeutica  all'  arte  di  persuadere.  Ma 
anche  all'  arte  di  inventare  ;  il  poeta  è  un  bugiardo 
che  diletta,  lo- scienziato  un  bugiardo  che  fa  cose 
utili  ;  poeta  e  scienziato  sono  creatori  come  il  bu- 
giardo e  la  bugia  non  è  che  uno  dei  primi  stadi 
di  quelle  creazioni  che  eccitano  l' ammirazione  u- 
mana  col  nome  di  poemi  o  di  scoperte.  La  inven- 
zione scientifica  industriale  e  poetica  trova  fra  i 
suoi  prossimi  antenati  la  bugia  del  fanciullo.  Chi 
sa  mai  quanti  inventori  sono  abortiti  per  causa  di  un 
ritegno  morale  che  li  aveva  fatti  punire  quando  inco- 
minciavano la  loro  carriera  di  bugiardi  !  Bisogne- 
rebbe su  questo  punto  restituire  la  legittima  impor- 
tanza della  bugia  nella  educazione,  e  fare  dei  ma- 
nuali per  lo  sviluppo  della  bugia  contenenti  regole, 


13  - 


temi  da  svolgere,  esempi  pratici,  esempì  storici,  per 
Manuale  per  addestrare  il  fanciullo  a  sviluppare  le  sue  preziose 
la  educazione  facoltà  inventive.  E'  quello  che  si  fa  un  poco  con 
dei  bugiardi,    le  €   composizioni  italiane  » 

Quanto  a  noi  ci  potremo  giovare  della  bugia 
trovandovi  applicate  le  principali  regole  dell'  arte 
del  persuadere  e  posti  in  evidenza  i  suoi  principi: 
da  quello  della  importanza  del  sentimento  a  quello  del- 
la importanza  della  suggestione.  Cosi  uno  psicologo 
descrive  gli  svariati  artifìci  del  bugiardo  :  «  Fanciulli, 
donne  piangono  quando  si  dubita  delle  loro  parole  ; 
gli  uomini  invece  fanno  gli  indignati  e  la  collera 
viene  talora  a  rinforzare  argomenti  troppo  deboli 
da  sé  soli  ;  nel  racconto  la  mimica  espressiva, 
r  aria  di  candore,  V  indifferenza  ben  simulata,  1'  as- 
senza di  esitazione,  la  premura  e  il  calore,  oppure 
al  contrario,  V  attitudine  di  una  meditazione  coscien- 
ziosa e  di  una  ricerca  faticosa  per  non  tralasciar 
nulla  della  verità,  o  per  non  aggiunger  nulla  alla 
realtà,  tuttociò  serve  al  bugiardo  esperto,  al  falsa- 
rio »bile.  »  E  quanto  alla  suggestione  lo  stesso 
scrittore  afferma  che  «  ogni  bugiardo  è  un  sugge- 
stionatore  ».  La  bugia  con  noi  stessi  è  un  fatto  co- 
mune della  psicologia  interna  come  1'  autosugge- 
stione ;  però  la  menzogna  resta  sempre  fondamen- 
talmente un  fatto  sociale,  per  il  quale  occorrono 
almeno  due  persone  ;  tanto  che  quando  noi  l' impie- 
ghiamo con  noi  stessi  veniamo  a  trattarci  come 
un'  altra  persona.  Perciò  la  menzogna  ha  un'origine 
da  trovarsi  evidentemente  nei  rapporti  sociali.  L'arte 
di  persuadere  che  è  pure,  anche  se  adoprata  da  noi 
stessi,  un  rapporto  sociale,  troverà  dei  preziosi  in- 
segnamenti nelle  bugie  abitudinarie  sociali.  Né  in 
ciò  s' ha  da  trovare  nulla  di  immorale,  giacché  nel 
mondo  di  fronte  ai  bugiardi  si  é  spesso    nella    ne- 

—  14  — ' 


cessìtà  di  essere  o  iiigmuiati  o  ingannatori  ;  e  non 
v'  è  moralista  che  in  pratica  si  rinneghi  di  fronte 
ai  propri  interessi  per  1'  amore  dei  propri  principi. 
Nel  mondo  si  è  continuamente  nella  necessità  di 
conoscere  il  gioco"  dell'  avversario  per  poterlo  vincere 
giovandosi  delle  sue  armi.  Moralmente  1'  importan- 
te è  ciò  che  si  mette  dentro  la  nostra  persuasione, 
non  i  mezzi  con  cui  si  opera  la  persuasione.  Non 
importa  che  una  siringa  possa  essere  adoperata  do- 
mani per  inoculare  un  veleno,  quando  oggi  può 
servire  per  introdurre  nel  sangue  qualche  siero  sa- 
lutare. 


—  15  — 


IL  persuadere  può  essere  un' arte  o  semplicemente  ^^^g  g  Tecnica 
una  tecnica.  L' arte  del  persuadere,  in  quanto  del  Persuadere. 
arte,  non  ha  altro  fine  se  non  quello  della  persua- 
sione ;  come  la  pittura  non  ha  altro  fine  che  quello 
di  dipingere  e  cessa  d'  essere  arte  o  pittura  quando 
vuole  moralizzare  o  insegnare  :  giacché  una  rappre- 
sentazione d'  un  povero  che  chiede  1'  elemosina,  fatta 
per  eccitare  in  noi  il  senso  della  pietà,  —  oppure 
un  cartellone  scolastico  dov'  è  figurato  il  fegato 
guasto  dall'  alcool,  non  sono  arte.  Cosi  non  è  vera 
arte  quella  del  persuadere  allorché  si  propone  dei 
fini  estranei,  come  quello  di  fare  il  bene  o  il  male 
collettivo  o  individuale  ecc.  E'  arte  solo  in  pochi 
che  la  prendono  a  coltivare  per  sé,  senza  altro  fine, 
curandosi  solo  dei  mezzi  non  del  contenuto;  e  com- 
piacendosi oggi  d'  un  sottile  sofisma  ateo,  domani 
di  un  retto  sillogismo  cristiano.  Perciò  la  perfezio- 
ne dell'  arte  persuasiva  è  tutta  nella  coscienza  indi- 
viduale, ed  é  raggiunta  quando  si  siano  applicate 
tutte  le  regole,  abbiano  poi  o  no  portato  il  loro 
effetto,  mentre  la  perfezione  nella  tecnica  sta  tutta 
neir  esito  che  ha,  nei  suoi  effetti  e  nelle   sue    ope- 


—  17 


razioni;  perchè  quest*  ultima  è  cosa  pratica,  T  altra 
tutta  ideale  ed  interna.  Soltanto  dunque  in  quest'ul- 
timo senso  è  da  accettarsi  il  giudizio  del  filosofo 
greco  sul  retore  èàv  twv  iv^ex^l^^^^^  {ir^Sèv  TrapxXeiTr^^ 
ixxvò)?  aOxòv  ix^i"/  TTjV  è7i:aTr||xr;v  cprjaojiev,  appunto  per 
il  paragone  che  fa  precedere  fra  il  retore  e  il  me- 
dico. Giacché  il  medico  come  artista  anche  se  fal- 
lisce si  consola  facilmente  pur  di  avere  applicato 
tutti  i  rimedi  possibili,  ma  il  medico  come  il  tecni- 
co non  può  trovare  valore  nella  sua  arte  che  quan- 
do questa  lo  porta  alla  vittoria. 

L'  arte  e  la  tecnica  del  persuadere  possono  es- 
sere applicate  a  due  sorta  di  persone  :  a  noi  stessi, 
e  agli  uomini  che  sono  in  rapporto  con  noi.  In 
ambedue  i  casi  i  principi  su  cui  si  fondano  sono 
gli  stessi  : 
Principi  dell'arte  j^  l*  twmo,  da    molto  tempo,  e  egualmente    su- 

'  sccttihile  e  per  le  stesse  vie  del  passato,  di  persua- 
sione, vSenza  questa  assunzione  che  forma  un  caso 
particolare  di  queir  altra  assunzione  più  generale 
dello  scienziato  che  afferma  la  costanza  e  permanenza 
della  natura^  non  ci  si  potrebbe  giovare  delle  passate 
esperienze.  È  un  principio,  o  un  assioma  che  non  si 
può  discutere  ;  che  si  deve  accettare  guardando  sol- 
tanto dopo  se  gli  effetti  della  nostra  accettazione 
sono  utili  o  no.  Esso  esprime  1'  aspettativa  di  vedere 
nel  futuro  operare  gli  stessi  metodi  di  persuasione 
che  hanno  operato  nel  passato. 

II)  il  grado  di  permeabilità  delle  vie  per  cui  l'uo- 
mo e  suscettibile  di  persuasione  varia  secondo  il  tem- 
po, la  casta,  V  età,  V  educazione,  in  breve,  secondo 
r  idiosincrasia  dell'  individuo  ;  in  altri  termini,  la 
persuasione  è  un  fatto  individuale.  Questo  principio 
è  fondamentale,  e  pure  è  dei  più  diffìcili  di  appli- 
cazione, perchè  ci  sembra  impossibile    che   ciò    che 

—  18  — 


psrsuade  noi  non  debba  egualmente  persuadere  gli 
altri;  poi  perchè  non  è  cosa  semplice  e  richiede  un 
tatto  speciale  l' indovinare  per  quali  vie  sia  più  fa- 
cilmente permeabile  alla  persuasione  un  individuo. 
V  è  fra  gli  esseri  umani  una  tale  reciproca  semi-ce- 
cità aumentata  dalla  insufficenza  e  dalla  deficenza 
dei  mezzi  di  comunicazione,  che  ognuno  di  noi  vi- 
ve in  un  suo  mondo  particolare  e  quando  crede  di 
influenzare  gli  altri  mondi  sbaglia  sempre  o  di  me- 
todo o  di  fine  :  o  di  campanello  o  di  porta. 

Ili)  contrariamente  alla  credenza  più  sparsa  la 
ragione  ha  un'  importanza  assai  secondaria  nelV  o- 
perare  la  persuasione.  Un'  opinione  comune  è  quel- 
la che  gli  uomini  si  persuadono  facilmente  e  che 
per  muoverli  bastano  le  vie  della  ragione  e  dell'  in- 
teresse ;  molti  credono  che  basti  mostrare  i  fatti 
chiari  e  ragionar  spedito  perchè  gli  uomini  si  con- 
vincano. E'  una  veduta  troppo  ottimista  e  assai 
semplicista.  Non  è  punto  vero  che  1'  uomo  si  muo- 
va per  la  sua  utilità,  come  un  corpo  per  la  sua  pesan- 
tezza. Il  mondo  sarebbe  troppo  ben  regolato  se  le 
cose  andassero  così.  La  teoria  utilitarista  (la  quale 
del  resto  non  escluderebbe  l' arte  di  persuadere, 
che  potrebbe  insegnare  i  modi  di  far  parere  utili 
le  cose  che  non  lo  sono,  o  di  mostrar  disutili  le 
cose  che  ad  alcuni  paiono  utili  ecc.)  è  una  teoria 
adatta  ad  un  uomo-macchina,  che  potrà  ben  essere  un 
ideale  augurabile  o  discutibile,  ma  non  è  che  un 
ideale  e  quindi  fuori  di  ogni  realtà.  L' uomo  per 
ora  è  un  gorilla  sentimentale  che  non  ha  ancora 
perso  tutta  la  bestialità,  ma  la  tiene  nascosta  sotto 
le  convenzioni  e  le  regole  sociali,  legata  dalla  pau- 
ra della  fame  della  prigione  e  dell'inferno.  Ora  la 
bestialità  le  convenzioni  e  la  paura  sono  cose  che 
contraddicono  alla  ragione  e  all'  interesse.  Ciò    che 


Importanza 
secondaria 

della 
ragione. 


[9  -- 


muove  V  uomo  è  V  abitudine  e  il  sentimento  più 
che  il  raziocinio.  Questo  non  è  che  la  parte  ester- 
na e  il  vestito  degli  altri.  L' assentimento  è  un  fatto 
razionale  nella  sua  forma  esteriore,  di  espressione 
di  arrivo  di  compimento  ;  ma  nella  sua  formazione 
in  quanto  è  attivo,  è  pure  sentimentale.  Raggiunta 
la  convinzione  la  si  esprime  razionalmente,  si  de- 
finisce e  si  dogmatizza  ;  si  trovano  anche  dei  mo- 
tivi, delle  ragioni  e  delle  scuse.  Ma  tutte  queste 
operazioni  si  possono  paragonare  a  quella  del  foto- 
grafo quando  compie  il  fissaggio  della  lastra,  che, 
dopo  essere  stata  impressionata  dalla  luce  e  rivelata 
da  un  acido,  viene  con  il  fissaggio  resa  insensibile 
a  qualsiasi  altra  luce  futura.  La  parte  razionale 
serve,  diremo  così,  -^^r  fortificare,  non  già  per  con- 
quistare^ serve  ad  assodare,  non  a  dissodare  il  ter- 
reno ;  è  il  palo  che  si  mette  accanto  alla  giovine 
pianta,  non  il  germe  che  la  deve  generare.  Fra  cre- 
denza e  volontà  corre  più  d' un  rapporto  e  la  fio- 
sofìa  dell'  azio7ie  ne  ha  notati  e  sviluppati.  Si  è 
giunti  perfino  a  riprendere  la  tesi  del  Descartes 
che  il  non  credere  è  effetto  di  cattiva  volontà  e  per- 
ciò peccato.  In  certe  opere  moderne  di  psicologia 
(Bergson,  James,  ecc.)  si  trovano  analisi  finissime 
dell'  atto  volitivo  e  teorie  molto  ingegnose  sul  vo- 
ler credere  che  confermano  il  terzo  principio.  Da 
molto  tempo  è  noto  che  i  semplici  ragionatori  non 
hanno  potere  sull'animo  umano,  e  che  una  frase  sen- 
timentale od  ironica  che  ecciti  o  punga  vai  più  di 
dieci  sillogismi  ben  costruiti  secondo  le  regole  lo- 
giche. La  ragione  lascia  treddi;  è  una  confermatri- 
ce,  non  una  eccitatrice.  Il  suo  ufficio  è  quello  di 
una  serva  ubbidiente  ai  sentimenti  e  ai  voleri 
umani,  pronta  a  prostituirsi  a  Tizio  o  a  Cajo,  a  di- 
chiarare legittimo  il  bianco  o  il  nero,  a  combattere 


—  20 


per  il  capitano  di  ventura  che  meglio  la  pagherà.  La 
ragione  non  può  darci  dei  fini  e  dei  valori,  dei  pe- 
si e  delle  misure  ;  essa  ci  dà  solo  le  vie  più  eco- 
nomiche, le  formule  meno  imbarazzanti,  le  scappa- 
toie più  sottili,  per  giungere  a  quei  fini  e  servirci 
di  quei  valori.  Per  persuadere,  bisogna  mirare  a 
cogliere  il  cuore  o  la  fantasia  dell'  uomo,  non  la  sua 
razionalità.  Le  idee  debbcmo  trasformarsi  in  rap- 
presentazioni e  in  sentimenti,  o  per  lo  meno  deb- 
bono vestire  di  rappresentazioni  e  di  sentimenti  la 
loro  nudità  e  il  loro  schematismo  concettuale  per 
potere  agire  sugli  uomini.  Le  astrazioni  non  hanno 
alcun  effetto;  e  sono  rarissime  quelle  persone  cosi 
penetrate  e  imbevute  di  razionalità  da  muoversi  per 
puri  teoremi.  Razionalità  e  intelligenza  hanno  ca- 
ratteri comuni  in  tutti  gli  uomini,  e  possono  variare 
in  quantità  e  in  mezzi,  ma  non  in  qualità,  invece  i 
sentimenti,  i  voleri,  la  fantasia  danno  a  ciascun  in- 
dividuo un  carattere  particolare,  una  fisionomia  u- 
nica  irripetibile;  un  sillogismo  del  greco  Aristotele 
e  del  giapponese  Motora  con  tanti  secoli  di  distan- 
za differiscono  poco,  anzi  nulla,  in  quanto  sono  sil- 
logismi ;  ma  le  loro  immagini  tolte  a  due  vite  tanto 
distanti,  i  loro  sentimenti,  le  loro  volontà  sono 
ciò  che  li  costituiscono  per  dir  così  in  regni  se- 
parati . 

IV)  onde  sorge  il  quarto  principio  che  è  la  ne- 
cessità di  adattarsi  agli  ascoltatori  che  si  vogliono 
^persuadere.  L'  artista  della  persuasione  deve  essere 
un  indovino  di  uomini,  un  mago  psicologigo  che 
conosce  i  segreti  sentieri,  i  punti  deboli,  i  talloni 
achillei  della  loro  convincibilità  ;  dovrà  esser  dota- 
to di  una  seconda  vista  dell'  interno  umano,  e  pra- 
ticare la  lettura  del  pensiero  meglio  di  un  prestidigi- 
tatore da  teatro.  Dovrà  informarsi  della  loro  natura, 


—  21 


vestire  la  loro  anima,  indagarne  i  gusti,  conoscerne 
le  malleabilità,  sentire  le  loro  durezze,  avere  un 
tatto  per  le  loro  piaghe  segrete  dove  i  nervi  sono 
più  allo  scoperto.  Poeta  nascitura  ma  anche  nasci- 
tur  suasor,  si  nasce  poeti  come  si  nasce  artisti  della 
persuasione.  Bisogna  esser  capaci  di  capire  e  anche 
di  /are  molte  personalità  ;  giacché  nessuno  si  lascia 
meglio  convincere  che  dai  simili,  o  da  chi  crede 
simile.  La  storia  della  strega  che  eccitava  al  sui- 
cidio, mostrando  un  fantoccio  vestito  come  la  vitti- 
ma la  quale  prima  la  imitava  e  poi  finiva  per  farsi 
imitare  da  lei  e  per  gettarsi  e  farle  gettare  al  collo  un 
nodo  scorsoio,  può  servire  di  simbolo  a  questo  mo- 
do di  penetrazione  e  di  impadronimento  dell'  anima 
altrui.  Il  persuasore  deve  stare  coi  santi  in  chiesa 
e  coi  ghiottoni  in  taverna,  e  far  la  voce  del  lupo 
fra  i  lupi,  zoppicar  con  gli  zoppi  e  urlare  con  gli 
indemoniati;  però  cercando  d'essere  sempre  più 
santo,  più  ghiottone,  più  lupo,  più  zoppo  e  più  in- 
demoniato dei  compagni. 
Gli  esami.  Questo  principio  è  applicato  già  ora,  ma  non  è 

cosciente  e  stilizzato  nella  mente  di  chi  1'  adopra  e 
non  può  quindi  ricevere  quei  miglioramenti  e  ac- 
quistare quella  larghezza  di  operazione  che  po- 
trebbe ottenere.  Cosi  oggi  gli  studenti  hanno  per- 
fettamente inteso  questo  principio,  giacché  essi  non 
si  preparano  più  astrattamente  per  /'  esame,  ma  per 
U7i  esaìfie,  anzi  meglio  e  più  concretamente  per  un 
esaminatore.  Ciò  che  importa  loro  non  é  il  program- 
ma ma  il  professore^  non  la  materia  ma  il  passag- 
gio. Essi  conoscono  le  sue  inclinazioni,  i  suoi  pre- 
giudizi, i  suoi  odi,  le  sue  simpatie  ;  e'  é  un  profes- 
sore dantista  e  loro  citano  a  proposito  e  sproposito 
Dante  ;  ce  n'  é  uno  socialista  e  giù  «  umanità,  avve- 
nire, diritti  degli  umili  »  e  così  di  seguito.    Questo 

—   22   — 


sistema  è  suscettibile  di  tante  e  tante  altre  applica- 
zioni, come  quella,  ad  esempio,  del  gmdice.  In  realtà 
non  esiste,  come  crede  la  legge,  il  giudice^  ma  zen 
gmdìce,  cioè  il  giudice  A  o  il  giudice  B,  ciascuno 
con  usi,  costumi,  fantasie,  educazione  differen- 
te. Perciò  r  avvocato  che  perorasse  per  il  giudice 
e  non  per  quel  giudice  potrebbe  vincere  la  cau- 
sa, ma  certo  a  caso,  perchè  non  sempre  il  giudice 
e  quel  giudice  coincidono.  Ecco  che  1'  avvocato  se 
abile  dovrà,  in  base  di  quel  principio,  preoccuparsi 
se  quel  giudice  è  ammogliato  o  scapolo,  se  beve 
vino  o  se  è  anti-alcolista,  se  simpatizza  con  Lom- 
broso o  se  ammira  Carrara,  perchè  allora  saprà  di- 
rigere la  difesa  del  suo  cliente  sopra  quel  terreno 
che  più  sarà  simpatico  alle  abitudini  del  giudice.  Se 
riescirà  ad  avvicinare  il  delinquente  al  giudice,  a 
fare  che  questo  debba  considerare  1'  altro  come  qual 
cosa  di  se  stesso,  l' avvocato  avrà  fatto  molto  per 
vincere  ;  se  invece  gli  accadrà  di  allontanare  l' im- 
magine dell'  accusato  da  quella  del  giudice  sarà 
certo  di  perdere. 

Uno  dei  migliori  esempi  di  questo  adattamento 
e  insieme  uno  dei  migliori  tipi  dell'  arte  di  persua- 
dere in  azione,  è  l'  Apologetica  Cristiana.  Si  trattava 
infatti  di  difendere  e  di  dimostrare  a  popoli  sva- 
riatissimi  di  tempi  difFerentissimi  contro  avversari 
di  ogni  genere,  su  per  giù  le  stesse  verità  fonda- 
mentali. Dogmi  permanenti  e  fedeli  cangianti: 
ecco  il  problema  della  Chiesa  cattolica.  L'  in- 
gegno umano  non  è  stato  imbarazzato  nel  tro- 
vare per  tutti  la  via  della  difesa  dell'  offesa  e  della 
persuasione.  Da  Minucio  Felice  al  cardinale  New- 
mann  l'apologetica  non  ha.  taciuto  un  istante  e  si 
è  continuamente  rinnovata.  Minucio  Felice,  ad  e- 
sempio,    che    si    propone    la    conversione    dei    pa- 


li Giudice. 


L' Apologetica 
cristiana. 


—    23    - 


gani  nobili,  letterati,  esteti,  che  erano  i  più  restii 
al  nuovo  movimento  in  apparenza  rustico  e  plebeo, 
adotta  il  tipo  del  dialog<ì  ciceroniano,  con  le  cita- 
zioni letterarie  e  le  belle  argomentazioni  retoriche. 
Tertulliano  che  si  rivolge  al  popolo,  è  rude,  non 
castigato,  adopera  il  latino  africano.  In  San  Cipria- 
no, che  ha  per  pubblico  dei  convertiti  e  non  delle 
persone  da  convertire,  l'Apologetica  si  serve  di  ci- 
tazioni di  libri  sacri  che  su  quelli  avevano  auto- 
rità, mentre  non  ne  avevano  sui  pagani. 

L' Apologetica  in  ogni  suo  momento  rispecchia 
i  bisogni  delle  persone  cui  si  rivolge  ;  scienza  es- 
senzialmente pratica  non  fa  questione  di  forma  pur 
di  ottenere  la  sostanza.  Ai  tempi  nostri  il  New- 
mann  intuì,  certo  anche  per  esperienza  personale, 
come  il  dogma  reciso  e  invariabile  fosse  poco  adat- 
to alla  moderna  mutabilità  e  flessibilità  d'  animo  ;  e 
scrisse  quel  Development  che  è  un'  applicazione  della 
evoluzione  alla  teologia,  prima  dell'  opera  di  Dar- 
win ;  libro  che  ha  avuto  più  tardi  effetti  immensi, 
ha  trasformato  interamente  il  modo  di  considerare 
i  dogmi,  ed  ha  così  reso  più  facile  l'  avvicinamento 
alla  Chiesa  cattolica  delle  menti  spaventate  dalla 
sua  leggendaria  fissità  e  immutabilità.  Così  il  Cat- 
tolicismo  per  combattere  Lutero  o  Maometto  ha 
trovato  in  Sant'  Ignazio  di  Loyola  o  nel  Beato 
Raimondo  Lullo  degli  apologisti  differenti  ed  egual- 
mente efficaci,  piegandosi,  curvandosi,  assottiglian- 
dosi per  meglio  penetrare  chi  voleva  convincere. 
L'  esempio  più  straordinario  è  quello  di  Lullo,  una  del- 
le vocazioni  principali  del  quale  fu  la  conversione  dei 
Maomettani,  per  la  quale  corse  pericoli  e  sofferse  per- 
secuzioni. Pure  di  lui  furono  celebri  alcuni  libri, 
fra  i  quali  //  libro  del  Gentile  e  dei  tre  Saggi,  dove 
sono  esposte  le  dottrine  rtìiaomettane  con  tanta  pre- 

—  24  — 


cisione  che  gli  stessi  maomettani  1'  accolsero  come 
uno  dei  loro  libri.  L'  Apologetica  rappresenta  cosi 
un  magnifico  gabinetto  di  esperienze  persuasive^  uno 
splendido  crogiolo  di  miscele  logiche,  un  bel  campo 
sperimentale  per  la  coltura  della  persuasione. 

Possiamo  trarne  l' insegnamento  che  la  linea  ret- 
ta del  razionalismo  è  il  più  sicuro  cammino  per 
fallire,  perchè,  come  dice  uno  scrittore  francese  ele- 
gante, «  urta  topograficamente  negli  accidenti  della 
personalità  » .  L' opera  dei  Gesuiti  nella  Cina  re- 
sterà famosa  per  il  loro  abile  adattamento  del  cri- 
stianesimo alle  menti  degli  indigeni  ;  per  vincere 
le  popolazioni  buddiste  avevano  fatto  un  Cristo 
molto  rassomigliante  a  Buddha.  Cosi  si  dice,  forse 
a  torto  nel  senso  erudito,  ma  giustamente  in  quello 
psicologico,  che  la  Chiesa  cristiana  primitiva  so- 
lennizzasse gli  stessi  giorni  dei  pagani  le  sue  nuo- 
ve feste.  Un  aneddoto,  certamente  inventato,  ma 
appunto  per  ciò  più  vero  degli  aneddoti  veri,  ci  rac- 
conta come  uno  dei  primi  papi  non  riescendo  a  con- 
vertire i  Genovesi,  avesse  promesso  un  vescova- 
do a  chi  riescisse  nella  impresa,  dopo  aver  indarno 
provato  i  migliori  propagandisti  e  i  più  eruditi  dot- 
tori. I  Genovesi  avevan  fama  d'  esser  più  interes- 
sati e  più  avari  degli  Ebrei,  e  un  povero  monaco, 
assai  astuto,  si  offri  all'  impresa  fidando  in  questa 
loro  qualità.  Andato  a  Genova  bastò  una  sua  pre- 
dica per  condurre  alla  fede  il  popolo  tenace.  La 
predica  aveva  avuto  per  tema  il  detto  evangelico  : 
«  Io  vi  darò  il  trecento  per  cento  ».  Il  monaco 
era  riescito  perchè  aveva  parlato  il  linguaggio  dei 
Genovesi. 

V)  Ma  per  far  ciò,  non  bisogna  badare  ai  mezzi 
pur  di  raggiungere  il  fine.  «  Il  fine  giustifica  i 
mezzi  »  ;  questa  antica  massima  resa  celebre   dalla 

—  25  — 


inazione. 


adozione  pratica  e  teorica  che  ne  han  fatto  i  Ge- 
suiti, va  applicata  intieramente  all'arte  del  persua- 
dere. Qualunque  mezzo  è  buono  purché  riesca.  La 
tecnica  della  persuasione  è  tutta  nell'  esito.  Il  suo 
successo  giustifica  i  suoi  principi,  i  suoi  metodi 
e  i  suoi  modelji.  Si  è  dichiarata  immorale  questa 
Desiderio  di  tesi,  perchè  si  preferiva  l' inazione  alla  vera  volon- 
perfezione  è  tà  del  bene.  Quando  il  bene  è  una  passione  non 
desiderio  di  §1  sta  più  a  pensare  se  per  raggiungerlo  occorre 
fare  un  poco  di  male.  Molte  volte  l' amore  della 
purità  assoluta  e  la  scrupolosità  nei  mezzi  non  è 
che  debolezza  e  tepidezza  d'animo.  Si  è  ben  lieti 
di  trovare  qualche  lato  brutto  nella  via  per  non 
volere  andare  fino  al  fondo  di  essa.  Neil'  intento  di 
fare  il  bene  non  bisogna  essere  troppo  schizzino- 
si e  guardar  tanto  per  il  sottile.  E'  un  peccato  il 
non  volere  che  il  bene  riesca  anche  se  per  ottener- 
lo bisogna  fare  un  poco  di  male.  Le  occasioni  pel 
bene  puro  sono  così  poche  che  non  volere  che 
quelle  fa  sospettare  molto  di  non  volerne  punte. 
Il  desiderio  della  perfezione  è  una  maschera  del 
desiderio  di  inazione.  Cosa  direste  d' un  generale 
puritano  che  non  desse  battaglia  in  giorno  festivo, 
pur  sapendo  in  quel  giorno  di  poter  vincere? 

Uno  degli  scrupoli  più  gravi  riguardo  ai  mezzi 
della  persuasione  è  quello  contro  l' impiego  della 
forza  ;  e  dico  dei  più  gravi  perchè  lo  scrupolo  è 
rivolto  non  soltanto  alla  legittimità  morale  del  mezzo, 
ma  anche  alla  sua  reale  capacità  d'  operare.  Pure  un 
capitolo  suir  impiego  della  forza  potrebbe  sfatare 
questo  pregiudizio  moderno.  Si  è  venuto  formando 
il  luogo  comune  che  le  repressioni,  le  violenze,  le 
minacele,  la  lotta  valgano  meno  delle  parole  quiete 
e  dei  ragionamenti  sensati  ad  ottenere  la  persua- 
sione. Si  citano   anzi    molti    esempi    di    repressioni 


La   persuasione 
per  forza. 


