L'ARTE DI PERSUADERE
BIBLIOTECA DEL LEONARDO
VOLUME SETTIMO
FIRENZE 1907
GIUSEPPE PREZZOLINI
L'ARTE DI PERSUADERE
FRANCESCO LUNACHi EDITORE
Ul
580827
SCRITTI DI GIUSEPPE PREZZOLINI
in vendita presso tutti i librai :
— La Coltura Italiana, (in collabo-
razione con G. Papini), Vivenze 1906.
Lumachi I- 3.oo
— NOVALIS (Poetae Philosophi et Philoso-
phi Minor es, voi I). Traduzione con
introduzione. Milano 1906. Libreria
Editrice Lombarda . . . , . . . L. 2,50
— Il CentiviO. Milano 1906. Libreria
Editrice Lombarda L. 1,00
— L' Arte di Persuadere. Firenze
1907. Lumachi ........ L. 2,00
in vendita presso T Amm. del LEONARDO :
— Vita Intima. Firenze 1903 . . . . L. 1,00
— Il Linguaggio come causa di er-
rore. Firenze 1904 L. 1,00
— Sebastien Franck, l' enfant ter-
RIBLE DE LA Reforme (paraìtra en
1907) L. 1,00
SCRITTI DI GIUSEPPE PREZZOLINI
in preparazione:
Il Sarto Spirituale. Mode e figurini per le
anime della stagione corrente, (presso F. Lu-
machi. Firenze).
I Mistici Tedeschi, (saggi su M. Eckehart,
S. Franck, Paracelso, Comenius, Novalis, ecc).
Guida di Cortona, (presso F. Lumachi Fi-
renze).
HuME. Saggi. Traduzione (presso Laterza. Bari).
SwiFT. Libelli. Traduzione preceduta da un
saggio.
Le mirabili vite segrete degli eccellenti
ARTEFICI. (Saggi su Rubens, Rembrandt, Bot-
ticelli, Bach, Scarlatti ecc.).
Storta dello sviluppo spirituale di Italia.
AVVERTENZA.
*SV troveranno in questo libretto molte cose che il
titolo non ha promesso, e molte 7ie mancheranno di
quelle che sembrerà aver promesso. Così V Arte di
Peisuadere potrà passare per un impasto di lacune
e di divagazioni dal tema. Ed e bene che avverta che
questa appunto e stata la mia intenzioiie scrivendola.
Io volevo fare un libro al quale dovesse collaborare
il lettore, e stamparlo intercalando ad ogni pagina
mia una pagina bianca per le aggiunte e per le
esemplificazioni personali. Sarebbe stato una specie di
libro - questionario, per suscitare problemi piii che per
risolverli. Il titolo perciò non risponde che a ima
piccola parte del volume, a quella che mi e occasio-
ne per dire cose che mi importano forse più dell' ar-
te di persuadere.
L'ARTE DI PERSUADERE
MI prendo il permesso di cominciar questo libro ^ ^^' ^^''^®-
pratico con lo stile pratico d'un ciarlatano o
di un venditore di specifici ; né temo di far rasso-
migliare quest' introduzione ad un avviso di quarta
pagina. L' arte di persuadere si rivolge a numerose
classi di persone e quasi tutti ne usano più o meno
coscientemente nella vita pratica e nella pratica della
vita teorica. Più di tutti ne trae profitto il maestro 11 maestro
il quale, più che sapiente scienziato insegnante, sa- come persuasore
rebbe da chiamarsi con proprietà maggiore : persua-
sore. L' essenza del maestro non consiste infatti
tanto nel sapere, quanto nella capacità di comuni-
care ad altri il suo sapere. Le scuole moderne che
credono di formare dei buoni pedagoghi scegliendo
le persone più capaci di immagazzinare del sapere
sono fondate sopra un falso concetto del maestro.
Il pedagogo incapace di trasmettere, di distribuire,
di irraggiare somiglia a un magazzino splendida-
mente fornito di grano che nei tempi di carestia non
si potesse più aprire, o ad una ricca miniera per
la quale mancassero assolutamente le vie di comu-
nicazione e resa irraggiungibile da foreste e da pa-
ludi non potesse servire altro che al diletto di qual-
che curioso tourìste. L'importante dunque per il mae-
stro è la sua facilità di dispersione più che di con-
centrazione. Il maestro deve assomigliare piuttosto
ad un annaffiatoio che ad una vasca per conservare
le acque. A parità di sapere fra due insegnanti
quello che è più capace di comunicare è quello
che vale di più ; se un insegnante sapesse il dop-
pio di un altro, ma non potesse comunicarne che
un quarto, varrebbe meno, come insegnante, di uno
che sapesse la metà ma potesse comunicarla tutta
o almeno tre quarti.
Dov'è il valore Questa osservazione che riconduce il sapere dei
del maestro, niaestri al loro potere di comunicarlo e li valuta
non per quanto sanilo^ ma per quanto riescono a
far sapere, si è già resa comune fra gli studenti
che distinguono i loro professori in quelli che si
faìino capire e in quelli che non si fanno capire,
non mica in quelli che sanno e in quelli che non
sanno. Anzi queste due ultime frasi, se le pro-
nunciano, prendono in bocca loro (prammatisti inco-
scienti) il senso di farsi capire e di non farsi capire ;
quasi che si rifiutassero a riconoscere come sapere,
un sapere che è />2/^^^^2tì^ nella mente del maestro,
ma non è in atto nella mente degli scolari, che re-
sta nel cervello senza mandare messaggeri dal suo
ozioso Olimpo, che può esser dilettevole per il
maestro ma non utile per gli scolari, che c'è ma
non opera. La frase degli studenti corrisponde alla
affermazione che il sapere che non opera non è
sapere.
Lingue creative Un' osservazione molto simile si è pure resa as-
e lingue g^j comune ; ed è quella che stabilist!e una differen-
za fra le lingue più adatte a creare e quelle più
adatte a comunicare ; quella che ritiene la lingua
— 4 —
comunicative.
francese più adatta per le opere di volgarizzazione
e la tedesca più adatta per le opere di creazione,
come se la prima fosse rispetto alla seconda quel
che è la moneta spicciola di fronte al biglietto di
banca.
Con queste due osservazioni si potrà guidare co-
lui che cerca o un buon maestro o uno strumento
di volgarizzazione ; in ba^e ad esse non andrà a cer-
care la testa meglio fornita, ma cercherà la testa
piti bucatay quella cioè che lascerà sfuggire più co-
se ; né si metterà a scrivere tedesco volendo una
pronta popolarità delle sue idee.
Ma poco o tanto tutti siamo o cerchiamo d' es-
sere maestri, anzi si può dire che nel mondo non
vi è altra abbondanza che di insegnanti ; consigli,
lezioni, guide sono le cose più facili ad ottenersi ;
né v' é persona, per quanto misera di intelligenza o
povera di volontà, che non si studi d' essere tutrice
di qualchedun' altra. Tutti quanti poi usiamo del-
l' arte di persuadere in ogni categoria o casta so-
ciale: il negoziante per vender le merci, il diploma-
tico per trattare gli affari politici, il capitano per
esortare i soldati, il politicante per procacciarsi i
voti, il medico per convincere 1' ammalato, il prete
per eccitare i devoti, V avvocato per commuovere i
giudici, r innamorato per sedurre la bella, il ragaz-
zo per far cedere i genitori, i genitori per educare
il figlio, tutti quelli insomma che vogliono eserci-
tare una loro azione sugli uomini, ma non sanno o
non vogliono o non possono usare i mezzi coercitivi. Mezzi coercitivi.
I quali però non vanno esclusi dall' arte di persua- .
dere, anzi vi si possono fare rientrare formando un
bel capitolo in cui si tratti della forca e del rogo,
della Congregazione dell' Indice e della Inquisizione,
come mezzi dal cui uso o dal cui abuso può dipen-
— 5 —
dere il prolificare o il morire d'un sentimento o di
una teoria.
Le osservazioni precedenti potrebbero far cre-
dere che Tarte di persuadere sia ristretta al solo
campo comunicativo e collettivo, a quello della tra-
smissione del pensiero e della seduzione della vo-
lontà altrui ; ma invece essa comprende un altro
campo molto e forse anche più importante del pri-
mo, ma certo più trascurato e dimenticato, cioè il
La persuasione campo della propria persona. Accanto all' arte di
di se stesso, persuadere gli altri, esiste un^ ar^e di persuadere se
stesso. Si può vedere come saggio di studio della
prima un articolo di Giovanni Vailati : « 1' Arte di
interrogare » — come saggio di studio della
seconda un articolo di Giovanni Papini « Agire sen-
za sentire e sentire senza agire » {Rivista di psico-
logia applicata ecc. Bologna 1905 n. 1-2 ; n. 3). Que-
st'ultima poco conosciuta nei suoi principi astratti, po-
co studiata teoricamente nei suoi metodi, è stata però
assai impiegata per raggiungere la felicità umana,
la quiete dell' animo, o le tempeste delle passioni,
cioè i fini più svariati. Il suo fine immediato è la
trasformazione dell' uomo, della quale un esempio
semplice e molto comune si può indicare in quelle
trasformazioni più o meno leggere che esercitano
per mezzo del nostro interno le raccomandazioni mo-
rali e religiose, le leggi civili, i timori delle puni-
zioni ecc. ecc. Si può considerare il nostro io come
un' altra persona a noi estranea, sulla quale possia-
mo agire con molti mezzi, fra i quali quello della
persuasione razionale o sentimentale. E non si fanno
infatti dialoghi, discussioni, esortazioni con noi stes-
si, quasi che agissimo sopra di noi come agiamo
sopra gli altri? Malgrado gli oggetti diversi cui ta-
le azione persuasiva è applicata, sia il nostro io o
— 6 —
r io altrui o l' io di una collettività — tale azione
persuasiva si giova degli stessi mezzi.
Questi mezzi possono essere radunati e de-
scritti sotto il nome d' arte di persuadere, sino-
nimo delle antiche : dialettica^ sofistica, eristica, re-
torica, che non furono altro che la conoscenza
della logica pratica, della logica applicata, del pen-
siero in azione. Tale arte si occupa dei fatti del
pensiero, di ciò che l' attornia, lo determina, lo
influenza, lo colorisce, solo in quanto ciò può esse-
re utile a determinarne la potenza o l' impotenza
rispetto agli uomini, fra i quali va compreso lo
stesso io di chi studia tali fatti. Con questi carat-
teri essa appare come una fornitrice di strumenti.^
una fabbrica di arnii^ una zecca di monete per ope-
rare suir assentimento, per vincerlo, per comprarlo.
Essa non impone fini, non si occupa di valori, non
tratta di doveri. E' insomma una guida onesta che
vi dice qual' è la strada più breve e quale la più
lunga, dove si trovano fossi e barriere, quali sono
gli alberghi di primo ordine e quali i malfamati ; ma
non si impone, né vi consiglia piuttosto quelli che
questi.
I migliori, più pratici, più normali esempi del-
l' arte di persuadere si trovano nelle bugie. Per
quanto ciò possa esser contrario a quelle somme au-
torità che sono i libri di morale, pure è un fatto
che r uomo normale sociale, è il bugiardo. Sono
infinite le professioni in cui la bugia è socialmente
utile e considerata come una non gravosa necessità
del mestiere. La diplomazia deve dare molto più
valore all' interesse del Governo che rappresenta che
agli scrupoli della propria coscienza, e il diplomatico
passa — molte volte a torto, ma allora è ridicolo —
come r uomo abile per eccellenza in sotterfugi, in sot-
Cosa è r arte
di persuadere.
Il bugiardo
tipo dell'
uomo sociale.
r -
tintesi, in frasi che dicono e non dicono, in espres-
sioni ambigue, in parole cortesi e minacciose nello
stesso tempo.
Nessun medico potrà proporsi di dire sempre
la verità a un malato ; non sarebbe medico se gli
annunziasse : fra tre giorni creperete ; oppure : la
cosa è grave ; o anche : 1' operazione è dolorosa e
malsicura. Cosi accade al padre, al maestro, al prete,
all'educatore in generale, che devono spesso dipin-
gere il mondo quide non è, con gli onesti ricom-
pensati e i malvagi puniti, a somiglianza dei ro-
manzi per bene. Tutte le convenzioni sociali alle
quali tengono tanto anche quelli che le disprezzano
a parole, tutti gli onori esterni sono bugie ; ed è
ormai questo da Rousseau in poi un luogo comune
che ebbero, del resto, anche gli antichi. Comincian-
do dall' egregio, illustrissimo, gentilissimo della sopra-
scritta alle lettere, che si concede anche a un fara-
butto in prigione o al • peggior villano del mondo,
finendo con quegli epiteti raddolcitivi che mutano
in indelicatezze le truffe, in fazzie gli atti teppistici,
in incongruenze le porcherie — in tutta la mac-
china sociale, per diminuire 1' attrito, occorrono
queste bugie, come una specie di olio che smorza
lo stridio degli ingranaggi.
L' uomo eminentemente sociale è quello che non
dice rnana" venta~cruda e nuda alla gente, che fa-
cendo, diminuendo e falsando si rende caro a tutti e
sta in pace con tutti. Molière ha affermato il va-
\\ lore sociale della bugia dipingendoci il Misantropo
''^ come un terribile veritiero, che diceva zoppi i ver-
si zoppi dei poeti e stupide le parole stupide delle
femmine, anche se amico del poeta o innamorato
della femmina. E perciò più che un odiatore, il suo
Misantropo è un odiato dagli uomini.
Lo studio e lo sviluppo di un uso cosi sparso
e cosi necessario quale la bugia forma come 1' in-
troduzione air arte di persuadere, quasi una specie
di grandi manovre della persuasione. Nella bugia la
parte artificiosa del persuasore si nota meglio che
nella verità ; i segreti si rivelano più facilmente,
come i muscoli di un atleta si vedono meglio quan-
do impegna una lotta che quando cammina placi-
damente. Né si pensi a una intenzione antimorale;
per combattere un nemico bisogna pure conoscerne
i metodi ; e per un moralista non e' è nulla di me-
glio del conoscere le leggi della bugia per trovare
le leggi della coìitro-hugia, per permettergli di in-
nalzare trincea contro trincea e fare cadere il ne-
mico nel trabocchetto da lui stesso scavato.
Praticamente tutti conoscono la bugia, ma di-
menticano di stilizzarla e di migliorarla con la teo-
ria; sono come agrimensori che ignorando la geo-
metria, facessero con precetti rozzi per pratica
quello che potrebbero abbreviare e rendere più e-
legante mediante la teoria. C è ad esempio un pun-
to fondamentale della teoria delle bugie che è ignora-
to da molti ; e cioè : per formare una bugia che ab-
bia le massime probabilità d' essere accettata, bisogna
osservare le stesse re^le^ che,_s£gìie lasLÌenùata. /or-
mando le teorie scientifiche ; bugia e teoria scienti-
fica rispondono agli stessi bisogni intellettuali.
Chi conosce i lavori di quella tendenza pram-
matista che ha svolto rispetto alle scienze sopratutto
r importanza che ha in esse il concetto dell' econo-
mia (Mach, Avenarius, Petzoldt) non ignora che
requisiti di una teoria scientifica sono i seguenti:
a) economia^ ossia semplicità e facilità di com-
prensione e di organizzazione essendo ogni teoria
uno strumento ;
La bugìa.
Somiglianza
della bugia
e della teoria
scientifica.
— 9 —
òj coerenza logica, cioè, mancanza dì contradi-
zìoni intime ;
e) accordo con i fatti ^ cioè, che a parità di a)
e di h) si prescelga la teoria che si accordi col
massimo numero di fatti da spiegare e dia una certa
sicurezza di potere difficilmente essere smentita da
fatti futuri.
Ora, se nel costruire una bugia si tien conto di
questi tre requisiti della teoria scientifica si è certi
di costruire la migliore bugia possibile rispetto a un
dato fatto o complesso di fatti.
La bugia deve essere semplice, perchè la sua
complicazione non ecciti diffidenza e non susciti
difficoltà di adattamento a fatti ignorati o futuri,
possa subito impadronirsi dell'animo dell' ascoltatore
come r unica spiegazione possibile, e gli faccia sen-
tire come ogni altra spiegazione costerebbe uno
sforzo mentale superiore. Bisogna sempre contare
sulla pigrizia umana e obbedire alla legge del mi-
nimo sforzo.
Deve essere coerente internaynente, per non ur-
tare le inclinazioni logiche degli animi.
Deve essere d'accordo con i fatti o col maggior
numero di fatti, per non urtare le inclinazioni spe-
rimentali degli animi.
Una bugia che si trovi in queste condizioni è
la migliore di tutte le bugìe possibili. Talora, anzi
spesso, sì presenta in condizioni più vitali^ più cre-
dibili e più credute della stessa verità ; perchè una
bugia ben fatta è più ordinata, più plausibile, più chia-
ra e risponde meglio all' aspettativa di chi deve cre-
derla, della stessa verità. Una persona che ha già
in mente « come devono essere andate le cose »,
crederà per orgoglio più alla bugia che le dà ra-
gione che alla verità che le dà torto ; e preferirà
IO —
essere ingannata, al vedere offeso il suo amor
proprio.
Un carattere della bugia che la rende più fa- ' Particolari
Cile ad essere inghiottita è quello della pienezza e
quantità di particolari. Perchè una bugia dia la
completa illusione della realtà non basta che sia
coerente, economica e d' accordo coi fatti, ma oc-
corre che sia anche molto particolareggiata. De-
scrivendo una passeggiata che non si è fatta, biso-
gna enumerarvi tutti gli incidenti che sogliono ac-
cadere durante le passeggiate, la descrizione dei
luoghi, dei tipi, del tempo, e via dicendo. Il poeta
vero è perciò il migliore bugiardo ; e 1' esempio dei
viaggi di Chateaubriand dove, con scandalo dei
professori di letteratura, si trovano descritte cose
che egli non ha mai vedute, mostra di quanta
importanza sia il particolare della bugia. Il quale
va naturalmente scelto con cura perchè sia tanto
distante dall' oggetto principale della bugia da non
suscitare difficoltà intime ed incoerenze ; deve es-
sere insomma un ornamento necessario all' illusione
che non imbrogli però il meccanismo e lo scheletro
della bugia.
Importante è pure aggiungere che questi parti-
colari della bugia devono essere tali da non susci-
tare difficoltà una volta che sorgano fatti nuovi ;
diano, cioè, l' illusione della realtà, ma lascino il
posto alla realtà possibile.
La somiglianza fra la bugia e le teorie scienti-
fiche può essere trovata anche nell' uso passeggero
che si fa di loro. Appena una bugia è servita al
suo scopo (di far credere ad altri ciò che si sa o
si giudica erroneo), essa vien gettata via, deposta
come inutile, e se ne viene trovata una migliore,
quest' altra è adottata invece della prima. Le dife-
e la
previsione.
se dei criminali variano da un tempo ad un altro
per potere introdurre dei ììiìglloramcnti nelle loro
bugie, come uno scienziato migliora col tempo e
con r esperienza e con le obiezioni le sue ipotesi.
Gli scienziati infine fanno come i bugiardi con le
loro invenzioni ; gettano via le teorie che non servono
più, e ne adottano altre appena si accorgono che
sono migliori, cioè, più rispondenti ai requisiti so-
pra citati. Ricordare a uno scienziato una vecchia
teoria è come ricordare a un bugiardo una sua vec-
chia menzogna : lo si fa arrossire.
Anche in certi fini la bugia può essere parago-
nata alla teoria scientifica, come in quello di tener
collegato insieme un certo numero di fatti fra veri,
supposti, ed attesi, che si vogliono imporre alla
La bugia credenza altrui. La menzogna infatti non è soltanto
di cose passate, ma anche di cose future, che si sa
o si crede non avverranno, ma del cui sicuro avve-
rarsi si vuol persuadere altri a credere perchè agi-
sca in un certo modo. Perciò le bugie come le teo-
rie scientifiche sono valutate, per chi le adopera,
soltanto in quanto riescono. Nessuno è più crudele
dello scienziato o del bugiardo nel rinnegare i figli
zoppicanti della loro inventiva, e per gettarli nel
Taigete della dimenticanza.
Però anche la patologia loro è uguale, e come
vi sono bugiardi attaccati alle loro bugie per amo-
re paterno per quanto sian falliti, cosi vi sono scien-
ziati attaccati alle loro teorie per amore di autore,
per quanto esse non operino. E cosi ci sono gli
artisti della bugia e dell' ipotesi, che dicono men-
zogne e fabbricano teorie per amore dell' arte,
senz' altro fine, trasformando la cosa utile in un
ornamento ; appunto come nello stile gotico gli
archi rampanti da scaricatori di spinte divenne-
— 12
ro col tempo semplici eleganti motivi di decora-
zione. I positivisti sono stati in un certo modo forni-
tori di casi patologici della teoria, teorizzando so-
pra ogni cosa, traendo da quattro fatti una legge,
e fabbricando su statistiche incomplete maestrevol-
mente corrette e abilmente interpretate le ipotesi a
loro più comode.
Non v' è dunque grande differenza (se non di
quantità e di importanza collettiva), dal ragazzo che
nasconde una scampagnata con una lezione straordi-
naria e attribuisce al gatto i furtarelli commessi
nella credenza casalinga, allo scienziato che inven-
ta atomi, eoni, eteri ed altri personaggi della sua
7nitologia scimtifica per i bisogni di coesione della
scienza. Le finalità, le qualità ideali, gli effetti, le
esagerazioni sono simili. Lo scienziato è un bugiardo
ntile collettivaijieutc ; il bugiardo e uno scienzato tUi-
le egoisticameute.
La bugia non è dunque che il portone d' in-
gresso della scienza, e uno studio sulla bugia non
è che una propedeutica all' arte di persuadere. Ma
anche all' arte di inventare ; il poeta è un bugiardo
che diletta, lo- scienziato un bugiardo che fa cose
utili ; poeta e scienziato sono creatori come il bu-
giardo e la bugia non è che uno dei primi stadi
di quelle creazioni che eccitano l' ammirazione u-
mana col nome di poemi o di scoperte. La inven-
zione scientifica industriale e poetica trova fra i
suoi prossimi antenati la bugia del fanciullo. Chi
sa mai quanti inventori sono abortiti per causa di un
ritegno morale che li aveva fatti punire quando inco-
minciavano la loro carriera di bugiardi ! Bisogne-
rebbe su questo punto restituire la legittima impor-
tanza della bugia nella educazione, e fare dei ma-
nuali per lo sviluppo della bugia contenenti regole,
13 -
temi da svolgere, esempi pratici, esempì storici, per
Manuale per addestrare il fanciullo a sviluppare le sue preziose
la educazione facoltà inventive. E' quello che si fa un poco con
dei bugiardi, le € composizioni italiane »
Quanto a noi ci potremo giovare della bugia
trovandovi applicate le principali regole dell' arte
del persuadere e posti in evidenza i suoi principi:
da quello della importanza del sentimento a quello del-
la importanza della suggestione. Cosi uno psicologo
descrive gli svariati artifìci del bugiardo : « Fanciulli,
donne piangono quando si dubita delle loro parole ;
gli uomini invece fanno gli indignati e la collera
viene talora a rinforzare argomenti troppo deboli
da sé soli ; nel racconto la mimica espressiva,
r aria di candore, V indifferenza ben simulata, 1' as-
senza di esitazione, la premura e il calore, oppure
al contrario, V attitudine di una meditazione coscien-
ziosa e di una ricerca faticosa per non tralasciar
nulla della verità, o per non aggiunger nulla alla
realtà, tuttociò serve al bugiardo esperto, al falsa-
rio »bile. » E quanto alla suggestione lo stesso
scrittore afferma che « ogni bugiardo è un sugge-
stionatore ». La bugia con noi stessi è un fatto co-
mune della psicologia interna come 1' autosugge-
stione ; però la menzogna resta sempre fondamen-
talmente un fatto sociale, per il quale occorrono
almeno due persone ; tanto che quando noi l' impie-
ghiamo con noi stessi veniamo a trattarci come
un' altra persona. Perciò la menzogna ha un'origine
da trovarsi evidentemente nei rapporti sociali. L'arte
di persuadere che è pure, anche se adoprata da noi
stessi, un rapporto sociale, troverà dei preziosi in-
segnamenti nelle bugie abitudinarie sociali. Né in
ciò s' ha da trovare nulla di immorale, giacché nel
mondo di fronte ai bugiardi si é spesso nella ne-
— 14 — '
cessìtà di essere o iiigmuiati o ingannatori ; e non
v' è moralista che in pratica si rinneghi di fronte
ai propri interessi per 1' amore dei propri principi.
Nel mondo si è continuamente nella necessità di
conoscere il gioco" dell' avversario per poterlo vincere
giovandosi delle sue armi. Moralmente 1' importan-
te è ciò che si mette dentro la nostra persuasione,
non i mezzi con cui si opera la persuasione. Non
importa che una siringa possa essere adoperata do-
mani per inoculare un veleno, quando oggi può
servire per introdurre nel sangue qualche siero sa-
lutare.
— 15 —
IL persuadere può essere un' arte o semplicemente ^^^g g Tecnica
una tecnica. L' arte del persuadere, in quanto del Persuadere.
arte, non ha altro fine se non quello della persua-
sione ; come la pittura non ha altro fine che quello
di dipingere e cessa d' essere arte o pittura quando
vuole moralizzare o insegnare : giacché una rappre-
sentazione d' un povero che chiede 1' elemosina, fatta
per eccitare in noi il senso della pietà, — oppure
un cartellone scolastico dov' è figurato il fegato
guasto dall' alcool, non sono arte. Cosi non è vera
arte quella del persuadere allorché si propone dei
fini estranei, come quello di fare il bene o il male
collettivo o individuale ecc. E' arte solo in pochi
che la prendono a coltivare per sé, senza altro fine,
curandosi solo dei mezzi non del contenuto; e com-
piacendosi oggi d' un sottile sofisma ateo, domani
di un retto sillogismo cristiano. Perciò la perfezio-
ne dell' arte persuasiva è tutta nella coscienza indi-
viduale, ed é raggiunta quando si siano applicate
tutte le regole, abbiano poi o no portato il loro
effetto, mentre la perfezione nella tecnica sta tutta
neir esito che ha, nei suoi effetti e nelle sue ope-
— 17
razioni; perchè quest* ultima è cosa pratica, T altra
tutta ideale ed interna. Soltanto dunque in quest'ul-
timo senso è da accettarsi il giudizio del filosofo
greco sul retore èàv twv iv^ex^l^^^^^ {ir^Sèv TrapxXeiTr^^
ixxvò)? aOxòv ix^i"/ TTjV è7i:aTr||xr;v cprjaojiev, appunto per
il paragone che fa precedere fra il retore e il me-
dico. Giacché il medico come artista anche se fal-
lisce si consola facilmente pur di avere applicato
tutti i rimedi possibili, ma il medico come il tecni-
co non può trovare valore nella sua arte che quan-
do questa lo porta alla vittoria.
L' arte e la tecnica del persuadere possono es-
sere applicate a due sorta di persone : a noi stessi,
e agli uomini che sono in rapporto con noi. In
ambedue i casi i principi su cui si fondano sono
gli stessi :
Principi dell'arte j^ l* twmo, da molto tempo, e egualmente su-
' sccttihile e per le stesse vie del passato, di persua-
sione, vSenza questa assunzione che forma un caso
particolare di queir altra assunzione più generale
dello scienziato che afferma la costanza e permanenza
della natura^ non ci si potrebbe giovare delle passate
esperienze. È un principio, o un assioma che non si
può discutere ; che si deve accettare guardando sol-
tanto dopo se gli effetti della nostra accettazione
sono utili o no. Esso esprime 1' aspettativa di vedere
nel futuro operare gli stessi metodi di persuasione
che hanno operato nel passato.
II) il grado di permeabilità delle vie per cui l'uo-
mo e suscettibile di persuasione varia secondo il tem-
po, la casta, V età, V educazione, in breve, secondo
r idiosincrasia dell' individuo ; in altri termini, la
persuasione è un fatto individuale. Questo principio
è fondamentale, e pure è dei più diffìcili di appli-
cazione, perchè ci sembra impossibile che ciò che
— 18 —
psrsuade noi non debba egualmente persuadere gli
altri; poi perchè non è cosa semplice e richiede un
tatto speciale l' indovinare per quali vie sia più fa-
cilmente permeabile alla persuasione un individuo.
V è fra gli esseri umani una tale reciproca semi-ce-
cità aumentata dalla insufficenza e dalla deficenza
dei mezzi di comunicazione, che ognuno di noi vi-
ve in un suo mondo particolare e quando crede di
influenzare gli altri mondi sbaglia sempre o di me-
todo o di fine : o di campanello o di porta.