—  20  — 


fallite.  Ma  ciò  è  vero  soltanto  nel  caso  in  cui  le 
repressioni,  le  violenze,  la  lotta  non  sono  complete 
o  vengono  troppo  tardi.  L'  esito  della  lotta  contro 
gli  Ugonotti  in  Francia,  quello  della  lotta  contro 
i  Mori  in  Spagna  dovrebbe  convincere  che  le  idee 
si  possono  uccidere  non  solo  con  sillogismi,  ma 
anche  con  spade  e  con  forca  in  persona  dei  loro 
sostenitori.  La  rivoluzione  francese  è  riescita  per- 
chè la  repressione  fu  debole  e  tarda  ;  se  questa 
fosse  venuta  prima  e  fosse  stata  eseguita  con  mag- 
gior rigore  avrebbe  soffocato  la  rivoluzione, 


—  27 


GLI  effetti  dell'  arte  di  persuadere  sono  assai  Cosa  si  cerca 
svariati.  Tutti  cercano  con  essa  di  ottenere  la  ^^^  ^'  ^^^ 
felicità  ;  ma  questo  nome,  assai  elastico,  comprende  '  P^rsua  ere. 
oggetti  diversissimi  ed  assume  per  ogni  individuo 
un  colorito  e  un  contenuto  speciale  ;  per  uno  la 
felicità  è  r  ozio,  per  un  altro  è  il  lavoro,  per  un 
terzo  r  indifferenza  e  così  via.  L'  arte  di  persuadere 
si  presta  egualmente  a  tutte  le  richieste  personali, 
ma  non  tutti  sono  egualmente  capaci  di  servirsene, 
e  i  suoi  clienti  possono  dividersi  naturalmente  in 
due  schiere  :  quelli  che  riescono  e  quelli  che  falli- 
scono. Un  avversario  troppo  forte  e  miglior  per- 
suasore, tna  debolezza  di  suggestione,  una  incapa- 
cità di  auto-modificazione,  una  ignoranza  della  tec- 
nica, sono  le  cause  più  comuni  della  sconfitta.  Le 
più  gravi  sconfitte  sono  quelle  che  riceviamo  nel 
non  potere  persuadere  noi  stessi  ;  la  nostra  felicità 
è  un'  equazione  fra  i  nostri  desideri  e  le  nostre  po- 
tenze, e  se  noi  potessimo  a  volontà  agire  su  i  pri- 
mi non  potendo  agire  sulle  seconde,  e  diminuirli  o 
accordarli  meglio  con  esse,  non  sarebbe  punto  dif- 
fìcile raggiungere  la  cosi  detta  felicità.  L'  uomo  ha 

—  29  — 


intuito  ciò,  ed  ha  adoperato  finora  molti  mezzi  per 
Metodi  delPAu-  operare  sull'animo  stesso  del  persuasore.  Ve  ne  è 
to- persuasione,  ^^j^^  direttissimo  e  molto  semplice  che  consiste 
nella  dimostrazione  continua  che  ?wi  siamo  felici^ 
o  per  lo  meno  che  siamo  vieno  infelici  di  quello 
che  potremmo  essere,  e  meno  infelici  di  Caio,  Tizio, 
Sempronio  nostri  vicini,  E  un  metodo  molto  ado- 
prato  e  molto  popolare  per  la  sua  semplicità,  lon- 
tana dalle  ingegnose  e  intellettuali  complicazioni  di 
metodi  dello  stesso  genere.  Consiste  nella  ricerca  e 
neir  esaltazione  voluta  di  tutte  le  nostre  contentez- 
ze e  nello  sforzo  del  nascondere  diminuire  di- 
menticare i  nostri  dolori.  Certe  frasi  sono  le  ca- 
ratteristiche di  questa  ricerca,  come  «  Dopo  tut- 
to... »  «  In  fin  dei  conti...*  «  Meglio  cosi  che...» 
I  proverbi.  «  Poteva  andar  peggio...  »  ecc.  Molti  detti  popo- 
lari ne  portano  l' impronta,  sia  con  V  ammonire  che 
le  disgrazie  avvengono  a  tutti  (  «  Oggi  a  me,  do- 
mani a  te  »  —  «  Mal  comune,  mezzo  gaudio  »)  sia 
col  notare  che  il  bene  è  mescolato  al  male,  oppure 
gli  sussegue  («  Non  tutto  il  male  vien  per  nuoce- 
re »)  e  in  altri  modi  che  a  uno  studioso  dei  pro- 
verbi non  costerà  molta  fatica  notare.  Il  curioso  è  che 
questi  detti  correnti  e  proverbi  sembrano  essere  tanti 
sfogatoi  del  dolore,  dell'  ira,  del  dispetto  umano  ; 
sembrano  frasi-cerotto  e  proverbi-taffettà  ;  'basta  pro- 
nunziarli perchè  acquietino  e  cancellino  il  dolore  ; 
è  molto  se  lasciano  qualche  cicatrice.  A  chi  va 
male  una  cosa,  basta  il  dire  :  «  Eh  !  non  tutte  le 
ciambelle  riescono  col  buco  !  »  —  oppure  —  «  An- 
drà bene  quest'  altra  volta  »  per  sentirsi  consolato 
e  pieno  di  speranza.  L' intelligenza  si  presta  con 
sorprendente  acutezza  presso  persone  di  men  che 
mediocre  cultura  a  questi  servigi  di  medicina  della 
vita,  scoprendo  i  mali  riposti  dei  vicini,  le    miserie 


30  - 


dimenticate  del  passato,  i  beni  sperati  nel  futuro, 
spezzando  i  fatti  per  farne  sortire  un  atomo  di  go- 
dimento nascosto  fra  i  dolori,  o  al  contrario  sinte- 
tizzando piccoli  dolori  in  una  massa  di  piaceri  per 
farli  scomparire  al  paragone.  Le  frasi  come  :  «  Non  Servigi  medici- 
vai  la  pena  »  «  Non  è  pagar  caro  »  «  Cosa  è  in  "^!'  ^^^'^ 
confronto  »  sono  sintomi  di  questi  ultimi  aiuti  for-  intelligenza, 
niti  dall'  intelligenza  alla  nostra  salute  e  al  nostro 
equilibrio  ottimista.  Come  fornitrice  di  bende  e  di 
para-occhi,  come  pesatrice  compiacente,  nulla  sor- 
passa r  intelligenza.  I  suoi  servigi  vitali  sono  poco 
studiati,  e  meriterebbero  d' esserlo.  Si  scoprono 
presso  tutti,  ma  sopratutto  presso  la  gente  incolta 
dove  l'intelligenza  non  ha  preso  lo  sviluppo  dilet- 
tantista  dell'  intelligenza  per  sé  ;  quindi  presso  i 
contadini,  i  montanari,  gli  illetterati,  le  donne  del 
popolo,  ecc.  Ma  tali  servigi  non  formano  che  lo 
stato  rudimentale  di  quella  medicina  superiore  che 
hanno  creata  varie  sette  e  molte  religioni  per  ac- 
quetare i  dolori  umani.  Eccellono  fra  tutti  gli  stoici  gli 
epicurei  i  buddisti  e  i  cristiani.  Il  passo  dei  Ricordi  \n 
cui  Marco  Aurelio  si  consiglia  di  spezzare  in  atomi  le 
cose,  per  che  non  gli  appaiano  più  ne  dolorose  ne 
malvagie,  corrisponde  perfettamente  ai  medesimi  bi- 
sogni vi  tali  che  ci  davano  le  infinite  meditazioni  cri- 
stiane sulla  vanità  del  mondo  {de  comptemptu  mundi, 
ecc.)  che  servivano  a  sopportare  con  tranquillità  i 
disagi  e  le  sventure  della  vita.  Togliere  valore  alle 
cose  che  non  si  possono  possedere,  dispi  ezzare  le  qua- 
lità che  ci  sono  negate,  porre  fra  i  peccati  le  azioni 
che  possono  disturbare  la  quiete  dell'  animo,  è  il 
fondo  di  ogni  ascetismo,  ed  ogni  ascetismo  va  con- 
siderato come  una  ricerca  di  vita  felice  nella  tran- 
quillità, che  non  osa  correre  1'  alea  dei  possessi  e- 
sterni  e  dei    godimenti   materiali    sapendoli    spesso 

—  Il  — 


fallaci,  sempre  cfiflniorì.  I  sag-gì  che  hanno  dato  le 
formule  e  i  mig-liori  metodi  per  la  cura  ascetica,  il 
Buddho  con  la  sua  semplice  regola,  Epitteto  col 
suo  Manuale,  S.  Ignazio  con  i  suoi  lisercizi,  hanno 
concepito  l'intelligenza  come  una  corroboratrice  della 
vita.  I  loro  libri,  finora  studiati  did  solo  punto  di 
vista  della  storia  delle  religioni,  o  del  misticismo, 
potrebbero  fornire  ricchi  materiali  a  chi  vi  cercasse 
la  vietodica'dellaauto  fersuasione^  e  il  pensi  ero  precur- 
sore delle  moderne  cure  mentali.  Gli  antichi  non  si  af- 
fidavano soltanto  alle  loro  terme  e  ai  loro  esercizi  ; 
non  avendo  le  doccie  d' acqua  fredda  e  le  iniezioni 
di  ferro,  si  facevano  pillole  di  rassegnazione  e  ce- 
rotti di   insensibilità. 

Il  più  moderno  esempio  di  questo  ufficio  medico 
dell'  arte  di  persuadere  è  quello  di  una  delle  ultime  re- 
ligioni che,  come  una  raniificazione  del  Cristianesimo, 
ha  sviluppato  il  lato  curativo  della  dottrina  di  Cristo, 
si  è  inspirata  più  al  Cristo  fugatore  di  demoni  e 
autore  di  miracoli  che  al  Cristo  delle  parole  e  della 
rassegnazione,  al  Cristo  viago  insomma,  più  che  al 

La  religione     Cristo  cristiano.    E    stata    detta     Cu?'a    me n tale,     o 
della         Scienza  cristiana  o  Nuovo  pensiero.  I.a    superiorità 

Cura  Mentale  jj  questa  moderna  setta  sulle  antiche  stoiche,  spi- 
nozistiche,  cristiane  consiste  nel  non  fondarsi  più 
sulla  ragione  analitica,  ma  sulla  suggestione  diret- 
ta e  sull'auto-suggestione.  «  I  suoi  precetti  ordinano 
di  considerare  la  paura,  il  timore,  T  ansia,  il  pessi- 
mismo, il  cattivo  umore,  i  presentimenti  neri,  la 
sfiducia  in  se  e  nelle  cose,  come  stati  d'  animo  vol- 
gari, miserabili,  schifosi  ;  ordinano  di  mantenersi 
in  uno  stato  di  benevola  aspettativa  verso  le  cose, 
e  eid  una  temperatura  costante  di  chiaro  e  sereno 
ottimismo  ;  di  ripetersi  continuamente  che  si  è  con- 
tenti felici  quieti,  che  tutte    le    cose    vanno    e   an- 

—  32  — 


dranno  bene  ;  dì  non  ricorrere  a  medicine  o  a  dot- 
tori di  sorta,  ma  solo  di  avere  fiducia  in  se  stessi, 
e  neir  aiuto  particolare  delle  forze  spirituali.  I  pio- 
nieri di  questa  fede  hanno  acquistata  una  credenza 
intuitiva  nel  potere  salutare  onnipossente  delle  atti- 
tudini dell'equilibrio  mentale  come  tale,  nella  po- 
tenza conquistatrice  del  coraggio,  della  speranza, 
della  fiducia  —  e  correlativamente  un  disprezzo  pro- 
fondo per  il  dubbio  per  la  paura  per  la  confusione 
come  per  tutte  le  condizioni  di  precauzione  morale... 
I  principi  della  cura  psichica  cominciano  a  impre- 
gnare talmente  V  derìdi  che  se  ne  coglie  lo  spirito, 
per  così  dire,  di  seconda  mano.  Si  sente  parlare  del 
«  Vangelo  del  Rilassamento  »  [Gospcl  of  Rela- 
xatio7i),  del  «  Movimento  del  non  te  n'  incaricare  » 
(Don  t  Worry  Aloveme?it),  di  persone  che  mentre 
stanno  vestendosi  al  mattino  vanno  ripetendo  : 
«  Giovinezza,  salute,  vigore  !  »  come  il  motto  che 
deve  servire  loro  quella  giornata.  Le  querimonie 
sulla  stagione  sono  giunte  ad  essere  in  molte  fa- 
miglie proibite  ;  e  sempre  più  la  gente  va  ricono- 
scendo esser  cattiva  educazione  il.  parlare  di  sensa- 
zioni sgradevoli,  o  il  tener  conto  delle  indisposizioni 
e  degli  inconvenienti  ordinari  della  vita  ».  Ora  ciò 
potrà  parere  ridicolo  e  vano;  il  buon  senso  si  op- 
porrà con  il  suo  detto  che  noft  basta  volere  le  cose 
per  averle,  o  che  V  erba  voglio  non  cresce  neppure 
nel  giardino  del  Papa  ;  ma  i  fatti  res*-ano  e  gli  ef- 
fetti poco  ordinari  di  questa  metodica  dell'  ottimi- 
smo verbale  sono  guarigioni  inaspettate  e  come 
miracolose,  caratteri  umani  rinforzati,  giocondità 
individuale  e  pace  familiare  riacquistate,  quiete  men- 
tale restituita,  insomma  una  vera  e  propria  invasio- 
ne di   benessere. 


33  — 


Ciò  era  veramente  da  prevedersi.  Come  la  poe- 
sia così  i  miracoli  non  possono  morire.  T.'  uomo  non 
sarà  mai  cosi  stupido  da  non  trovare  occasioni  di 
meraviglioso  nel  mondo.  Bastava  conoscere  gli  studi 
sull'autosuggestione  e  sul  miracolo  per  prevedere  la 
La  Cura  Mentale  cura  mentale.  La  cura  mentale  non  è  che  il  volon- 
come  succeda-  tario  succedaneo  del  miracolo  medioevale  che  ha 
neo  e  miraco  o  y^g^j^^  forme  più  moderne.  Il  medioevo,  che  non 
aveva  i  nostri  arsenali  chirurgici,  i  nostri  vivai  di 
dottori,  i  nostri  magazzini  farmaceutici,  aveva  in 
compenso  un'  ammirevole  dose  di  fede  e  di  creden- 
ze che  produceva  continuamente  miracoli.  Spenta 
nei  nostri  tempi  per  molte  persone  la  possibilità 
di  una  credenza  ad  esseri  superiori,  cessava  pure  la 
possibilità  del  miracolo  ;  ma  non  ne  cessava  il  bi- 
sogno. La  Cura  mentale  ne  è  stata  la  restaurazione. 
Il  miracolo  era  ottenuto  per  mezzo  delle  forze  in- 
terne ;  era  una  guarigione  corporea  o  una  tranquil- 
lità psichica  guadagnata  con  le  forze  intime  ;  ma 
queste  avevan  bisogno  per  operare  di  riflettersi  in 
una  immagine  esterna  all'uomo,  dalla  quale  ri  nfran- 
gersi  su  lui  ed  operare  in  lui.  S.  Giacomo  di  Compo- 
stella  o  la  Vergine  di  Lourdes  non  erano  che  una  tappa 
di  questo  duplice  viaggio  della  nostra  anima,  non 
erano  che  gli  intermediari  per  cui  essa  agiva  su 
se  stessa.  Ora  invece  queste  forze  corrono  diretta- 
mente al  loro  fine,  senza  cambia-valute  e  senza  in- 
termediari e  agiscono  direttamente  nel  credente. 
La  credenza  in  un  potere  operatore  del  miracolo 
si  è  trasformata  nella  credenza  al  miracolo  stesso. 
La  Cura  mentale  rappresenta  un'  economia  sul  si- 
stema del  miracolo  medioevale.  L' uomo  si  è  ac- 
corto che  una  potenza  attribuita  a  persone  esterne 
era  propria,  e  1'  ha  rievocata  a  sé.  E'  un  atto  assai 


—  34  — 


più  importante  di  qualunque  dichiarazione  dei  «  Di- 
ritti dell'  uomo  » . 

La  Cura  mentale  segna  inoltre  l' inizio  legitti- 
mato dell'  uso  dei  metodi  esterni  nella  persuasione. 
Finora  o  si  scherzava  o  si  faceva  della  retorica  con-  L'  uso  di  mezzi 
tro  l'impiego  dei  mezzi  materiali.  La  cura  mentale  esterni  nell'au- 
ne  usa  già  quando  ordina  la  ripetizione  di  certe  to  -  persuasione, 
frasi,  r  uso  di  certe  attitudini.  Già  presso  gli  india- 
ni e  fra  i  francescani  troviamo  in  pratica  la  stessa 
cosa,  sia  1'  immobilità  completa  del  corpo  per  ob- 
bligare r  anima  alla  quiete,  sia  la  fìsonomia  ilare 
per  abitudine  affine  di  ottenere  la  pace  interna.  La 
regola  di  San  Francesco  non  è  composta  solo  di 
carità  di  povertà  e  di  obbedienza,  ma  anche  di 
gaiezza.  Questo  fa  ricordare  che  i  conventi  sono 
uno  dei  migliori  modi  principali  per  obbligare  l'a- 
nimo alla  quiete,  impedendogli  il  contatto  con  le 
cose  esterne,  e  il  sorgere  dei  desideri.  Tuttavia 
non  sempre  riescono  all'effetto  causa  le  perturba- 
zioni immaginative,  che  fanno  risorgere  e  ingran- 
discono nella  mente  le  cose  che  i  sensi  non  posso- 
no più  avere.  L'  esser  rinchiusi  è  anzi  un  incentivo 
a  colorire  le  cose  esterne  di  un'  apparenza  ancora 
più  bella  della  realtà.  I  migliori  poeti  non  sono 
sempre  i  viaggiatori  ;  e  gli  anacoreti  della  Tebaide 
potrebbero  dare  dei  punti  a  don  Giovanni  in  fatto 
di  visioni  sensuah.  Lo  stesso  è  da  dirsi  di  molte 
istituzioni  che  offrono  dei  legami  e  delle  murature 
per  chi  non  vuole  più  avere  il  contatto  di  certe 
determinate  sensazioni  ;  come  1'  esercito.  Il  di- 
fetto loro  consiste  sopratutto  nel  non  essere  fatte 
per  qitello  scopo;  sicché  ci  sarebbe  benissimo 
il  luogo  per  un  tipo  di  convento  e  di  corporazione  ^"  convento 
che  offrisse  ai  ricercatori  di  quiete  un  asilo  sicuro. 
Esso  sarebbe  comodo  per  molte  persone,  sia  per  gli 

—  35  — 


utilità 
dei  conventi. 


La  trasforma- 
zione dell'  io. 


alcoolisti,  per  ì  mangiatori  d*  oppio,  per  ì  bevitori 
di  haschich,  che  vogliono  abbandonare  la  loro  abi- 
tudine, e  non  possono  se  non  con  l' aiuto  materiale 
di  altre  persone;  sarebbe  comodo  per  chi  intendesse 
vincere  una  passione  amorosa,  acquetare  un'  ambi- 
zione fallita,  cancellare  una  disgrazia  ;  sarebbe  co- 
modo per  chi  si  sentisse  incapace  delle  lotte  eco- 
nomiche e  morali.  Nel  passato  il  convento  era  un 
grande  utilizzatore  di  vite  fallite,  di  forze  stritolate, 
di  energie  disfatte,  di  frammenti  d'uomini,  e  di  par- 
venze d'  anime.  Faceva  nella  vita  spirituale  quello 
che  fanno  ora  nella  vita  industriale  certe  macchine 
che  utilizzano  i  residui,  le  polveri,  il  fumo,  la  spaz- 
zatura, e  così  via.  Accolte  nella  comunione,  sottopo- 
ste alla  regola,  assoggettate  a  iniezioni  di  confiden- 
za nella  divinità,  queste  scorie  e  questi  detrìti  di 
anime  trovavano  un  cemento  che  le  serrava  assie- 
me strette  come  se  fossero  granito.  A  quelle  oggi 
non  resta  che  il  suicidio.  Una  società  per  1'  utiliz- 
zazione dei  vinti  nella  vita  potrebbe  fare  parecchi 
buoni  affari,  e  la  Salvation  Army  ne    sa   qualcosa. 

Nella  Cura  mentale  scopriamo  però  qualche  co- 
sa di  ancora  più  importante,  cioè  uno  dei  tentativi 
meglio  riesciti  nei  tempi  presenti  per  la  trasforina- 
zione  dell'  io. 

La  trasformazione  dell'  uomo  è  il  fine  di  molte 
delle  nostre  attività;  il  maestro  di  ginnastica  co- 
me il  prete,  il  propagandista  politico  come  il  filo- 
sofo non  cercano  altro  che  di  trasformare  gli  uo- 
mini ;  ma  le  trasformazioni  sono  d'ordinario  parziali 
e  non  generali,  di  membra  e  non  del  corpo,  d'  un 
carattere  e  non  di  tutta  l' anima.  Le  attività  reli- 
giose e  morali  sono  quelle  che  pretendono  una  più 
larga  e  profonda  trasformazione.  Ma  sui  mezzi  per 
operarla  vi  sono  ancora  molte  incertezze  e  vigono 


36 


molti  pregiudizi.  Come  si  può  rendere  un  uomo  da 
triste  giocondo,  da  malato  sano,  da  abulico  volon- 
tario, cosi  !o  si  può  far  diventare  credente  o  mi- 
scredente, buono  o  cattivo  e  così  via.  L'  azione  della 
volontà  suir  io,  sia  sul  modo  di  pensare  che  sul 
modo  di  agire,  è  un  vecchio  e  necessario  postulato 
d'  ogni  pedagogia  e  d'  ogni  propagandismo.  Ma  ora 
vi  sono  molti  fatti  e  molte  teorie  collegate  con 
r  anti-intellettualisìno  (che  è  uno  dei  principi  del- 
l' arte  di  persuadere)  che  vengono  a  dare  nuova 
forza  alla  possibilità  di  rendere  più  ampia  profon- 
da e  feconda  questa  azione  volontaria.  Un  tale  am- 
pliamento può  giovarsi  dell'  opera  del  James  e  dei 
contingentisti  sulla  vecchia  questione  dei  motivi  e 
del  libero  arhitrio.  Secondo  questi  autori  1'  animo 
umano  non  si  decide  per  forza  di  motivi  razionali, 
per  considerazioni  o  previsioni  di  beni  o  di  mali 
futuri,  per  calcoli  d'  interesse,  ma  va  a  scovare  que- 
sti motivi  queste  previsioni  e  questi  calcoli  dopo- 
ché già  si  è  deciso  ;  1'  animo  è  già  nell'  azione  quan- 
do sta  inventando  i  motivi  dell'azione;  mentre  l'a- 
nimo discute,  la  decisione  è  già  presa.  Egli  pre- 
senta il  preventivo  quando  ha  già  fatta  la  spesa  e 
un  preventivo  tale  da  giustificare  la  spesa  stessa. 
E'  un  giudice  che  ha  già  pronta  la  sentenza  pri- 
ma della  perorazione  delle  due  parti  e  dell'  au- 
dizione dei  testimoni  ;  i  testi  di  legge  che  cita, 
i  fatti  su  cui  si  appoggia,  le  precedenti  decisioni 
di  cui  s' avvalora  sono  un  lusso  dell'  intelligenza, 
una  spesa  fritta  in  omaggio  alla  razionalità,  ma  che 
non  segnano  che  una  sudditanza  puramente  onoraria 
e  una  riverenza  puramente  formale  come  il  fumo 
di  un  olocausto  pagano.  Le  necessità  dell'  azione 
e  le  ristrettezze  della  ragione  pura  sono  tante, 
che     r  animo    rassomiglia    molto    a     un     sacerdo- 


~  37 


te,  obbligato  a  mangiare  soltanto  le  carni  dei  sacri- 
tìzi,  che  dovesse  regolar  V  appetito  secondo  V  ora 
delle  cerimonie  ;  è  molto  probabile  che  fìnirtibbo 
per  modellare  il  calendario  e  la  liturgia  secondo  i 
bisogni  del  suo  stomaco,  piuttosto  che  asservire 
I  motivi  e  il  li-  questi  ai  primi.  «  L'intervento  brusco  della  volon- 
ero  ar  I  I  .  ^^  ^  come  un  colpo  di  stato  di  cui  la  nostra  intel- 
ligenza avrebbe  il  presentimento,  e  che  essa  legit- 
tima prima  con  una  deliberazione  regolare....  Inter- 
rogandoci scrupolosamente  vedremo  che  ci  accade 
di  pesare  motivi,  di  deliberare  quando  la  nostra 
risoluzione  è  già  presa.  »  Le  nostre  motivazioni  so- 
no dei  romanzi  psicologici  che  fabbrichiamo  via 
via  che  agiamo  ;  come  in  sogno  la  nostra  fantasia 
fabbrica  cause  ultrapotenti  di  piccole  sensazioni  cor- 
poree, e  fa  immaginare  un  enorme  mulino  per  il 
tic  tac  d'  un  piccolo  orologio.  Fra  le  rivelazioni  del- 
l' ipnotismo  molto  interessante  per  il  nostro  caso  è 
quella  sulla  suggestione  post-  cosciente.  Per  essa  un 
individuo  ipnotizzato  compie  durante  lo  stato  di 
veglia  atti  impostigli  durante  lo  stato  di  ipnosi,  e 
per  giustificare  questi  atti,  di  cui  ignora  1'  orìgine, 
inventa  motivi  di  suo  interesse  o  affetto  particolare. 
Un  caso  di  simile  servizio  dell'  intelligenza  al  vole- 
re, per  giustificare  e  fare  apparire  questo  razionale, 
è  quello  di  una  fanciulla  posseduta  da  tre  perso- 
nalità diverse  che  si  sono  rivelate  in  tre  stadi  del 
sonno  ipnotico,  di  cui  la  terza  era  una  specie  di 
demone  maligno,  che  obbligava  le  altre  due  a  fare 
le  cose  dannose  per  la  fanciulla  ;  mentre  queste 
dopo  cercavano  di  giustificare  razionalmente  gli  atti 
assurdi  e  contrastanti  con  il  loro  carattere,  commes- 
si dalla  terza  personalità.  Se  Schopenhauer  avesse 
conosciuto  questi  fatti  avrebbe  potuto  corroborare 
la  sua  idea  del  dominio  della  volontà  universale  e  della 


-  38 


indifferenza  di  questa  per  gli  interessi  dell'  individuo. 

Perfino  il  sentire  è  sottoposto  al  volere  ;    il    James      ^^ire  agisce 

sul  credere 
con  la  sua  teoria  sulle  emozioni  ha  sviluppato  l'i- 
dea, una  volta  paradossale,  che  gli  atti  esterni  pro- 
ducano r  emozione  interna,  e  non  già  questa  sia  la 
causa  di  quelli  ;  che  si  senta  paura  perchè  si  fugge 
e  dolore  perchè  si  lacrima,  non  già  si  fugga  perchè 
si  ha  paura  e  si  lacrimi  perchè  si  ha  dolore.  La 
quale  teoria  fa  ricordare  che  gli  stoici  per  non  pro- 
vare dolori  consigliavano  appunto  lo  sforzo  volon- 
tario per  mantenere  i  muscoli  della  faccia  e  del 
corpo  nella  posizione  abituale  o  in  posizione  di  pia- 
cere, e  perciò  di  sorridere  ogni  volta  che  avessero 
avuto  una  eccitazione  al  pianto  o  alla  disperazione.  Co- 
si Pascal  al  libertino  convinto  della  utilità  del  cre- 
dere, ma  non  credente,  consigliava  tutti  gli  atti  e- 
sterni  della  credenza,  inginocchiarsi,  andare  a  pre- 
dica, prender  l'acqua  santa,  s'  ah  e  tir.  Un  moderno 
movimento  cattolico  che  pure  vuole  un  approfondi- 
mento interno  della  fede  cristiana,  non  respinge  af- 
fatto le  pratiche  esterne,  anzi  ne  apprezza  il  valore 
e  perciò  si  allontana  dal  protestantismo  col  quale  ha 
in  comune  il  valore  dato  alla  religione  intima.  Si  tro- 
va in  San  Francesco  di  Sales  il  precetto  che  per  vin- 
cere l'antipatia  per  una  persona  dobbiamo  sforzar- 
ci più  che  possiamo  a  tutti  gli  atti  esterni  che  in  • 
dicano  affetto  e  simpatia.  Così  le  idee  o  i  senti- 
menti che  non  possiamo  volere  vivere  direttamente, 
e  non  sono  sotto  il  nostro  immediato  potere,  vi  so  - 
no  condotti  da  l'osservazione  che  si  possono  pa- 
droneggiare mediante  l' esecuzione  continuata  di 
atti  esterni,  capaci  di  produrre  certe  abitudini  sen- 
timentali o  ideali.  Con  una  frase,  che  ora  può  pa-  g^elta  arbitraria 
rere  ardita  ma  che  forse  nuove  scoperte  e  nuove  delie  credenze 
trovate  psicologiche  giustificheranno  di  più,   si  può  • 


39 


dire  che  le  credenze  sono  in  nostro  potere  e  possia- 
mo sceglierle  a  nostra  volontà. 

Non  si  creda  che  questo  sia  per  giovare  alla 
religione  e  debba  aumentare  la  percentuale  dei  cre- 
denti, giacché  per  darsi  una  credenza  occorre  prima 
avere  delle  ragioni  per  preferirla  ad  altre  credenze 
o  alla  miscredenza.  Ciò  non  ci  dice  affatto  che  il 
credere  sia  meglio  del  non  credere,  ma  ci  oifre  sol- 
tanto una  via  più  economica  e  più  sicura  delle  pas- 
sate per  giungere  a  quella  credenza  che  potremo 
scegliere.  Le  strade  indicate  però  rischiano  di  non 
condurre  a  nulla  se  non  si  agisce  con  tutta  la  no- 
stra persona,  impegnando  tutto  il  proprio  io,  anima 
e  corpo,  agendo  come  se  la  credenza  desiderata 
fosse  già  ottenuta  e  creduta,  compromettendosi  so- 
cialmente, facendo  acquisto  di  azioni  di  quella  data 
credenza  affinchè  ce  ne  stia  a  cuore  T  avvenire  e, 
se  non  la  si  lega  sempre  più  a  noi,  riescendo  a  farci 
tutt'uno  con  essa.  Ci  si  può  esporre  a  formarci 
delle  credenze  come  ci  si  può  esporre  a  prendere 
una  polmonite  ;  si  possono  trovare  metodi  per  op- 
porsi alla  diffusione  di  certi  sentimenti  (vedi  p.  e. 
quel  che  si  fatto  con  una  certa  istruzione  popolare 
contro  certi  pregiudizi  popolari  delle  streghe,  degli 
spiriti,  dei  rimedi  volgari  ecc.)  come  ci  sono  me- 
todi per  soffocare  le  malattie  contagiose.  Certe  lot- 
te repressive  del  governo,  i  sequestri  dei  giornali 
e  dei  libri,  le  proibizioni  di  comizi,  gli  scioglimenti 
di  società,  fanno  parte  di  questa  metodica.  Riguar- 
do a  noi  stessi  siamo  tanto  certi  di  curvare  il  no- 
stro animo  a  delle  verità,  anche  se  lontane  da  quel- 
le che  alberghiamo  in  un  dato  momento,  quanto 
siamo  sicuri  di  ammalarci  di  petto  se  prendiamo 
freddo  essendo  accaldati  e  non  facciamo  dopo  la 
reazione.    Si    potrebbero  dunque    scrivere    —    e    ci 


40 


La  creazione 

delle 
personalità 


sono  sotto  altro  nome  —  dei  Manuali  di  igiene  in- 
tellettuale, come  ci  sono  Manuali  di  igiene  della 
bocca  o  della  pelle  o  delle  città  ;  si  potrebbero  fon- 
dare —  e  ci  sono  sotto  altro  nome  —  delle  Cli- 
niche delle  credenze  o  degli  Istituti  ortopedici  per 
il  raddrizzamefzto  delle  fedi. 

La  fede,  la  credenza,  il  carattere  sono  1'  elemen- 
to più  individuale  dell'  uomo.  Si  possono  avere  le 
stesse  cognizioni,  ma  non  si  ha  mai  la  stessa  fede. 
Cambiare  fede  o  cambiare  carattere  è  cosa  più  fon- 
damentale del  cambiare  sistema  di  numerazione  o 
di  pesi  e  misure  ;  è  più  grave  che  mutare  di  istru- 
zione e  diventar  matematico  dopo  essere  stato  le- 
gista. Più  che  cangiamenti,  quelli  che  riguardano  la 
nostra  parte  morale  sono  vere  e  proprie  creazioni. 
Nei  mistici  si  troveranno  le  descrizioni  della  loro 
nuova,  o  seconda  vita  ;  uno  di  essi  distingueva  gli  uo  - 
mini  nei  «  nati  una  volta  soltanto  »  e  nei  «  nati 
due  volte  ».  I  neofiti,  i  convertiti,  gli  innamorati 
da  poco,  nella  loro  luna  di  miele  con  la  fede  e  con 
il  carattere  che  si  sono  rifatti,  conoscono  le  tra- 
sformazioni totali  operate  dalla  persuasione  quando 
non  ha  agito  suU'  intelligenza,  ma  sulla  volontà.  Si 
tratta  in  questi  casi  di  creazione  di  iena  sola  per- 
S07ialità,  che  viene  ad  occupare  ii  posto  di  una  pas- 
sata ;  il  contrasto  fra  le  due,  quella  che  sorge  e 
quella  che  cede,  i  ritorni  e  le  insurrezioni  di  quella 
domata  sono  stati  studiati  nel  fenomeno  della  con- 
versione.  Ordinariamente  si  prendeva  questa  parola  Le  convesrioni 
per  significare  il  numero  più  largo  dei  suoi  esempi 
che  è  quello  della  conversione  dalla  indifferenza, 
dal  dubbio,  dalla  negazione  ad  un  qualche  credo 
religioso  :  cioè,  il  lato  positivo.  Ma  ora  si  compren- 
dono in  essa  anche  i  casi  contrari,  cioè  quelli  ne- 
gativi, che  dalla  religione  vanno  al  dubbio    o    alla 


—  41  — 


Creazione  di 

varie 
personalità. 


indiiforenza.  Una  terza  sorta  di  conversioni,  ancora 
poco  studiata,  ma  che  deve  presentare  gli  stessi 
caratteri  delle  altre  due,  ed  è  forse  la  più  moderna, 
è  quella  che  non  si  riferisce  a  un  contenuto  reli- 
gioso, ma  a  un  contenuto  vitale  e  cerca  di  appro- 
fondire r  esistenza  comune  superficiale  avvicinandosi 
più  alla  realtà,  passando  dalla  teoria  all'  azione,  la- 
sciando la  lettera  per  lo  spirito,  cercando  di  tra- 
sformare la  poesia  in  vita,  la  preghiera  in  carità, 
i  progetti  in  effettuazioni,  preferendo  i  commerci 
alla  letteratura,  i  viaggi  ai  libri,  i  quadri  alle  de- 
scrizioni, le  città  alle  guide,  la  natura  alla  storia 
naturale,  studiandosi  insomma  di  vìvere  e  non  di 
conoscere. 

Ma  un  artefice  della  persuasione  che  operi  su 
se  stesso  secondo  i  metodi  già  accennati  potrà  giun- 
gere, se  trova  abbastanza  materia  nel  suo  io,  a 
molteplicarlo  e  ingigantirlo  ;  a  fare  di  sé  stesso  una 
folla,  e  del  proprio  corpo  la  casa  di  una  popola- 
zione. Invece  di  uccidere  l'anima  passata,  come  cerca- 
no di  fare  tutti  i  convertiti,  la  lascerà  vivere  accanto 
alla  nuova  o  accanto  alle  nuove,  facendo  che  ciascuna 
abbia  le  sue  occupazioni  e  preoccupazioni,  la  sua  ragio- 
ne di  esistere  e  di  coesistere  con  le  altre,  i  suoi  modi 
originali  di  sviluppo.  Egli  diventerà  un  manager 
di  anime,  un  politico  dello  spirito  per  evitare  con- 
trasti di  interesse  fra  le  varie  persone  che  lo  co- 
stituiscono ;  la  sua  coscienza  sarà  sempre  doppia  : 
una  dell'  azione,  1'  altra  di  osservazione  dell'  azione. 
E'  questo  il  punto  massimo  dell'  arte  di  persuadere, 
'A  fine  delfini,  nel  quale  può  trovarsi  concorde 
un'  ultima  concezione  della  psicologia  che  vorrebbe 
che  questa  scienza  conoscesse  l'anima  cercando  di 
trasformarla.  Ad  esso  concorrono  tutti  i  metodi  del- 
l'arte  persuasiva,  sia  quelli  del  persuadere    se    che 


42 


dell'  io. 


del  persuadere  g\ì  altri.  Per  moltiplicare  l' io  occor- 
re una  specie  di  azione  e  reazione  dell'  io  su  altre 
persone,  nella  quale  ha  gran  parte  la  bugia.  La  Bugia  come 
bugia  è  il  principale  moltiplicatore  dell'  io.  Per  mez-  moltiplicatrice 
zo  suo  noi  ci  costruiamo  dei  nuovi  io,  alla  cui  vita 
a  poco  alla  volta  finiamo  per  credere,  come  tutti  i 
bugiardi  finiscon  per  credere  alle  loro  bugie.  La 
bugia  così  ora  amplifica  ora  illeggiadrisce  ora  mol- 
tiplica il  nostro  io,  proprio  come  un  sistema  di 
specchi.  Ma  mentre  gli  altri  non  credono  alle  im- 
magini dello  specchio,  invece  credono  alle  nostre 
bugie,  e  noi  di  fronte  agli  altri  siamo  costretti  a 
mantenere  tutta  la  nostra  azione  e  tutte  le  nostre 
parole  in  correlazione  alle  nostre  bugie.  Avendo  dato 
alla  luce  un  personaggio,  siamo  obbligati  a  mante- 
nerlo in  vita  col  carattere  che  gli  abbiamo  imposto 
fin  dalla  nascita.  Molte  vocazioni  nascono  dal  bi- 
sogno di  far  credere  vera  ad  altri  qualche  nostra 
qualità  ;  molte  nostre  azioni  non  sono  che  la  riper- 
cussione d'  una  nostra  invenzione,  una  specie  di  co- 
pia delle  nostre  bugie.  Le  persone  che  noi  facciamo 
vivere  rassomigliano  a  quegli  sforzi  che  si  fanno 
per  una  scommessa,  con  la  quale  ci  obblighiamo 
di  fronte  agli  altri  ad  azioni  non  ordinarie  per  il 
nostro  presunto  carattere  o  per  la  nostra  preveduta 
capacità.  La  scommessa  è  come  il  debito  per  il  ne- 
goziante, che  gli  fa  crescere  il  desiderio  di  guada- 
gnare per  pagare  il  creditore  ;  quelli  che  scommet- 
tono con  noi  sono  i  nostri  creditori.  Un  io  che  si 
è  dato  per  asceta,  non  può,  di  fronte  alle  per- 
sone per  cui  si  è  creato,  andare  a  teatro  o  a  bor- 
dello ;  ma  cercherà  di  portare  o  di  far  credere  che 
porta  il  cilicio.  Ecco  che  la  sua  bugia  gli  darà  de- 
gli atteggiamenti  e  delle  forze  di  cui  non  si  sareb- 
be mai  creduto  capace.  Si  può    dire    che    la    bugia 


43   — 


sìa  un  eccitante  e  un  corroborante  vitale  con  le 
sue  compromissioni.  Se  si  conoscesse  la  storia  inti- 
ma di  molti  eroi  troveremmo  forse  nel  fondo  dei 
loro  atti  una  bugia  come  generatrice.  Le  personali- 
tà create  per  un  momento  si  perpetuano,  le  figlie 
della  parola  sono  le  azioni  ;  più  compromessi  siamo, 
più  interessi  abbiamo  e  tanto  più  siamo  forti  e  de- 
cisi nella  nostra  nuova  persona.  Creata  un'  abitudi- 
dine  è  anche  creata  una  persona,  giacché  una  per- 
sona non  consiste  in  quello  che  ha  di  variabile  di 
inaspettato,  ma  in  quello  che  ha  di  fisso  e  di  pre- 
Cosa  è  la  per-  vedibile.  Un  carattere  non  è  per  noi  che  1'  aspetta- 
^°"^*  zione  di  certe  azioni  da  parte  di  un  individuo.  La 
bugia  è  per  la  vita  quel  che  è  la  rima  per  la  poe- 
sia, una  procacciatrice  di  persone  come  l' altra  è 
una  procacciatrice  di  immagini  ;  la  ricerca  di  una 
rima  genera  talora  nel  poeta  una  nuova  immagine, 
come  la  creazione  d'  una  bugia  dà  luce  nella  nostra 
vita  a  una  nuova  persona.  La  bugia  è  anche  qui 
poesia  ossia  creazione.  Un  dominio  più  vasto,  ma 
più  materiale  può  essere  aggiunto  all'  arte  di  per- 
stiadere  con  la  creazione  del  mondo  o  di  vari  mondi 
arbitrari  allato  a  quella  delle  anime. 
La   crcEzione  gg  ^on  la  fede  e  con  1'  azione  possiamo  giunge- 

e  mon  o.  ^^  ^^^  ^  mutare  noi  stessi  e  a  moltiplicarci,  non 
ci  deve  esser  troppo  difficile  trasformare  e  molti- 
plicare le  cose.  In  questo  campo  il  vero  precursore 
è  Novalis  il  quale  con  il  suo  idealismo  magico  non 
intendeva  altro  che  un  idealismo  attivo  ed  efficace, 
capace  di  rendere  il  nostro  corpo  uno  strumento 
perfetto  al  servizio  della  nostra  anima,  col  quale  o- 
perare  direttamente  sulle  cose  senza  bisogno  di 
intermediari,  e  senza  intervallo  di  tempo  ;  il  mago 
doveva  essere  il  punto  più  alto  cui  poteva  giungere 
il  filosofo,  capace  di   modificare  il   mondo  senza  ri- 

9 

—  44  — 


chiedere  1'  aiuto  delle  membra  proprie  o  di  altri  uo- 
mini, ma  con  il  solo  pensiero.  Per  ciò  bisognava  da 
prima  trasformare  il  corpo,  che  è  lo  strumento,  a- 
vere  il  senso  dei  mondi  nascosti,  la  preveggenza 
del  futuro,  la  chiaroveggenza  del  passato.  Trasfor- 
mare lo  strumento,  è,  per  ogni  idealista,  anche  tra- 
sformare il  mondo.  Gli  occhiali  azzurri  fanno  azzur- 
re le  cose,  r  itterizzia  le  fa  gialle  ;  gli  specchi  con- 
cavi fanno  bassotti  i  levrieri,  e  i  convessi  fanno 
tante  giraffe  d'  ogni  cavallo.  Gli  uomini  che  si  sono 
accorti  di  ciò,  hanno  anche  notato  che  avevano  in 
loro  potere  alcuni  strumenti  di  visione  del  mondo 
e  se  ne  sono  serviti  ;  come  pure  ne  hanno  inventa- 
ti altri.  Questi  strumenti  o  sono  stati  idee,  come  Strumenti  per 
le  idee  filosofiche  della  unità  del  mondo  e  della  sua  |^  trasforrna- 
pluralità,  di  Dio,  dei  santi,  delle  ninfe,  dei  diavoli, 
dei  geni,  delle  streghe  ecc.  o  come  le  idee  scienti- 
fico-mitologiche  degli  atomi,  forza,  energia,  materia, 
eoni,  eteri  e  così  via  ;  oppure  dei  mezzi  materiali, 
quali  il  vino,  il  caffè,  il  the,  gli  alcoolici,  V  oppio,  la 
morfina,  V  haschich,  la  coca,  il  mezcal  ecc.  ecc.,  be- 
vande che  trasformavano  il  mondo  agendo  sui  ner- 
vi e  quindi  sulla  immaginazione  dell'  uomo  ;  oppure 
dei  mezzi  morali  suggestivi,  come  1'  educazione  reli- 
giosa e  mistica,  conducenti  all'  estasi,  all'  indiamcnto, 
alle  «  fiotta  osctira  »  di  cui  parlano  santi  e  mistici, 
all'  eòòrezza  intellettuale,  al  piacere  del  pericolo, 
al  rischio  metafisico,  al  gusto  del  gioco,  che  cono- 
sciamo traverso  i  grandi  studiosi,  gli  uomini  pu- 
gnaci, i  metafisici  sfrenati,  i  giocatori  e  gli  ironisti 
ecc.  ecc.  Tutte  queste  varie  maniere  di  agire  sull'io 
hanno  per  effetto  una  trasformazione  del  mondo. 
Chi  viene  a  credere  in  Dio,  concepisce  l' universo 
in  modo  differente  da  quando  vi  credeva,  anzi  lo 
vede  in  modo  differente,  giacché  gli  si  presentano 

—  45  — 


della  Santità. 


come  miracoli  le  cose  che  per  un  altro  sono  fortui- 
te coincideìize.  Se  poi  cambia,  e  crede  nella  scienza, 
trasforma  ancora  il  mondo  e  lo  giudica  tutto  a  tra- 
verso gli  schemi  scientifici  della  utilità  pratica,  di- 
cendo magari  che  il  suo  buon  umore  dipende  dal 
fatto  di  avere  155°  di  tensione  arteriosa,  o  dall' aver 
fatto  la  doccia  la  mattina.  Chi  beve  un  eccitante 
fantastico  vive  in  un  mondo  di  sogni,  e  può  emu- 
„_  "!^^i  l^re  Shakespeare  nelle  sue  creazioni.  Un'  intera 
letteratura  è  figlia  più  dell*  oppio  che  dei  poeti,  ed 
è  peccato  che  ancora  non  si  sia  bene  cercato  il  se- 
greto di  questa  ricetta  per  esser  poeti  più  valida  di 
tutte  le  retoriche  del  mondo  vecchie  e  nuove.  Co- 
me dalla  vita  dei  santi  si  potrebbe  ricavare  la  ri- 
cetta della  santità,  così  da  uno  studio  storico  e  me- 
dico degli  eccitanti  nervosi  si  potrebbe  trovare  la 
ricetta  dell'  immaginazione,  dell'  ingegno y  del  ge?iio  e 
cosi  via.  Dalle  mele  marcie  di  Schiller  all' haschich 
di  Baudelaire  fino  al  caffè  di  Balzac  si  potrebbero 
scoprire  nelle  autobiografìe  e  nelle  biografie  dei 
grandi  uomini  i  segreti  belletti  e  le  misteriose  can- 
taridi dei  loro  cervelli. 


-  46  - 


IL  primo,  più  ampio,  più  ovvio,  più  usato,  più 
antico,  più  sparso,  e  una  volta  anche  1'  unico  cre- 
duto mezzo  di  persuasione  e  perciò  l' unico  colti- 
vato dall'  arte  di  persuadere  passata  :  la  retorica, 
è  :  la  parola. 

L'  artista  della  persuasione  deve  essere  un  prin-  La  parola, 
cipe  del  verbo  ;  non  solo  nel  senso  parnassiano  e 
d' annunziano  di  possederne  in  quantità,  di  cono- 
scerne bene  i  significati,  di  sentirne  il  valore  este- 
tico, —  ma  anche  e  sopratutto  di  conoscerne  il  va- 
lore logico  e  psicologico,  i  suoi  difetti  e  i  suoi  pre- 
gi, i  pericoli  e  le  bontà,  i  trabocchetti  e  i  baluardi. 
Deve  conoscerne  storia,  amicizia,  parentele,  fortuna, 
coloriti,  leggende,  modo  di  disporle  armonicamente, 
di  pronunziarle  ambiguamente,  di  scriverle  con  sim- 
metria. Deve  saperci  giocare  e  farci  guerra.  La  pa- 
rola non  è  tutto  nel  mondo,  ma  è  molto.  Le  paro- 
le non  solo  ci  fanno  dominare  gli  altri,  ma  anche 
noi  stessi.  Servono  ad  inverniciare  di  virtù  i  nostri 
difetti,  a  stuccare  le  coscienze  incrinate,  a  vestire 
di  bei  muscoli  le  persone  troppo  ossute.  Sono  come 
gli  abiti:  false  ed  utili.  Sono  cortigiani    ed    adula- 


—  47 


tori  che  innalzano  le  nostre  gesta,  cantano  la  no- 
stra persona,  ingrandiscono  i  nostri  pensamenti, 
ci  promettono  V  eternità  presso  gli  uomini.  Sono  un 
foro  di  avvocati  ben  retribuiti,  un  areopago  di  giu- 
dici ben  intenzionati,  una  schiera  di  militi  devoti. 
Ci  pungiamo  con  uno  spillo?  eccoci  fatti  eroi.  Di- 
ciamo un  don  mot?  ci  mettono  a  pari  di  Voltaire. 
Se  regaliamo  un  soldo  a  un  affamato,  quando  ab- 
biamo le  budella  piene,  ecco  che  ci^  ricordano  gra 
devolmente  d'aver  imitato  San  Francesco.  Disposte 
per  ogni  servizio,  pronte  ad  ogni  viaggio,  merce- 
narie per  ogni  guerra,  saltellanti,  fugaci,  imprecise, 
sono  schiave  eccellenti,  e  capaci  maestri  di  casa. 
Economizzano  le  nostre  facoltà,  perchè  spesso  ci 
servono  a  pagare  gli  altri,  senza  contar  che  noi 
stessi  ci  contentiamo  di  parole.  Sono  instancabili, 
inconsumabili,  numerosissime.  Fan  da  paciere  e  ci 
evitano  le  liti.  Versano  l' olio  degli  eufemismi  ne- 
gli ingranaggi  sociali,  perchè  stridano  meno.  Ci  pro- 
cacciano femmine  ed  onori.  Ci  risparmiano  spesso 
di  pensare  e  ci  fan  passare  per  pensatori.  Prosse- 
neti, medici,  mercanti,  economi  —  cosa  mirabile  — 
non  ci  derubano  mai.  Non  vogliono  stipendio  e  si 
danno  a  chi  meglio  le  adopra,  per  qualunque  cau- 
sa, come  se  fossero  di  là  dal  bene  e  dal  male.  Non 
ci  gravano  la  memoria  coi  loro  benefici,  non  ci  pre- 
sentano il  conto  delle  loro  forniture.  Se  sparliamo 
di  loro  ci  servono  egualmente,  non  ci  rimproverano 
di  ingratitudine  e  non  ci  rinfacciano  nemmeno  la  no- 
stra contradizione  d' aver  detto  male  delle  parole 
con  le  parole  stesse.  Ci  aiutano  a  trasformare  la 
vita;  la  ingrandiscono,  direi  quasi,  la  gonfiano.  Le 
cose  per  mezzo  loro,  attraverso  loro,  divengono  più 
grandi  ;  il  loro  contatto  le  nobilita.  Se  avete  una 
polemichetta,  chiamatela   «  battaglia  »;  una  discus- 


48 


sìone  fra  amici,  la  farete  diventare  una  «  nobile 
giostra  spirituale  »;  e  andando  in  sleepmg-car  non 
vi  costei à  nulla  dirvi  «  pellegrino  ».  La  parola  si 
presta  ad  abbellire  tutto,  come  se  avesse  l' impiego 
d' ornatrice  del  mondo.  Sa  accarezzarci  e  blan- 
dirci ;  è  un  cortigiano  perfetto,  che  sa  anche  l'arte 
di  ritirarsi  quando  occorre  il  silenzio.  Noi  ne  ab- 
biamo bisogno,  come  i  bambini  dei  loro  eserciti  di 
cartone  ;  per  essa  ci  siamo  fatti  una  corte  di  si- 
gnori bene  ornati  e  bene  vestiti,  di  adulatori  fini  e 
di  compagni  cortesi  ;  una  corte  svelta  alata  e  leg- 
gera come  uno  sciame  di  farfalle.  Non  potendo  a- 
vere  una  regalità  sul  serio,  ce  ne  siamo  fatti  una 
di  fiato. 

Per  persuadere  gli  altri  ci  sono  metodi  più  pro- 
fondi più  operanti  più  sicuri  più  duraturi  negli  ef- 
fetti, ma  nessuno  è  cosi  ampio  e  capace  di  coglier 
lontano,  cosi  adatto  a  vari  fini,  cosi  capace  di  a- 
gire  su  molti  uomini  presi  uno  ad  uno  e  tutti  in- 
sieme, come  la  parola.  Tutta  la  vecchia  arte  di  per- 
suadere era  fondata  infatti  su  di  essa. 

Fra  i  primi  studiosi  dell'  arte  di  persuadere  stan-  I  Sofisti, 
no  i  sofisti  greci,  che  fecero  un  certo  esame  delle 
parole,  e  approfittarono  delle  loro  ambiguità  per 
fare  giuochi,  scherzi,  sotterfugi,  che  li  han  resi  fa- 
mosi. La  loro  scuola  ha  avuto  la  disgrazia  di  lasciare 
il  proprio  nome  soltanto  a  pochi  giuochi  logici,  ad 
aneddoti  di  ciarlataneria  linguistica,  che  con  la  loro 
apparente  leggerezza  hanno  screditato  quel  che 
c'era  d'importante  nel  loro  tentativo  di  arte  del  domi- 
nio umano.  Ciò  che  essi  cercavano  era  la  ricetta  per 
padroneggiare  gli  uomini  ;  furono  i  Baconi  della  scien- 
za psicologica,  i  quali  conobbero  che  per  coman- 
dare alle  anime  bisognava  penetrare  nei  loro  moti, 
come  lo  scienziato  doveva  obbedire  alla  natura  per 


—  49 


Filosofia 
senza  parola. 


farla  obbedire.  Ma  tutti  i  filosofi  posteriori,  fino 
ai  tempi  nostri,  furono  loro  contrari,  li  giudicarono 
durante  accessi  di  moralità  superficiale,  e  non 
seppero  nemmeno  approfittare  della  loro  opera  per 
dubitare  della  parola  come  mezzo  di  comunica- 
zione e  come  aiuto  del  pensiero.  Una  delle  più 
singolari  concordanze  della  storia  dei  filosofi  è 
quella  di  una  eguale  fiducia  e  dì  un  grande  ot- 
timismo riguardo  alla  parola  ;  non  v'  è  filosofo  che 
non  creda  che  definendo  bene  le  parole  e  stando 
bene  attenti  al  loro  uso  non  si  debbano  eliminare 
tutte  le  contradizioni  e  le  dispute  tra  filosofi.  Sol- 
tanto in  tempi  vicini  a  noi  si  è  domandato  se 
la  parola  non  nasconda,  per  colui  che  discute  e  ri- 
cerca, continui  tranelli,  più  o  meno  cagione  di  inu- 
tili dissensi  filosofici,  sempre  eguali  e  sempre  insol- 
vibili; e  se  nella  posizione  stessa  dei  problemi,  la 
parola  fosse  stata  causa  di  questa  necessaria  insol- 
vibilità. V  è  in  ciò  il  segno  di  un  vero  nuovo  o- 
rientamento  filosofico.  Una  filosofia  che  voglia  al- 
lontanarsi dalla  parola  si  stacca  assolutamente  da 
tutte  le  altre  che  ne  han  fatto  uso  con  tanta  fidu- 
cia e  tanta  confidenza.  Essa  cambia  il  carattere  del- 
la filosofia,  che,  lasciando  la  parola,  deve  necessaria 
mente  rivolgersi  all'  azione,  e  abbandonando  il  ge- 
nerale deve  rivolgersi  al  particolare.  Per  ora  i  nuo- 
vi filosofi  hanno  fatto  delle  analisi  molto  importanti 
della  parola  in  relazione  con  la  filosofia  e  con  la 
psicologia,  e  delle  loro  osservazioni  ci  si  può  gio- 
vare per  r  arte  di  persuadere,  ripulendo  la  parola 
dai  pregiudizi  e  dalle  leggende  che  la  cariano.  Il 
più  grave  pregiudizio  è  quello  di  credere  che  la 
parola  possa  fare  conoscere  ad  altri  ciò  che  essi 
ignorano. 


-  50  - 


La  parola  non  è  che  indicazione  e  suggerimento,  Q^^g  j  ^^ 
e  non  può  che  insegnare  ciò  che  trova  già  formato  parola, 
neir  animo  dell'  ascoltatore  o  svegliare  e  svelare  ciò 
che  è  addormentato  o  coperto  da  un  velo  leggero. 
La  parola  non  può  far  conoscere  ai  ciechi  i  colori,  ai 
sordi  i  tuoni,  agli  eunuchi  1'  amore,  alle  vergini  la 
maternità  ;  essa  non  può  che  indicare  le  espressioni 
esterne  di  questi  fatti  psichici,  e  suggerire  le  cose 
che  si  possono  avvicinare  a  quelli.  L'  altro  pregiu- 
dizio è  che  la  parola  abbia  soltanto  un  contenuto 
concettuale  ;  essa  invece  si  riferisce  sopratutto  al 
fantasma,  al  sentimento,  al  valore  che  destano  in 
noi  le  cose.  Non  dà  dei  concetti  puri,  ma  delle  im- 
magini vive.  Se  si  parla  dell'  ubbriachezza  non  si 
sveglia  soltanto  l' idea,  ma  anche  e  sopratutto  la  vi- 
sione di  un  certo  ubbriaco.  Ora  questa  visione  dif- 
ferisce nelle  varie  menti  ;  in  quella  di  chi  parla 
non  è  eguale  a  quella  di  chi  ascolta.  La  parola  non 
agisce  come  comunicazione  e  trasfusione  di  una  in- 
telligenza in  un'  altra,  ma  come  eccitatrice  d' una 
volontà  sopra  un'  altra.  Di  qui  risulta  ancora  più 
necessario  il  principio  dell'  accomodarsi  agli  ascolta- 
tori giacche  di  tutte  le  parole  che  direte  essi  com 
prenderanno  solo  quelle  che  sapranno  svegliare 
qualche  cosa  che  già  possedevano  o  si  stava  for- 
mando in  loro.  Ogni  parola  non  ha  un  valore 
universale,  fìsso,  immutabile  —  come  si  presup- 
pone e  si  vuole  ottenere  con  i  dizionari  —  ma, 
simile  a  un  vestito  elastico,  ha  il  valore  che  le  ver- 
rà dato  in  diversi  momenti  da  diverse  persone  se- 
condo le  loro  diverse  esperienze.  Una  stessa  parola 
detta  di  fronte  a  individui  diversi  può  divere  nello 
stesso  tempo  significati  affatto  diversi.  Non  è  questa 
la  base  delle  illusioni  e  dei  sottintesi?  Il  linguaggio 
allegorico    è  fondato    sulla    capacità  della  parola  ad 

-  51  - 


essere  un  baule  a  doppio  fondo  capace  di  frodare 
r  attenzione  di  certi  ascoltatori,  per  portare  la 
merce  proibita  a  certi  altri.  Si  parla  a  cento,  ma 
solo  dieci  debbono  veramente  intendere  quel  che 
si  dice.  Un  proverbio  popolare  esprime  questo  gio- 
chetto :  «  parlare  al  prete  perchè  il  chierico  inten- 
da ».  Di  qui  anche  molte  lingue  speciali  a  segreto, 
con  le  forme  della  lingua  comune  ma  con  un  sen- 
so diverso  ;  e  i  cifrari,  e  le  parole  d'  ordine,  e  le 
frasi  convenzionali  dei  cospiratori,  dove  «  mattoni  » 
significava  «  carabine  »  e  «  calce  »  significava  «  polve- 
re »  ecc.  ecc.  Novalis  ha  su  questo  argomento  un  pen- 
siero felice,  dicendo  che  il  vero  segreto  è  quello 
che  anche  palesato  resta  segreto  per  coloro  che  non 
sono  iniziati,  perchè  non  è  compreso  che  da  chi 
può  capirlo,  sicché  costui  con  questa  sua  potenza  si  ele- 
va naturalmente  fino  al  diritto  d'  esserne  a  parte.  Così 
due  matematici  se  possono  comunicare  fra  loro  con 
le  formule  della  logica  matematica,  non  han  bi- 
sogno di  esseri  misteriosi,  giacché  quei  loro  segni 
non  possono  esser  capiti  che  da  quelli  del  mestie- 
re e  che  perciò  ne  hanno  diritto.  Il  linguaggio 
tecnico  è  la  migliore  tessera  di  riconoscimento  fra 
gli  uomini  della  stessa  casta  e  della  stessa  scuola 
tanto  più  che  mentre  una  tessera  si  può  tenere  na- 
scosta, il  linguaggio  tecnico  scappa  tuori  inaspetta- 
tamente, essendo  diventato  abitudine  ;  le  immagini 
e  le  formule  che  un  uomo  adopra  spesso  per  il  suo 
mestiere  gli  vengono  alla  mente  involontariamente 
e  lo  tradiscono  ;  né  egli  può  fare  a  meno  di  appli- 
carle alle  altre  cose  del  mondo  e  di  vedere  il  mon- 
do attraverso  le  sue  abitudini  e  alla  sua  professio- 
ne. Una  terminologia  é  la  maschera  di  un  uomo, 
e  r  artista  della  persuasione  dovrà  possedere  molte 
terminologie  per  potersi  mascherare  a  suo  comodo 

— 152  - 


e  parlare  il  linguaggio  della  persona  che  vorrà  ve- 
stire ;  esse  saranno  per  lui  tanti  strumenti  parti- 
colari per  agire  su  questo  o  su  quegli  uomini,  come 
un  pianista  toccando  un  tasto  sa  di  toccare  una 
data  corda  e  non  un'  altra.  Quando  infatti  in  un  di- 
scorso qualcuno  parla  in  modo  da  spiacere,  si  dice 
che  ha  toccato  «  un  tasto  falso  ». 