Ili) contrariamente alla credenza più sparsa la
ragione ha un' importanza assai secondaria nelV o-
perare la persuasione. Un' opinione comune è quel-
la che gli uomini si persuadono facilmente e che
per muoverli bastano le vie della ragione e dell' in-
teresse ; molti credono che basti mostrare i fatti
chiari e ragionar spedito perchè gli uomini si con-
vincano. E' una veduta troppo ottimista e assai
semplicista. Non è punto vero che 1' uomo si muo-
va per la sua utilità, come un corpo per la sua pesan-
tezza. Il mondo sarebbe troppo ben regolato se le
cose andassero così. La teoria utilitarista (la quale
del resto non escluderebbe l' arte di persuadere,
che potrebbe insegnare i modi di far parere utili
le cose che non lo sono, o di mostrar disutili le
cose che ad alcuni paiono utili ecc.) è una teoria
adatta ad un uomo-macchina, che potrà ben essere un
ideale augurabile o discutibile, ma non è che un
ideale e quindi fuori di ogni realtà. L' uomo per
ora è un gorilla sentimentale che non ha ancora
perso tutta la bestialità, ma la tiene nascosta sotto
le convenzioni e le regole sociali, legata dalla pau-
ra della fame della prigione e dell'inferno. Ora la
bestialità le convenzioni e la paura sono cose che
contraddicono alla ragione e all' interesse. Ciò che
Importanza
secondaria
della
ragione.
[9 --
muove V uomo è V abitudine e il sentimento più
che il raziocinio. Questo non è che la parte ester-
na e il vestito degli altri. L' assentimento è un fatto
razionale nella sua forma esteriore, di espressione
di arrivo di compimento ; ma nella sua formazione
in quanto è attivo, è pure sentimentale. Raggiunta
la convinzione la si esprime razionalmente, si de-
finisce e si dogmatizza ; si trovano anche dei mo-
tivi, delle ragioni e delle scuse. Ma tutte queste
operazioni si possono paragonare a quella del foto-
grafo quando compie il fissaggio della lastra, che,
dopo essere stata impressionata dalla luce e rivelata
da un acido, viene con il fissaggio resa insensibile
a qualsiasi altra luce futura. La parte razionale
serve, diremo così, -^^r fortificare, non già per con-
quistare^ serve ad assodare, non a dissodare il ter-
reno ; è il palo che si mette accanto alla giovine
pianta, non il germe che la deve generare. Fra cre-
denza e volontà corre più d' un rapporto e la fio-
sofìa dell' azio7ie ne ha notati e sviluppati. Si è
giunti perfino a riprendere la tesi del Descartes
che il non credere è effetto di cattiva volontà e per-
ciò peccato. In certe opere moderne di psicologia
(Bergson, James, ecc.) si trovano analisi finissime
dell' atto volitivo e teorie molto ingegnose sul vo-
ler credere che confermano il terzo principio. Da
molto tempo è noto che i semplici ragionatori non
hanno potere sull'animo umano, e che una frase sen-
timentale od ironica che ecciti o punga vai più di
dieci sillogismi ben costruiti secondo le regole lo-
giche. La ragione lascia treddi; è una confermatri-
ce, non una eccitatrice. Il suo ufficio è quello di
una serva ubbidiente ai sentimenti e ai voleri
umani, pronta a prostituirsi a Tizio o a Cajo, a di-
chiarare legittimo il bianco o il nero, a combattere
— 20
per il capitano di ventura che meglio la pagherà. La
ragione non può darci dei fini e dei valori, dei pe-
si e delle misure ; essa ci dà solo le vie più eco-
nomiche, le formule meno imbarazzanti, le scappa-
toie più sottili, per giungere a quei fini e servirci
di quei valori. Per persuadere, bisogna mirare a
cogliere il cuore o la fantasia dell' uomo, non la sua
razionalità. Le idee debbcmo trasformarsi in rap-
presentazioni e in sentimenti, o per lo meno deb-
bono vestire di rappresentazioni e di sentimenti la
loro nudità e il loro schematismo concettuale per
potere agire sugli uomini. Le astrazioni non hanno
alcun effetto; e sono rarissime quelle persone cosi
penetrate e imbevute di razionalità da muoversi per
puri teoremi. Razionalità e intelligenza hanno ca-
ratteri comuni in tutti gli uomini, e possono variare
in quantità e in mezzi, ma non in qualità, invece i
sentimenti, i voleri, la fantasia danno a ciascun in-
dividuo un carattere particolare, una fisionomia u-
nica irripetibile; un sillogismo del greco Aristotele
e del giapponese Motora con tanti secoli di distan-
za differiscono poco, anzi nulla, in quanto sono sil-
logismi ; ma le loro immagini tolte a due vite tanto
distanti, i loro sentimenti, le loro volontà sono
ciò che li costituiscono per dir così in regni se-
parati .
IV) onde sorge il quarto principio che è la ne-
cessità di adattarsi agli ascoltatori che si vogliono
^persuadere. L' artista della persuasione deve essere
un indovino di uomini, un mago psicologigo che
conosce i segreti sentieri, i punti deboli, i talloni
achillei della loro convincibilità ; dovrà esser dota-
to di una seconda vista dell' interno umano, e pra-
ticare la lettura del pensiero meglio di un prestidigi-
tatore da teatro. Dovrà informarsi della loro natura,
— 21
vestire la loro anima, indagarne i gusti, conoscerne
le malleabilità, sentire le loro durezze, avere un
tatto per le loro piaghe segrete dove i nervi sono
più allo scoperto. Poeta nascitura ma anche nasci-
tur suasor, si nasce poeti come si nasce artisti della
persuasione. Bisogna esser capaci di capire e anche
di /are molte personalità ; giacché nessuno si lascia
meglio convincere che dai simili, o da chi crede
simile. La storia della strega che eccitava al sui-
cidio, mostrando un fantoccio vestito come la vitti-
ma la quale prima la imitava e poi finiva per farsi
imitare da lei e per gettarsi e farle gettare al collo un
nodo scorsoio, può servire di simbolo a questo mo-
do di penetrazione e di impadronimento dell' anima
altrui. Il persuasore deve stare coi santi in chiesa
e coi ghiottoni in taverna, e far la voce del lupo
fra i lupi, zoppicar con gli zoppi e urlare con gli
indemoniati; però cercando d'essere sempre più
santo, più ghiottone, più lupo, più zoppo e più in-
demoniato dei compagni.
Gli esami. Questo principio è applicato già ora, ma non è
cosciente e stilizzato nella mente di chi 1' adopra e
non può quindi ricevere quei miglioramenti e ac-
quistare quella larghezza di operazione che po-
trebbe ottenere. Cosi oggi gli studenti hanno per-
fettamente inteso questo principio, giacché essi non
si preparano più astrattamente per /' esame, ma per
U7i esaìfie, anzi meglio e più concretamente per un
esaminatore. Ciò che importa loro non é il program-
ma ma il professore^ non la materia ma il passag-
gio. Essi conoscono le sue inclinazioni, i suoi pre-
giudizi, i suoi odi, le sue simpatie ; e' é un profes-
sore dantista e loro citano a proposito e sproposito
Dante ; ce n' é uno socialista e giù « umanità, avve-
nire, diritti degli umili » e così di seguito. Questo
— 22 —
sistema è suscettibile di tante e tante altre applica-
zioni, come quella, ad esempio, del gmdice. In realtà
non esiste, come crede la legge, il giudice^ ma zen
gmdìce, cioè il giudice A o il giudice B, ciascuno
con usi, costumi, fantasie, educazione differen-
te. Perciò r avvocato che perorasse per il giudice
e non per quel giudice potrebbe vincere la cau-
sa, ma certo a caso, perchè non sempre il giudice
e quel giudice coincidono. Ecco che 1' avvocato se
abile dovrà, in base di quel principio, preoccuparsi
se quel giudice è ammogliato o scapolo, se beve
vino o se è anti-alcolista, se simpatizza con Lom-
broso o se ammira Carrara, perchè allora saprà di-
rigere la difesa del suo cliente sopra quel terreno
che più sarà simpatico alle abitudini del giudice. Se
riescirà ad avvicinare il delinquente al giudice, a
fare che questo debba considerare 1' altro come qual
cosa di se stesso, l' avvocato avrà fatto molto per
vincere ; se invece gli accadrà di allontanare l' im-
magine dell' accusato da quella del giudice sarà
certo di perdere.
Uno dei migliori esempi di questo adattamento
e insieme uno dei migliori tipi dell' arte di persua-
dere in azione, è l' Apologetica Cristiana. Si trattava
infatti di difendere e di dimostrare a popoli sva-
riatissimi di tempi difFerentissimi contro avversari
di ogni genere, su per giù le stesse verità fonda-
mentali. Dogmi permanenti e fedeli cangianti:
ecco il problema della Chiesa cattolica. L' in-
gegno umano non è stato imbarazzato nel tro-
vare per tutti la via della difesa dell' offesa e della
persuasione. Da Minucio Felice al cardinale New-
mann l'apologetica non ha. taciuto un istante e si
è continuamente rinnovata. Minucio Felice, ad e-
sempio, che si propone la conversione dei pa-
li Giudice.
L' Apologetica
cristiana.
— 23 -
gani nobili, letterati, esteti, che erano i più restii
al nuovo movimento in apparenza rustico e plebeo,
adotta il tipo del dialog<ì ciceroniano, con le cita-
zioni letterarie e le belle argomentazioni retoriche.
Tertulliano che si rivolge al popolo, è rude, non
castigato, adopera il latino africano. In San Cipria-
no, che ha per pubblico dei convertiti e non delle
persone da convertire, l'Apologetica si serve di ci-
tazioni di libri sacri che su quelli avevano auto-
rità, mentre non ne avevano sui pagani.
L' Apologetica in ogni suo momento rispecchia
i bisogni delle persone cui si rivolge ; scienza es-
senzialmente pratica non fa questione di forma pur
di ottenere la sostanza. Ai tempi nostri il New-
mann intuì, certo anche per esperienza personale,
come il dogma reciso e invariabile fosse poco adat-
to alla moderna mutabilità e flessibilità d' animo ; e
scrisse quel Development che è un' applicazione della
evoluzione alla teologia, prima dell' opera di Dar-
win ; libro che ha avuto più tardi effetti immensi,
ha trasformato interamente il modo di considerare
i dogmi, ed ha così reso più facile l' avvicinamento
alla Chiesa cattolica delle menti spaventate dalla
sua leggendaria fissità e immutabilità. Così il Cat-
tolicismo per combattere Lutero o Maometto ha
trovato in Sant' Ignazio di Loyola o nel Beato
Raimondo Lullo degli apologisti differenti ed egual-
mente efficaci, piegandosi, curvandosi, assottiglian-
dosi per meglio penetrare chi voleva convincere.
L' esempio più straordinario è quello di Lullo, una del-
le vocazioni principali del quale fu la conversione dei
Maomettani, per la quale corse pericoli e sofferse per-
secuzioni. Pure di lui furono celebri alcuni libri,
fra i quali // libro del Gentile e dei tre Saggi, dove
sono esposte le dottrine rtìiaomettane con tanta pre-
— 24 —
cisione che gli stessi maomettani 1' accolsero come
uno dei loro libri. L' Apologetica rappresenta cosi
un magnifico gabinetto di esperienze persuasive^ uno
splendido crogiolo di miscele logiche, un bel campo
sperimentale per la coltura della persuasione.
Possiamo trarne l' insegnamento che la linea ret-
ta del razionalismo è il più sicuro cammino per
fallire, perchè, come dice uno scrittore francese ele-
gante, « urta topograficamente negli accidenti della
personalità » . L' opera dei Gesuiti nella Cina re-
sterà famosa per il loro abile adattamento del cri-
stianesimo alle menti degli indigeni ; per vincere
le popolazioni buddiste avevano fatto un Cristo
molto rassomigliante a Buddha. Cosi si dice, forse
a torto nel senso erudito, ma giustamente in quello
psicologico, che la Chiesa cristiana primitiva so-
lennizzasse gli stessi giorni dei pagani le sue nuo-
ve feste. Un aneddoto, certamente inventato, ma
appunto per ciò più vero degli aneddoti veri, ci rac-
conta come uno dei primi papi non riescendo a con-
vertire i Genovesi, avesse promesso un vescova-
do a chi riescisse nella impresa, dopo aver indarno
provato i migliori propagandisti e i più eruditi dot-
tori. I Genovesi avevan fama d' esser più interes-
sati e più avari degli Ebrei, e un povero monaco,
assai astuto, si offri all' impresa fidando in questa
loro qualità. Andato a Genova bastò una sua pre-
dica per condurre alla fede il popolo tenace. La
predica aveva avuto per tema il detto evangelico :
« Io vi darò il trecento per cento ». Il monaco
era riescito perchè aveva parlato il linguaggio dei
Genovesi.
V) Ma per far ciò, non bisogna badare ai mezzi
pur di raggiungere il fine. « Il fine giustifica i
mezzi » ; questa antica massima resa celebre dalla
— 25 —
inazione.
adozione pratica e teorica che ne han fatto i Ge-
suiti, va applicata intieramente all'arte del persua-
dere. Qualunque mezzo è buono purché riesca. La
tecnica della persuasione è tutta nell' esito. Il suo
successo giustifica i suoi principi, i suoi metodi
e i suoi modelji. Si è dichiarata immorale questa
Desiderio di tesi, perchè si preferiva l' inazione alla vera volon-
perfezione è tà del bene. Quando il bene è una passione non
desiderio di §1 sta più a pensare se per raggiungerlo occorre
fare un poco di male. Molte volte l' amore della
purità assoluta e la scrupolosità nei mezzi non è
che debolezza e tepidezza d'animo. Si è ben lieti
di trovare qualche lato brutto nella via per non
volere andare fino al fondo di essa. Neil' intento di
fare il bene non bisogna essere troppo schizzino-
si e guardar tanto per il sottile. E' un peccato il
non volere che il bene riesca anche se per ottener-
lo bisogna fare un poco di male. Le occasioni pel
bene puro sono così poche che non volere che
quelle fa sospettare molto di non volerne punte.
Il desiderio della perfezione è una maschera del
desiderio di inazione. Cosa direste d' un generale
puritano che non desse battaglia in giorno festivo,
pur sapendo in quel giorno di poter vincere?