Le  imperfezioni  della  parola,  quando  vuol  essere 
espressione  logica,  specchio  di  ragionamento,  tra- 
duzione stereotipa  dell'  animo,  si  trasmutano  in  tanti 
pregi  quando  se  ne  fa  un  veicolo  di  volontà  ;  l'arti- 
sta della  persuasione  avendo  studiato  i  suoi  difetti 
scientifici,  quali  l' impoverimento  della  realtà,  la 
cristallizzazione  psicologica,  la  esternità  tradizionale, 
la  mancanza  di  sfumature,  —  può  sfruttarli  per  i 
suoi  bisogni.  Per  chi  conosce  i  lacci  e  le  fosse  d'  una 
foresta  è  facile  far  cadere  il  nemico,  facile  per  sé 
r  evitarli.  Quel  che  per  gli  altri  è  una  difficoltà 
sarà  per  lui  una  fortezza  ;  giacché  se  la  parola  da 
sola  sarà  imperfetta  per  dare  la  persuasione,  egli 
saprà  perfezionarla  e  completarla  con  altri  mezzi 
e  talora  correggerla  con  la  stessa  parola  eludendo 
le  mancanze  con  delle  superfluità,  i  difetti  in  più 
con  i  difetti  in  meno. 

Uno  dei  primi  e  più  noti  difetti  della  parola,  H  doppio  senso, 
che  tutti  i  ragazzi  scoprono  ben  presto  per  deliziar- 
sene durante  la  lettura  dei  classici  noiosi,  é  il  dop- 
pio senso.  E'  la  base  dei  calemhours^  di  molte  ironie, 
di  molti  giochi  logici,  tutti  e  tre  mezzi  efficaci,  co- 
me vedremo,  della  persuasione.  Vi  furono  eccellenti 
i  sofisti,  che  per  mezzo  dei  doppi  sensi  facevano 
sbalordire  i  semplici  obbligandoli  ad  ammettere  lo- 
gicamente delle  conseguenze  assurde.  In  generale 
si  parte  da  una  parola  che  l' avversario  definisce 
in  un  modo,  e  poi  a  poco  a  poco  si  introduce     nel 


—  53 


ragionamento  un  altro  dei  sensi  che  la  parola  po- 
trebbe avere,  e  cosi  si  fa  ingoiare  dall'  avversario 
una  conclusione  che  altrimenti  non  avrebbe  accet- 
tato; oppure  si  convince  di  assurdità  la  definizione 
che  egli  ha  dato  della  parola.  Ciò  non  è  difficile  se  si 
pensa  che  incoscientemente  questo  accade  quasi  sem- 
pre quando  si  discute  di  cose  generali  e  sopra- 
tutto con  parole  che  hanno  un  senso  concreto  assai 
differente  per  ogni  persona,  come  «  virtù  »  «  bene  » 
«  male  »  «  onore  »  «  ideale  »  «  realtà  »  «  bellez- 
za »  «  arte  * .  Ciò  accade  sopratutto  col  dizionario  fi- 
losofico delle  idee  generali,  in  cui  le  parole  hanno 
molti  significati,  e  sono  state  fatte  servire  a  tanti 
usi,  ed  hanno  preso  tanti  coloriti  e  tante  abitudini, 
e  sono  legate  indissolubilmente  a  certi  amori  e  a  cer- 
ti rancori,  a  certe  persone  e  a  certi  libri,  e  sono  sta- 
te tagliate  dai  filosofi  come  veste  a  pensieri  diversi  e 
multipli,  si  che  per  accertarsi  che  due  persone  inten- 
dono per  «  idealismo  »  la  stessa  cosa,  occorre  che 
prima  di  discutere  si  mettano  a  distinguere  e  sud- 
dividere per  tanto  tempo  quanto  almeno  ne  occorre 
per  far  venire  a  noia  ogni  voglia  di  discussione.  I 
dizionari  moderni  di  filosofia  sono  perciò  costretti  a 
ricorrere  a  molte  divisioni  e  classificazioni  per  dare 
di  ciascuna  parola  i  vari  sensi  in  cui  è  stata  ado- 
prata.  Ma  anche  su  questo  processo  di  classificazione 
si  posson  sollevare  molti  dubbi,  giacché  esso  è  fatto 
principalmente  con  altre  parole  che  avrebbero  bi- 
sogno d'  essere  state  prima  a  loro  volta  chiarificate  ; 
a  meno  che  non  si  accetti  per  buona  1'  acqua  che 
è  passata  attraverso  un  filtro  della  cui  pulizia  ab- 
biamo ragione  di  dubitare.  E'  probabile  dunque  che 
con  tutti  gli  sforzi  verso  1'  ideale  della  chiarezza 
(e  si  potrebbe  anche  discutere  se  sia  un  ideale  desi- 
derabile, ammesso  che  sia  realizzatile)  \^  fallacie  lo- 

—  54  - 


giche  continueranno  a  imperare  nel  campo  filosofico, 
e  i  logici  tenteranno  invano  con  le  loro  oneste  fa- 
tiche di  turare  queste  eterne  falle  del  vascello  ra- 
zionalista. —  Le  ambiguità  del  linguaggio  possono 
servire  al  persuasore  a  due  scopi:  a  separare  in  due 
avversari,  due  persone  che  sono  dello  stesso  parere, 
e  a  far  credere  a  due  avversari  che  essi  sono  dello 
stesso  pensiero;  tutto  dipende  dal  fine  cui  si  adoprano. 

Analoghe  alle  ambiguità  per  i  loro  servizi  sono  Le  Etimologie, 
le  etimologie  che,  veie  o  inventate,  fatte  ad  orec- 
chio o  con  il  metodo  scientifico  dei  filologi,  sono  pure 
armi  importantissime  per  la  convinzione.  Nulla  di 
meglio  per  far  credere  che  una  parola  significa  una 
data  cosa,  dell'  affermare  che  la  sua  origine^  deri- 
vazione, etimologia  ecc.  è  in  un'  altra  parola  od  im- 
magine che  si  avvicina  od  ha  riferimento  a  quella 
cosa.  Se  si  pensa  che  la  maggior  parte  delle  pa- 
role, e  specialmente  le  astratte  generali  filosofiche, 
non  conservano  neppure  le  più  lontane  vestigia  delle 
loro  origini,  si  capisce  di  quale  utilità  1'  etimologia 
possa  essere  se  sapientemente  adoperata.  Molte  e- 
timologie  sono  tali  che  il  significato  originario  della 
parola  è  contrario  a  quello  presente,  come  sofista  che 
significava  «  saggio  »  e  non  «  ingannatore  ver- 
bale » .  Perciò  le  etimologie  permettono  molte  «  ria- 
bilitazioni di  parole  »  e  molte  <<' revisioni  di  processi  » 
giacché  con  la  scusa  che  in  origine  una  parola  si- 
gnificava un'  altra  cosa,  si  riesce  a  convincere  che 
essa  debba  anche  ora  significare  la  stessa  cosa.  Ciò 
può  servire  per  certi  nomi  di  scuole  letterarie  e  di 
partiti  politici  che  han  preso  per  insegna  per  l'  ap- 
punto i  nomi  di  disprezzo  dato  loro  dagli  avver- 
sari, come  i  gueux  di  Olanda,  i  decadenti  francesi,  i 
sansculottes r\Yo\viZÌo-adirìy  ecc.  appellativi  che  ridotti 
alle  loro  origini  sono  nuli'  altro  che  nomignoli  e  in- 


-  55 


vettìve,  ma  che  per  essere  riesciti  vittoriosi  passa- 
rono ad  essere  nomi  di  lode. 

Un  caso  curioso  di  imbroglio  etimologico  voluto, 
è  quello  dell'  Hegel,  che  mette  in  serio  imbarazzo 
i  suoi  lettori  perchè  molti  dei  termini  che  egli  ado- 
pra,  li  usa  nel  senso  loro  originario  secondo  1'  eti- 
mologia vera  o  creduta  vera  da  Hegel. 
Le  particelle.  Anche  le  particelle  permettono  di  conferire  alle 

parole  altre  ambiguità,  oltre  quelle  di  cui  sono  già 
dotate,  oltre  le  ambiguità  di  posizione,  di  accento^  di 
punteggiatura,  L*  ibis  redibis  non  morieris  in  bello 
della  Sibilla  ;  il  proverbio  «  per  un  punto  Martin 
perse  la  cappa  »  ricordano  due  ambiguità  di  pun- 
teggiatura. Per  quelle  di  accento,  più  numerose 
nelle  lingue  straniere,  basterà  scorrere  una  raccolta 
di  calembours  francesi,  o  di  wits  inglesi  e  ricordare 
il  bellissimo  scherzo  del  libertino  che  morendo  in 
abito  da  maschera  ebbe  ancora  la  forza  di  spirito  di 
dire  :  Beati  qui  in  Domino  moriufttur  »  che  si  po- 
teva accentare  anche  «  Beati  qui  m  dominò  mo- 
riuntur  ».  Le  ambiguità  di  posizione  permettono 
sfumature  e  ironìe,  come  quella  spesso  usata  del 
«  grande  uomo  »  o  «  uomo  grande.  ^>  Le  particelle 
fornirebbero  pure  un  lungo  catalogo  di  esempi  e 
di  divisioni  e  suddivisioni  ;  ricordo  solo  il  di  che 
può  conferire  alle  parole  che  precede  molti  sensi, 
come  proprietà,  contenuto,  qualità,  paternità  ecc.  Un 
bicchiere  di  vetro  è  eguale  di  fatto  di  vetro,  un  bic- 
chiere di  acqua  è  eguale  a  contenente  acqua. 

Parlando,  e  spesso  anche  scrivendo,  quando  sap- 
piamo che  lo  scritto  può  esser  letto  ad  alta  voce, 
bisogna  ricordare  che  la  parola  è  principalmente 
suono,  e  quindi  la  sua  risoìianza  va  considerata  co- 
me un  prezioso  elemento  per  1'  arte  di  persuadere. 


56- 


L'  uomo  è  anche  un  animale  estetico  e  si  convince       |   sofismi 
forse  più  con  il  carezzare  i   suoi    orecchi    che    con         estetici 
r  accontentare  la   sua    ragione.    Molti    oratori    furi-       e  morali, 
bondi  e  molti  poeti  magniloquenti    hanno    infinita- 
mente più  potere  sulla  mente  umana  di  molti  libri 
raziocinativi.  Bisogna  tener  conto  anche  dell'  argo- 
mento e  saper    usare    a    tempo    le    parole    rimbom- 
banti, in  altro  tempo  quelle  sfinite,  pallide,  languide, 
in  altro    ancora    le    brevi,  recise^  taglienti.    Ciò    fa 
parte    di    quello  strumento  persuasivo  che   è  il  so- 
fisma  estetico,  la  cui  forma  più  rudimentale  è  la  se- 
guente :  ciò  è  hello,  dunque  è  anche  vero. 

Esso  è  il  compagno,  il  parallelo,  il  gemello  del 
sofisma  morale,  che  nella  più  semplice  forma  si  e- 
sprime  :  ciò  è  cattivo,  dttnque  non  deve  essere  vero. 
I  temperamenti  estetici  e  i  temperamenti  morali  ri- 
sentono fortemente  1'  urto  della  rappresentazione  di 
un  universo  brutto  o  malvagio,  e  lo  negano  anche 
logicamente.  ^ 

Le  coordinazioni  estetiche  e  morali  tengono  il 
luogo  per  essi  di  quelle  logiche.  Un  tipo  sublime 
di  questa  specie,  è  Chateaubriand.  Nella  sua  apologia 
del  Cristianesimo  (Le  Genie  du  Christianisme)  egli 
è  stato  lo  scopritore  del  bello  cristiano  ;  e  si  è  valso 
sopra  tutto  del  lato  estetico  della  religione  cattolica 
per  farne  la  più  vera.  Nel  suo  libro  invece  di  dimo- 
strazioni si  trovano  descrizioni  stilistiche,  e  la  litur- 
gia è  chiamata  a  giustificare  la  dogmatica  ;  i  suoi 
ragionamenti  sono  presso  a  poco  di  questo  genere  : 
le  allodole  che  volan  pel  cielo  sono  belle...  il  grano 
maturo  nei  campi  è  d'  un  colore  meraviglioso  ecc.  ecc.. 
dunque  Dio  esiste.  Ridotto  a  questi  minimi  termini 
sembra  che  il  sofisma  estetico  debba  avere  poca  ef- 
ficacia, ma  la  sua  forza  sta  tutta  nel  rivestimento  ; 


-  57  - 


quel  che  è  certo  è  che  Le  GMle  du  Chrlstianisme 
ha  fatto  più  adetti  alla  reazione  cattolica  che  non  i 
trattati  del  De  Bonald  e  i  libelli  del  De  Maistrc. 
Però,  considerando  anche  il  lato  cattivo,  il  sofisma 
estetico  ha  il  difetto  di  lasciare  impronte  poco  pro- 
fonde, e  di  lasciarsi  troppo  voltare  a  favore  del 
primo  venuto.  Le  razze  meridionali  più  nervose  e 
retoriche  sono  soggette  sopratutto  ai  creatori  di  so- 
fismi estetici,  ma  anche  ne  cambiano  spesso.  Così 
appena  il  Socialismo,  che  pareva  nemico  dell'  arte 
è  stato  abbastanza  forte,  ha  subito  trovato  dei  di- 
fensori dal  lato  estetico,  e  dei  creatori  di  sofismi 
estetici  socialisti  in  uomini  come  O.  Wilde  e  W. 
Morris. 

Le  rime  e  le  assonanze  non  entrano  veramente 
tanto  nel  campo  del  sofisma  estetico,  quanto  nel 
campo  della  pratica  persuasiva.  Esse  rendono  più 
facile  il  ricordo  delle  proposizioni,  le  imprimono  me- 
glio neir  animo,  ed  aiutando  T  apprendimento  a  me- 
moria giovano  alle  frasi  nella  lotta  con  le  altre 
rivali.  Fra  due  proposizioni,  una  espressa  in  for- 
ma comune,  T  altra  in  forma  proverbiale  con  as- 
sonanza o  rima,  a  parità  d' altre  condizioni,  la 
seconda  ha  da  vincere  sulla  prima.  Anche  per  un 
senso  di  economia  e  per  un  bisogno  da  scansa -fa- 
tiche r  uomo  preferisce  una  massima  rimata  ad  una 
in  prosa.  La  poesia  rende  più  facile  col  suo  ritmo 
La  ripetizione,  anche  la  ripetizione^  una  delle  figure  retoriche  più 
efficaci  sopratutto  sugli  uomini  comuni.  Le  idee 
vincono  più  sul  grosso  pubblico  (e  perdono  più  col 
pubblico  fine)  a  torza  d'  essere  ripetute,  che  a  forza 
d'essere  dimostrate.  I  pensatori  più  fortunati  son 
quelli  che  riescono  a  dire  poche  cose,  ma  sempre 
quelle,  dovunque  parlino  o  scrivano.  Un  grande  per- 
suasore, il  Buddho,  si  è  valso  della  ripetizione  delle 

-58  - 


parole,  delle  frasi  e  delle  immagini.  Egli  agiva  con 
una  specie  di  suggestione,  mostrando  lo  stesso  sfi- 
lare cadenzato  di  immagini  alla  mente  di  chi  lo 
ascoltava.  La  ripetizione  agisce  infatti  come  sugge- 
stione su  noi  stessi.  Il  ripetere  macchinalmente  una 
formula,  e  il  fissare  indefinitamente  un  oggetto  lu- 
cente, sono  ambedue  processi  di  auto  -  ipnotismo 
molto  usati  nell'  India.  Nelle  preghiere  dei  santi, 
nelle  litanie  cattoliche,  in  molti  precetti  di  morali- 
sti, si  vede  adoprato  lo  stesso  strumento  ipnotico. 
E'  uno  strumento  molto  comodo,  che  tutti  possono 
facilmente  adoprare.  La  Healing  Science  pure  ne  fa 
uso  con  i  frequenti  ritornelli  di  previsioni  otti- 
miste che  consiglia  ai  malati. 

Sono  assai  efficaci,  per  rendere  chiaro  e  visibile 
un  ragionamento,  come  per  abbellirlo,  i  paragoni;  1  paragoni, 
i  quali  pure  han  del  processo  ipnotico,  ma  per  ba- 
gliore improvviso,  non  per  lunga  e  continua  fissa- 
zione. Ci  sono  immagini  che  ci  seducono  d'un  tratto, 
e  appena  viste  ci  fanno  accettare  1'  opinione  di  cui 
sono  le  messaggere.  Una  bella  parabola  trova  spes- 
so le  vie  dell'  assentimento  meglio  d'  un  buon  sillo- 
gismo. Saranno  fronzoli,  ma  quanti  matrimoni  non 
falliscono  per  la  mancanza  d' un  fronzolo  ?  Molti 
spiriti  poi  amano  i  paragoni  perchè  han  bisogno 
di  dare  un  po'  di  vita  alle  idee,  e  un  po'  di  plasti- 
cità alle  teorie  ;  essi  voglion  vedere  le  idee  ;  la  parola 
astratta  non  li  contenta  e  preferiscon  la  frase  imma- 
ginativa. Qualcuno,  che  forse  non  era  troppo  imma- 
ginativo, disse  che  :  paragone  non  è  spiegazione.  Ma 
per  lo  meno  è  chiarificazione.  Il  persuasore  dovrà 
spesso  fare  uso  delle  parole  e  delle  frasi  che  servo- 
no da  portiere  ai  paragoni  :  «  come  » ,  «  così  » , 
«  sarebbe,  è  come,  è  cosi  »,  «  accade  come  »,  «  so- 
miglia a  »,   «  pare  quasi  »,   «  lo  paragonerei  »    «  si 


59 


direbbe  »,  ecc.  ecc.  I  paragoni  disinteressati  do- 
vranno non  avere  altro  fine  che  il  chiarificare  ;  ma 
molte  volte  gioverà  per  la  discussione  usare  para- 
goni che  nobilitino  o  che  gettino  il  discredito  sopra 
una  cosa,  la  volgano  a  oggetto  di  rìso  o  la  affra- 
tellino a  idee  grandiose.  Bisogna  dunque  aver  tat- 
to, e  con  la  scusa  di  ehiarificare^  eccitare  la  mente 
deir  ascoltatore  a  considerare  certe  idee  come  si- 
mili ad  altre  pregevoli  o  spregevoli.  Se  vorrete 
combattere  un  luogo  comune,  direte  che  i  luoghi 
comuni  son  come  le  prostitute  che  si  prestano  a 
tutti  ;  ma  se  lo  vorrete  lodare,  direte  invece  che  i 
luoghi  comuni  sono  come  i  palazzi  pubblici  che  ap- 
partengono a  tutti  e  da  dove  si  domina  tutti.  Sa- 
pendo poi  con  chi  si  discute,  gioverà  conoscere  i 
suoi  paragoni  usuali,  giacché  ogni  uomo  ne  ha  che 
predilige  tratti  dal  suo  mestiere,  dalle  sue  occupa- 
zioni o  preoccupazioni,  come  pure  scelti  in  rispon- 
denza al  suo  carattere.  La  povertà  dei  paragoni  so- 
cratici è  ben  conosciuta,  giacché  nei  dialoghi  pla- 
tonici chi  fa  le  spese  son  sempre  i  soliti  tipi  :  mae- 
stro di  ginnastica,  nocchiero,  musico  e  cosi  via.  Ogni 
uomo  ha  i  suoi  paragoni  preferiti,  e  anche  ogni  tem- 
po ha  i  suoi  paragoni  canonici.  Leibniz  ha  l' oro- 
logioy  Comte  i  confini,  Newman  il  fiume,  James  la 
corrente,  Hobbes  i  denari^  e  cosi  via. 

Nel  linguaggio  filosofico  del  resto  hanno  acqui- 
stato cittadinanza  le  metafore  introdottesi  in  gran 
Le  metafore,  quantità  e  con  tendenza  ad  aumentare.  I  logici  se 
ne  sono  intimoriti  scorgendovi  un  pericolo  per  la 
purezza  della  verità.  Essi  le  studiano  come  peri- 
coli logici  di  confusione,  ma  si  possono  studiare 
come  mezzi  persuasivi  di  seduzione.  Sono  vesti  splen- 
dide per  nascondere  corpi  poveri,  oppure  cinture 
astringenti  per  corpi  troppo  grossi.  Bisogna  saperle 

—  60  — 


usare  con  cautela,  e  scegliere  le  più  adatte  al  ca- 
rattere e  alle  esperienze  di  chi  si  vuol  convincere. 
Le  più  belle  metafore  degli  Arabi  e  della  Bib- 
bia (p.  e.  Cantico  dei  Cantici)  sono  un  poco 
fredde  per  noi  e  invano  parlano  di  esperienze  che 
non  abbiamo.  Inoltre  le  metafore  possono  essere  a- 
doperate  in  un  modo  che  pochi  supporrebbero, 
analogo  a  quello  delle  teorie  scientifiche,  per  rag- 
giungere r  economia  del  pensiero,  e  con  ciò  agevo- 
lare la  persuasione.  Per  un  caso  non  curioso  1'  at- 
tività scientifica  e  la  poetica  s'  accordano  anche  in 
questo  nel  servire  economicamente  lo  spirito. 

Passando  dai  mezzi  indiretti  a  quelli  diretti 
della  persuasione  troviamo  nel  linguaggio  una  se- 
rie di  frasi  già  modellate,  pronte  per  1'  uso  ed  an- 
che molto  largamente  impiegate  che  han  per    fine 

la  convinzione.  Sono  frasi   affermative    che    si    im-  ^^^^^ 

11,  1.  ^         1        1       •  A  11      per   convincere, 

pongono  air  ascoltatore  da  sole,  sia  carezzando  quello 

che  vi  è  in  lui  di  pecorile,  inclinato  a  pensare  con 
i  più,  e  timoroso  di  scostarsi  dalla  maggioranza; 
sia  lusingando  il  suo  amor  proprio  già  naturalmente 
inclinato  a  credersi  qualcosa  di  più  degli  altri,  e  a 
dar  ragione  a  chi  pare  sostenere  questa  opinione. 
Ma  sono  anche  frasi  di  imposizione  che  ipnotizzano 
e  soggiogano  una  volontà  ad  un'  altra.  Da  queste 
frasi  si  vede  bene  come  il  fenomeno  della  convin- 
zione sia  un  fenomeno  telepatico  dove  si  trasmette 
un  ordine  d'  una  volontà  ad  altre.  Quando  troviamo 
degli  scettici  con  i  loro  eterni  dubbi  e  timori  sulla  . 
verità  di  ciò  che  odono  affermare,  siamo  sicuri  di 
avere  trovato  soltanto  dei  timori  di  imposizioni  che 
si  vogliono  salvare  dall'  obbedire  ad  altre  volontà  ; 
gli  scettici  sono  dei  malati  di  vertigine  che  evitano 
i  precipizi.  Le  frasi  che  si  riferiscono  alla  domina- 
zione d' un  volere  sopra    un   altro,    sono  :     «    è    ov- 

—  6i  — 


vio  » «  è  chiaro  »,   «  è  evidente....  »,   «  è  inutì- 

tile  dimostrare  che...» ,  «  è  impossibile  che  non  sia...» , 
€  non  può  non  essere...»  «  come  potrebbe  esse- 
re...? »,  «  è  naturale...»,  «  senza  dubbio  alcuno...», 
e  assolutamente  è  così...»  etc.  etc.  Le  frasi  che  si 
giovan  del  generale  orrore  che  gli  uomini  hanno  a 
pensare  da  soli  sono  di  questo  genere:  «  tutti  am- 
mettono...», «  è  universalmente  riconosciuto...»,  «  non 
e'  è  chi  non  sappia ..» ,  «  è  cosa  di  tutti  i  giorni...» , 
«  chi  mai  ignora...»,  *  si  sa  da  tutti...»,  «  tutti  u- 
sano...»,  «  r  universale  consenso  degli  uomini  am- 
mette...», «  bisognerebbe  non  essere  uomini  per...», 
«  soltanto  una  persona  stramba  accetterebbe...»  ecc. 
ecc.  le  quali  frasi  suonano  come  un'  avvertenza  al 
pubblico  di  non  farsi  mettere  al  bando  da  quella 
maggioranza  che  onora  e  rispetta  e  di  cui  vuol 
far  parte.  Nella  stessa  serie  di  frasi  rientrano  quelle 
che  fanno  appello  al  giudizio  d'  una  casta,  d' una 
setta,  di  un  partito,  d'  un  circolo  ecc.  ;  come  :  «  nella 
buona  società  si  usa,  si  pensa,  si  dice...»,  «  cosa 
mai  diranno  i  compagni...»,  «  non  sono  queste  le 
idee  del  nostro  partito...» ,  ecc.  Le  frasi  che  si  fon- 
dano sopra  una  adulazione  delle  qualità  morali  o 
intellettuali  dell'  individuo,  sono  pure  assai  nume- 
rose, e  quali  esempi  servano  le  seguenti  :  «  se  si 
osserva  con  attenzione...»,  «  se  si  studia  la  questione 
con  spassionatezza,  con  imparzialità,  con  metodo, 
con  cuore  aperto,  senza  preconcetti,  senza  pregiudizi, 
con  giustizia...»  ecc.,  le  quali  appunto  promettono 
air  ascoltatore  che  si  dichiari  convinto,  la  lode  di 
spassionato,  imparziale,  giusto,  senza  preconcetti 
e  cosi  via  ;  sono  dunque  frasi  adulativc  -  pre- 
niiative.  Quelle  puramente  adulative  sono  più  sem- 
plici, come  :  «  lei  è  troppo  intelligente,  troppo 
giusto,    troppo    fine,    ecc.   per    non    capire   che...» 

-  62  — 


onorari 


Ad  esse  fanno  da  parallele  \q  frasi  minative^  che 
inducono  a  credere  una  cosa  facendo  balenare  per 
aria  il  timore  che  non  credendola  si  passi  per  scioc- 
chi per  malvagi  e  cosi  via  ;  ad  esempio  :  «  anche 
una  persona  di  media  intelligenza...»,  «  non  occorre 
esser  Galileo  per  capire...»,  «  lei  non  è  così  sciocco 
da  ammettere...» ,  «  bisogna  essere  credenzoni  come 
un  contadino...»  ,  «  perfino  un  asino  non  ci  casche- 
rebbe...», «  neanche  fra  briganti  si  agisce  cosi...» 
ecc.  ecc.  Nella  stessa  categoria  di  queste  frasi  entra-  G''  aggettivi 
no  certi  aggettivi  che  hanno  ormai  un  senso  tanto 
vago  quanto,  però,  pieno  di  misterioso  rispetto,  e 
di  cui  si  giovano  spesso  gli  scienziati  popolari  nelle 
loro  liriche  in  prosa  a  favor  della  scienza,  e  gli 
oratori  popolari  per  i  loro  bisogni  polemici  ;  tali 
sono  :  sacro,  eterno,  giusto,  naturale,  vero,  scienti- 
fico, umano,  buono,  bello,  patriottico,  tradizionale, 
schiettamente  democratico,  nobile,  ecc.  ecc.  che  u- 
sati  come  molti  li  usano  sembrano  pieni  di  profondi 
e  delicati  pensamenti,  mentre  non  significano  nulla. 
L'essere  stati  adoprati  per  tutti  gli  usi,  e  1'  essersi 
messi  al  servizio  di  tutte  le  cause,  li  ha  vuotati  di 
qualsiasi  contenuto  pratico  e  reale,  e  ne  ha  fatti  dei 
semplici  segni  di  riconoscimento.  Sono,  per  dir  così, 
i  galloni  e  le  decorazioni  delle  idee  ;  un'  idea  per 
essere  accettata  dai  più,  bisogna  che  sia  santa,  vera, 
giusta  ecc.,  appunto  come  un  personaggio  per  esser 
ricevuto  in  certe  case  deve  avere  1'  abito  nero  e  la 
cravatta  bianca,  oppure  quei  tali  e  tali  titoli  di  no- 
biltà, o  quelle  tante  e  tante  migliaia  di  franchi  alle 
Banche.  Siccome  costa  assai  poco  dare  quelle  deco- 
razioni alle  parole,  così  in  generale  se  ne  vede  una 
gran  profusione  ;  ma  malgrado  la  loro  abbondanza 
sembra  che  non  perdano  le  grazie  del  pubblico,  che 


-  63 


s  empre  fa  loro  tanto  di  cappello.  Si  potrebbero  perciò 
chiamare  gli  aggettivi  onorari. 
Frasi  allettative  Possono  seguire  ancora  nella  stessa  categoria  le 
frasi  che  si  possono  studiare  bene,  nella  maggiore  ric- 
chezza di  repertorio  e  nel  loro  migliore  impiego,  pres- 
so i  commercianti,  i  ciarlatani,  i  commessi-viaggiatori, 
i  rappresentanti,  ed  affini  :  le  frasi  allettative.  Esse 
si  rivolgono  o  alla  merce  da  vendere,  elogiandone 
la  semplicità,  facilità,  comodità,  bontà,  durata,  buon 
mercato,  eleganza,  moda,  ecc.  —  oppure  al  compra- 
tore vantandone  l' intelligenza,  il  tatto,  il  gusto, 
r  abilità  quando  sceglie  la  merce.  Tutto  il  commercio 
può  essere  considerato  come  un  campo  eccellente 
di  osservazioni  per  un  corso  di  sofistica  allettativa 
dove  si  praticano  espedienti  psicologici  quale  quello 
di  non  spaventare  il  cliente  con  una  cifra,  offren 
done  una  di  assai  poco  minore,  ma  di  minore  effetto 
oculare,  come  2,95  invece  di  3,00  e  0,49  invece  di  0,50; 
nei  quali  casi  la  perdita  d'  un  soldo  o  di  un  cente- 
simo è  ampiamente  rimunerata  dalla  maggiore  quan 
tità  di  clienti  che  la  piccola  appariscente  diminu- 
zione procaccia.  I  doni,  le  lotterie,  gli  sconti,  i  ribassi, 
i  regali  dopo  pagamento  di  fattura  o  per  le  feste, 
sono  tanti  modi  di  allettamento,  pagati  dagli  stessi 
clienti.  Le  memorie  di  un  commesso  viaggiatore 
che  sapesse  osservare  se  stesso  e  il  pubblico  ci  in- 
Sofìstìea^  segnerebbero  molto  in  questo  campo.  Una  delle 
migliori  scuole  di  sofìstica  è  il  ciarlatano  dei  piccoli 
paesi,  il  venditore  delle  aste  e  dei  ribassi,  con  le 
sue  abili  consecutive  diminuzioni  di  prezzo  per  sor- 
prendere r  aspettativa  («  nò  dieci,  né  nove,  ne 
otto...  ma  solo  cinque  lire!  »),  con  le  sue  immagini 
pratiche  («  non  pagate  nemmeno  il  dazio  »  —  «  costa 
più  il  trasporto  »)  e  con  l' immancabile  annunzio 
^q\  fallimento,    ribasso,  liquidazione,    anche   quando 

-  64  - 


commerciale 


il  negozio  va  bene.  Anche  la  quarta  pagina  dei 
giornali,  sopratutto  dei  grandi  paesi  commerciali 
(p.  e.  in  Italia  il  Corriere  della  Sera^  in  Germania 
la  Frankfurter  Zeitiing,  specialmente  nel  foglio 
dedicato  agli  affari  :  Hande Isolali),  presenta  delle 
notevoli  applicazioni  dei  principi  dell'  arte  di  per- 
suadere ;  la  concorrenza  non  solo  ha  prodotto  in 
questi  paesi  un  miglioramento  nei  prodotti,  ma  ha 
imposto  anche  un  miglioramento  nei  modi  di  sedu- 
zione del  pubblico  ;  si  è  visto  che  non  tanto  dalla 
merce,  quanto  dal  commesso  -  viaggiatore  dipendeva 

10  smercio  di  un  articolo  ;  la  «  bella  presenza  » 
sempre    richiesta    nelle   «  offerte   di  impiego  »,  ne  è 

un  sintomo.  Gli  americani  poi    hanno  raggiunto  il      La  Reclame. 

maxwiwm  di  ingegnosità  nella  reclame  che  stupisce 

noi    europei    che    tanto    spesso  poi  ne  sopportiamo 

le   conseguenze  e  ne    facciamo    le  spese.    Presto    si 

capirà    anche  da  noi    che  le  case    che    organizzano 

la  reclame  sono  organismi  assai  più  forti  nel  mondo 

di  molti    ministeri  e  di    molte    prefetture  e  che    in 

un    direttore    di    giornale  e'  è    spesso    una    potenza 

maggiore    che  in    molte    altre    tradizionali   cariche. 

11  governo  del  mondo  è  più  in  un  articolo  di 
giornale,  o  nella  lanciata  di  un  nuovo  modo  di 
reclame,  che  in  un  discorso  di  ministro  o  in  una 
allocuzione  di  sovrano. 

Proseguendo  nella  serie  delle  frasi  per  convin-  GH  eufemismi, 
cere,  troveremo  le  frasi  per  nascondere,  che  spesso 
sono  frasi  migliorative  od  eufemismi.  L'  importanza 
degli  eufemismi  è  poco  nota,  e  meriterebbe  uno 
studio  maggiore  di  quello  che  non  sia  permesso  in 
queste  pagine.  Un  eufemismo  soddisfa  due  bisogni 
umani  egualmente  imperiosi  :  quello  di  dire  le  co- 
se spiacevoli,  e  1'  altro,  di  dirle  in  modo  che  non 
offendano,  o  che  per  lo  meno  non  se  ne  possa  sol- 

-  65  - 


levare  un  incidente  formale,  e  che  lascino  sem- 
pre una  via  d'  uscita,  un  modo  di  ritirata,  una  scap- 
patoia alle  questioni  e  agli  urti  troppo  netti.  Per 
ciò  si  fa  grande  uso  di  abbellimenti,  di  migliora- 
menti, di  addolcimenti  nel  linguaggio  ;  si  adoprano 
termini  smorzati,  colori  più  deboli,  parole  di  doppio 
senso  che  suggeriscono  e  non  dicono  ;  si  cerca  V  e- 
piteto  moderato  che  sussurri  e  bisbigli  gentilmente 
r  accusa  o  1'  offesa  ;  si  ingegnano  frasi  introduttive 
o  fìnalijche  faccian  da  miele  alla  bevanda  amara. 
Cosi  liHkrto  diventa  «  un'  indelicatezza  »  ;  un  so- 
domita sì  onora  d'  essere  «  scolaro  d'  Oscar  "Wil- 
de  »;  un  imbecille  qualsiasi  fa  figura  quale  «  va- 
lentuomo »  ;  un  vigliacco  passa  per  «  uomo  di  gen- 
tile e  mite  animo  »;  un  prepotente  per  uno  «  che 
sente  di  sé  fieramente  ».  Nel  Paolo  di  Segovia  del 
Quevedo  troverete  un'  ammirevole  serie  di  eufemismi 
per  significare  la  morte  sulla  forca  ;  e  sullo  stesso 
concetto  ancora  più  numerosi  ed  ingegnosi  in  uno 
dei  capolavori  dell'  argutezza  secentesca  in  Italia, 
cioè  nel  Canocchiale  Aristotelico  di  Emanuele  Tesauro. 
Cosi  potrete  consultare  anche  il  Cortigiano  libro  im- 
portantissimo, uno  dei  pochi  libri  italiani  che  sia  di- 
venuto internazionale.  Gli  uomini  maturi,  i  giovani 
arrivati,  i  giornali  saggi,  usano  chiamare  persone 
pericolose,  impetuose,  pazze,  e  magari  villane,  tutte 
quelle  che  non  usano  gli  eufemismi.  La  «  buona  so- 
cietà ^>  ha  il  culto  e  la  specialità  degli  eufemismi  ; 
r  amante  d'  una  signora  è  il  suo  «  amico  »  o  la 
sua  «  relazione  »  ;  avere  un  figliuolo  si  dice  «  avere 
una  conseguenza  »  e  cosi  via.  L' arte  della  con- 
versazione, della  società,  del  salotto,  non  è  che 
r  arte  dell'  eufemismo,  1'  arte  di  non  dire  le  cose 
letteralmente,  ma  sotto  velature  facili  a  penetrare 
con  la  malignità,  1'  arte  delle  allusioni,  dei  sottintesi, 

—  66  - 


dei  polisensi  ;  una  persona  «  per  bene  »  non  dirà 
mai  una  cosa,  ma  «  la  farà  capire  » .  Non  v'  è  cosa 
che  urti  tanto  1'  uomo  timido  (e  in  generale  1'  uomo 
sociale  è  un  vigliacco)  come  il  termine  nudo  e 
crudo.  Egli  ha  bisogno  di  ingoiare  le  sue  pillole 
sotto  cialda,  e  i  suoi  lassativi  mescolati  ad  aromi. 
Teme  le  sensazioni  troppo  forti,  le  frasi  che  son 
come  doccie,  le  parole  che  fan  1'  effetto  di  pugnali, 
tutto  ciò  che  non  ammette  ritirate,  complicazioni, 
compromessi.  Bisogna  tradurgli  le  verità  nel  suo 
linguaggio  abituale  di  mezze  verità  e  di  semi  affer- 
mazioni perchè  possa  digerirla.  A  questo  patto,  e 
con  molte  cautele,  lo  si  potrà  fare  andare  più  lon- 
tano di  quel  che  non  crede.  Come  i  vigliacchi  egli 
va  condotto  fra  i  precipizi  con  gli  occhi  bendati, 
e  ai  duelli  con  la  credenza  che  le  palle  sono  di 
cioccolata  ;  allora  forse  farà  la  figura  d'  un  genti- 
luomo pieno  di  coraggio. 

Passando  dai  mezzi  forniti  dal  linguaggio  ai  '•  futuro, 
concetti  persuasivi,  troviamo  primo  di  tutti  uno  dei 
grandi  alleati  del  persuasore  :  il  tempo  futuro.  Esso 
si  presta  gentilmente,  vuoto  com'  è,  ad  essere  riem- 
pito di  tutte  le  nostre  speranze  e  di  tutte  le  nostre 
previsioni.  Non  dice  di  no  a  nessuno  ;  è  il  refugium 
peccatorum  dei  poeti  senza  gloria,  degli  inventori 
falliti,  dei  politici  senza  successo,  degli  amanti  di- 
sillusi. Tutti  rimandano  le  loro  vendette  e  i  loro  odi 
al  futuro,  come  a  un  giustiziere  generale.  Col  «  chi 
vivrà,  vedrà  » ,  «  Dio  non  paga  il  sabato  » ,  «  ride 
bene  chi  ride  1'  ultimo  »  il  popolo  si  consola  e  spera 
nel  suo  protettore  :  il  futuro.  I  maligni  e  i  pessimisti 
dicono  che  anche  il  Paradiso  e  l'Inferno  abbiano  la 
stessa  origine  e  lo  stesso  valore  di  calmanti  illusori 
contro  i  malanni  e  le  ingiustizie  terrestri.  Il  persua- 
sore dovrà  servirsene  ;  egli  dovrà  dirigere  le  menti 

_  67  - 


e  le  Profezie. 


da  convincere  agli  effetti  futuri  di  ciò  che  propone  ; 
là  la  sua  fertile  e  servizievole  immaginazione  non  tro- 
verà multe  né  cancelli  per  dipingere  in  piena  libertà 
la  bontà,  Tutilità,  l'efficacia,  la  durevolezza,  la  sicurez- 
za ecc.  delle  sue  proposte.  Nessuno  potrà  contradirlo 
coi  fatti  ;  r  esperienza,  questo  noioso  impaccio,  non 
metterà  bastoni  fra  le  ruote  del  suo  carro.  Le  sue  pro- 
fezie non  potranno  essere  tacciate  di  false,  soprat- 
tutto se  saprà  mettere  il  tempo  in  mezzo  che  occorre 
perchè  siano  dimenticate  quando  han  già  prodotto  l'ef- 
fetto voluto.  Senza  contare  che  nel  frattempo  gli  av- 
venimenti posson  fornire  un  numero  infinito  di  pre- 
senti sufficienti  perchè  esse  non  si  verifichino. 
Gli  Oracoli  Inoltre  e'  è  la  scappatoia  di  formulare  le  profezie 

in  modo  ambiguo  tale  da  permettere  un'  altra  in- 
terpretazione se  non  si  avverano  ;  come  1'  oracolo  di 
Delfo  che  prometteva  la  vittoria  agli  Ateniesi  se 
si  fossero  difesi  in  mura  di  legno  ;  il  che  poteva 
esser  preso  letteralmente  come  obbligo  di  costruire 
mura  di  legno,  o  poteva  esser  preso  allegoricamente 
per  significare  il  rifugio  sulle  navi.  Di  questi  esempi 
gli  oracoli  antichi  sono  assai  ricchi  e  basterà  con- 
sultarne la  raccolta.  Una  delle  raccomandazioni  da 
farsi  in  questo  genere  di  sofistica,  cioè  la  profetica, 
è  di  conservarsi  sempre  abbastanza  vaghi  per  potere 
in  quella  vaghezza  fare  rientrare  tutti  i  possibili  av- 
venimenti futuri.  Le  grazie  e  le  preghiere  per  otte- 
nerle sono  un  eccellente  esempio  dei  servizi  che 
può  rendere  il  futuro  ;  giacché  se  la  preghiera,  il 
sacrificio,  il  voto  ecc.  non  ottengono  gli  effetti  ri 
chiesti,  vi  è  sempre  modo  di  dire  che  tale  pre- 
ghiera, voto,  sacrifizio  non  era  sufficiente,  completo, 
puro,  adatto  ecc.  ecc.  Così  tutte  le  promesse  con- 
dizionate permettono  largamente  di  cavillare  e  di 
sofisticare  suU'  adempimento  delle  condizioni.  Molte 

—  68  - 


compagnie  di  assicurazione  calcolano  appunto  sulla 
difficoltà  di  stabilire  il  genere  di  morte,  le  possibili 
infrazioni  e  mancanze  o  ritardi  di  pagamenti  etc. 
per  diminuire  il  numero  delle  quote  da  versare  in 
adempimento  alle  loro  promesse.  In  tutte  le  cose 
forse  promettere  a  pronta  scadenza  è  bene,  meno  che 
nella  sofistica  profetica.  I  romanzi  sociali  non  sono  Romanzi  Sociali, 
perciò  un  semplice  sfogo  poetico  di  immaginazioni 
costruttive,  ma  vere  e  proprie  operazioni  persuasive, 
e  per  quanto  i  loro  autori  non  abbiano  mostrato 
nessun  ritegno  o  pudore  in  fatto  di  previsioni,  e 
non  si  sian  peritati  a  determinare  perfino  il  menu  e 
le  ricette  della  futura  cucina  del  XX^  secolo,  non  han- 
no punto  perso  la  loro  voga  e  la  loro  importanza. 
L'  uomo  non  vive  solo  di  pane,  ma  anche  di  sogni, 
sopratutto  di  sogni  ;  senza  le  Fate  Morgane  che  gli 
forniscono  il  compiacente  orizzonte  del  futuro,  non 
si  muoverebbe  forse  con  eguale  velocità.  Né  c'è  da 
temere  mai  che  si  stanchi.  Si  è  ricchi  produttori 
di  speranze  per  quante  mai  volte  ci  abbiano  illuso  ; 
promettere  e  promettere  agli  altri,  promettere  e 
promettere  a  se  stessi  è  un  metodo  infallibile  per 
agire.  Difficilmente  viene  1'  ora  del  disgusto  e  della 
diffidenza,  e  un  profondo  italiano  ha  notato,  per 
quanto  straordinario  razionalmente,  questo  fatto  : 
«  Ancora  che  uno  abbia  nome  di  simulatore  o  di 
ingannatore,  si  vede  che  pure  qualche  volta  gl'in- 
ganni suoi  trovano  fede.  »  Il  «  se  con  il  futuro  » 
sarà  perciò  una  delle  frasi  abituali  di  colui  che  per- 
suade ;  egli  dovrà  porre  la  convinzione  che  vuole 
inoculare  quale  biglietto  d' ingresso  necessario  e 
sufficiente  a  certe  felicità  e  giovamenti  futuri.  Ci  si 
convince  facilmente  quando  si  vedono  i  vantaggi 
della  convinzione.  Magari  si  comincia  col  dire  che 
ci  si  convince,  poi  con  X  andare  del    tempo,  il  be- 

-  69  - 


nessere  o  1*  interesse  che  si  ottiene  con  la  convin- 
zione formale  opera  su  noi,  si  mescola  ad  essa,  e 
produce  una  convinzione  reale.  Molti  convertiti  po- 
litici per  interesse  finiscono  per  diventare  sinceri. 
La  maschera,  come  nella  favola  dell'  Ipocrita  Santi- 
ficato del  Boulestin,   modella  il  loro  volto. 

Ma  questo  è  un  punto  cui  applicare  il  principio 
dell'  adattamento  alle  persone  da  convincere.  V  è 
una  sorta  d'  anime  che  si  persuade  meglio  con  il 
Il  passato.  passato  ;  sono  anime  con  gli  occhi  dietro  la  testa  ; 
hanno  orrore  d'  andare  in  avanti,  come  quelli  con 
gli  occhi  davanti  hanno  orrore  d'  andare  all'  indietro. 
Sono  i  moderati,  i  reazionari,  i  misoneisti,  i  lauda- 
tores  teinporis  acti,  quelli  che  il  Wells  ha  chiamato 
a  formare  il  tipo  legale  dell'  umanità,  cui  oppone 
il  tipo  legislativo,  «  Mentre  dal  primo  punto  di  vista 
la  nostra  vita  consiste  semplicemente  nel  raccoglfere 
le  conseguenze  del  passato,  dal  secondo  consiste  nel 
preparare  V  avvenire.  Si  potrebbe  chiamare  il  pri- 
mo tipo  di  spirito,  il  tipo  legale  o  sottomesso,  poi- 
ché r  educazione,  le  funzioni,  le  occupazioni  del 
legista  lo  dispongono  a  questa  tendenza  ;  esso,  fra 
tutti,  deve  riferirsi  alla  legge  accettata,  al  diritto 
riconosciuto,  al  precedente  fissato,  e  deve  per  forza 
ignorare  e  condannare  la  cosa  che  cerca  di  stabi- 
lirsi. Si  potrebbe,  per  contrasto,  chiamare  il  secondo 
tipo  di  spirito,  il  tipo  legislativo,  creatore,  organiz- 
zatore o  sovrano  perchè  perpetuamente  attacca  e 
modifica  l' ordine  stabilito,  allontanandosi  sempre 
dal  rispetto  accordato  a  ciò  che  ci  viene  dal  pas- 
sato. Egli  vede  il  mondo  come  un  immenso  can- 
tiere e  il  presente  non  è  per  lui  nulla  di  più  che 
materiale  per  1'  avvenire,  per  le  cose  che  debbono 
essere.  Egli  vive  in  un  mondo  attivo  di  pensiero, 
mentre  1'  altro  esiste  in  un  mondo  passivo Dice 


70  — 


di  autorità. 


lo  spirito  legale  :  —  Certe  cose  sono  avvenute,  e 
per  causa  di  esse  noi  .siamo  qui;  dice  lo  spirito 
creatore  :  —  Noi  siamo  qui  perchè  certe  cose  deb- 
bono essere.  »  Con  il  primo  tipo  varrà  assai  il 
dire  in  vostro  favore  che  le  idee  che  presentate 
sono  nuove,  giovani,  ultima  moda,  dernier  cri, 
just  oitt,  soehen  erschienen,  idee  avveniri ste,  — 
con  il  secondo  tipo  è  consigliabile  invece  dimo- 
strare che  le  vostre  idee  sono  vecchie,  vecchissime, 
comuni,  che  corron  per  le  strade  e  che  risalgono 
alla  più  remota  antichità  è  sono  ripetute  in  tutti  i 
libri  classici.  Qui  vi  gioverà  assai  il  principio  di  au-  "^  principio 
torità  ;  è  vecchio  come  il  mondo,  ma  è  sempre  e- 
gualmente  possente,  anche  su  quelli  che  lo  fischiano, 
perchè  appunto  spesso  lo  fischiano....  per  principio 
di  autorità  :  cioè,  perchè  A,  B,  C,  Z,  che  stimano 
ammirano  seguono,  hanno  detto  che  lo  fischiano  e 
che  è  bene  fischiarlo.  Sebbene  ora  poco  alla  moda 
(in  teoria  e  a  parole  —  ma  in  pratica  come  sempre 
assai  usato),  il  principio  d'  autorità  non  è  così  no- 
civo come  si  è  voluto  sostenere.  Si  può  cominciare 
con  r  osservare  che  V  ipse  dixit  ha  delle  ragioni 
molto  opportune  di  economia  mentale,  sia  col  ri- 
sparmiare a  molta  gente  che  non  può  pei  debolezza 
o  per  altre  occupazioni  darsi  alla  poca  proficua  pro- 
fessione di  pensatore  ;  sia  perchè  permette  una  ge- 
rarchia mentale,  facendo  in  modo  che  un  ordipe 
più  volgare  di  pensieri  non  disturbi  uno  superiore  ; 
sia  col  rendere  inutile  una  troppo  dispendiosa  e 
lunga  ripetizione  delle  esperienze.  Non  è  soltanto 
la  teologia  che  usa  il  principio  di  autorità,  ma  è 
anche  la  scienza  e  la  vita  comune.  Gli  storici  delle 
scienze  non  ignorano  il  misoneismo  scientifico  ;  le 
teorie  nuove  incontrano  sempre  opposizioni  per 
causa    delle  autorità  che    combattono.  Le  teorie    si 


7» 


identificano  con  1'  uomo  e  sì  impersonano  in  una 
persona,  e  per  vìncere  non  han  tanto  bisogno  di 
trovar  prove,  quanto  di  vedere  la  morte  di  avver- 
sari altolocati  nella  gerarchia  scientifica.  La  cele- 
brìtàgcer  una  scoperta  fa  presumere  favorevolmente 
qua^B*  se  ne  annunzia  un'  altra  da  parte  dello 
stesso  scopritore.  Il  valore  di  una  teoria  passa  per 
#^  parentela  ad  un  altra  generata  dalla  stessa  mente. 
Né  importa  se  il  campo  è  diverso,  se  una  teoria 
è  di  biologìa  e  l' altra  dì  metafisica  ;  avere  sco- 
perto certe  onde  elettriche  e  il  modo  d'  applicarle 
può  far  sedere  al  Senato  ;  avere  ideato  una  teoria 
biologica  fortunata  può  essere  un  titolo  a  parlare 
dì  sociologia.  Le  folle  sono  dell'  opinione  di  Carlyle  : 
che  il  genio  sia  genio  dovunque  sì  applichi.  E  un 
ragionamento  comune  anche  presso  gli  scienziati 
quello  di  citare  come  corroborante  un'  idea,  il  fatto 
che  in  favore  di  essa  sìa  la  firma  d' un  illustre 
scienziato.  Anche  le  idee  scientìfiche  hanno  bisogno 
dì  avalli  e  ci  si  fida  naturalmente  ai  direttori  di  case 
che  hanno  bene  speculato.  Il  principio  di  autorità 
in  scienza  non  è  che  un'  applicazione  del  princìpio 
del  credito  in  commercio.  Non  si  può  stare  in  com- 
mercio senza  avere  buone  «  referenze  »  ;  cosi  il 
persuasore  nella  concorrenza  con  gli  altri  del  me- 
stiere dovrà  avere  sempre  una  buona  raccolta  di 
autorità  sulla  questione  che  vuole  trattare,  anche 
se  estranee  ad  essa,  purché  siano  celebri,  o  accom- 
pagnate da  tìtoli  ufficiali  o  da  quegli  aggettivi  o- 
norarì  di  cui  ho  parlato  poco  prima.  In  politica,  ad 
esempio,  tutte  le  autorità  sono  buone,  e  cosi  in 
riorale  e  in  commercio.  Citare  poeti,  soldati,  ban- 
chieri, scienziati,  sacerdoti,  fondatori  dì  imperi  o  di 
religiosi  é  la  stessa  cosa  per  chi  vuol  persuadere. 
Se  un  oste  potesse  dire  che    il    suo    vino    piace    a 


72 


Gabriele  d'  Annunzio  e  a  Fregoli  la  sua  fortuna 
sarebbe  fatta,  per  quanto  la  professione  del  primo 
o  quella  del  secondo  abbia  poco  a  che  fare  con 
quella  del  buongustaio.  Ma  sul  pubblico  il  nome 
celebre,  anche  se  celebre  per  delitti,  fa  sem- 
pre effetto.  Una  modista  di  Parigi  che  avesse  po- 
tuto citare  M.™*^  Humbert  fra  le  sue  clienti,  avrebbe 
avuto  un  successo.  Così  è  in  morale  :  il  distico  d'  un 
poeta  vale  la  massima  d'  un  pensatore  ;  così  in  po- 
litica, dove  il  detto  d'  un  soldato  di  ventura  ha  ef- 
fetto quanto  la  finezza  d'  un  diplomatico.  Sarà  però 
naturalmente  opportuno  d'  avere  sempre  una  grossa 
fornitura  di  autorità  a  propria  disposizione,  ma  ben 
distribuite  prò  e  contro  in  ogni  questione,  perchè 
se  taluno  cita  un  poeta  si  possa  gettargliene  ad- 
dosso una  diecina,  e  per  uno  scienziato  si  abbiano 
in  serbo  venti  filosofi  e  così  via.  Quando  se  ne  sia 
a  corto  si  può  adoprare  anche  il  mezzo  di  scredi- 
tare le  autorità  dell'  avversario  ;  il  tale  è  invecchia- 
to, il  tal  altro  è  uno  sciocco,  il  terzo  è  troppo  gio- 
vane, questo  è  incompetente,  quest'  altro  è  interes- 
sato, un  ultimo  è  citato  inesattamente  ;  cosi  si  eli- 
minano questi  noiosi  fautori  delPavversario  che  dal 
passato  vengono  a  introdursi  nella  nostra  questione. 
I>a  convinzione  essendo,  come  più  tardi  vedremo, 
un  affare  di  suggestione,  1'  argomento  delle  autori- 
tà è  assai  importante. 

Esso  è  aiutato  anche  dalla  generale  tendenza  u- 
mana  a  fare  come  i  più  ;  per  i  più  M.  Tout  le  monde 
è  la  maggior  autorità  che  esista  in  tutte  le  scienze. 
Molte  persone  si  rifiuteranno  a  fare  o  a  pensare  una 
cosa  finché  voi  non  riuscirete  a  dimostrare  che  è 
fatta  e  pensata  da  tutti  ;  allora  proveran  vergogna 
di  non  averlo  fatto  e  pensato  prima,  e  diventeranno 
dei  neofiti  troppo  entusiasti.  Perciò  i  liwghi  comuni ^ 

—  73  - 


I  luoghi  comuni,  che  son  da  evitarsi  come  causa  d'  etisia  da  parte 
di  chi  cerca  V  originalità,  diventano  invece  un  ec- 
cellente siero  della  persuasione.  Essi  sono  «  auto- 
rità »  rafiforzate  dal  «  consenso  universale  »  e  spesso 
accompagnate  da  «  aggettivi  onorari  ».  I  luoghi 
comuni  sono  molto  giovevoli  in  quanto  si  possono 
anche  facilmente  adattare  a  qualunque  scopo  e 
riempire  di  qualunque  materia,  e  per  di  più  sono 
abbastanza  abbondanti  per  servire  a  tutti  i  fini  dei 
mercenari. 