Uno degli scrupoli più gravi riguardo ai mezzi
della persuasione è quello contro l' impiego della
forza ; e dico dei più gravi perchè lo scrupolo è
rivolto non soltanto alla legittimità morale del mezzo,
ma anche alla sua reale capacità d' operare. Pure un
capitolo suir impiego della forza potrebbe sfatare
questo pregiudizio moderno. Si è venuto formando
il luogo comune che le repressioni, le violenze, le
minacele, la lotta valgano meno delle parole quiete
e dei ragionamenti sensati ad ottenere la persua-
sione. Si citano anzi molti esempi di repressioni
La persuasione
per forza.
— 20 —
fallite. Ma ciò è vero soltanto nel caso in cui le
repressioni, le violenze, la lotta non sono complete
o vengono troppo tardi. L' esito della lotta contro
gli Ugonotti in Francia, quello della lotta contro
i Mori in Spagna dovrebbe convincere che le idee
si possono uccidere non solo con sillogismi, ma
anche con spade e con forca in persona dei loro
sostenitori. La rivoluzione francese è riescita per-
chè la repressione fu debole e tarda ; se questa
fosse venuta prima e fosse stata eseguita con mag-
gior rigore avrebbe soffocato la rivoluzione,
— 27
GLI effetti dell' arte di persuadere sono assai Cosa si cerca
svariati. Tutti cercano con essa di ottenere la ^^^ ^' ^^^
felicità ; ma questo nome, assai elastico, comprende ' P^rsua ere.
oggetti diversissimi ed assume per ogni individuo
un colorito e un contenuto speciale ; per uno la
felicità è r ozio, per un altro è il lavoro, per un
terzo r indifferenza e così via. L' arte di persuadere
si presta egualmente a tutte le richieste personali,
ma non tutti sono egualmente capaci di servirsene,
e i suoi clienti possono dividersi naturalmente in
due schiere : quelli che riescono e quelli che falli-
scono. Un avversario troppo forte e miglior per-
suasore, tna debolezza di suggestione, una incapa-
cità di auto-modificazione, una ignoranza della tec-
nica, sono le cause più comuni della sconfitta. Le
più gravi sconfitte sono quelle che riceviamo nel
non potere persuadere noi stessi ; la nostra felicità
è un' equazione fra i nostri desideri e le nostre po-
tenze, e se noi potessimo a volontà agire su i pri-
mi non potendo agire sulle seconde, e diminuirli o
accordarli meglio con esse, non sarebbe punto dif-
fìcile raggiungere la cosi detta felicità. L' uomo ha
— 29 —
intuito ciò, ed ha adoperato finora molti mezzi per
Metodi delPAu- operare sull'animo stesso del persuasore. Ve ne è
to- persuasione, ^^j^^ direttissimo e molto semplice che consiste
nella dimostrazione continua che ?wi siamo felici^
o per lo meno che siamo vieno infelici di quello
che potremmo essere, e meno infelici di Caio, Tizio,
Sempronio nostri vicini, E un metodo molto ado-
prato e molto popolare per la sua semplicità, lon-
tana dalle ingegnose e intellettuali complicazioni di
metodi dello stesso genere. Consiste nella ricerca e
neir esaltazione voluta di tutte le nostre contentez-
ze e nello sforzo del nascondere diminuire di-
menticare i nostri dolori. Certe frasi sono le ca-
ratteristiche di questa ricerca, come « Dopo tut-
to... » « In fin dei conti...* « Meglio cosi che...»
I proverbi. « Poteva andar peggio... » ecc. Molti detti popo-
lari ne portano l' impronta, sia con V ammonire che
le disgrazie avvengono a tutti ( « Oggi a me, do-
mani a te » — « Mal comune, mezzo gaudio ») sia
col notare che il bene è mescolato al male, oppure
gli sussegue (« Non tutto il male vien per nuoce-
re ») e in altri modi che a uno studioso dei pro-
verbi non costerà molta fatica notare. Il curioso è che
questi detti correnti e proverbi sembrano essere tanti
sfogatoi del dolore, dell' ira, del dispetto umano ;
sembrano frasi-cerotto e proverbi-taffettà ; 'basta pro-
nunziarli perchè acquietino e cancellino il dolore ;
è molto se lasciano qualche cicatrice. A chi va
male una cosa, basta il dire : « Eh ! non tutte le
ciambelle riescono col buco ! » — oppure — « An-
drà bene quest' altra volta » per sentirsi consolato
e pieno di speranza. L' intelligenza si presta con
sorprendente acutezza presso persone di men che
mediocre cultura a questi servigi di medicina della
vita, scoprendo i mali riposti dei vicini, le miserie
30 -
dimenticate del passato, i beni sperati nel futuro,
spezzando i fatti per farne sortire un atomo di go-
dimento nascosto fra i dolori, o al contrario sinte-
tizzando piccoli dolori in una massa di piaceri per
farli scomparire al paragone. Le frasi come : « Non Servigi medici-
vai la pena » « Non è pagar caro » « Cosa è in "^!' ^^^'^
confronto » sono sintomi di questi ultimi aiuti for- intelligenza,
niti dall' intelligenza alla nostra salute e al nostro
equilibrio ottimista. Come fornitrice di bende e di
para-occhi, come pesatrice compiacente, nulla sor-
passa r intelligenza. I suoi servigi vitali sono poco
studiati, e meriterebbero d' esserlo. Si scoprono
presso tutti, ma sopratutto presso la gente incolta
dove l'intelligenza non ha preso lo sviluppo dilet-
tantista dell' intelligenza per sé ; quindi presso i
contadini, i montanari, gli illetterati, le donne del
popolo, ecc. Ma tali servigi non formano che lo
stato rudimentale di quella medicina superiore che
hanno creata varie sette e molte religioni per ac-
quetare i dolori umani. Eccellono fra tutti gli stoici gli
epicurei i buddisti e i cristiani. Il passo dei Ricordi \n
cui Marco Aurelio si consiglia di spezzare in atomi le
cose, per che non gli appaiano più ne dolorose ne
malvagie, corrisponde perfettamente ai medesimi bi-
sogni vi tali che ci davano le infinite meditazioni cri-
stiane sulla vanità del mondo {de comptemptu mundi,
ecc.) che servivano a sopportare con tranquillità i
disagi e le sventure della vita. Togliere valore alle
cose che non si possono possedere, dispi ezzare le qua-
lità che ci sono negate, porre fra i peccati le azioni
che possono disturbare la quiete dell' animo, è il
fondo di ogni ascetismo, ed ogni ascetismo va con-
siderato come una ricerca di vita felice nella tran-
quillità, che non osa correre 1' alea dei possessi e-
sterni e dei godimenti materiali sapendoli spesso
— Il —
fallaci, sempre cfiflniorì. I sag-gì che hanno dato le
formule e i mig-liori metodi per la cura ascetica, il
Buddho con la sua semplice regola, Epitteto col
suo Manuale, S. Ignazio con i suoi lisercizi, hanno
concepito l'intelligenza come una corroboratrice della
vita. I loro libri, finora studiati did solo punto di
vista della storia delle religioni, o del misticismo,
potrebbero fornire ricchi materiali a chi vi cercasse
la vietodica'dellaauto fersuasione^ e il pensi ero precur-
sore delle moderne cure mentali. Gli antichi non si af-
fidavano soltanto alle loro terme e ai loro esercizi ;
non avendo le doccie d' acqua fredda e le iniezioni
di ferro, si facevano pillole di rassegnazione e ce-
rotti di insensibilità.
Il più moderno esempio di questo ufficio medico
dell' arte di persuadere è quello di una delle ultime re-
ligioni che, come una raniificazione del Cristianesimo,
ha sviluppato il lato curativo della dottrina di Cristo,
si è inspirata più al Cristo fugatore di demoni e
autore di miracoli che al Cristo delle parole e della
rassegnazione, al Cristo viago insomma, più che al
La religione Cristo cristiano. E stata detta Cu?'a me n tale, o
della Scienza cristiana o Nuovo pensiero. I.a superiorità
Cura Mentale jj questa moderna setta sulle antiche stoiche, spi-
nozistiche, cristiane consiste nel non fondarsi più
sulla ragione analitica, ma sulla suggestione diret-
ta e sull'auto-suggestione. « I suoi precetti ordinano
di considerare la paura, il timore, T ansia, il pessi-
mismo, il cattivo umore, i presentimenti neri, la
sfiducia in se e nelle cose, come stati d' animo vol-
gari, miserabili, schifosi ; ordinano di mantenersi
in uno stato di benevola aspettativa verso le cose,
e eid una temperatura costante di chiaro e sereno
ottimismo ; di ripetersi continuamente che si è con-
tenti felici quieti, che tutte le cose vanno e an-
— 32 —
dranno bene ; dì non ricorrere a medicine o a dot-
tori di sorta, ma solo di avere fiducia in se stessi,
e neir aiuto particolare delle forze spirituali. I pio-
nieri di questa fede hanno acquistata una credenza
intuitiva nel potere salutare onnipossente delle atti-
tudini dell'equilibrio mentale come tale, nella po-
tenza conquistatrice del coraggio, della speranza,
della fiducia — e correlativamente un disprezzo pro-
fondo per il dubbio per la paura per la confusione
come per tutte le condizioni di precauzione morale...
I principi della cura psichica cominciano a impre-
gnare talmente V derìdi che se ne coglie lo spirito,
per così dire, di seconda mano. Si sente parlare del
« Vangelo del Rilassamento » [Gospcl of Rela-
xatio7i), del « Movimento del non te n' incaricare »
(Don t Worry Aloveme?it), di persone che mentre
stanno vestendosi al mattino vanno ripetendo :
« Giovinezza, salute, vigore ! » come il motto che
deve servire loro quella giornata. Le querimonie
sulla stagione sono giunte ad essere in molte fa-
miglie proibite ; e sempre più la gente va ricono-
scendo esser cattiva educazione il. parlare di sensa-
zioni sgradevoli, o il tener conto delle indisposizioni
e degli inconvenienti ordinari della vita ». Ora ciò
potrà parere ridicolo e vano; il buon senso si op-
porrà con il suo detto che noft basta volere le cose
per averle, o che V erba voglio non cresce neppure
nel giardino del Papa ; ma i fatti res*-ano e gli ef-
fetti poco ordinari di questa metodica dell' ottimi-
smo verbale sono guarigioni inaspettate e come
miracolose, caratteri umani rinforzati, giocondità
individuale e pace familiare riacquistate, quiete men-
tale restituita, insomma una vera e propria invasio-
ne di benessere.
33 —
Ciò era veramente da prevedersi. Come la poe-
sia così i miracoli non possono morire. T.' uomo non
sarà mai cosi stupido da non trovare occasioni di
meraviglioso nel mondo. Bastava conoscere gli studi
sull'autosuggestione e sul miracolo per prevedere la
La Cura Mentale cura mentale. La cura mentale non è che il volon-
come succeda- tario succedaneo del miracolo medioevale che ha
neo e miraco o y^g^j^^ forme più moderne. Il medioevo, che non
aveva i nostri arsenali chirurgici, i nostri vivai di
dottori, i nostri magazzini farmaceutici, aveva in
compenso un' ammirevole dose di fede e di creden-
ze che produceva continuamente miracoli. Spenta
nei nostri tempi per molte persone la possibilità
di una credenza ad esseri superiori, cessava pure la
possibilità del miracolo ; ma non ne cessava il bi-
sogno. La Cura mentale ne è stata la restaurazione.
Il miracolo era ottenuto per mezzo delle forze in-
terne ; era una guarigione corporea o una tranquil-
lità psichica guadagnata con le forze intime ; ma
queste avevan bisogno per operare di riflettersi in
una immagine esterna all'uomo, dalla quale ri nfran-
gersi su lui ed operare in lui. S. Giacomo di Compo-
stella o la Vergine di Lourdes non erano che una tappa
di questo duplice viaggio della nostra anima, non
erano che gli intermediari per cui essa agiva su
se stessa. Ora invece queste forze corrono diretta-
mente al loro fine, senza cambia-valute e senza in-
termediari e agiscono direttamente nel credente.
La credenza in un potere operatore del miracolo
si è trasformata nella credenza al miracolo stesso.
La Cura mentale rappresenta un' economia sul si-
stema del miracolo medioevale. L' uomo si è ac-
corto che una potenza attribuita a persone esterne
era propria, e 1' ha rievocata a sé. E' un atto assai
— 34 —
più importante di qualunque dichiarazione dei « Di-
ritti dell' uomo » .
La Cura mentale segna inoltre l' inizio legitti-
mato dell' uso dei metodi esterni nella persuasione.
Finora o si scherzava o si faceva della retorica con- L' uso di mezzi
tro l'impiego dei mezzi materiali. La cura mentale esterni nell'au-
ne usa già quando ordina la ripetizione di certe to - persuasione,
frasi, r uso di certe attitudini. Già presso gli india-
ni e fra i francescani troviamo in pratica la stessa
cosa, sia 1' immobilità completa del corpo per ob-
bligare r anima alla quiete, sia la fìsonomia ilare
per abitudine affine di ottenere la pace interna. La
regola di San Francesco non è composta solo di
carità di povertà e di obbedienza, ma anche di
gaiezza. Questo fa ricordare che i conventi sono
uno dei migliori modi principali per obbligare l'a-
nimo alla quiete, impedendogli il contatto con le
cose esterne, e il sorgere dei desideri. Tuttavia
non sempre riescono all'effetto causa le perturba-
zioni immaginative, che fanno risorgere e ingran-
discono nella mente le cose che i sensi non posso-
no più avere. L' esser rinchiusi è anzi un incentivo
a colorire le cose esterne di un' apparenza ancora
più bella della realtà. I migliori poeti non sono
sempre i viaggiatori ; e gli anacoreti della Tebaide
potrebbero dare dei punti a don Giovanni in fatto
di visioni sensuah. Lo stesso è da dirsi di molte
istituzioni che offrono dei legami e delle murature
per chi non vuole più avere il contatto di certe
determinate sensazioni ; come 1' esercito. Il di-
fetto loro consiste sopratutto nel non essere fatte
per qitello scopo; sicché ci sarebbe benissimo
il luogo per un tipo di convento e di corporazione ^" convento
che offrisse ai ricercatori di quiete un asilo sicuro.
Esso sarebbe comodo per molte persone, sia per gli
— 35 —
utilità
dei conventi.