Nella  vita  comune  del  resto  il  principio  di  auto- 
rità è  usato  giustamente  tutte  le  volte  che  si  tratta 
di  cose  tecniche,  di  mestieri,  di  arti,  di  conoscenze, 
dove  le  esperienze  speciali  di  un  dato  individuo, 
i  suoi  istinti  ereditari,  le  sue  abitudini  continuate, 
gli  hanno  dato  un  certo  tatto  e  senso  cui  bisogna 
fidarsi  senza  ragionare.  Come  facciano  i  contadini 
a  conoscere  il  tempo,  i  marinai  a  preveder  le  bur- 
rasche, gli  artritici  a  presentire  la  pioggia,  i  pic- 
cioni viaggiatori  a  ritrovare  il  colombaio,  certi  indi- 
vidui a  indovinare  le  sorgenti  sotterrane,  le  guide 
alpine  a  scoprire  le  strade,  ecc.  ecc.  sono  tutte  cose 
che  sfuggono  al  puro  ragionamento,  e  rafforzano  il 
principio  di  autorità.  Su  quei  campi  non  v'  è  edu- 
cazione né  scuole  che  facciano,  e  bisogna  fidarsi 
neir  intuizione  dell'  individuo.  Molti  altri  poteri  u- 
mani  sono  della  stessa  specie,  come  1'  arte  del  ca- 
pitano, quella  del  giuocatore  di  scacchi^  dell'  indo- 
vino del  pensiero,  del  suggestionatore  di  gabi- 
netto e  di  piazza,  del  chirurgo,  del  medico,  ecc.  ecc. 
sebbene  gli  strumenti  di  cui  si  servono  nascondano 
la  loro  origine  intuitiva.  Una  delle  idee  principali 
di  Socrate,  una  delle  sue  preoccupazioni  —  giacche 
si  tratta  d'  un  uomo  a  idee  fisse  —  era  quella  della 
preminenza  dei  tecnici  ;  ogni  artista  speciale  doveva 

—  74  - 


essere  maestro  nella  sua  materia,  il  medico  nella  medi 
Cina,  il  ginnasta  nella  ginnastica  e  cosi  via.  Ma  que- 
st'idea giustissima  andrebbe  modificata  nel  senso  che 
ogni  specializzato  può  fornire  i  migliori  mezzi  in  cia- 
scuna arte,  ma  non  può  darne  \  fini  e  V  applicazioìte  ; 
un  medico  può  studiare  ed  essere  il  vero  compe- 
tente sulla  quantità  di  cocaina  da  iniettare  a  un 
malato  per  poterlo  operare,  ma  non  è  il  vero  com- 
petente quando  si  tratti  di  sapere  se  1'  operazione 
deve  farsi  o  non  deve  farsi.  Questo  è  campo  di  un'ar- 
te superiore.  —  La  specializzazione  non  fa  che  rie- 
scire  al  principio  di  autorità  ;  i  do7ii  di  natura,  ne 
sono  pure  una  base  e  una  giustificazione  ;  la  sugge- 
stione ne  ha  bisogno  e  l'adopra.  Ma  nel  suo  uso 
bisogna  essere  cauti,  giacche  non  tutte  le  «  auto- 
rità »  sono  adatte  a  tutti  gli  ascoltatori.  Per  la  ra- 
gione che  la  convinzione  è  sempre  un  fatto  perso- 
nale bisogna  porsi  sempre  al  punto  di  vista  dell'  av- 
versario o  dell'  ascoltatore.  Bisogna  fare  come  i 
primi  apologisti  del  cristianesimo  che  ai  pagani  ci- 
tavano! loro  poeti  e  moralisti  che  andavano  d'accordo 
con  le  dottrine  di  Gesù.  «  Monstrabimus  vobis  idoneos 
testes  Christi  illos  ipsos  quos  adorabis  »  dice  Ter- 
tulliano. Tutte  le  religioni  del  resto,  per  poco  abili 
che  ne  fossero  i  propagandisti,  debbono  aver  fatto 
lo  stesso.  Anche  i  Babi  moderni  adoprano  il  Van- 
gelo per  i  Cristiani,  il  Corano  per  i  Maomettani,  la 
Bibbia  per  gli  Ebrei  e  via  dicendo.  Ed  è  una  singo- 
lare e  ben  nota  confessione  di  San  Paolo,  laddove 
dice:  «...mi  sono  fatto  servo  a  tutti,  per  guada- 
gnarne il  maggior  numero.  E  sono  stato  a'  Giudei 
come  Giudeo,  per  guadagnare  i  Giudei  :  a  coloro 
che  sono  sotto  la  legge,  come  se  io  fossi  sotto  la 
legge,  ecc.  ecc.  »   (I.  ep.  ai  Cor.  IX,  19-21).  E  stato 


—  75 


sempre  un    buon    artifizio   quello  dì  usare    le    armi 
stesse     dell'  avversario  per  vincerlo. 
L' omerismo.  In  fatto  di   «  autorità  »  il  più  curioso  esempio  è 

quello  delle  autorità  poetiche^  non  già  dell*  autorità 
che  nella  vecchia  retorica  avevano  certi  trattatisti 
come  Orazio  ed  Aristotile,  né  certi  poeti  che  erano 
presi  a  modello  come  Omero  o  Virgilio,  ma  della  ve- 
nerazione di  cui  han  goduto  certi  poeti,  stata  sfrut- 
tata dagli  artisti  della  persuasione  per  commuovere 
le  persone.  L'  omerismo  dei  greci  è  qualcosa  di 
ridicolo  ;  Omero  nel  quale  sono  pure  scarse  le  parti 
gnomiche  era  veneratissimo  fra  i  Greci  come  gno- 
mico e  veniva  fatto  servire  alla  politica  e  alla  mo- 
rale dai  demagoghi  e  dai  sofisti.  Essi  intessevano 
i  discorsi  con  paragoni  dall'  Iliade  ed  esempi  dall'  O- 
dissea,  perchè  una  parte  della  venerazione  popolare 
di  quei  versi  si  riversasse  sui  loro  argomenti  e 
sulle  loro  persone.  Quei  versi  fra  la  loro  prosa  ren- 
devan  più  familiare  il  discorso,  e  facevan  parteci- 
pare i  ragionamenti  della  loro  santità.  Bisognava 
a  quei  tempi  sapere  Omero  a  memoria,  ma  più  an- 
cora saperlo  tirar  fuori  a  proposito,  e  piegarlo  a 
tutti  i  bisogni.  Ogni  paese  ha  avuto  il  suo  omerismo  ; 
Dante  per  gli  Italiani,  Shakespeare  per  gli  Inglesi  e 
Schiller  per  i  tedeschi,  sono  quel  che  era  Omero  pei 
Greci.  Tutti  tendono  a  farseli  propri,  ad  averli  alleati 
ed  antenati  ;  tutti  li  voglion  citare.  In  Italia  cosa  non 
è  stato  Dante  ?  perfino  patriotta  e  perfin  socialista. 
Uno  dei  metodi  di  usare  il  principio  di  autorità  è 
quello  della  rievocazione  di  personaggi  morti.  «  Cosa 
direbbe  Cristo  ?»  —  «  cosa  farebbe  Dante  ?»  — 
«  quale  sarebbe  la  indignazione  di  Mazzini  ?»  — 
«  ah  !  se  tornasse  Garibaldi  e  vedesse...  »  —  ;  tale 
metodo  è  veramente  comodo,  perchè  naturalmente 
il  personaggio  che    non   può    negare    o    protestare, 

-  76  - 


vi  serve  con  tutta  fedeltà.  Un  altro  metodo  pu- 
re impiegato,  ma  più  pedagogico,  è  il  paragone  : 
«  Non  cosi  avrebbe  uno  dei  martiri....  »  —  «  Il 
confronto  con  T  esempio  di  Savonarola  è  schiac- 
ciante   »  —   «  Usavano  i  guerrieri  antichi    come 

Epaminonda....  »   etc.  etc. 

Nella  persuasione  le  teorie  generali^  perdendo  il 
loro  solito  officio  di  strumento  di  conoscenza,  ser- 
vono molte  volte  a  captare  1'  assenso  dell'  ascolta- 
tore per  permettere  al  persuasore  1'  accesso  libero  a 
qualche  punto  particolare.  Esse  servono  a  prendere 
//  pia,  nel  quale  1'  ascoltatore  non  riesce  a  scorgere 
compreso  il  meno^  e  poi  con  sua  meraviglia  e  dis- 
petto, a  trarlo  fuori.  Esse  impongono  il  caso  generale 
che  appunto  per  la  sua  generalità  sembra  innocuo  e  ne 
deducono  poi  il  caso  particolare  che  interessa.  Per 
esempio  scelgo  quello  della  battaglia  in  favore  della 
teoria  «  l'arte  per  V  arte  »  ;  essa  non  è  stata,  in  ge- 
nerale, che  una  scusa  onorevole,  un  pretesto  teorico, 
una  veste  decente  per  scrivere  contro  la  morale  e  in 
favore  della  pornografia  ;  le  celebri  prefazioni  di  Ma- 
demoiselle de  Maupin  e  delle  Postuma  (quest'  ultima 
non  poco  eco  dell'  altra)  sono  seguite  appunto  da 
pagine  pornografiche.  Non  osandosi  sostenere  troppo 
apertamente  la  tesi  che  certi  poeti  veramente  senti- 
vano, che  r  arte  è  immorale,  si  è  detto  che  l'arte  è 
amorale  e  questo  ha  dato  il  permesso  di  non  farla 
mai  morale.  Cosi  le  teorie  generali  sono  pericolose  im- 
boscate in  cui  bisogna  guardarsi  dal  cadere  ;  e'  è  da 
pensarci  sopra  due  volte  prima  di  dichiararsi  con- 
vinti d' un  principio,  e  partigiani  d'un  idea  gene- 
rale. Quanti  accettano  a  parole  nella  vita  una 
infinità  di  idee  generali  ed  ignorano  quanto  li 
annoierebbe  il  darsi  la  pena  di  applicarle  rigo- 
rosamente  e   r  esaminarle    senza  scrupoli  fino  alle 

—  77  -- 


conseguenze  ultime.  Una  delle  necessità  della  vita  ò 
d'  esseri  poco  profondi  in  logica  e  molto  superfi- 
ciali rignardo  alle  nostre  cosi  dette  «  credenze  »  e 
ai  nostri  cosi  nominati  «  principi  ».  Nessuno  sa  di  por- 
tare in  sé  germi  infiniti  di  terribili  malattie  di  scru- 
polo e  di  bile  e  di  dolore  ;  una  delle  potenti  armi  del 
persuasore  può  esser  questa.  Essa  può  servire  sia  a 
fare  abbandonare  una  teoria  mostrandone  le  con- 
seguenze, sia  a  farla  accettare  con  lo  stesso  metodo 
di  previsione.  L'  uomo  diffi.cilmente  resiste  alla  pun- 
tura di  questo  pungolo  essendo  egli  molto  desi- 
deroso di  mostrarsi  coerente.  Non  tutti  hanno  il 
coraggio  e  il  cinismo  della  contradizione. 
Gli  esempi.  Gli  esempi  servono  alla    persuazione    nel    modo 

inverso  delle  teorie  generali  ;  soltanto  il  lavoro  sarà 
più  lungo.  Bisogna  fare  accettare  come  gradito,  imita- 
bile, bello  ecc.  un  esempio,  per  trarne  una  teorìa  dalla 
quale  possa  poi  scaturire  la  questione  particolare  di 
cui  si  tratta.  L'abilità  del  pensatore  consiste  nel  sapere 
scegliere  un  esempio  lontano  dalla  discussione,  che 
non  possa  suscitare  sospetti,  e  trarne  una  teoria 
che  pure  possibilmente  non  ecciti  diffidenza  e  per- 
metta una  facile  estrazione  o  applicazione  al  caso 
che  è  in  discussione.  La  metodica  delle  teorie  e  de- 
gli esempi  è  una  metodica  che  in  strategia  si  di- 
rebbe d'  «  avvolgimento  di  fianco  »  ;  è  un  «  girar 
la  posizione  ».  Era  questo  il  metodo  del  sofista 
Socrate  (come  lo  chiama  un  contemporaneo)  quando 
cominciava  a  fare  quelle  sue  questioncelle  insulse 
su  cose  da  nulla,  ben  lontane  in  apparenza  dall'og- 
getto della  discussione  ;  dalle  quali  poi,  per  via  di 
«  perciò  »  e  di  «  dunque  »,  di  interrogazioni  in- 
genue ed  abilmente  mascherate,  riesciva  a  trarre 
r  avversario  sul  terreno  dove  voleva,  avendogli 
.  fatto    accettare  come  buona  quell'  arma  inferiore  o 

-  78  - 


debole  che  gli  aveva  lui  stesso  fornito  per  vincerlo. 
Così  ci  appare  nei  dialoghi  di  Platone  ;  ma  è  da 
supporre  che  le  cose  non  dovessero  andar  sempre  co- 
si bene  come  il  discepolo  le  narra,  e  che  se  qualche 
altro  sofista  ci  avesse  lasciata  la  relazione  di  Gor- 
gia o  di  Protagora,  1'  esito  sarebbe  stato  favore- 
vole a  questi  due  maestri.  In  ogni  modo  è  da  te- 
nere conto  che  il  metodo  socratico  è  il  metodo 
della  furbizia  e  della  scaltrezza,  della  finta  inge- 
nuità e  della  ignoranza  mascherata,  in  contrasto  con 
quello  dell'  audacia  ciarlatanesca  di  un  Polo  o 
di  un  Prodico.  Non  sempre  i  ciarlatani  vincono  e 
spesso  un  contadinotto  rozzo,  ma  con  la  sua  furbi- 
zia mascherata  da  dichiarazioni  di  ignoranza,  riesce 
a  metterli  in  mezzo,  e  a  giuntarli  meglio  dei  truf- 
fatori di  mestiere. 

Si  tratta  qui  anche  della  attitudine  da  assu-  L'attitudine 
mere  discutendo  o  provando,  se  quella  arrogante 
violente,  impositoria,  o  quella  umile  e  bonaria.  La 
prima  è  più  suggestiva,  1'  altra  è  più  insinuante. 
Conviene  conoscere  i  momenti  e  le  persone  per 
scegliere  una  delle  due.  Ad  esse  corrisponde  pure 
un  altro  bivio,  quello  sul  contradire  apertamente  o 
r  accettare  fintamente.  Il  primo  alle  volte  riesce  me- 
glio, impone  la  propria  personalità  ;  altre  volte  ser- 
ve perchè  eccita  1'  avversario  e  lo  fa  sragionare  e 
sostenere  la  sua  tesi  più  radicalmente  di  quel  che  non 
gli  convenga,  esagerandone  cosi  i  difetti. 

Ma  con  le  persone  timide  è  bene  talora  avanzare 
le  obiezioni  in  persona  terza,  o  impersonalmente^  o 
sotto  il  nome  di  qualcheduno  conosciuto  per  essere 
un  patrocinatore  già  compromesso;  così:  «  ma  il 
tale  potrebbe  obiettare...  »  —  «  ma  si  potrebbe  os- 
servare... i>  —  «  e  chi  sa  che  lo  Spencer  non  avesse 
a  rispondere,.,  »    —   «  per  quanto  non  sia  di  questa 


—  79 


opinione,  pure  sì  troverebbe  chi  sosterrebbe..,  »  — 
etc.  etc.  Questo  modo  di  fare  insinua  più  abilmente 
il  dubbio,  toglie  ogni  odio  di  persona,  non  spa- 
venta troppo  il  nemico,  non  obbliga  a  compromis- 
sione e  lascia  sempre  libera  la  ritirata  :  —  «  Ah  !  ma 
io  non  sono  di  questo  parere...  »  —  «  Neanche  io 
penso  come  il  Newman  che...  »  etc. 
L' ironia.  ^^n  frasi  simili  si  può  introdurre  anche  V  ironia, 

uno  dei  più  acuti  e  sicuri  mezzi  di  convinzione.  Non 
tanto  per   convincere    direttamente   l' oggetto    del- 
l' ironia  (che  anzi  può  esasperare  e  assodare  di  più 
r  avversario)  quanto    gli    spettatori    ed    ascoltatori. 
Nella  storia  ironista  e  persuasore  han   fatto  spesso 
una    sola  cosa,  da  Luciano    a    Swift.    Chi  ha    dalla 
parte  sua  il  riso,  è  il  vincitore  ;   il    ridicolo   uccide 
più  di  mille  ragionamenti.  La  prima  cosa    che    bi- 
sogna accaparrarsi  è  il  partito  delle  persone  di  spi- 
rito ;  in  fin  dei  conti  è  più  lo    spirito    che    non   la 
ragione  che  governa  il  mondo.  Le  teorie  del    Deli- 
tzsch  eran  più  forti  di  quelle  del  Lassalle,  ma  T  e- 
breo  era  più  fine  del  tedesco  e  la  vinse.  L'  uomo  è 
un  essere  cosi  vilmente  sociale    che    ciò    che    teme 
sopratutto    è  lo  scherno  del  gregge,  perciò  il    per- 
suasore dovrà  fare  in  modo  di  prendere  il  lato  che 
si  presta  meglio  a  deridere  1'  avversario.  La  vecchia 
retorica  insegnava  le  frasi  di  indignazione,  ma  non 
sapeva  che  un  umorista  fa  più  d'  un   profeta  ?    che 
importa  se  lo  spirito  è  poco    duraturo,    e    dei    sali 
deir  antichità  ve  ne  sono  cosi  pochi  che  ci  acconten- 
tino, e  che  delle  burle  medioevali  così  poche  ci  piaccia- 
no, cosa  importa?  vincere  con  un  calembour  o  vincere 
con  un  sorile  è  la  stessa  cosa,  purché  si  vinca;  e  vince- 
re nel  primo  modo  ha  qualcosa  di  leggero  e  leggia- 
dro più  simpatico  e  meno  grave  dell'altro.  Né  bisogna 
poi  gridar  troppo  contro  la   superficialilà   dell'  iro- 

—  80  — 


nia,  che  anche  come  processo  conoscitivo  non  è  cat- 
tivo, ed  è  come  la  prova  cruciale  di  certe  teorie, 
giacché  col  farne  la  esagerazione  ne  fa  risultare 
meglio  i  difetti,  e  indica  ai  combattenti  più  seri,  ma 
meno  arguti  e  acuti,  i  lati  deboli  da  colpire.  Ma  non 
più  in  là  si  estende  1'  ironia  ;  suo  dominio  persuasivo 
è  nella  critica,  nella  distruzione,  nell'  assalto.  Quando 
però  si  tratti  di  costruire  e  di  rinnovare,  allora  la 
fede,  il  calore  personale,  .1'  azione,  V  entusiasmo,  le 
grandi  frasi  che  ne  tengono  il  posto,  sono  assai  mi- 
gliori coeficienti  di  persuasione. 

Qui  è  il  posto  adatto  per  una  interessante  que-  Persuasori 
stione  :  è  migliore  persuasore  di  un'  idea  quello  che  convìnti  e  per- 
la sostiene  per  interesse  o  quello  che  la  sostiene  per  ^"^^^'"'  'P^^"  ^' 
arte  ?  A  prima  vista  pare  che  sia  quest'ultimo,  e  lo  è 
certamente  per  quanto  riguarda  la  parte  meccanica 
della  persuasione.  Infatti  chi  non  ha  fede  cieca  sarà 
abbastanza  abile  da  nascondere  quei  difetti  che  le  sue 
idee  possono  avere,  e  da  portare  i  suoi  sforzi  e  la 
attenzione  degli  ascoltatori  sopratutto  sulle  parti 
migliori.  Se  v'  è  qualcosa  che  possa  urtare  i  gusti  e 
le  abitudini  di  chi  vuol  convincere,  non  insisterà, 
sorvolerà,  accennerà  appena  ;  mentre  quando  capirà 
che  qualche  lato  piace,  subito  lo  svilupperà  con  ar- 
dore. Preoccupato  più  di  fare  accettare  le  sue 
idee  che  innamorato  delle  idee  stesse,  avendo 
in  mente  piuttosto  gli  effetti  pratici  che  la  verità 
loro,  volendo  sfruttarle  più  che  propagarle,  il  pen- 
satore non  convinto,  1'  apostolo  falso,  1'  oratore  di 
mestiere  sarà  più  abile,  più  scaltro,  più  sicuro  della 
meccanica  della  convinzione,  adoprerà  gli  argomenti 
a  tempo,  non  appoggerà  troppo  sui  lati  antipatici 
e  saprà,  di  quando  in  quando,  correggere  le  teorie 
troppo  radicali  e  i  fatti  un  poco  contrari,  facendo 
dei  compromessi  con  le  coscienze  e  degli    accomo- 


—  »i  — 


damentì  con  la  realtà.  Coloro  invece  che  han  fede 
ed  entusiasmo  cieco,  gli  apostoli  nati,  non  compren- 
dono, disprezzano  e  quando  lo  scorgono  insultano 
r  altro  tipo  di  persuasore  ;  essi  vogliono  fare  cam- 
minare le  loro  idee  tutte  intere  e  complete,  quali 
sono,  senza  sottintesi  e  senza  sotterfugi,  dando  e- 
guale  importanza  a  tutti  i  loro  lati  e  a  tutte  le  loro 
applicazioni,  malgrado  che  in  pratica  il  sistema  si 
mostri  sfavorevole  ;  essi  preferiscono  non  fare  nulla 
al  fare  a  mezzo,  e  rifiutano  di  smorzare  le  loro  e- 
spressioni  e  di  togliere  qualche  frase  secondaria  ai 
loro  programmi,  anche  quando  da  questo  possa  di- 
pendere la  vittoria  reale  delle  loro  idee  ;  Mazzini  è 
stato  uno  dei  tipi  di  questo  genere  ;  i  nostri  politi- 
canti d'  ogni  specie  sono  i  tipi  del  primo. 

Molti  episodi  storici  impersonano  queste  distin- 
Tutto  0  nulla  ^ioni,  che  ricordano  la  frase  di  Enrico  IV  :  «  Pa- 
rigi vai  bene  una  messa  »  —  e  V  «  Aut  sint  ut 
sunt,  aut  7ion  sint  »  dei  Gesuiti,  i  quali  ultimi,  caso 
strano,  sono  invece  conosciuti  e  leggendari  per  gli 
accomodamenti  e  per  i  sotterfugi  inventati  a  fine 
d'  ottenere  1'  arrosto  delle  cose,  lasciandone  il  fumo. 
Intanto  è  da  notare  che  1'  attitudine  Dantesca  — 
per  opporla  a  quella  Machiavellica  degli  accomoda- 
menti —  ha  pure  il  suo  giovamento  ;  ed  è  che  gli 
apostoli  radicali  riescono  meglio  a  trasmettere  la 
fede;  faranno  meno  discepoli,  ma  saranno  più  saldi 
degli  altri  ;  diffonderanno  un  minor  numero  di  idee, 
ma  quelle  saran  meglio  radicate.  Non  solo  :  discepoli 
e  idee  generate  avranno  un  midollo  più  solido  e  più 
vivace  ;  i  primi  non  si  lasceranno  facilmente  abbat- 
tere dalle  contrarietà,  né  disperdere  dalle  persecu- 
zioni, ne  corrompere  dagli  avversari  ;  le  altre  go- 
dranno d'  una  felice  separazione  da  tutte  le  con- 
generi, non  sarà  possibile    il  mescolarle    e    il    con- 


—  iJ3  — 


fonderle  ;  agli  unì  e  alle  altre  sarà  passata  in  ere- 
dità qualcosa  della  individualità  del  maestro.  E  per- 
chè ?  perchè  con  tutta  la  loro  inabilità  dialettica 
la  suggestione  degli  apostoli  convinti  è  meiggiore 
di  quella  degli  ipocriti.  Essi  non  operano  tanto  con 
la  parola,  quanto  con  la  persona.  Le  loro  idee  vanno 
sotto  la  protezione  delle  loro  azioni,  della  loro  fa- 
ma, dei  loro  aneddoti^  delle  loro  leggende  ;  convin- 
cono più  col  farsi  vedere  che  col  farsi  sentire  ;  uno 
sguardo  loro  può  più  d'  una  frase.  Quel  non  so  che 
che  si  sprigiona  dal  loro  essere  intimo,  che  li  fa 
come  trasudare  la  fede,  è  ciò  che  vince  e  commuove 
più  di  tutte  le  abilità  dell'  artista  e  del  tecnico  per- 
suasivo. Spesse  volte,  anzi,  si  può  dire  quasi  sem- 
pre, le  qualità  intellettuali  sono  maggiori  negli  a- 
postoli  di  mestiere,  ipocriti  o  dilettanti  ;  i  propagandi- 
sti più  efficaci  delle  religioni,  cioè  quelli  dotati  del 
dono  della  persuasività,  sono  più  che  dozzinali  ra- 
gionatori, e  più  che  mediocri  eruditi.  Come  questa 
separazione  dell'  intelligenza  dal  potere  di  azione 
sugli  uomini  confermi  il  fondamento  dell'arte  per- 
suasiva,  è  facile  vedere. 

Tornando  all'  ironia  si  può  notare  come  una  La  caricatura 
sua  sottospecie  persuasiva  la  caricatura,  la  quale 
non  è  spesso  che  un  mezzo  efficace  di  persuasione, 
tanto  che  taluno  ha  voluto  trovare  1'  essenza  della 
caricatura  in  un  atto  morale,  cioè  in  un'  azione 
persuasiva.  Essa  serve  a  combattere  una  teoria  col 
mostrarne  1'  esagerazione,  o  col  metterne  in  ridicolo 
i  sostenitori.  La  caricatura  ha  dunque  anche  un  uf- 
ficio conoscitivo  ;  cosa  s(»no  molte  caricature,  se 
non  seri  esempi  di  teorie?  o  sue  esagerazio7iif  è 
perciò  di  grande  utilità  conoscitiva,  mostrando  certi 
caratteri  in  modo  più  chiaro  che  con  la  semplice 
esposizione  astratta.  Inoltre  è  uno  spediente  per  fare 

-  83  - 


ag"ìre  quel  metodo  del  futuro  dì  cui  abbiamo  dì- 
scorso,  giacche  sujTfjTfcrisce  a  chi  la  vede  dei  ragio- 
namenti basati  sul  futuro:  «  Sarebbe  come  se...  » 
—  «  Se  esistesse...  »  —  «  Accadrà  che...  ».  Un 
eccellente  esempio  di  ciò  sono  state  le  caricature 
della  teoria  evoluzionista  quand'era  di  moda.  Ma 
più  di  tutto  la  caricatura  è  stata  adoprata  per  coin- 
volgere nelle  teorie  gli  individui  che  le  sostengono. 
Difficilmente  l'uomo  comune  (che  ha  un  senso  ter- 
restre più  forte  di  tutti  gli  abstracteurs  de  quiiites- 
sances)  può  scompagnare  l' idea  dal  suo  apostolo. 
Poco  o  tanto  egli  ne  sembra  il  padre,  e  la  teoria 
dell'  eredità  è  più  comunemente  ammessa  per  le 
idee  che  per  gli  uomini.  Le  idee  oneste  d'  un  mal- 
fattore puzzano  di  tranello;  e  l'idea  della  separa- 
zione fra  r  uomo  pratico  e  1'  uomo  teorico  ripugna 
ai  più.  Perciò  fa  più  male  al  socialismo  un  compagno 
ladro  che  cento  volumi  di  polemica  seria  ;  e  quando 
siete  ridotti  all'  estremità  riescirete  a  sopraffare  un 
avv^ersario  dicendo  che  ha  ucciso  suo  padre  :  nessu- 
no gli  crederà  più.  La  morale  è  per  il  popolo  la 
bilancia,  con  la  quale  pesa  le  idee  che  non  può  va- 
lutare. 
Argomenti  ad  qjj    argomenti  debbon  esser    sempre    personali. 

homineni        t»*  ^     ^  ^^^j-j-  .^^ 

L  importante    non  e  tanto  di  dire  :   «  ciò  e  contra- 

dittorio  »  —  ma  :  «  tu  ti  contraddici  » .  Di  qui 
due  grandi  abilità  nel  discutere  :  quella  di  trarre 
sempre  dalle  idee  generali  l' applicazione  odiosa 
per  r  avversario,  e  dai  casi  particolari  1'  idea  gene- 
rale favorevole  per  sé. 

Altre  regole  da  osservare  sono  le  seguenti.  Bi- 
sogna chiedere  più  per  prendere  meno  ;  tener  conto 
che  v'  è  sempre  una  perdita,  come  e'  è  fra  le  calo- 
rie del  carbone  e  i  cavalli-forza  forniti  da  una  mac- 
china;   rammentarsi  di  fare  come  i  negozianti  che 

-  84  - 


aspettano  un  cliente  solito  a  mercanteggiare  ;  calco- 
lare che  gli  uomini  sono  pigri  lenti  incapaci  d'  af- 
ferrare subito  le  idee,  non  troppo  disposti  a  credere 
e  a  perdere.  Perciò  giova  V  esagerazione  ;  giova  dire  ^'  esagerazione 
sempre  invece  di  spesso,  mai  invece  di  qualche  volta, 
mille  volte  per  una  diecina,  ma  con  1'  avvertenza  di 
sapersi  fortificare  contro  una  più  o  meno  proba- 
bile smentita  osservando  che  sono  questi  modi  di 
dire,  che  non  vanno  presi  alla  lettera,  e  che  mille 
volte  per  molte  volte,  U  altro  giorno  per  tempo  fa, 
il  più  brutto  paese  del  mondo  per  un  paese  molto 
brutto,  sono  modi  avverbiali  e  iperbolici  di  dire, 
su  cui  tutti  sono  soliti  fare  la  tara  senza  taccagne- 
ria e  pedanteria.  L'  uso  di  queste  frasi  o  quote 
imprecise,  molto  vaghe  e  dilatabili  a  volontà  e  sti- 
racchiabili  secondo  i  più  vari  bisogni,  rende  grandi 
servizi,  permettendo,  se  il  futuro  contraddice,  o  un'in- 
dagine più  acuta  precisa  meglio,  di  sfuggire  alla 
contradizione. 

Bisogna  sapere  usare  delle  assunzioni  tacite  (come 
le  chiama  Gian  Falco)  cioè  di  quelle  ammissioni  di 
fatti,  giudizi,  eguaglianze,  valori  e  così  via,  su  cui 
si  fonda  tutto  un  ragionamento,  senza  che  mai  fac- 
ciano la  loro  apparizione.  Perciò  appunto,  perchè  Assunzioni 
non    facendosi    vedere  non    prestano  il  loro    fianco  ^^^^ 

alle  critiche,  sono  utilissime.  Esse  scaricano  la  loro 
conclusione  ccme  batterìe  nascoste  prima  che  il  ne- 
mico si  accorga  che  ci  sono.  Come  esempio  posson 
valere  questi  :  «  Un  autore  tedesco  e  quindi  pe- 
sante... »  —  «  Un  inglese  e  quindi  uomo  pratico...  » 
-  -  In  queste  frasi  sono  sottintesi  i  giudizi  che  : 
«  ogni  tedesco  è  un  uomo  pesante  »  — -  «  in  ge- 
nerale tutti  gli  inglesi  sono  pratici  ».  In  tutte  le 
conversazioni,  ma  spessissimo  anche  nei  libri  e  quasi 
sempre  nella  vita  noi  partiamo  da  assunzioni  tacite, 

-  85  --- 


che  richiamano  poi  pregiudizi,  associazioni  personali, 
hioghi  comuni  ecc.  e  che  hanno  tutte  quante  il  ca 
ratiere  di  quelle  frasi  sopra  descritte. 
Uso  del  Bisogna  sapere  usare  di  certi  mezzi  più  nascosti 

sospetto  p^j.  convincere  alcuni  che  sono  paurosi  ;  e  uno  dei 
migliori  è  il  sospetto.  Insinuare  il  dubbio  con  dei' 
ma,  dei  se,  dei  forse,  dei  potrebbe  darsi,  dei  chi  lo  sa, 
è  molto  più  diplomatico  del  prendere  le  cose  di  fronte 
per  le  corna.  Ma  un  uso  meno  noto  del  sospetto 
è  quello  per  generare  V azione  in  una  persona; 
ma  questo  con  le  forme  precisamente  di  chi  scon- 
siglia, di  chi  fa  vedere  difficoltà,  di  chi  non  crede 
e  di  chi  sfida  ;  dire  a  un  birbante  che  non  sarebbe  ca- 
pace di  rubare  in  una  certa  casa  nota  per  la  sua 
sicurezza  notturna,  dire  a  un  facchino  che  non  rie- 
scircbbe  a  prendere  a  pugni  un  certo  uomo  forte, 
non  sono  che  degli  abili  inviti  a  commettere  quelle 
azioni  cui  quelle  persone  non  avrebbero  mai  pen- 
sato. Il  sospetto  ingiusto  è  spesso  in  mano  delle 
persone  morali,  amanti  delle  paternali  e  desiderose 
di  dare  consigli,  una  delle  più  pericolose  generatrici 
di  mali  che  si  conosca  ;  e  non  a  torto  certo  alcuni 
preti  che  mostravano  al  confessionale  una  troppo 
profonda  familiarità  con  i  casuisti,  sono  stati  accu- 
sati di  esser  cagione  appunto  di  peccati  che  avreb- 
bero voluto  fare  evitare.  Molto  spesso  il  catalogo 
dei  vizi  non  è  che  una  lezione  di  vizi  ignoti,  e  i 
meglio  intenzionati  raccontini  morali  degli  eccita- 
menti a  delinquere. 
Excusatio  Al  sospetto  generatore,  corrisponde  uno  dei  più 

notori  difetti  da  evitare  quando  ci  si  difende  contro 
qualche  accusa,  e  cioè  il  prevenire  l' accusatore 
rispondendo  a  un'  accusa,  non  ancora  pronunziata, 
e  che  viene  quindi  resa  più  valida  dal  nostro  con- 
fessato timore. 