La trasforma-
zione dell' io.
alcoolisti, per ì mangiatori d* oppio, per ì bevitori
di haschich, che vogliono abbandonare la loro abi-
tudine, e non possono se non con l' aiuto materiale
di altre persone; sarebbe comodo per chi intendesse
vincere una passione amorosa, acquetare un' ambi-
zione fallita, cancellare una disgrazia ; sarebbe co-
modo per chi si sentisse incapace delle lotte eco-
nomiche e morali. Nel passato il convento era un
grande utilizzatore di vite fallite, di forze stritolate,
di energie disfatte, di frammenti d'uomini, e di par-
venze d' anime. Faceva nella vita spirituale quello
che fanno ora nella vita industriale certe macchine
che utilizzano i residui, le polveri, il fumo, la spaz-
zatura, e così via. Accolte nella comunione, sottopo-
ste alla regola, assoggettate a iniezioni di confiden-
za nella divinità, queste scorie e questi detrìti di
anime trovavano un cemento che le serrava assie-
me strette come se fossero granito. A quelle oggi
non resta che il suicidio. Una società per 1' utiliz-
zazione dei vinti nella vita potrebbe fare parecchi
buoni affari, e la Salvation Army ne sa qualcosa.
Nella Cura mentale scopriamo però qualche co-
sa di ancora più importante, cioè uno dei tentativi
meglio riesciti nei tempi presenti per la trasforina-
zione dell' io.
La trasformazione dell' uomo è il fine di molte
delle nostre attività; il maestro di ginnastica co-
me il prete, il propagandista politico come il filo-
sofo non cercano altro che di trasformare gli uo-
mini ; ma le trasformazioni sono d'ordinario parziali
e non generali, di membra e non del corpo, d' un
carattere e non di tutta l' anima. Le attività reli-
giose e morali sono quelle che pretendono una più
larga e profonda trasformazione. Ma sui mezzi per
operarla vi sono ancora molte incertezze e vigono
36
molti pregiudizi. Come si può rendere un uomo da
triste giocondo, da malato sano, da abulico volon-
tario, cosi !o si può far diventare credente o mi-
scredente, buono o cattivo e così via. L' azione della
volontà suir io, sia sul modo di pensare che sul
modo di agire, è un vecchio e necessario postulato
d' ogni pedagogia e d' ogni propagandismo. Ma ora
vi sono molti fatti e molte teorie collegate con
r anti-intellettualisìno (che è uno dei principi del-
l' arte di persuadere) che vengono a dare nuova
forza alla possibilità di rendere più ampia profon-
da e feconda questa azione volontaria. Un tale am-
pliamento può giovarsi dell' opera del James e dei
contingentisti sulla vecchia questione dei motivi e
del libero arhitrio. Secondo questi autori 1' animo
umano non si decide per forza di motivi razionali,
per considerazioni o previsioni di beni o di mali
futuri, per calcoli d' interesse, ma va a scovare que-
sti motivi queste previsioni e questi calcoli dopo-
ché già si è deciso ; 1' animo è già nell' azione quan-
do sta inventando i motivi dell'azione; mentre l'a-
nimo discute, la decisione è già presa. Egli pre-
senta il preventivo quando ha già fatta la spesa e
un preventivo tale da giustificare la spesa stessa.
E' un giudice che ha già pronta la sentenza pri-
ma della perorazione delle due parti e dell' au-
dizione dei testimoni ; i testi di legge che cita,
i fatti su cui si appoggia, le precedenti decisioni
di cui s' avvalora sono un lusso dell' intelligenza,
una spesa fritta in omaggio alla razionalità, ma che
non segnano che una sudditanza puramente onoraria
e una riverenza puramente formale come il fumo
di un olocausto pagano. Le necessità dell' azione
e le ristrettezze della ragione pura sono tante,
che r animo rassomiglia molto a un sacerdo-
~ 37
te, obbligato a mangiare soltanto le carni dei sacri-
tìzi, che dovesse regolar V appetito secondo V ora
delle cerimonie ; è molto probabile che fìnirtibbo
per modellare il calendario e la liturgia secondo i
bisogni del suo stomaco, piuttosto che asservire
I motivi e il li- questi ai primi. « L'intervento brusco della volon-
ero ar I I . ^^ ^ come un colpo di stato di cui la nostra intel-
ligenza avrebbe il presentimento, e che essa legit-
tima prima con una deliberazione regolare.... Inter-
rogandoci scrupolosamente vedremo che ci accade
di pesare motivi, di deliberare quando la nostra
risoluzione è già presa. » Le nostre motivazioni so-
no dei romanzi psicologici che fabbrichiamo via
via che agiamo ; come in sogno la nostra fantasia
fabbrica cause ultrapotenti di piccole sensazioni cor-
poree, e fa immaginare un enorme mulino per il
tic tac d' un piccolo orologio. Fra le rivelazioni del-
l' ipnotismo molto interessante per il nostro caso è
quella sulla suggestione post- cosciente. Per essa un
individuo ipnotizzato compie durante lo stato di
veglia atti impostigli durante lo stato di ipnosi, e
per giustificare questi atti, di cui ignora 1' orìgine,
inventa motivi di suo interesse o affetto particolare.
Un caso di simile servizio dell' intelligenza al vole-
re, per giustificare e fare apparire questo razionale,
è quello di una fanciulla posseduta da tre perso-
nalità diverse che si sono rivelate in tre stadi del
sonno ipnotico, di cui la terza era una specie di
demone maligno, che obbligava le altre due a fare
le cose dannose per la fanciulla ; mentre queste
dopo cercavano di giustificare razionalmente gli atti
assurdi e contrastanti con il loro carattere, commes-
si dalla terza personalità. Se Schopenhauer avesse
conosciuto questi fatti avrebbe potuto corroborare
la sua idea del dominio della volontà universale e della
- 38
indifferenza di questa per gli interessi dell' individuo.
Perfino il sentire è sottoposto al volere ; il James ^^ire agisce
sul credere
con la sua teoria sulle emozioni ha sviluppato l'i-
dea, una volta paradossale, che gli atti esterni pro-
ducano r emozione interna, e non già questa sia la
causa di quelli ; che si senta paura perchè si fugge
e dolore perchè si lacrima, non già si fugga perchè
si ha paura e si lacrimi perchè si ha dolore. La
quale teoria fa ricordare che gli stoici per non pro-
vare dolori consigliavano appunto lo sforzo volon-
tario per mantenere i muscoli della faccia e del
corpo nella posizione abituale o in posizione di pia-
cere, e perciò di sorridere ogni volta che avessero
avuto una eccitazione al pianto o alla disperazione. Co-
si Pascal al libertino convinto della utilità del cre-
dere, ma non credente, consigliava tutti gli atti e-
sterni della credenza, inginocchiarsi, andare a pre-
dica, prender l'acqua santa, s' ah e tir. Un moderno
movimento cattolico che pure vuole un approfondi-
mento interno della fede cristiana, non respinge af-
fatto le pratiche esterne, anzi ne apprezza il valore
e perciò si allontana dal protestantismo col quale ha
in comune il valore dato alla religione intima. Si tro-
va in San Francesco di Sales il precetto che per vin-
cere l'antipatia per una persona dobbiamo sforzar-
ci più che possiamo a tutti gli atti esterni che in •
dicano affetto e simpatia. Così le idee o i senti-
menti che non possiamo volere vivere direttamente,
e non sono sotto il nostro immediato potere, vi so -
no condotti da l'osservazione che si possono pa-
droneggiare mediante l' esecuzione continuata di
atti esterni, capaci di produrre certe abitudini sen-
timentali o ideali. Con una frase, che ora può pa- g^elta arbitraria
rere ardita ma che forse nuove scoperte e nuove delie credenze
trovate psicologiche giustificheranno di più, si può •
39
dire che le credenze sono in nostro potere e possia-
mo sceglierle a nostra volontà.
Non si creda che questo sia per giovare alla
religione e debba aumentare la percentuale dei cre-
denti, giacché per darsi una credenza occorre prima
avere delle ragioni per preferirla ad altre credenze
o alla miscredenza. Ciò non ci dice affatto che il
credere sia meglio del non credere, ma ci oifre sol-
tanto una via più economica e più sicura delle pas-
sate per giungere a quella credenza che potremo
scegliere. Le strade indicate però rischiano di non
condurre a nulla se non si agisce con tutta la no-
stra persona, impegnando tutto il proprio io, anima
e corpo, agendo come se la credenza desiderata
fosse già ottenuta e creduta, compromettendosi so-
cialmente, facendo acquisto di azioni di quella data
credenza affinchè ce ne stia a cuore T avvenire e,
se non la si lega sempre più a noi, riescendo a farci
tutt'uno con essa. Ci si può esporre a formarci
delle credenze come ci si può esporre a prendere
una polmonite ; si possono trovare metodi per op-
porsi alla diffusione di certi sentimenti (vedi p. e.
quel che si fatto con una certa istruzione popolare
contro certi pregiudizi popolari delle streghe, degli
spiriti, dei rimedi volgari ecc.) come ci sono me-
todi per soffocare le malattie contagiose. Certe lot-
te repressive del governo, i sequestri dei giornali
e dei libri, le proibizioni di comizi, gli scioglimenti
di società, fanno parte di questa metodica. Riguar-
do a noi stessi siamo tanto certi di curvare il no-
stro animo a delle verità, anche se lontane da quel-
le che alberghiamo in un dato momento, quanto
siamo sicuri di ammalarci di petto se prendiamo
freddo essendo accaldati e non facciamo dopo la
reazione. Si potrebbero dunque scrivere — e ci
40
La creazione
delle
personalità
sono sotto altro nome — dei Manuali di igiene in-
tellettuale, come ci sono Manuali di igiene della
bocca o della pelle o delle città ; si potrebbero fon-
dare — e ci sono sotto altro nome — delle Cli-
niche delle credenze o degli Istituti ortopedici per
il raddrizzamefzto delle fedi.
La fede, la credenza, il carattere sono 1' elemen-
to più individuale dell' uomo. Si possono avere le
stesse cognizioni, ma non si ha mai la stessa fede.
Cambiare fede o cambiare carattere è cosa più fon-
damentale del cambiare sistema di numerazione o
di pesi e misure ; è più grave che mutare di istru-
zione e diventar matematico dopo essere stato le-
gista. Più che cangiamenti, quelli che riguardano la
nostra parte morale sono vere e proprie creazioni.
Nei mistici si troveranno le descrizioni della loro
nuova, o seconda vita ; uno di essi distingueva gli uo -
mini nei « nati una volta soltanto » e nei « nati
due volte ». I neofiti, i convertiti, gli innamorati
da poco, nella loro luna di miele con la fede e con
il carattere che si sono rifatti, conoscono le tra-
sformazioni totali operate dalla persuasione quando
non ha agito suU' intelligenza, ma sulla volontà. Si
tratta in questi casi di creazione di iena sola per-
S07ialità, che viene ad occupare ii posto di una pas-
sata ; il contrasto fra le due, quella che sorge e
quella che cede, i ritorni e le insurrezioni di quella
domata sono stati studiati nel fenomeno della con-
versione. Ordinariamente si prendeva questa parola Le convesrioni
per significare il numero più largo dei suoi esempi
che è quello della conversione dalla indifferenza,
dal dubbio, dalla negazione ad un qualche credo
religioso : cioè, il lato positivo. Ma ora si compren-
dono in essa anche i casi contrari, cioè quelli ne-
gativi, che dalla religione vanno al dubbio o alla
— 41 —
Creazione di
varie
personalità.
indiiforenza. Una terza sorta di conversioni, ancora
poco studiata, ma che deve presentare gli stessi
caratteri delle altre due, ed è forse la più moderna,
è quella che non si riferisce a un contenuto reli-
gioso, ma a un contenuto vitale e cerca di appro-
fondire r esistenza comune superficiale avvicinandosi
più alla realtà, passando dalla teoria all' azione, la-
sciando la lettera per lo spirito, cercando di tra-
sformare la poesia in vita, la preghiera in carità,
i progetti in effettuazioni, preferendo i commerci
alla letteratura, i viaggi ai libri, i quadri alle de-
scrizioni, le città alle guide, la natura alla storia
naturale, studiandosi insomma di vìvere e non di
conoscere.
Ma un artefice della persuasione che operi su
se stesso secondo i metodi già accennati potrà giun-
gere, se trova abbastanza materia nel suo io, a
molteplicarlo e ingigantirlo ; a fare di sé stesso una
folla, e del proprio corpo la casa di una popola-
zione. Invece di uccidere l'anima passata, come cerca-
no di fare tutti i convertiti, la lascerà vivere accanto
alla nuova o accanto alle nuove, facendo che ciascuna
abbia le sue occupazioni e preoccupazioni, la sua ragio-
ne di esistere e di coesistere con le altre, i suoi modi
originali di sviluppo. Egli diventerà un manager
di anime, un politico dello spirito per evitare con-
trasti di interesse fra le varie persone che lo co-
stituiscono ; la sua coscienza sarà sempre doppia :
una dell' azione, 1' altra di osservazione dell' azione.
E' questo il punto massimo dell' arte di persuadere,
'A fine delfini, nel quale può trovarsi concorde
un' ultima concezione della psicologia che vorrebbe
che questa scienza conoscesse l'anima cercando di
trasformarla. Ad esso concorrono tutti i metodi del-
l'arte persuasiva, sia quelli del persuadere se che
42
dell' io.
del persuadere g\ì altri. Per moltiplicare l' io occor-
re una specie di azione e reazione dell' io su altre
persone, nella quale ha gran parte la bugia. La Bugia come
bugia è il principale moltiplicatore dell' io. Per mez- moltiplicatrice
zo suo noi ci costruiamo dei nuovi io, alla cui vita
a poco alla volta finiamo per credere, come tutti i
bugiardi finiscon per credere alle loro bugie. La
bugia così ora amplifica ora illeggiadrisce ora mol-
tiplica il nostro io, proprio come un sistema di
specchi. Ma mentre gli altri non credono alle im-
magini dello specchio, invece credono alle nostre
bugie, e noi di fronte agli altri siamo costretti a
mantenere tutta la nostra azione e tutte le nostre
parole in correlazione alle nostre bugie. Avendo dato
alla luce un personaggio, siamo obbligati a mante-
nerlo in vita col carattere che gli abbiamo imposto
fin dalla nascita. Molte vocazioni nascono dal bi-
sogno di far credere vera ad altri qualche nostra
qualità ; molte nostre azioni non sono che la riper-
cussione d' una nostra invenzione, una specie di co-
pia delle nostre bugie. Le persone che noi facciamo
vivere rassomigliano a quegli sforzi che si fanno
per una scommessa, con la quale ci obblighiamo
di fronte agli altri ad azioni non ordinarie per il
nostro presunto carattere o per la nostra preveduta
capacità. La scommessa è come il debito per il ne-
goziante, che gli fa crescere il desiderio di guada-
gnare per pagare il creditore ; quelli che scommet-
tono con noi sono i nostri creditori. Un io che si
è dato per asceta, non può, di fronte alle per-
sone per cui si è creato, andare a teatro o a bor-
dello ; ma cercherà di portare o di far credere che
porta il cilicio. Ecco che la sua bugia gli darà de-
gli atteggiamenti e delle forze di cui non si sareb-
be mai creduto capace. Si può dire che la bugia
43 —
sìa un eccitante e un corroborante vitale con le
sue compromissioni. Se si conoscesse la storia inti-
ma di molti eroi troveremmo forse nel fondo dei
loro atti una bugia come generatrice. Le personali-
tà create per un momento si perpetuano, le figlie
della parola sono le azioni ; più compromessi siamo,
più interessi abbiamo e tanto più siamo forti e de-
cisi nella nostra nuova persona. Creata un' abitudi-
dine è anche creata una persona, giacché una per-
sona non consiste in quello che ha di variabile di
inaspettato, ma in quello che ha di fisso e di pre-
Cosa è la per- vedibile. Un carattere non è per noi che 1' aspetta-
^°"^* zione di certe azioni da parte di un individuo. La
bugia è per la vita quel che è la rima per la poe-
sia, una procacciatrice di persone come l' altra è
una procacciatrice di immagini ; la ricerca di una
rima genera talora nel poeta una nuova immagine,
come la creazione d' una bugia dà luce nella nostra
vita a una nuova persona. La bugia è anche qui
poesia ossia creazione. Un dominio più vasto, ma
più materiale può essere aggiunto all' arte di per-
stiadere con la creazione del mondo o di vari mondi
arbitrari allato a quella delle anime.
La crcEzione gg ^on la fede e con 1' azione possiamo giunge-
e mon o. ^^ ^^^ ^ mutare noi stessi e a moltiplicarci, non
ci deve esser troppo difficile trasformare e molti-
plicare le cose. In questo campo il vero precursore
è Novalis il quale con il suo idealismo magico non
intendeva altro che un idealismo attivo ed efficace,
capace di rendere il nostro corpo uno strumento
perfetto al servizio della nostra anima, col quale o-
perare direttamente sulle cose senza bisogno di
intermediari, e senza intervallo di tempo ; il mago
doveva essere il punto più alto cui poteva giungere
il filosofo, capace di modificare il mondo senza ri-
9
— 44 —
chiedere 1' aiuto delle membra proprie o di altri uo-
mini, ma con il solo pensiero. Per ciò bisognava da
prima trasformare il corpo, che è lo strumento, a-
vere il senso dei mondi nascosti, la preveggenza
del futuro, la chiaroveggenza del passato. Trasfor-
mare lo strumento, è, per ogni idealista, anche tra-
sformare il mondo. Gli occhiali azzurri fanno azzur-
re le cose, r itterizzia le fa gialle ; gli specchi con-
cavi fanno bassotti i levrieri, e i convessi fanno
tante giraffe d' ogni cavallo. Gli uomini che si sono
accorti di ciò, hanno anche notato che avevano in
loro potere alcuni strumenti di visione del mondo
e se ne sono serviti ; come pure ne hanno inventa-
ti altri. Questi strumenti o sono stati idee, come Strumenti per
le idee filosofiche della unità del mondo e della sua |^ trasforrna-
pluralità, di Dio, dei santi, delle ninfe, dei diavoli,
dei geni, delle streghe ecc. o come le idee scienti-
fico-mitologiche degli atomi, forza, energia, materia,
eoni, eteri e così via ; oppure dei mezzi materiali,
quali il vino, il caffè, il the, gli alcoolici, V oppio, la
morfina, V haschich, la coca, il mezcal ecc. ecc., be-
vande che trasformavano il mondo agendo sui ner-
vi e quindi sulla immaginazione dell' uomo ; oppure
dei mezzi morali suggestivi, come 1' educazione reli-
giosa e mistica, conducenti all' estasi, all' indiamcnto,
alle « fiotta osctira » di cui parlano santi e mistici,
all' eòòrezza intellettuale, al piacere del pericolo,
al rischio metafisico, al gusto del gioco, che cono-
sciamo traverso i grandi studiosi, gli uomini pu-
gnaci, i metafisici sfrenati, i giocatori e gli ironisti
ecc. ecc. Tutte queste varie maniere di agire sull'io
hanno per effetto una trasformazione del mondo.
Chi viene a credere in Dio, concepisce l' universo
in modo differente da quando vi credeva, anzi lo
vede in modo differente, giacché gli si presentano
— 45 —
della Santità.
come miracoli le cose che per un altro sono fortui-
te coincideìize. Se poi cambia, e crede nella scienza,
trasforma ancora il mondo e lo giudica tutto a tra-
verso gli schemi scientifici della utilità pratica, di-
cendo magari che il suo buon umore dipende dal
fatto di avere 155° di tensione arteriosa, o dall' aver
fatto la doccia la mattina. Chi beve un eccitante
fantastico vive in un mondo di sogni, e può emu-
„_ "!^^i l^re Shakespeare nelle sue creazioni. Un' intera
letteratura è figlia più dell* oppio che dei poeti, ed
è peccato che ancora non si sia bene cercato il se-
greto di questa ricetta per esser poeti più valida di
tutte le retoriche del mondo vecchie e nuove. Co-
me dalla vita dei santi si potrebbe ricavare la ri-
cetta della santità, così da uno studio storico e me-
dico degli eccitanti nervosi si potrebbe trovare la
ricetta dell' immaginazione, dell' ingegno y del ge?iio e
cosi via. Dalle mele marcie di Schiller all' haschich
di Baudelaire fino al caffè di Balzac si potrebbero
scoprire nelle autobiografìe e nelle biografie dei
grandi uomini i segreti belletti e le misteriose can-
taridi dei loro cervelli.
- 46 -
IL primo, più ampio, più ovvio, più usato, più
antico, più sparso, e una volta anche 1' unico cre-
duto mezzo di persuasione e perciò l' unico colti-
vato dall' arte di persuadere passata : la retorica,
è : la parola.
L' artista della persuasione deve essere un prin- La parola,
cipe del verbo ; non solo nel senso parnassiano e
d' annunziano di possederne in quantità, di cono-
scerne bene i significati, di sentirne il valore este-
tico, — ma anche e sopratutto di conoscerne il va-
lore logico e psicologico, i suoi difetti e i suoi pre-
gi, i pericoli e le bontà, i trabocchetti e i baluardi.
Deve conoscerne storia, amicizia, parentele, fortuna,
coloriti, leggende, modo di disporle armonicamente,
di pronunziarle ambiguamente, di scriverle con sim-
metria. Deve saperci giocare e farci guerra. La pa-
rola non è tutto nel mondo, ma è molto. Le paro-
le non solo ci fanno dominare gli altri, ma anche
noi stessi. Servono ad inverniciare di virtù i nostri
difetti, a stuccare le coscienze incrinate, a vestire
di bei muscoli le persone troppo ossute. Sono come
gli abiti: false ed utili. Sono cortigiani ed adula-
— 47
tori che innalzano le nostre gesta, cantano la no-
stra persona, ingrandiscono i nostri pensamenti,
ci promettono V eternità presso gli uomini. Sono un
foro di avvocati ben retribuiti, un areopago di giu-
dici ben intenzionati, una schiera di militi devoti.
Ci pungiamo con uno spillo? eccoci fatti eroi. Di-
ciamo un don mot? ci mettono a pari di Voltaire.
Se regaliamo un soldo a un affamato, quando ab-
biamo le budella piene, ecco che ci^ ricordano gra
devolmente d'aver imitato San Francesco. Disposte
per ogni servizio, pronte ad ogni viaggio, merce-
narie per ogni guerra, saltellanti, fugaci, imprecise,
sono schiave eccellenti, e capaci maestri di casa.
Economizzano le nostre facoltà, perchè spesso ci
servono a pagare gli altri, senza contar che noi
stessi ci contentiamo di parole. Sono instancabili,
inconsumabili, numerosissime. Fan da paciere e ci
evitano le liti. Versano l' olio degli eufemismi ne-
gli ingranaggi sociali, perchè stridano meno. Ci pro-
cacciano femmine ed onori. Ci risparmiano spesso
di pensare e ci fan passare per pensatori. Prosse-
neti, medici, mercanti, economi — cosa mirabile —
non ci derubano mai. Non vogliono stipendio e si
danno a chi meglio le adopra, per qualunque cau-
sa, come se fossero di là dal bene e dal male. Non
ci gravano la memoria coi loro benefici, non ci pre-
sentano il conto delle loro forniture. Se sparliamo
di loro ci servono egualmente, non ci rimproverano
di ingratitudine e non ci rinfacciano nemmeno la no-
stra contradizione d' aver detto male delle parole
con le parole stesse. Ci aiutano a trasformare la
vita; la ingrandiscono, direi quasi, la gonfiano. Le
cose per mezzo loro, attraverso loro, divengono più
grandi ; il loro contatto le nobilita. Se avete una
polemichetta, chiamatela « battaglia »; una discus-
48
sìone fra amici, la farete diventare una « nobile
giostra spirituale »; e andando in sleepmg-car non
vi costei à nulla dirvi « pellegrino ». La parola si
presta ad abbellire tutto, come se avesse l' impiego
d' ornatrice del mondo. Sa accarezzarci e blan-
dirci ; è un cortigiano perfetto, che sa anche l'arte
di ritirarsi quando occorre il silenzio. Noi ne ab-
biamo bisogno, come i bambini dei loro eserciti di
cartone ; per essa ci siamo fatti una corte di si-
gnori bene ornati e bene vestiti, di adulatori fini e
di compagni cortesi ; una corte svelta alata e leg-
gera come uno sciame di farfalle. Non potendo a-
vere una regalità sul serio, ce ne siamo fatti una
di fiato.
Per persuadere gli altri ci sono metodi più pro-
fondi più operanti più sicuri più duraturi negli ef-
fetti, ma nessuno è cosi ampio e capace di coglier
lontano, cosi adatto a vari fini, cosi capace di a-
gire su molti uomini presi uno ad uno e tutti in-
sieme, come la parola. Tutta la vecchia arte di per-
suadere era fondata infatti su di essa.
Fra i primi studiosi dell' arte di persuadere stan- I Sofisti,
no i sofisti greci, che fecero un certo esame delle
parole, e approfittarono delle loro ambiguità per
fare giuochi, scherzi, sotterfugi, che li han resi fa-
mosi. La loro scuola ha avuto la disgrazia di lasciare
il proprio nome soltanto a pochi giuochi logici, ad
aneddoti di ciarlataneria linguistica, che con la loro
apparente leggerezza hanno screditato quel che
c'era d'importante nel loro tentativo di arte del domi-
nio umano. Ciò che essi cercavano era la ricetta per
padroneggiare gli uomini ; furono i Baconi della scien-
za psicologica, i quali conobbero che per coman-
dare alle anime bisognava penetrare nei loro moti,
come lo scienziato doveva obbedire alla natura per
— 49
Filosofia
senza parola.
farla obbedire. Ma tutti i filosofi posteriori, fino
ai tempi nostri, furono loro contrari, li giudicarono
durante accessi di moralità superficiale, e non
seppero nemmeno approfittare della loro opera per
dubitare della parola come mezzo di comunica-
zione e come aiuto del pensiero. Una delle più
singolari concordanze della storia dei filosofi è
quella di una eguale fiducia e dì un grande ot-
timismo riguardo alla parola ; non v' è filosofo che
non creda che definendo bene le parole e stando
bene attenti al loro uso non si debbano eliminare
tutte le contradizioni e le dispute tra filosofi. Sol-
tanto in tempi vicini a noi si è domandato se
la parola non nasconda, per colui che discute e ri-
cerca, continui tranelli, più o meno cagione di inu-
tili dissensi filosofici, sempre eguali e sempre insol-
vibili; e se nella posizione stessa dei problemi, la
parola fosse stata causa di questa necessaria insol-
vibilità. V è in ciò il segno di un vero nuovo o-
rientamento filosofico. Una filosofia che voglia al-
lontanarsi dalla parola si stacca assolutamente da
tutte le altre che ne han fatto uso con tanta fidu-
cia e tanta confidenza. Essa cambia il carattere del-
la filosofia, che, lasciando la parola, deve necessaria
mente rivolgersi all' azione, e abbandonando il ge-
nerale deve rivolgersi al particolare. Per ora i nuo-
vi filosofi hanno fatto delle analisi molto importanti
della parola in relazione con la filosofia e con la
psicologia, e delle loro osservazioni ci si può gio-
vare per r arte di persuadere, ripulendo la parola
dai pregiudizi e dalle leggende che la cariano. Il
più grave pregiudizio è quello di credere che la
parola possa fare conoscere ad altri ciò che essi
ignorano.
- 50 -
La parola non è che indicazione e suggerimento, Q^^g j ^^
e non può che insegnare ciò che trova già formato parola,
neir animo dell' ascoltatore o svegliare e svelare ciò
che è addormentato o coperto da un velo leggero.