86  — 


non 
petita 


Bisogna  parlare  sempre  in  modo  da  legare  V  i- 
dea  di  cui  si  vuole  convincere  alcuno  col  maggior 
numero  di  associazioni  mentali  per  renderla  fami- 
gliare, e  col  maggior  numero  di  associazioni  men- 
tali gradevoli  per  renderla  simpatica.  L'  arte  lette- 
raria, i  racconti,  le  parabole,  ecc.  giovano  molto  a 
ciò.  Sono  noti  gli  effetti  di  certa  letteratura  a  tesi, 
come  della  Capanna  dello  zio  Tom  in  favore  dell'a- 
bolizione della  schiavitù  in  America,  o  dei  Masna- 
dieri q\\q  spinsero  parecchi  giovani  del  loro  tempo  alla 
vita  dei  boschi  e  al  dilettantismo  del  ladroneccio  ; 
la  Àlanon  Lescaiit  ha  fatto  più  per  il  sentimentali- 
smo femminista  e  per  l'idea  del  riscatto  delle  me- 
retrici con  r  amore,  che  tutti  i  trattati  e  gli  opu- 
scoli del  mondo  ;  così  Robinson  Crosue,  per  quanto 
ora  caduto  in  mano  dei  ragazzi,  è  stato  un  libro  di 
edificazione  assai  potente.  Si  spinge  meglio  a  un'a- 
zione con  r  immagine  viva  di  quella,  che  con  la 
sua  descrizione  astratta;  1'  arte  è  un  succedaneo  del- 
l' esempio,  e  chi  non  può  predicare  con  1'  opera  fa- 
rà bene  a  predicare  con  l' immagine.  La  letteratura 
è  pure  un'  arma  potente  per  la  sua  apparenza  inge- 
nua e  scherzosa  e  talora  chiassosa  ;  un  romanzo 
non  spaventa  come  una  predica,  anche  se  contiene 
le  stesse  cose.  Si  può  paragonare  la  letteratura  mol- 
to spesso  ai  giochi,  che,  negli  animali  e  anche  nel 
fanciullo,  servono,  a  detta  degli  psicologi,  come  av- 
viamento ed  educazione  di  molte  realtà  assai  impor- 
tanti nella  vita,  quali  per  gli  animali  da  caccia  è 
il  procacciarsi  del  cibo  o  spaventtire  i  nemici,  per  gli 
uomini  la  guerra,  l'amore,  le  usanze  sociali,  il  culto 
religioso.  Un  cucciolo  che  corre  dietro  a  un  fazzo- 
letto si  prepara  a  prendere  le  lepri,  e  due  ragazzi 
che  con  uno  stecco  legato  alla  cintura  galoppano 
gravemente  sopra  una  scopa,  si  preparano    ad    uc- 

-  87  - 


Uso  della 
letteratura. 


cidere  dei  nemici.  Così  i  romanzi  sono  spesso  le 
graìidi  manovre  della  vita,  le  riviste  generali  delle 
nostre  forze,  e  le  prove  delle  nostre  azioni.  Il  ro- 
manzo è  un  grande  suggeritore  ;  se  dite  a  uno  che 
il  delitto  è  r  unico  modo  per  giungere  alla  potenza 
e  alla  ricchezza,  non  farete  nulla,  perchè  T  idea  co- 
sì cruda  non  sarà  digeribile  dalla  sua  educazione 
troppo  tenera;  ma  se  lo  suggerirete  per  mezzo  di 
novelle  la  vittoria  sarà  più  facile.  Anche  la  poesia 
dunque  può  essere  considerata  come  un  mezzo  di 
persuasione,  e  così  tutte  le  arti\  queste  poi  anche 
in  un  altro  modo,  e  senso.  Le  statue,  le  architetture, 

Uso  dell'arte  le  pitture  tendono  a  suggestionare  l'individuo  fa- 
cendoli credere  che  ciò  che  ammira  come  bello,  egli 
debba  anche  praticamente  riverire  ed  obbedire. 
Esse  fanno  passare  dal  godimento  estetico  al  sen- 
timento morale  di  dipendenza  verso  i  concetti,  le  per- 
sone, le  cose  che  rivestono  la  forma  estetico.  Cosi  un 
governo  è  grande  perchè  costruisce  un  bel  palazzo  ;  ci 
si  inginocchia  davanti  al  Cristo  perchè  la  cerimonia 
è  suntuosa;  sì  perdona  un  delitto  a  Elisabetta  per- 
chè ha  protetto  le  arti  ;  e  cosi  via.  C  è  una  mistura 
dell'  uso  dell'  autorità^  e  di  quello  del  sofisma^  este- 
tico. Fra  i  modi  più  comodi  per  far  passare  certe 
idee  o  certi  suggerimenti  d'  azione  sotto  veste  arti- 
stica, il  teatro  è  il  più  adatto,  come  V  arte  meno 
pura,  più  ricca  d' elementi  e  d' infiltrazioni  sociali, 
comoda  per  i  suoi  effetti  di  luce  e  per  la  sua  ric- 
chezza di  realtà  che  permette  un  minore  dispendio 
di  fantasia  allo  spettatore. 

Bisogna,  alle  volte,  sapere  chiedere  meno  invece 

Chiedere  meno  (ji  chiedere  più,  purché  il  meno  chiesto  sia  tale 
da  potere  far  compromettere  ed  obbligare  in  segui- 
to al  più.  Occorre  far  muovere  un  primo  passo,  e 
non  chiedere  nuli'  altro,  quando  il  primo  passo  ba- 

—  88  — 


sti  per  far  perdere  V  equilibrio  e  per  trascinare  agli 
altri.  E'  il  metodo  della  compromissione. 

Come  vedremo  dopo,  la  persuasione  consiste  in 
sostanza  in  una  suggestione.  Fra  i  metodi  di  persua- 
sione suggestionativi  c'è  quello  di  prepararsi  un  am- 
biente favorevole  mediante  una  diffusione  di  celebri- 
tà. Si  può  spargere  davanti  a  sé  la  fama  di  saper 
tutto  e  di  tutto,  d'  avere  studiato  tutto  lo  scibile  e 
conosciuto  tutti  gli  uomini  illustri,  d'  aver  ricevuto 
gli  omaggi  delle  folle  di  altri  paesi,  i  diplomi  di 
molte  università,  le  lodi  degli  eruditi,  le  simpatie 
degli  scienziati  e  cosi  via.  E'  l' organizzazione  della 
reclame  scientifica.  Non  la  sdegnano  ora,  tanto  è 
potente,  neppure  le  riviste  più  serie,  e  i  libri  più 
accademici.  Tutti  cercano  e  vogliono  1'  appoggio  be- 
nevolente e  il  battesimo  delle  autorità  più  varie,  da 
quella  di  un  pubblico  da  conferenze  a  quella  di  una 
recensione  pagata,  da  quella  di  una  giunta  di  scien- 
ziati a  quella  d'  un  amico  giornalista.  L' importante 
è  di  avere  delle  autorità  da  gettare  addosso  al  pub- 
blico, accecarlo  e  carpirne  il  consenso.  I  sofisti  greci 
venivan  così  nelle  città  nuove  preceduti  da  grande 
fama  e  da  grandi  promesse  ;  dicevano  che  la  loro  arte 
era  la  massima  e  la  più  potente,  capace  di  fare  e 
di  disfare  in  tutti  i  luoghi  dove  fosse  in  gioco  la 
persuasione  delle  maggioranze,  nei  tribunali,  nei 
comizi,  nelle  assemblee,  nei  senati  e  così  via.  I 
ciarlatani  delle  piazze  pubbliche  non  fanno  in  mo- 
do diverso,  e  le  réclames  di  quarta  pagina  annun- 
ziano la  «  vendita  colossale  »  il  «  grande  succes- 
so »  e  si  forniscono  di  «  certificati  »  e  di  «  atte- 
stati ».  Un  ambiente  inoculato  della  fama  del  vo- 
stro sapere  e  perv^aso  dalla  notizia  di  vostri  altri 
successi,  siate  poi  un  medico  o  un  politico,  un  pit- 
tore o  un  musicista,  sarà  già  preparato  a  fare    co- 

-  89  - 


La  diffusione 
di  celebrità. 


Manuale 

di 

Ciarlataneria 


me  gli  altri,  ed  avrà  gi.i  lo  vie    della   persuasione 
pronte  ad  accogliere  i  vostri  argomenti. 

Per  completare  V  illusione  sarà  utile  in  molti 
casi  che  abbiate  se  non  la  realtà  almeno  l' appa- 
renza della  coltura.  La  fabbrica  della  coltura  po- 
trebbe fornire  i  materiali  per  scrivere  un  apposito 
Manuale  della  Ciarlatayieria  Scie^itifica  e  Letteraria 
Scientifico  -  Let-  P^^  '^^^  piccola  parte  del  quale  potrebbero  offrire 
teraria.  documenti  interessantissimi  i  giornalisti,  se  descrì- 
vessero la  loro  vita  e  i  loro  mezzi  per  fabbricare 
e  improvvisare  il  sapere,  e  dargli  la  patina  della 
serietà  e  lo  splendore  della  novità.  Obbligati  ad 
essere  politici  ed  agronomi,  storici  e  filosofi,  biolo- 
gi ed  ingegneri  ;  costretti  a  servirsi  di  tutta  la  scien- 
za dei  manuali,  delle  notizie  delle  enciclopedie,  dei 
documenti  di  terza  mano,  delle  nozioni  dei  com- 
pendi; schiavi  del  fatto  quotidiano  e  della  moda 
settimanale  ;  limitati  da  certe  necessità  di  spazio  e 
da  certe  ingerenze  d^  azionisti  o  di  protettori  ;  do- 
vendo dilagare  su  certi  punti  e  ripeterne  certi  al- 
tri ;  stretti  dal  tempo,  senza  potere  ponderare,  sen- 
za poter  ruminare,  senza  potere  limare  ;  pagati  per 
avere  del  genio  ad  ore  fìsse,  coltura  per  ogni  oc- 
casione, aggettivi  e  verbi  entro  un  numero  deter- 
minato di  righe  ;  abituati  a  dovere  tagliare  gli  ar- 
ticoli, o  a  doverli  prolungare  più  del  necessario  ; 
con  tutti  questi  impedimenti,  e  appunto  per  questi 
impedimenti,  la  loro  opera  rappresenta  il  massimo 
sforzo  della  sofistica,  la  più  sublime  resistenza  a 
ciò  che  può  corrodere,  far  marcire  e  frantumare 
r  organizzazione  più  solida  di  sapere  e  l' ingegno 
più  acuto.  Chi  si  diletta  a  raccogliere  gli  strafal- 
cioni, a  enumerare  le  sciocchezze,  a  fare  paralleli 
di  contradizioni  nell'  opera  d' un  giornalista,  do- 
vrebbe sapere  che,  date  le  condizioni    in    cui  ordi- 


1   Giornalisti. 


—  90  - 


i  libri 
di  cui  parlate 


nanamente  egli  deve  scrìvere,  sarebbe  più  intelli- 
gente il  raccogliere  e  il  meravigliarsi  delle  date  e- 
satte,  dei  fatti  veri,  delle  massime  non  cretine,  delle 
trovate  ingegnose  che  si  possono  trovare  nei  suoi 
articoli. 

Ad  un  Manuale  della  ciarlataneria  intellet-  ^^"  leggete 
tuale  si  potrebbero  perfino  permettere  dei  prin- 
cipi giustificativi,  come  questo,  quasi  evidente  di 
per  sé,  e  base  fondamentale  per  ogni  discussione, 
recensione  ed  articolo  :  Val  più  quel  che  dice  tona 
persona  d' ingegno  sopra  tm  sol  libro  che  non  ha 
letto,  di  qttel  che  dice  un  cretino  sopra  dieci  libri 
che  ha  letto  coscienziosamente.  Parlare  dei  libri  dopo 
averli  letti  è  perlomeno  da  ingenui  quando  non  è 
da  sciocchi.  E'  davvero  coscienza  fuor  di  posto, 
scrupolo  male  speso,  fatica  da  puritano  tradiziona- 
le. Si  potrebbe  perfino  dire  e  sostenere  che  il  leg- 
gere il  libro  è  un  impedimento  anziché  un  aiuto  a 
parlarne  bene.  Le  più  belle  idee  possono  essere  infatti 
messe  in  fuga  da  una  cattiva  lettura,  e  le  più  spen- 
dide  immaginazioni  trovarsi  troppo  ristrette  dopo 
aver  veduti  i  cancelli  della  loro  dimora.  Un  libro 
che  da  lontano  e  per  sentito  dire  suscita  molti 
affetti  e  molti  pensieri,  da  vicino  appare  meschino 
e  sciocco.  La  realtà,  anche  in  fatto  di  libri,  è  me- 
no bella  del  sogno.  Le  recensioni  dei  libri  non  let- 
ti son  quindi  più  facilmente  le  recensioni  del  libro 
ideale  ;  non  conoscendo  il  libro-vero,  si  parla  del 
libro-sogno,  del  libro-desiderio,  del  libro-bisogno,  e 
ognuno  sa  quali  delicati  pittori  siano  i  sogni  e  i 
desideri  e  i  bisogni.  La  lettura  di  un  libro  è  inol- 
tre dannosa  quando  uccide  tutti  quei  pregiudizi, 
preconcetti,  idee  generali,  ipotesi,  che  si  erano  for- 
mate sul  suo  conto.  Sono  queste  cose  necessarissi- 
me per  formare  1'  ossatura  del  discorso,  la  cui  pol- 

—  91  — 


pa  vìen  poi  fornita  dai  fatti  del  libro,  ma  che  ap- 
punto per  questo  sono  i  meno  importanti,  giacché 
i  fatti  possono  cambiare,  mentre  1'  ossatura  resta, 
e  le  stesse  cose  importanti  che  si  possono  dire  d'un 
libro  si  possono  anche  dire  di  un  altro.  Confronta- 
te le  recensioni  di  un  uomo  di  ingegno  artistico 
come  era  il  France  (La  Vie  Littéraire)  e  vedrete 
come  si  possano  leggere  anche  dopo  che  il  libro 
è  passato  ;  esse  resteranno  quando  nessuno  parlerà 
più  di  Feuillet  e  di  Zola.  Ciò  che  il  France  dice 
del  libro  è  nulla  a  petto  di  quello  che  dice  col  pre- 
testo del  libro.  Perciò  il  titolo  che  ha  un  libro  di 
questo  genere  di  A.  Gide  (Prétextes)  è  il  più  esatto 
e  il  più  laudativo  ed  orgoglioso.  Ma  questo  meto- 
do individuale  che  consiste  nel  riprendere  il  sogget- 
te recensioni  ^^  ^^j  libro  o  le  cose  che  vi  stanno  attorno,  o  l'au- 
tore che  r  ha  scritto  o  le  memorie  personali,  facen- 
do molte  disgressioni  e  molte  punte  fuori  del  pre- 
ciso e  limitato  soggetto,  ha  l' inconveniente  di  non 
essere  adatto  che  a  chi  abbia  realmente  qualche 
cosa  da  dire,  senzazioni  da  narrare,  idee  da  esporre. 
Come  farebbe  con  questo  metodo  quella  massa  di 
persone  che  cerca  nel  libro  qualcosa  che  riempia 
il  suo  vuoto?  e  come  soffrirebbe  questo  sistema 
poco  economico  che  costringe  a  leggere  oltre  la 
recensione  anche  il  libro  e  invece  di  togliere  una 
fatica  la  raddoppia  ?  Perchè  la  recensione  nella  sua 
purità  scientifica  rappresenta  uno  sforzo  economico 
della  mente,  e  il  trasformarla  in  opera  originale  è 
distruggere  la  sua  fondamentale  utilità.  Sarebbe  co- 
me se  un  estratto  di  carne  costasse  più  caro  e  fos- 
se meno  digeribile  della  carne  !  Inoltre  una  recen- 
sione originale  affatica.  Per  i  più  il  parlare  di  libri 
o  di  persone  o  di  cose,  deve  esser  fatto  senza  dire 
nulla  di  nuovo,  e  con  la  minima  spesa  di    fatica  e 

—  92  — 


di  tempo,  usando  quei  clichcs  che  ogni  lettore  di  rivi- 
sta «  per  bene  »  conosce  :  quali  «  la  lacuna  colma- 
ta »  ecc.  Allora,  nel  maggior  numero  dei  casi^  en- 
tra in  gioco  r  arte  di  far  credere  d'  aver  letto  i  li- 
bri, dove  la  conoscenza  di  un  indice,  d'  una  coper- 
tina, di  qualche  pagina,  —  o  quella  di  qualche  fat- 
terello della  vita  d' un  uomo,  sapientemente  am- 
pliata, condita,  diversificata  in  vari  toni  fa  credere 
ad  un'  ampia  conoscenza.  L' importante  è  d'  avere 
un  ingegno  mobile  svelto  e  sopratutto  in  possesso 
di  idee  generali  ;  per  mezzo  di  esse  —  sopratutto 
per  mezzo  delle  questioni  di  metodo  —  si  può  so- 
stenere qualunque  discussione  anche  su  fatti  par- 
ticolari. C  è  r  arte  di  saper  trarre  il  discorso  sul 
proprio  terreno,  che  si  conosce  bene,  e  dove  si  fa 
buona  figura  ;  ci  si  serve  a  ciò  di  pregiudiziali, 
questioni  di  metodo,  paragoni,  relazioni  e  così  via. 
Il  valore  dialettico  delle  idee  generali  si  mostra  ap- 
punto qui,  nella  loro  capacità  d' abbracciare  fatti 
lontanissimi  e  d'  ordine  diversissimo. 

Ma  per  ciò  è  necessario  organizzare  la  propria  Organizzare 
coltura,  sapere  economizzare  sulle  conoscenze,  aver-  la  coltura 
le  ben  scelte,  capaci  di  servire  in  molti  campi,  e 
sopratutto  d'  avere  le  conoscenze-chiavi,  quelle  che 
aprono  molti  campi  e  permettono  l'entrata  in  paesi 
stranieri  facilmente.  Due  o  tre  fatti  ben  sicuri,  un 
paio  di  conoscenze  molto  minute,  la  facilità  del  lin- 
guaggio tecnico,  posson  dar  1'  aria  d'  essere  un  uo- 
mo del  mestiere.  Per  passare  come  commerciante 
basterà  leggere  ogni  tanto  la  quarta  pagina  d'  un 
giornale,  scorrere  un  manualetto  di  corrispondenza 
e  tener  d' occhio  la  borsa  ;  ficcando  molti  termini 
come  «  piazza  »  «  ribasso  »  «  fornitura  »  «  per- 
centaggio  »  «  1'  articolo  »  nel  discorso,  non  è  punto 
difficile  farsi  prendere  per  un  commesso-viaggiatore. 


—  93 


Cosa  è 
r  erudizione 


Uso  degli 
specialisti 


Così  si  dica  per  fare  T  automobilista  ;  si  veda  T  e- 
sempio  del  buon  Morasso,  di  cui  si  racconta  che 
non  sia  montato  nemmeno  in  motocicletta  e  che 
stando  a  Venezia  (  !  )  scriveva  furibondi  articoli  con 
una  tale  ricchezza  di  termini  d'  automobilismo  che 
neppure  uno  chauffeur  sul  serio  ci  si  sarebbe  rac- 
capezzato. Come  per  i  mestieri  così  per  le  scienze 
e  per  le  arti.  Avendo  io,  si  può  far  la  figura  di  loo 
pure  di  saper  scegliere,  organizzare,  aver  metodo, 
economia,  ordine.  Sopratutto  in  fatto  d'  erudizione, 
la  quale  non  consiste  in  un  sapere  diretto,  quanto 
in  uno  indiretto,  non  già  nel  sapere  fatti  e  notizie 
ecc.,  ma  dove  si  posson  trovare.  L' erudizione  di- 
venta così  più  facile  a  possedersi;  non  occorre  aver 
fatto  tutti  i  viaggi,  ma  basta  avere  un  Baedeker 
sicuro  per  farli  con  facilità  tutte  le  volte  che  occorra. 
I  cataloghi  delle  macchine  da  scrivere  vi  possono 
mettere  in  condizione  di  poterne  sapere  quanto  e 
più  d'  un  vecchio  typeimtÌ72g.  L'  erudizione  è  tutta 
questione  di  indici,  repertori,  notiziari  ecc.  ecc.  Oc- 
corre aver  sottomano  facilmente  i  mezzi  di  ritrovo 
e  di  scoperta,  come  dizionari  di  lingue,  dizionari 
biografici,  biografie,  manuali  speciali,  enciclopedie 
generali  e  particolari,  libri  di  riassunti,  storie  ben 
fatte,  bibliografie.  Ma  sopratutto  quei  pazienti,  utili 
e  bastonati  animali  che  sono  gli  specialisti.  Costoro 
hanno  un  segreto  disprezzo  per  chi  non  è  della 
loro  vetrina;  vanno  quindi  avvicinati  con  finto  ri- 
spetto e  con  simulata  ammirazione  per  la  loro 
materia,  con  1'  aria  di  qualche  innamorato  neo- 
fita che  voglia  essere  iniziato  :  allora  questi  ani- 
mali che  sono  dotati  di  molto  amor  proprio  e  di 
una  venerazione  infinita  per  la  loro  vetrina,  non  si 
fanno  molto  pregare,  purché  interrogati  con  fiuto  e 
titillati    nel  loro    orgoglio  professionale,    a  cedervi 


—  94  — 


quei  loro  tesori  di  fatti,  di  citazioni,  di  esperienze 
e  cosi  via,  che  resterebbero  nella  loro  testa  e  nei 
loro  libri  materiale  inutile  se  non  venisse  qualche- 
duno  a  organizzarli  e  a  servirsene. 

A  questa  specie  di  estrazione  adulatrice  o  di  Caccia  alle 
flirto  cortigianesco  agli  specialisti,  si  può  aggiun- 
gere r  operazione  simile,  ma  ottenuta  con  la  vio- 
lenza della  contradizione  che  si  chiama  caccia  alle 
idee.  Gli  scrittori  liberali  hanno  lodato  la  libera  ed 
anche  fiera  discussione,  ma  da  un  punto  di  vista 
erroneo.  Pareva  a  loro,  e  a  molti  pare  anche  ora,  e 
lo  si  sente  ripetere  d'  ogni  lato,  che  da  essa  debba 
scaturire  la  verità  e  la  convinzione.  La  storia  però  mo- 
stra che  le  cose  vanno  assai  diversamente  da  quel  che 
pensa  questo  ottimismo  razionalista.  I  contradittori  re- 
stano ciascuno  al  loro  parere,  e  se  mai  riescono  a  con- 
vertire qualcuno  non  è  per  le  ragioni  che  quelli  han 
con  tanta  sapienza  esposto  e  con  tanto  animo  messe 
a  contrasto,  quanto  per  ragioni  personali  e  per  sug- 
gestioni difficili  a  spiegarsi  chiaramente.  La  contra- 
dizione invece  di  farci  cambiare  opinione,  serve  a 
confermarci  in  essa  ;  invece  di  sceverar  la  pula  dal 
grano  e  fare  escire  trionfante  il  vero,  essa  spinge 
il  nostro  amor  proprio  a  resistere  alle  imposizioni 
razionali  di  un'  altra  persona,  giacché  il  dichiararci 
convinto  sembrerebbe  un  atto  di  umiltà  e  di  soggez- 
zione,  più  che  un  omaggio  al  meccanismo  razionale. 
La  contradizione  però  ci  e  egualmente  utile,  ma  per 
altro  proposito  che  non  quello  per  cui  erroneamente  ^XxXxW  della 
la  vantano  gli  scrittori  liberali  ;  ci  è  utile  come  e-  contradizione 
sercizio  logico,  quale  ginnastica  intellettuale  che  ci 
giova  a  mantenere  l'intelligenza  in  uno  stato  di  salute 
pronta  per  le  lotte  ;  e  inoltre  per  i?npadro?tirci  delle 
idee  e  farcene  scoprire  di  nuove.  Per  mezzo  della 
contradizione  1'  avversario  è  costretto  a  scoprire  tutte 


95 


le  svke  batterie,  a  trovare  tutti  gli  argomenti  in  fa- 
vore della  sua  tesi,  ad  adoprare  tutti  gli  stratta- 
g'emmi  per  la  vittoria.  Noi  allora  li  conosciamo  e 
ce  ne  possiamo  servire  per  un*  altra  volta,  quando 
ci  piaccia  o  ci  tocchi  sostenere  la  tesi  contraria. 
D' altra  parte,  costretti  dalla  contradizione  siamo 
obbligati,  per  mantenerci  in  campo,  a  sfruttare  più 
che  possiamo  tutte  le  possibilità  di  difesa  e  di  of- 
fesa della  nostra  tesi,  e  a  trovare  raccogliere  ordi- 
nare tutte  le  ragioni  in  nostro  favore,  ed  anche,  ad 
inventarne  di  nuove.  La  necessità  come  sempre  è 
maestra  di  novità  ;  ed  anche  nel  mondo  delle  idee 
la  guerra  è  genitrice  di  tutte  le  cose,  come  inse- 
gnava Eraclito.  Di  qui  si  comprende  come  1'  uti- 
lità della  contradizione  aumenti  in  ragione  della 
stranezza  della  tesi  ;  e  come  i  paradossi  eccitino  ed 
esercitino  meglio  la  mente  dei  luoghi  comuni,  per 
quanto  talora  anche  questi  siano  così  denudati  di 
argomenti  che  il  difenderli  diventa  impresa  da  non 
piccoli  spiriti  e  da  più  che  abili  ragionatori. 


-  96  - 


SI  può  dire  ora  che  sappiamo  cosa  e  la  persua- 
sione, dopo  che  abbiamo  sfogliato  tutti  gli  artifizi, 
indagati  tutti  i  metodi,  enumerati  molti  esempi  e 
risolti  molti  problemi  ?  No.  Tutto  questo  libro  non 
vi  farà  nulla  se  non  siete  già  persuasori.  Dopo  a- 
ver  date  tante  regole  e  suggerito  tanti  espedienti, 
sono  costretto  a  ricordare  quante  volte  questi  me- 
todi erano  in  contrasto  e  questi  espedienti  si  con- 
traddicevano. 

I  sistemi  più  opposti  :  la  violenza  e  la  grazia,  la 
precisione  e  la  vaghezza,  1'  artificio  e  la  schiettezza,  11  dono  di 
il  calore  e  la  freddezza,  V  affermazione  e  la  prova,  persuadere 
servono  egualmente  a  persuadere,  secondo  i  tempi, 
i  luoghi,  le  persone,  gli  argomenti,  i  contradittori. 
Il  persuadere  resta  sempre  questione  di  tatto  e  di 
senso  speciale  :  è  il  dono  d'  una  certa  razza  di  per- 
sone. Si  nasce  persuasori,  comme  on  nait  rótisseurs, 
secondo  1'  Almanach  des  Gourmands.  Si  è  persua- 
sori nello  stesso  modo  che  i  marinai  prevedono  le 
tempeste,  i  colombi  ritrovano  la  direzione,  i  cani 
si    conoscono    all'  odore,    certi    uomini    scoprono    le 


97  - 


è  personale 


vene  d'  acqua  sotterranee  ;  sì  è  persuasori  come  sì 
è  pedagoghi,  politici,  mcneurs,  ììicdiums,  ipnotizza- 
tori, santi.  La  persuasione  procede  da  un  senso  par- 
ticolare che  né  libri,  né  letture  possono  far  nascere  ; 
r  istruzione  può  soltanto  farlo  sviluppare. 