La parola non può far conoscere ai ciechi i colori, ai
sordi i tuoni, agli eunuchi 1' amore, alle vergini la
maternità ; essa non può che indicare le espressioni
esterne di questi fatti psichici, e suggerire le cose
che si possono avvicinare a quelli. L' altro pregiu-
dizio è che la parola abbia soltanto un contenuto
concettuale ; essa invece si riferisce sopratutto al
fantasma, al sentimento, al valore che destano in
noi le cose. Non dà dei concetti puri, ma delle im-
magini vive. Se si parla dell' ubbriachezza non si
sveglia soltanto l' idea, ma anche e sopratutto la vi-
sione di un certo ubbriaco. Ora questa visione dif-
ferisce nelle varie menti ; in quella di chi parla
non è eguale a quella di chi ascolta. La parola non
agisce come comunicazione e trasfusione di una in-
telligenza in un' altra, ma come eccitatrice d' una
volontà sopra un' altra. Di qui risulta ancora più
necessario il principio dell' accomodarsi agli ascolta-
tori giacche di tutte le parole che direte essi com
prenderanno solo quelle che sapranno svegliare
qualche cosa che già possedevano o si stava for-
mando in loro. Ogni parola non ha un valore
universale, fìsso, immutabile — come si presup-
pone e si vuole ottenere con i dizionari — ma,
simile a un vestito elastico, ha il valore che le ver-
rà dato in diversi momenti da diverse persone se-
condo le loro diverse esperienze. Una stessa parola
detta di fronte a individui diversi può divere nello
stesso tempo significati affatto diversi. Non è questa
la base delle illusioni e dei sottintesi? Il linguaggio
allegorico è fondato sulla capacità della parola ad
- 51 -
essere un baule a doppio fondo capace di frodare
r attenzione di certi ascoltatori, per portare la
merce proibita a certi altri. Si parla a cento, ma
solo dieci debbono veramente intendere quel che
si dice. Un proverbio popolare esprime questo gio-
chetto : « parlare al prete perchè il chierico inten-
da ». Di qui anche molte lingue speciali a segreto,
con le forme della lingua comune ma con un sen-
so diverso ; e i cifrari, e le parole d' ordine, e le
frasi convenzionali dei cospiratori, dove « mattoni »
significava « carabine » e « calce » significava « polve-
re » ecc. ecc. Novalis ha su questo argomento un pen-
siero felice, dicendo che il vero segreto è quello
che anche palesato resta segreto per coloro che non
sono iniziati, perchè non è compreso che da chi
può capirlo, sicché costui con questa sua potenza si ele-
va naturalmente fino al diritto d' esserne a parte. Così
due matematici se possono comunicare fra loro con
le formule della logica matematica, non han bi-
sogno di esseri misteriosi, giacché quei loro segni
non possono esser capiti che da quelli del mestie-
re e che perciò ne hanno diritto. Il linguaggio
tecnico è la migliore tessera di riconoscimento fra
gli uomini della stessa casta e della stessa scuola
tanto più che mentre una tessera si può tenere na-
scosta, il linguaggio tecnico scappa tuori inaspetta-
tamente, essendo diventato abitudine ; le immagini
e le formule che un uomo adopra spesso per il suo
mestiere gli vengono alla mente involontariamente
e lo tradiscono ; né egli può fare a meno di appli-
carle alle altre cose del mondo e di vedere il mon-
do attraverso le sue abitudini e alla sua professio-
ne. Una terminologia é la maschera di un uomo,
e r artista della persuasione dovrà possedere molte
terminologie per potersi mascherare a suo comodo
— 152 -
e parlare il linguaggio della persona che vorrà ve-
stire ; esse saranno per lui tanti strumenti parti-
colari per agire su questo o su quegli uomini, come
un pianista toccando un tasto sa di toccare una
data corda e non un' altra. Quando infatti in un di-
scorso qualcuno parla in modo da spiacere, si dice
che ha toccato « un tasto falso ».
Le imperfezioni della parola, quando vuol essere
espressione logica, specchio di ragionamento, tra-
duzione stereotipa dell' animo, si trasmutano in tanti
pregi quando se ne fa un veicolo di volontà ; l'arti-
sta della persuasione avendo studiato i suoi difetti
scientifici, quali l' impoverimento della realtà, la
cristallizzazione psicologica, la esternità tradizionale,
la mancanza di sfumature, — può sfruttarli per i
suoi bisogni. Per chi conosce i lacci e le fosse d' una
foresta è facile far cadere il nemico, facile per sé
r evitarli. Quel che per gli altri è una difficoltà
sarà per lui una fortezza ; giacché se la parola da
sola sarà imperfetta per dare la persuasione, egli
saprà perfezionarla e completarla con altri mezzi
e talora correggerla con la stessa parola eludendo
le mancanze con delle superfluità, i difetti in più
con i difetti in meno.
Uno dei primi e più noti difetti della parola, H doppio senso,
che tutti i ragazzi scoprono ben presto per deliziar-
sene durante la lettura dei classici noiosi, é il dop-
pio senso. E' la base dei calemhours^ di molte ironie,
di molti giochi logici, tutti e tre mezzi efficaci, co-
me vedremo, della persuasione. Vi furono eccellenti
i sofisti, che per mezzo dei doppi sensi facevano
sbalordire i semplici obbligandoli ad ammettere lo-
gicamente delle conseguenze assurde. In generale
si parte da una parola che l' avversario definisce
in un modo, e poi a poco a poco si introduce nel
— 53
ragionamento un altro dei sensi che la parola po-
trebbe avere, e cosi si fa ingoiare dall' avversario
una conclusione che altrimenti non avrebbe accet-
tato; oppure si convince di assurdità la definizione
che egli ha dato della parola. Ciò non è difficile se si
pensa che incoscientemente questo accade quasi sem-
pre quando si discute di cose generali e sopra-
tutto con parole che hanno un senso concreto assai
differente per ogni persona, come « virtù » « bene »
« male » « onore » « ideale » « realtà » « bellez-
za » « arte * . Ciò accade sopratutto col dizionario fi-
losofico delle idee generali, in cui le parole hanno
molti significati, e sono state fatte servire a tanti
usi, ed hanno preso tanti coloriti e tante abitudini,
e sono legate indissolubilmente a certi amori e a cer-
ti rancori, a certe persone e a certi libri, e sono sta-
te tagliate dai filosofi come veste a pensieri diversi e
multipli, si che per accertarsi che due persone inten-
dono per « idealismo » la stessa cosa, occorre che
prima di discutere si mettano a distinguere e sud-
dividere per tanto tempo quanto almeno ne occorre
per far venire a noia ogni voglia di discussione. I
dizionari moderni di filosofia sono perciò costretti a
ricorrere a molte divisioni e classificazioni per dare
di ciascuna parola i vari sensi in cui è stata ado-
prata. Ma anche su questo processo di classificazione
si posson sollevare molti dubbi, giacché esso è fatto
principalmente con altre parole che avrebbero bi-
sogno d' essere state prima a loro volta chiarificate ;
a meno che non si accetti per buona 1' acqua che
è passata attraverso un filtro della cui pulizia ab-
biamo ragione di dubitare. E' probabile dunque che
con tutti gli sforzi verso 1' ideale della chiarezza
(e si potrebbe anche discutere se sia un ideale desi-
derabile, ammesso che sia realizzatile) \^ fallacie lo-
— 54 -
giche continueranno a imperare nel campo filosofico,
e i logici tenteranno invano con le loro oneste fa-
tiche di turare queste eterne falle del vascello ra-
zionalista. — Le ambiguità del linguaggio possono
servire al persuasore a due scopi: a separare in due
avversari, due persone che sono dello stesso parere,
e a far credere a due avversari che essi sono dello
stesso pensiero; tutto dipende dal fine cui si adoprano.
Analoghe alle ambiguità per i loro servizi sono Le Etimologie,
le etimologie che, veie o inventate, fatte ad orec-
chio o con il metodo scientifico dei filologi, sono pure
armi importantissime per la convinzione. Nulla di
meglio per far credere che una parola significa una
data cosa, dell' affermare che la sua origine^ deri-
vazione, etimologia ecc. è in un' altra parola od im-
magine che si avvicina od ha riferimento a quella
cosa. Se si pensa che la maggior parte delle pa-
role, e specialmente le astratte generali filosofiche,
non conservano neppure le più lontane vestigia delle
loro origini, si capisce di quale utilità 1' etimologia
possa essere se sapientemente adoperata. Molte e-
timologie sono tali che il significato originario della
parola è contrario a quello presente, come sofista che
significava « saggio » e non « ingannatore ver-
bale » . Perciò le etimologie permettono molte « ria-
bilitazioni di parole » e molte <<' revisioni di processi »
giacché con la scusa che in origine una parola si-
gnificava un' altra cosa, si riesce a convincere che
essa debba anche ora significare la stessa cosa. Ciò
può servire per certi nomi di scuole letterarie e di
partiti politici che han preso per insegna per l' ap-
punto i nomi di disprezzo dato loro dagli avver-
sari, come i gueux di Olanda, i decadenti francesi, i
sansculottes r\Yo\viZÌo-adirìy ecc. appellativi che ridotti
alle loro origini sono nuli' altro che nomignoli e in-
- 55
vettìve, ma che per essere riesciti vittoriosi passa-
rono ad essere nomi di lode.
Un caso curioso di imbroglio etimologico voluto,
è quello dell' Hegel, che mette in serio imbarazzo
i suoi lettori perchè molti dei termini che egli ado-
pra, li usa nel senso loro originario secondo 1' eti-
mologia vera o creduta vera da Hegel.
Le particelle. Anche le particelle permettono di conferire alle
parole altre ambiguità, oltre quelle di cui sono già
dotate, oltre le ambiguità di posizione, di accento^ di
punteggiatura, L* ibis redibis non morieris in bello
della Sibilla ; il proverbio « per un punto Martin
perse la cappa » ricordano due ambiguità di pun-
teggiatura. Per quelle di accento, più numerose
nelle lingue straniere, basterà scorrere una raccolta
di calembours francesi, o di wits inglesi e ricordare
il bellissimo scherzo del libertino che morendo in
abito da maschera ebbe ancora la forza di spirito di
dire : Beati qui in Domino moriufttur » che si po-
teva accentare anche « Beati qui m dominò mo-
riuntur ». Le ambiguità di posizione permettono
sfumature e ironìe, come quella spesso usata del
« grande uomo » o « uomo grande. ^> Le particelle
fornirebbero pure un lungo catalogo di esempi e
di divisioni e suddivisioni ; ricordo solo il di che
può conferire alle parole che precede molti sensi,
come proprietà, contenuto, qualità, paternità ecc. Un
bicchiere di vetro è eguale di fatto di vetro, un bic-
chiere di acqua è eguale a contenente acqua.
Parlando, e spesso anche scrivendo, quando sap-
piamo che lo scritto può esser letto ad alta voce,
bisogna ricordare che la parola è principalmente
suono, e quindi la sua risoìianza va considerata co-
me un prezioso elemento per 1' arte di persuadere.
56-
L' uomo è anche un animale estetico e si convince | sofismi
forse più con il carezzare i suoi orecchi che con estetici
r accontentare la sua ragione. Molti oratori furi- e morali,
bondi e molti poeti magniloquenti hanno infinita-
mente più potere sulla mente umana di molti libri
raziocinativi. Bisogna tener conto anche dell' argo-
mento e saper usare a tempo le parole rimbom-
banti, in altro tempo quelle sfinite, pallide, languide,
in altro ancora le brevi, recise^ taglienti. Ciò fa
parte di quello strumento persuasivo che è il so-
fisma estetico, la cui forma più rudimentale è la se-
guente : ciò è hello, dunque è anche vero.
Esso è il compagno, il parallelo, il gemello del
sofisma morale, che nella più semplice forma si e-
sprime : ciò è cattivo, dttnque non deve essere vero.
I temperamenti estetici e i temperamenti morali ri-
sentono fortemente 1' urto della rappresentazione di
un universo brutto o malvagio, e lo negano anche
logicamente. ^
Le coordinazioni estetiche e morali tengono il
luogo per essi di quelle logiche. Un tipo sublime
di questa specie, è Chateaubriand. Nella sua apologia
del Cristianesimo (Le Genie du Christianisme) egli
è stato lo scopritore del bello cristiano ; e si è valso
sopra tutto del lato estetico della religione cattolica
per farne la più vera. Nel suo libro invece di dimo-
strazioni si trovano descrizioni stilistiche, e la litur-
gia è chiamata a giustificare la dogmatica ; i suoi
ragionamenti sono presso a poco di questo genere :
le allodole che volan pel cielo sono belle... il grano
maturo nei campi è d' un colore meraviglioso ecc. ecc..
dunque Dio esiste. Ridotto a questi minimi termini
sembra che il sofisma estetico debba avere poca ef-
ficacia, ma la sua forza sta tutta nel rivestimento ;
- 57 -
quel che è certo è che Le GMle du Chrlstianisme
ha fatto più adetti alla reazione cattolica che non i
trattati del De Bonald e i libelli del De Maistrc.
Però, considerando anche il lato cattivo, il sofisma
estetico ha il difetto di lasciare impronte poco pro-
fonde, e di lasciarsi troppo voltare a favore del
primo venuto. Le razze meridionali più nervose e
retoriche sono soggette sopratutto ai creatori di so-
fismi estetici, ma anche ne cambiano spesso. Così
appena il Socialismo, che pareva nemico dell' arte
è stato abbastanza forte, ha subito trovato dei di-
fensori dal lato estetico, e dei creatori di sofismi
estetici socialisti in uomini come O. Wilde e W.
Morris.
Le rime e le assonanze non entrano veramente
tanto nel campo del sofisma estetico, quanto nel
campo della pratica persuasiva. Esse rendono più
facile il ricordo delle proposizioni, le imprimono me-
glio neir animo, ed aiutando T apprendimento a me-
moria giovano alle frasi nella lotta con le altre
rivali. Fra due proposizioni, una espressa in for-
ma comune, T altra in forma proverbiale con as-
sonanza o rima, a parità d' altre condizioni, la
seconda ha da vincere sulla prima. Anche per un
senso di economia e per un bisogno da scansa -fa-
tiche r uomo preferisce una massima rimata ad una
in prosa. La poesia rende più facile col suo ritmo
La ripetizione, anche la ripetizione^ una delle figure retoriche più
efficaci sopratutto sugli uomini comuni. Le idee
vincono più sul grosso pubblico (e perdono più col
pubblico fine) a torza d' essere ripetute, che a forza
d'essere dimostrate. I pensatori più fortunati son
quelli che riescono a dire poche cose, ma sempre
quelle, dovunque parlino o scrivano. Un grande per-
suasore, il Buddho, si è valso della ripetizione delle
-58 -
parole, delle frasi e delle immagini. Egli agiva con
una specie di suggestione, mostrando lo stesso sfi-
lare cadenzato di immagini alla mente di chi lo
ascoltava. La ripetizione agisce infatti come sugge-
stione su noi stessi. Il ripetere macchinalmente una
formula, e il fissare indefinitamente un oggetto lu-
cente, sono ambedue processi di auto - ipnotismo
molto usati nell' India. Nelle preghiere dei santi,
nelle litanie cattoliche, in molti precetti di morali-
sti, si vede adoprato lo stesso strumento ipnotico.
E' uno strumento molto comodo, che tutti possono
facilmente adoprare. La Healing Science pure ne fa
uso con i frequenti ritornelli di previsioni otti-
miste che consiglia ai malati.