Se  e'  è  qualcosa  che  si  allontana  dall'  intelligenza, 
é  la  persuasione.  Come  si  spiegherebbe  con  l' intel- 
ligenza r  efficacia  della  parola  negli  oratori  popo- 
lari ?  Se  vi  é  genere  spregevole,  basso,  effimero, 
infame,  volgare,  fatto  di  grosse  parole  senza  senso, 
di  luoghi  comuni  vuotati  d'  ogni  realtà,  di  astuziette 
ignobili,  di  cavilli  andati  a  male,  di  ripetizioni  inu- 
tili, di  promesse  fallaci,  di  grossolanità  a  doppio 
senso,  é  questo  il  genere  oratorio  popolare.  Nessun 
oratore  ha  lasciato  impronta  nel  terreno  delle  idee, 
e  i  più  odiosi  rappresentanti  del  genere  hanno  piut- 
Persuasione  e  ^osto  lasciate  tristi  traccie  nell'  animo  e  nella  cul- 
igenza  ^^^^  ^.  ^^  popolo,  come  Cicerone  e  Petrarca.  I 
méneurs,  i  tribuni,  gli  ornatori  e  gli  amplificatori 
di  parole,  gli  accademici  delle  ricorrenze,  dei  cen- 
tenari, dei  banchetti,  degli  elogi  funebri,  incapaci 
di  maneggiare  altro  che  ombre  di  ombre  di  idee, 
sono  budella  gonfie  di  fiato.  Eppure  fra  loro,  quanti 
ne  troviamo  cari  alla  moltitudine,  potenti  per  1'  e- 
loquenza,  dominatori  al  governo.  I  Don  Giovanni 
di  società  non  sono  mai  rinomati  per  produzione  di 
idee.  I  capi-popolo,  i  galoppini  elettorali,  i  ciarla- 
tani delle  fiere,  i  propagandisti  in  contradittorio, 
non  hanno  mai  una  frase  originale  o  un'  idea  nuova. 
In  tutte  le  raccolte  di  discorsi  che  gli  uomini  po- 
litici e  i  deputati  si  danno  la  pena  di  fare  stampare 
a  spese  dello  Stato,  non  si  trovano  che  vacuità,  i- 
nutilità,  frasi  grosse  e  gonfie  ;  mai  un'  idea  che  po- 
trebbe avere  ottenuto  1'  onor  dell'  archivio  se  non 
fosse  stata  pronunziata  da  loro  ;  lo  storico  del  pen- 

-  98  - 


siero  non  ha  bisogno  di  consultarli  ;  lo  storico  delle 
lettere  non  trova  ragione  d'  occuparsene  ;  lo  storico 
delle  arti  non  ricerca  la  loro  influenza.  Tutti  quei 
discorsi  sono  sole  parole,  tessuto  di  luoghi  comuni, 
col  fregio  di  qualche  scherzo  da  donnette,  e  la  fran- 
gia di  un  po'  di  rettorica  spicciola  ;  sono  scritti 
anonimi,  cha  contengono  il  modo,  la  sostanza  e  lo 
stile  di  ragionare  e  di  immaginare  proprio  degli  uo- 
mini mediocri  del  loro  tempo.  Invece  i  grandi  pen- 
satori per  diventar  popolari,  anche  fra  le  persone 
di  coltura,  sono  stati  quasi  sempre  costretti  a  pas- 
sare traverso  il  macinino  dei  volgarizzatori,  e  tra- 
verso i  polverizzatori  letterari. 

Come  mai  questi  mediocri  intellettuali  riescono  a 
dominare  fra  gli  altri  loro  mediocri  compagni  ?  Per 
cosa  se  ne  distinguono,  poiché  non  è  per  1'  intelli- 
genza? Perchè  un  politician  deve  riescire  meglio  a 
sedurre  la  folla  d'  un  Edgar  Poe  o  d'  un  William 
James  o  d'  un  Edison  ?  Perche  Heine  sarà  stato 
respinto  per  i  galloni  rossi  di  un  qualche  cavalleg- 
gero  ?  Perchè  i  persuasori,  bisogna  dirlo,  sono  do- 
tati di  qualcosa  di  speciale  come  i  santi.  Anche 
questi  possono  essere  ignoranti,  corti  di  intelletto, 
incapaci  d'  eloquenza  ;  anzi  cercare  perfino  la  per- 
fetta asinità  come  si  cerca  un  ideale  ;  e  pure  con 
la  fede  che  inspirano  essi  possono  muovere  la  na- 
tura e  gli  uomini  con  maggior  potenza  che  non  le 
persone  d' ingegno  o  di  sapere  o  di  ricchezza.  La 
persuasione  non  è  un  resultato  meccanico,  ma  un 
fatto  psichico,  misterioso  come  il  miracolo.  Ora  il 
miracolo  si  fonda  sulla  fede  :  su  quella  di  chi  opera, 
come  su  quella  di  chi  lo  riceve.  Ma  come  si  ottiene 
questa  fede  ?  e  come  la  si  inspira  ?  qual'  è  la  ricetta 
della  santità?  e  qual'  è  il  manuale  per  fare  miracoli? 
Ecco  ciò  che  ancora  non  si  sa.  Ma  è  già  molto  in- 


99 


dicare  dove  si  troverà  la  soluzione  del  problema. 
Non  sarà  dunque  col  migliorare  il  vocabolario,  ne 
col  fabbricare  un  nuovo  linguaggio,  né  col  riempire 
le  teste  di  nozioni  esatte  e  di  teorìe  scientifiche,  né 
col  provvedere  un  metodo  d' espressione  matematica 
più  economico  e  più  sicuro,  né  con  lo  studiare  la 
Creare  la  fede,  logica.  Sarà  invece  scoprendo  il  modo  di  generare 
in  noi  e  negli  altri  la  fede  a  volontà.  Finora  si  é 
creduto  che  ciò  fosse  un  dono  divino  —  oppure  il 
semplice  effetto  della  parola  e  del  gesto  ;  ma  se  la 
prima  spiegazione  non  ha  servito  ad  altro  che  a  far 
trascurare  il  problema  pratico  e  a  non  tentarne  la 
soluzione  e  a  non  proporsi  come  cosa  possibile  quella 
potenza,  X  altra  é  stata  troppo  meccanica  e  non  ha 
prodotto  che  studi  sulle  forme  esterne  e  sul  mec- 
canismo di  un  solo  aspetto,  e  forse  del  meno  im- 
portante, della  generazione  della  fede.  Questa  curiosa 
azione  personale,  dove  apparentemente  gesto  e  pa- 
rola é  tutto,  è  in  realtà  tanto  superiore  e  diversa 
dagli  effetti  comuni  della  parola  e  del  gesto,  che 
per  spiegarla  bisogna  supporre  un  senso  e  una  po- 
tenza ancora  ignota  dell'  uomo,  la  quale  non  è  in 
relazione  con  le  forze  fisiche  ed  intellettuali,  e  può 
abitare  nella  mente  d'  un  semplice  e  nel  corpo  di 
un  malato.  Tutte  le  azioni  di  questo  genere,  quelle 
dei  santi,  dei  tribuni,  dei  mediums  ecc.  sembrano 
donate  a  caso  a  persone  che  intellettualmente  non 
ne  paiono  degne  ;  e  ciò  talvolta  ci  urta,  come  ci 
urta  lo  stacco  che  e'  è  tra  le  forze  fisiche  e  le  in- 
tellettuali, per  il  quale  spesso  un  buon  atleta  è  un 
idiota  e  uno  scienziato  un  tisico 

Unità  delie  Tutte  queste  forze,  per    ora  occulte,  presentano 

forze  persuasive  ,  :    .        ,.  .  n-     .^  ^     -i 

la  caratteristica  di  trasformare  direttamente  il  pen- 
siero in  realtà.  La  preghiera  del  santo  per  cui  av- 
viene il    miracolo,    la   suggestione   del    méneur   per 

—    lOO  — 


cui  la  folla  si  dà  al  saccheggio,  la  trance  del  me- 
dium per  cui  si  presentano  fenomeni  spiritici,  lo 
stato  di  esaltazione  speciale  che  si  prova  in  certi 
fenomeni  di  telepatia,  non  sono  che  vari  aspetti  di 
queste  forze  umane  ancora  insufficientemente  esa- 
minate, ma  che  se  si  cercheranno  di  educare,  mi- 
gliorare, e  ampliare,  e  di  ridurle  sopratutto  sotto 
il  controllo  del  nostro  volere,  avranno  certamente 
un  importantissimo  avvenire  nel  futuro  dell'  uma- 
nità, migliorandone  le  capacità  di  soddisfazione  e 
rendendo  più  economica  1'  azione.  Come  già  molti 
scrittori  di  utopie  hanno  immaginato,  e  come  già 
molte  scuole  mediche  hanno  iniziato,  1'  educazione 
dell'  uomo  e  i  metodi  di  comunicazione  subiranno 
una  grande  rivoluzione,  con  1'  abolizione  della  parola 
quale  intermediario.  Si  educheranno  e  si  istruiranno 
le  persone  ipnoticamente,  si  daranno  loro  certe  e 
certe  particolari  inclinazioni  e  vocazioni,  che  ora 
assai  di  rado,  fra  busse  rimproveri  noie  e  abitudini 
si  riesce,  e  non  molto  stabilmente,  ad  appiccicare 
ai  ragazzi.  Non  tanto  le  aereonavi,  quanto  le  ap- 
parizioni volontarie  a  distanza  diminuiranno  lo  spa- 
zio fra  gli  uomini.  E  il  mondo  stesso  si  curverà 
forse  ai  nostri  voleri,  più  di  quello  che  il  mito  po- 
sitivista delle  «  infrangibili  leggi  »  non  paia  con- 
sentire. 

Quando  di  fronte  alle  allucinazioni,  ai  fatti  di 
telepatia,  ai  fenomeni  ipnotici,  alle  scoperte  di  dop- 
pia e  tripla  personalità,  alle  apparizioni  sensibili 
così  dette  spiritiche,  non  ci  porremo  più  con  1'  at- 
titudine puramente  osservatrice  e  registratrice  d'un 
notaio,  ma  con  l' attitudine  attiva  e  utilizzatrice 
d'  uomini  che  vogliono  conquistare  il  mondo  ;  quan- 
do cercheremo  il  modo  di  provocare  a  volontà  quello 
che  ora  aspettiamo  dal  caso  ;  quando    i    saggi    e    i 


—    lOI    — 


tentativi  della  scienza  e  ristia  un,  della  menticultura, 
dei  moderni  vangfeli  della  calma  e  della  felicità 
raggiunta  con  la  terapia  dell'  interno,  saranno  più 
diffusi,  più  studiati,  più  sfruttati  ;  quando  insomma 
ci  accorgeremo  di  avere  un'  anima  che  non  è  sol- 
tanto uno  specchio  ma  piuttosto  una  lanterna  ma- 
gica auto-padroneggiante  le  proprie  visioni  ;  allora 
avremo  ripreso  per  noi  e  realizzato  in  noi  il  sogno 
che  abbiamo  fatto  di  una  divinità  a  noi  esterna  : 
saremo  Dio.  Tutti  gli  attibuti  della  divinità,  che  la 
filosofìa,  la  psicologia,  l' arte,  la  scienza,  avevano 
a  poco  a  poco  ricondotti  sotto  il  dominio  ed  entro 
la  sfera  d'  azione  dell'  uomo,  saranno  allora  attri- 
buti dell'  uomo,  o  meglio,  di  certi  uomini.  La  crea- 
zione arbitraria  delV  io,  la  creazione  e  la  trasforma- 
zione arbitraria  del  lìiondo,  saranno  le  future  qualità 
per  cui  si  distinguerà  l'uomo  o  certi  uomini  ;  l'ani- 
male razionale  cederà  il  posto  all'  animale  creativo. 
La  parola  di  Cristo  sarà  veramente  realizzata 
nel  modo  meno  cristiano  ;  «  il  regno  dei  cieli  è  in 
voi  »  significherà  che  V  uomo  può  farsi  Dio,  sco- 
prendo la  propria  capacità  a  diventarlo.  Per  questa 
trasformazione,  che  non  deve  essere  soltanto  tra- 
sformazione di  vocabolario  come  è  avvenuto  per 
L' Uomo  -  Dio  1'  Uomo-Dio  di  Fichte,  di  Feuerbach,  di  Stirner, 
r  arte  di  persuadere  da  una  parte,  l'  arte  di  fare 
miracoli  dall'  altra,  saranno  una  eccellente  propedeu- 
tica. vSe  la  nostra  presente  ignoranza  e  insufficiente 
familiarità  con  le  forze  persuasive  rendono  assai 
problematico  il  valore  di  una  tecnica  del  persuadere 
quale  è  quella  che  ho  delineato  in  questo  volume, 
non  vi  è  dubbio  però  che  essa  possa  già  fin  d'ora 
portare  i  suoi  giovamenti  in  chi  è  possessore  di 
quelle  forze,  migliorando  stilizzando  rendendo  più 
economico  e  più  cosciente  l' uso  di    esse.    Ciò    che 


ancora  non  si  può  dare  è  questo  fondo  ignoto  che 
forma  i  santi,  i  suggestionatori,  gli  apostoli,  i  me- 
diums.  Essi  sciitoìio  di  essere  in  ciò  superiori  a  loro 
stessi  in  quanto  uomini,  perchè  non  riescono  a  spie- 
gare il  loro  potere  se  non  attribuendolo  a  qualche 
cosa  dì  superiore,  a  qualche  forza  estranea  che  li  muo- 
ve e  li  spinge,  li  fa  parlare  ed  agire,  e  conferisce 
loro  quei  poteri  non  umani  che  hanno.  Vedrete  in-  impersonalità 
fatti  che  i  grandi  persuasori  si  mostrano  umilissimi  dei  persuatori 
di  persona,  si  dicon  sempre  al  servizio  di  qualche 
idea,  di  qualche  divinità,  di  qualche  iniziazione. 
Certi  dicon  di  parlare  per  il  giusto  e  per  il 
vero,  altri  per  1'  umanità,  questi  ispirati  da  Dio, 
questi  altri  per  suggerimento  d'  un  demone  ;  ed  an- 
che i  niediums  moderni,  sia  quando  compongono 
poesie,  e  parlano  lingue  che  non  conoscono,  e  com- 
piono altre  azioni  improvvise  e  non  abituali,  dicono 
di  compierle  in  momenti  speciali  e  per  l' intervento 
di  una  persona  a  loro  estranea.  Il  Dio  che  rapiva 
lo  scrittore  dell'  Apocalisse,  o  rivelava  a  Veronica 
Giuliani  la  disposizione  del  Paradiso,  il  dovere  per 
cui  agiva  Giuseppe  Mazzini  e  l'ispirazione  cui  ob- 
bediscono molti  poeti,  il  delirio  della  Pizia  e  delle 
Sibille  vaticinanti,  il  demone  di  Socrate  e  i  sogni 
di  Davide  Lazzaretti,  non  sono  che  le  varie  firme  di 
un'  anonima  forza  che  metteva  queste  persone  fuori  e 
sopra  lo  stato  comune  degli  uomini.  La  spersonalizza- 
zione, insomma,  è  una  delle  caratteristiche  più  visi- 
bili del  possedere  queste  forze.  Allucinati,  visionari, 
inspirati,  rapiti,  tutti  hanno  fatto  il  digiuno  dell'  io, 
tutti  hanno  abbassato  una  certa  parte  del  loro  a- 
nimo  per  ottenere  1'  innalzamento  di  una  certa  altra. 
Può  essere  bene  che  vi  sia  in  parte  un  artifizio,  un 
poco  di  stile  e  di  abilità,  ma  sarebbe  veramente 
sciocco  non  trovare  nella   concordanza    delle    testi- 


103 


Le  vecchie 

spiegazioni 

dannose 


Conclusione 


monianze  che  artifizio  e  soltanto  artifizio.  Bisogna 
che  noi  sappiamo  cancellare  tutti  questi  nomi  di  in- 
consciente,  di  spiriti,  di  Dio,  di  delmonio,  di  pos- 
sessione e  di  inspirazione,  per  sostituire  ad  essi  una 
spiegazione  capace  di  darci  insieme  la  possibilità 
di  agire  a  nostro  arbitrio  su  le  forze  e  con  le  forze 
che  mascherano.  Tutte  queste  spiegazioni  hanno  in- 
fatti finora  tre  gravi  difetti  (e  chi  sa  che  altri  non 
se  ne  scoprano),  il  primo  che  separano  inutilmente 
delle  forze  molto  probabilmente  identiche,  il  secondo 
che  non  permettono  di  agire  su  di  esse  e  con  esse, 
il  terzo  che  rendono  possibili  delle  gerarchie  sociali 
che  non  rispondono  al  possesso  di  quelle  forze  e 
sono  interessate  a  soffocarle.  Per  spiegarmi  con  un 
esempio,  la  divisione  morale  e  religiosa  fra  le  ispi- 
razioni divine  e  diaboliche,  fra  i  sogni  del  Cielo  e 
quelli  dell'  Inferno,  separa  inutilmente  due  ordini  di 
fatti  che  per  poterli  sfruttare  andranno  riuniti  ;  non 
permette  di  agire  su  di  essi  perchè  li  ripone  in 
potere  di  centri  d'  azione  a  noi  estranei  ;  giustifica 
la  gerarchia  ecclesiastica  la  quale,  invece  di  essere 
composta  di  illuminati  e  di  innalzare  i  santi,  non 
cerca  altro  che  di  guardarsi  dagli  inspirati  e  vuole 
le  più  ampie  garanzie  della  santità,  —  che  insomma 
invece  di  eccitare  e  fabbricare  il  miracolo,  quasi 
quasi  lo  vede  di  mal  occhio,  e  preferisce  assai  più 
la  giustificazione  sociale  o  razionale  dei  suoi  poteri. 
Ma  per  ora  la  soluzione  che  deve  cacciare  questi 
fantasmi  non  è  ancora  venuta.  Finché  quella  non 
sia  trovata,  1'  arte  di  persuadere  resterà  più  che  al- 
tro uno  studio  delle  forme  esterne  e  del  meccani- 
smo persuasivo,  capace  di  giovare  agli  iniziati,  con 
lo  svegliare  la  loro  attenzione  e  col  migliorare  i  loro 
strumenti  e  la  loro  tattica,  ma  incapace  di  crearne. 


—  104  — 


E  UTILE  CONSULTARE  : 


Aristotile.  TEXNE    PHTOPIKH. 

»        »        nEPI  i:0(I>ISTIKQN  EAENKQN. 
Ortensio  Landò.  Paradossi,  1545. 
B.  Pascal.  Art  de  Persuader  (1655?). 
Emanuele  Tesauro.    //    Canocchiale   Aristotelico, 

1654. 
De  Sarrasa.  Ars  semper  gaudendi,   1664. 
Leibniz.  Notiveaux  Essais,  parte  III. 
J.  SwiFT.  Proposai  for  printing  a  very    curious  di- 
scourse    entitled  :    The    Art   0/  Politicai 
LyÌ7ig,   1 7 1 2 . 
Diderot.  Paradoxe  sur  le  Comédien, 
A.  Schopenhauer.  Eristik,  1831. 
W.  James.  The  principles  of  psychology. 

»  »        The   Varieties  of  Religious  Experience. 

»  »         The    Will  to  Believe. 

I.  A.  Dresser.  The  True  History  of  Meritai  Science, 
O.  WiLDE.  Intentions, 

M.  Twain.  The  decaying  of  the  Art  of  Lying, 
Max  Beerbohm.  The  Happy  Hypocrite, 
V.  Pareto.  Les  systemes  socialistes. 
M.  SCHWOB.  Moeurs  des  Diurnales. 
DuPRAT.  Le  Mensonge, 
Remy  de  Gourmont.  Le  Chemin  de  Velours, 


—  105  — 


INDICE   DEI   NOMI 


J\lmanach  des   Gourmands  97 

America  87. 

Apocalissi  103. 

Apologetica  cristiana  33  sgg-. 

Arabi  61. 

Aristotile  2\,   76. 

Ateniesi  ò8. 

Avenarius  9. 

Oabi  75. 

Bacone  49. 
Baedeker  92. 
Balzac  46. 
Baudelaire  46, 
Bergson  H.  20. 
Bibbia  61,    75. 
Boulestin  70. 
Buddha  25,  32,  58. 

^canocchiale  Aristotelico  66. 
Cantico  dei  Cantici  61. 
Capanna  dello  zio  Tom  87. 
Carlyle  72. 
Carrara  23. 
Cattolicismo  24. 
Chateaubriand   11,57. 
Chiesa  cattolica  23,  24,  25. 
Cicerone  98. 
Cina  25. 
Comte  A.  60. 

—  107  ^ 


Congregazione  dell'  Indice  5. 

Corano  75. 

Corriere  della  Sera  65. 

Cortigiano  66. 

Cristianesimo  32,  57. 

Cristiani  75. 

Cristo  25,  32,  75,  76,  88,    102. 

JL)  '  Annunzio  73. 

Dante  22y  76. 

Darwin   24. 

De  Bonald  58. 

Decadenti   55. 

Delfo  68. 

Delitzsch  80. 

De  Maistre   58. 

Descartes  20. 

Development  of  Chistian  Dogma  24. 

Dio  45,  57,  66,   102,   103,   104. 

Diritti  dell'  Uomo  35, 

Don  Giovanni  35,  98. 

Ebrei  25,  75. 

Edison  99. 

Elisabetta  88. 

Enrico  IV  82. 

Epaminonda  77. 

Epitteto  32, 

Eraclito  96. 

Esercizi  spirituali  di  S.  Ignazio  32. 

lr*euerbach  102. 
Feuillet  92. 
Fichte  102. 
France  A.  92. 

-  108  — 


Francia  27. 

Frankfurter  Zeitung  65. 
Fregoli   73, 

Cjralileo  63. 

Garibaldi   76. 

Genie  du   Christianisme  57,  58. 

Genova  25, 

Genovesi  25. 

Germania  65. 

Gesuiti  25,  26,  82. 

Gian  Falco   85. 

Gide  A.  92. 

Giudei  75. 

Giuliani  Veronica   103. 

Gorgia  79. 

Greci  76. 

Gueux  55. 

rrealing  Science  59. 
Hegel  56. 
Heine  99. 
Hobbes  60. 
Humbert  73. 

iliade  76. 
India  59. 
Inferno  67. 
Inglesi   76. 
Inquisizione  5. 
Ipocrita  Santificato  70. 
Italia  65,   76. 
Italiani   76. 

James  W.  20,  37,   39,  60,  99. 
—  109  — 


Lassalle  80. 

Lazzaretti   103. 

Leibniz  60. 

Libro  del  Gentile  e  dei  tre  Saggi  24. 

Lombroso  23. 

Lourdes  34. 

Luciano  80. 

Lullo  R.  24. 

Lutero  24. 

Mach  9. 

Mademoiselle  de  Maupin  77. 

Manoii  Lescaut  87. 

Manuale  d*  Epitteto  32. 

Maometto  24. 

Maomettani  24,  75. 

Marco  Aurelio  31. 

Masnadieri  87. 

Mazzini  76,  82,   103. 

Minucio  Felice  23. 

Misantropo  8. 

Molière  8. 

Morasso  94. 

Mori  27. 

Morris  W.  58. 

JNewman  23,  24,  60,  80. 
Novalis  44,  52. 

yjdissea  76. 
Olanda  55. 
Olimpo  4. 
Omero  76. 
Orazio  76. 


—  no   — 


radio  de  Segovia  66. 
Papa  33. 
Papini  G.  6. 
Paradiso  67,    103. 
Parigi   73,  82. 
Pascal  39. 
Petrarca  98. 
Petzoldt  9. 
Pizia   103. 
Platone  79. 
Poe  E.  99. 
Polo  79. 
Postuma  77. 
Prétextes  92. 
Prodico  79. 
Protagora  79. 

wuevedo  66. 

ìS^icordi  di  Marco  Aurelio  31. 
Rivista  di  Psicologia  6. 
Rivoluzione  Francese  27. 
Robinson   Crosoué  87. 
Rousseau  8. 

oalvation  Army  36. 
Sansculottes  55. 
San  Cipriano  24. 

—  Francesco  d'  Assisi  35,  48. 

—  Francesco  di  Sales  39. 

—  Giacomo  di  Compostella  34. 

—  Ignazio  di  Loyola  24,  32. 

—  Paolo  75. 
Savonarola  77. 
Schiller  46,  76. 


Schopenhauer  38. 
Senato  72. 
Shakespeare  46,  76, 
Sibilla  56,   103. 
Socialismo  58. 
Socrate  74,  78,   103, 
Sofisti  49. 
Spagna  27. 
Spencer  79. 
Stimer  102. 
Swift  80. 

1  aigete  12. 
Tebaide  35. 
Tedeschi  76. 
Tertulliano  24,  75. 
Tesauro  66. 

Ugonotti  27. 
Uomo-Dio   102. 

Vailati  G.  6.. 

Vangelo  75. 
Venezia  94. 

Vte  Littcraire  92. 
Voltaire  48. 
Virgilio  76. 


Zol 


a  92. 


Wells  70. 
Wilde  O.  58,  66. 


—  112  — 


INDICE  DEGLI  ARGOMENTI 


A  chi  serve  T  A.  di  P 3 

Il  maestro  non  vale  che  come  persuasore    .     .  3 

Lingue  creative  e  lingue  comunicative    .     .     w  4 

I  mezzi  coercitivi  di  persuasione 5 

La  persuasione  di  se  stesso 6 

Carattere  strumentale  dell' A.  di  P.     .     .     .     .  7 

II  bugiardo  tipo  dell'uomo  sociale 7 

Valore  della  bugia  per  1' A.  di  P 9 

Somiglianza  della  bugia  e  della  teoria  scientifica  9 
Importanza  dei  particolari  nella  bugia     ...11 

Il  futuro   nella  bugia 12 

Lo  scienziato  è  un  bugiardo  e  viceversa     .     .  13 

Manuale  per  1'  educazione  dei  bugiardi    ...  14 

Amoralità  di  questa  teoria 15 


* 
*     * 


Arte  e  Tecnica  del  persuadere 17 

Principi  dell' A.  di  P 18 

Importanza  secondaria  della  ragione   ....  21 

Bisogna  riferirsi  agli  ascoltatori 21 

Gli  esami 22 

Il  Giudice 23 

L'  Apologetica  Cristiana 23 

Il  fine  giustifica  i  mezzi 25 

Desiderio  di  perfezione  è  desiderio  di  inazione  26 

La  persuasione  con  la  forza 26 


* 
*     * 


Effetti  dell'  A.  di  P 29 

Metodi  per  1'  autopersuasione 30 


—  113  — 


I  proverbi 30 

Servigi  medicinali  dell'  intelligenza,  gli    stoici, 

gli  asceti,  i  cristiani 31 

La  Cura  Mentale 32 

È  un  succedaneo   moderno   del    miracolo    me- 
dioevale   34 

I  mezzi  esterni  nell'  autopersuasione    .     .     .     .  35 

Un  convento  di  laici 35 

Utilità  dei  conventi 36 

La  trasformazione  dell'  io 36 

II  libero  arbitrio  e  i  motivi 38 

Agire  fa  credere 39 

Scelta  arbitraria  delle  credenze 39 

Creazione  di  personalità i     .  41 

Le  conversioni  moderne 41 

La  bugia  moltiplica  le  personalità 43 

Cosa  è  la  persona 14 

La  creazione  del  mondo 44 

E  i  suoi  strumenti 45 

La  ricetta  della  Santità 46 


*    ♦ 


I  mezzi  di  persuasione:  la  paròla 47 

I  sofisti  greci 49 

Filosofìa  senza  parola i     ...  50 

Cosa  è  la  parola 51 

II  segreto 52 

Il  doppio  senso 53 

Le  ambiguità 55 

Le  etimologie 55 

Le  particelle 56 

Sofismi  estetici  e  morali 57 

Rime,  assonanze,  ripetizione 58 

I  paragoni 59 


La  metafore 60 

Frasi  per  convincere  :  di  imposizione  .     .     .     .  61 

Frasi  di  adulazione  e  premiazione 62 

Frasi  di  minaccia 63 

Gli  aggettivi  onorari 63 

Frasi  allettative 64 

La  sofistica  commerciale 64 

La  Reclame 65 

Gli  eufemismi 65 

La  buona  società 66 

Il  futuro 67 

Oracoli,  profezie,  grazie 68 

Romanzi  sociali .69 

Promettere  e  non  mantenere 69 

Il  passato  e  i  misoneisti 70 

Difesa  del  principio  d'  autorità 71 

Come  si  screditano  le  autorità 73 

I  luoghi  comuni 74 

II  principio  d'  autorità  fondato  sulla    specializ- 

zazione      75 

L'  omerismo  greco  e  il  dantismo  italiano     .     .  76 

Uso  dei  personaggi  morti        76 

Le  teorie  generali  e  i  casi  particolari      ...  77 

Gli  esempi 78 

L'attitudine •     ....  79 

Efficacia  dell'  ironia 80 

Persuasori  convinti  ed  ipocriti 81 

I  convinti  han  meno  discepoli  ma  più  saldi     .  82 

La  caricatura ,     .  83 

Argomenti  ad  hominem 84 

Bisogna  esagerare       .     .     .     .     .     .     .     .     .     .  85 

Uso  delle  assunzioni  tacite 85 

Uso  del  sospetto .  86 

L'  excusatio  non   petita 86 

Uso  della  letteratura 87 

—  115  -r- 


Uso  dell'arte 88 

Chieder  meno  pur  di  compromettere  ....  88 

Come  diffondere  le  celebrità 89 

Manuale  della  Ciarlataneria  Intellettuale      .     .  90 

Il  giornalista,  suo  elogio 90 

Non  leggete  i  libri  di  cui  parlate 91 

Varie  sorta  di  recensioni 92 

Organizzazione  della  coltura 93 

In  cosa  consiste  l' erudizione 94 

Usate  gli  specialisti  ! 94 

La  caccia  alle  idee 95 

Per  la  quale  è  utile  sempre  contradire    ...  95 


* 

*    * 


Il  dono  di  persuadere  è  personale 97 

Non  ha  che  vedere  con   l' intelligenza     ...     98 

Come  si  crea  la  fede  ? 1 00 

Le  forze  persuasive  hanno  un  fondo  comune  .   100 

L'Uomo -Dio 102 

I  persuasori  impersonali 103 

Danni  delle  vecchie  spiegazioni 104 

Conclusione 104 


È  utile  consultare 105 

Indice  dei  nomi no 


Ì16  -- 


Finito  di  stampare  il  30  Settembre  1906 

coi  tipi  di  Guerriero  Guerra 

tipografo  in  Perugia 


1>- 

Osi 


cu 


•H 

di 


,  J  ..-..■lUHMI. 


University  of  Toronto 
Library 


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LOWE-MARTIN  CO.  LIMITED