Sono assai efficaci, per rendere chiaro e visibile
un ragionamento, come per abbellirlo, i paragoni; 1 paragoni,
i quali pure han del processo ipnotico, ma per ba-
gliore improvviso, non per lunga e continua fissa-
zione. Ci sono immagini che ci seducono d'un tratto,
e appena viste ci fanno accettare 1' opinione di cui
sono le messaggere. Una bella parabola trova spes-
so le vie dell' assentimento meglio d' un buon sillo-
gismo. Saranno fronzoli, ma quanti matrimoni non
falliscono per la mancanza d' un fronzolo ? Molti
spiriti poi amano i paragoni perchè han bisogno
di dare un po' di vita alle idee, e un po' di plasti-
cità alle teorie ; essi voglion vedere le idee ; la parola
astratta non li contenta e preferiscon la frase imma-
ginativa. Qualcuno, che forse non era troppo imma-
ginativo, disse che : paragone non è spiegazione. Ma
per lo meno è chiarificazione. Il persuasore dovrà
spesso fare uso delle parole e delle frasi che servo-
no da portiere ai paragoni : « come » , « così » ,
« sarebbe, è come, è cosi », « accade come », « so-
miglia a », « pare quasi », « lo paragonerei » « si
59
direbbe », ecc. ecc. I paragoni disinteressati do-
vranno non avere altro fine che il chiarificare ; ma
molte volte gioverà per la discussione usare para-
goni che nobilitino o che gettino il discredito sopra
una cosa, la volgano a oggetto di rìso o la affra-
tellino a idee grandiose. Bisogna dunque aver tat-
to, e con la scusa di ehiarificare^ eccitare la mente
deir ascoltatore a considerare certe idee come si-
mili ad altre pregevoli o spregevoli. Se vorrete
combattere un luogo comune, direte che i luoghi
comuni son come le prostitute che si prestano a
tutti ; ma se lo vorrete lodare, direte invece che i
luoghi comuni sono come i palazzi pubblici che ap-
partengono a tutti e da dove si domina tutti. Sa-
pendo poi con chi si discute, gioverà conoscere i
suoi paragoni usuali, giacché ogni uomo ne ha che
predilige tratti dal suo mestiere, dalle sue occupa-
zioni o preoccupazioni, come pure scelti in rispon-
denza al suo carattere. La povertà dei paragoni so-
cratici è ben conosciuta, giacché nei dialoghi pla-
tonici chi fa le spese son sempre i soliti tipi : mae-
stro di ginnastica, nocchiero, musico e cosi via. Ogni
uomo ha i suoi paragoni preferiti, e anche ogni tem-
po ha i suoi paragoni canonici. Leibniz ha l' oro-
logioy Comte i confini, Newman il fiume, James la
corrente, Hobbes i denari^ e cosi via.
Nel linguaggio filosofico del resto hanno acqui-
stato cittadinanza le metafore introdottesi in gran
Le metafore, quantità e con tendenza ad aumentare. I logici se
ne sono intimoriti scorgendovi un pericolo per la
purezza della verità. Essi le studiano come peri-
coli logici di confusione, ma si possono studiare
come mezzi persuasivi di seduzione. Sono vesti splen-
dide per nascondere corpi poveri, oppure cinture
astringenti per corpi troppo grossi. Bisogna saperle
— 60 —
usare con cautela, e scegliere le più adatte al ca-
rattere e alle esperienze di chi si vuol convincere.
Le più belle metafore degli Arabi e della Bib-
bia (p. e. Cantico dei Cantici) sono un poco
fredde per noi e invano parlano di esperienze che
non abbiamo. Inoltre le metafore possono essere a-
doperate in un modo che pochi supporrebbero,
analogo a quello delle teorie scientifiche, per rag-
giungere r economia del pensiero, e con ciò agevo-
lare la persuasione. Per un caso non curioso 1' at-
tività scientifica e la poetica s' accordano anche in
questo nel servire economicamente lo spirito.
Passando dai mezzi indiretti a quelli diretti
della persuasione troviamo nel linguaggio una se-
rie di frasi già modellate, pronte per 1' uso ed an-
che molto largamente impiegate che han per fine
la convinzione. Sono frasi affermative che si im- ^^^^^
11, 1. ^ 1 1 • A 11 per convincere,
pongono air ascoltatore da sole, sia carezzando quello
che vi è in lui di pecorile, inclinato a pensare con
i più, e timoroso di scostarsi dalla maggioranza;
sia lusingando il suo amor proprio già naturalmente
inclinato a credersi qualcosa di più degli altri, e a
dar ragione a chi pare sostenere questa opinione.
Ma sono anche frasi di imposizione che ipnotizzano
e soggiogano una volontà ad un' altra. Da queste
frasi si vede bene come il fenomeno della convin-
zione sia un fenomeno telepatico dove si trasmette
un ordine d' una volontà ad altre. Quando troviamo
degli scettici con i loro eterni dubbi e timori sulla .
verità di ciò che odono affermare, siamo sicuri di
avere trovato soltanto dei timori di imposizioni che
si vogliono salvare dall' obbedire ad altre volontà ;
gli scettici sono dei malati di vertigine che evitano
i precipizi. Le frasi che si riferiscono alla domina-
zione d' un volere sopra un altro, sono : « è ov-
— 6i —
vio » « è chiaro », « è evidente.... », « è inutì-
tile dimostrare che...» , « è impossibile che non sia...» ,
€ non può non essere...» « come potrebbe esse-
re...? », « è naturale...», « senza dubbio alcuno...»,
e assolutamente è così...» etc. etc. Le frasi che si
giovan del generale orrore che gli uomini hanno a
pensare da soli sono di questo genere: « tutti am-
mettono...», « è universalmente riconosciuto...», « non
e' è chi non sappia ..» , « è cosa di tutti i giorni...» ,
« chi mai ignora...», * si sa da tutti...», « tutti u-
sano...», « r universale consenso degli uomini am-
mette...», « bisognerebbe non essere uomini per...»,
« soltanto una persona stramba accetterebbe...» ecc.
ecc. le quali frasi suonano come un' avvertenza al
pubblico di non farsi mettere al bando da quella
maggioranza che onora e rispetta e di cui vuol
far parte. Nella stessa serie di frasi rientrano quelle
che fanno appello al giudizio d' una casta, d' una
setta, di un partito, d' un circolo ecc. ; come : « nella
buona società si usa, si pensa, si dice...», « cosa
mai diranno i compagni...», « non sono queste le
idee del nostro partito...» , ecc. Le frasi che si fon-
dano sopra una adulazione delle qualità morali o
intellettuali dell' individuo, sono pure assai nume-
rose, e quali esempi servano le seguenti : « se si
osserva con attenzione...», « se si studia la questione
con spassionatezza, con imparzialità, con metodo,
con cuore aperto, senza preconcetti, senza pregiudizi,
con giustizia...» ecc., le quali appunto promettono
air ascoltatore che si dichiari convinto, la lode di
spassionato, imparziale, giusto, senza preconcetti
e cosi via ; sono dunque frasi adulativc - pre-
niiative. Quelle puramente adulative sono più sem-
plici, come : « lei è troppo intelligente, troppo
giusto, troppo fine, ecc. per non capire che...»
- 62 —
onorari
Ad esse fanno da parallele \q frasi minative^ che
inducono a credere una cosa facendo balenare per
aria il timore che non credendola si passi per scioc-
chi per malvagi e cosi via ; ad esempio : « anche
una persona di media intelligenza...», « non occorre
esser Galileo per capire...», « lei non è così sciocco
da ammettere...» , « bisogna essere credenzoni come
un contadino...» , « perfino un asino non ci casche-
rebbe...», « neanche fra briganti si agisce cosi...»
ecc. ecc. Nella stessa categoria di queste frasi entra- G'' aggettivi
no certi aggettivi che hanno ormai un senso tanto
vago quanto, però, pieno di misterioso rispetto, e
di cui si giovano spesso gli scienziati popolari nelle
loro liriche in prosa a favor della scienza, e gli
oratori popolari per i loro bisogni polemici ; tali
sono : sacro, eterno, giusto, naturale, vero, scienti-
fico, umano, buono, bello, patriottico, tradizionale,
schiettamente democratico, nobile, ecc. ecc. che u-
sati come molti li usano sembrano pieni di profondi
e delicati pensamenti, mentre non significano nulla.
L'essere stati adoprati per tutti gli usi, e 1' essersi
messi al servizio di tutte le cause, li ha vuotati di
qualsiasi contenuto pratico e reale, e ne ha fatti dei
semplici segni di riconoscimento. Sono, per dir così,
i galloni e le decorazioni delle idee ; un' idea per
essere accettata dai più, bisogna che sia santa, vera,
giusta ecc., appunto come un personaggio per esser
ricevuto in certe case deve avere 1' abito nero e la
cravatta bianca, oppure quei tali e tali titoli di no-
biltà, o quelle tante e tante migliaia di franchi alle
Banche. Siccome costa assai poco dare quelle deco-
razioni alle parole, così in generale se ne vede una
gran profusione ; ma malgrado la loro abbondanza
sembra che non perdano le grazie del pubblico, che
- 63
s empre fa loro tanto di cappello. Si potrebbero perciò
chiamare gli aggettivi onorari.
Frasi allettative Possono seguire ancora nella stessa categoria le
frasi che si possono studiare bene, nella maggiore ric-
chezza di repertorio e nel loro migliore impiego, pres-
so i commercianti, i ciarlatani, i commessi-viaggiatori,
i rappresentanti, ed affini : le frasi allettative. Esse
si rivolgono o alla merce da vendere, elogiandone
la semplicità, facilità, comodità, bontà, durata, buon
mercato, eleganza, moda, ecc. — oppure al compra-
tore vantandone l' intelligenza, il tatto, il gusto,
r abilità quando sceglie la merce. Tutto il commercio
può essere considerato come un campo eccellente
di osservazioni per un corso di sofistica allettativa
dove si praticano espedienti psicologici quale quello
di non spaventare il cliente con una cifra, offren
done una di assai poco minore, ma di minore effetto
oculare, come 2,95 invece di 3,00 e 0,49 invece di 0,50;
nei quali casi la perdita d' un soldo o di un cente-
simo è ampiamente rimunerata dalla maggiore quan
tità di clienti che la piccola appariscente diminu-
zione procaccia. I doni, le lotterie, gli sconti, i ribassi,
i regali dopo pagamento di fattura o per le feste,
sono tanti modi di allettamento, pagati dagli stessi
clienti. Le memorie di un commesso viaggiatore
che sapesse osservare se stesso e il pubblico ci in-
Sofìstìea^ segnerebbero molto in questo campo. Una delle
migliori scuole di sofìstica è il ciarlatano dei piccoli
paesi, il venditore delle aste e dei ribassi, con le
sue abili consecutive diminuzioni di prezzo per sor-
prendere r aspettativa (« nò dieci, né nove, ne
otto... ma solo cinque lire! »), con le sue immagini
pratiche (« non pagate nemmeno il dazio » — « costa
più il trasporto ») e con l' immancabile annunzio
^q\ fallimento, ribasso, liquidazione, anche quando
- 64 -
commerciale
il negozio va bene. Anche la quarta pagina dei
giornali, sopratutto dei grandi paesi commerciali
(p. e. in Italia il Corriere della Sera^ in Germania
la Frankfurter Zeitiing, specialmente nel foglio
dedicato agli affari : Hande Isolali), presenta delle
notevoli applicazioni dei principi dell' arte di per-
suadere ; la concorrenza non solo ha prodotto in
questi paesi un miglioramento nei prodotti, ma ha
imposto anche un miglioramento nei modi di sedu-
zione del pubblico ; si è visto che non tanto dalla
merce, quanto dal commesso - viaggiatore dipendeva
10 smercio di un articolo ; la « bella presenza »
sempre richiesta nelle « offerte di impiego », ne è
un sintomo. Gli americani poi hanno raggiunto il La Reclame.
maxwiwm di ingegnosità nella reclame che stupisce
noi europei che tanto spesso poi ne sopportiamo
le conseguenze e ne facciamo le spese. Presto si
capirà anche da noi che le case che organizzano
la reclame sono organismi assai più forti nel mondo
di molti ministeri e di molte prefetture e che in
un direttore di giornale e' è spesso una potenza
maggiore che in molte altre tradizionali cariche.
11 governo del mondo è più in un articolo di
giornale, o nella lanciata di un nuovo modo di
reclame, che in un discorso di ministro o in una
allocuzione di sovrano.
Proseguendo nella serie delle frasi per convin- GH eufemismi,
cere, troveremo le frasi per nascondere, che spesso
sono frasi migliorative od eufemismi. L' importanza
degli eufemismi è poco nota, e meriterebbe uno
studio maggiore di quello che non sia permesso in
queste pagine. Un eufemismo soddisfa due bisogni
umani egualmente imperiosi : quello di dire le co-
se spiacevoli, e 1' altro, di dirle in modo che non
offendano, o che per lo meno non se ne possa sol-
- 65 -
levare un incidente formale, e che lascino sem-
pre una via d' uscita, un modo di ritirata, una scap-
patoia alle questioni e agli urti troppo netti. Per
ciò si fa grande uso di abbellimenti, di migliora-
menti, di addolcimenti nel linguaggio ; si adoprano
termini smorzati, colori più deboli, parole di doppio
senso che suggeriscono e non dicono ; si cerca V e-
piteto moderato che sussurri e bisbigli gentilmente
r accusa o 1' offesa ; si ingegnano frasi introduttive
o fìnalijche faccian da miele alla bevanda amara.
Cosi liHkrto diventa « un' indelicatezza » ; un so-
domita sì onora d' essere « scolaro d' Oscar "Wil-
de »; un imbecille qualsiasi fa figura quale « va-
lentuomo » ; un vigliacco passa per « uomo di gen-
tile e mite animo »; un prepotente per uno « che
sente di sé fieramente ». Nel Paolo di Segovia del
Quevedo troverete un' ammirevole serie di eufemismi
per significare la morte sulla forca ; e sullo stesso
concetto ancora più numerosi ed ingegnosi in uno
dei capolavori dell' argutezza secentesca in Italia,
cioè nel Canocchiale Aristotelico di Emanuele Tesauro.
Cosi potrete consultare anche il Cortigiano libro im-
portantissimo, uno dei pochi libri italiani che sia di-
venuto internazionale. Gli uomini maturi, i giovani
arrivati, i giornali saggi, usano chiamare persone
pericolose, impetuose, pazze, e magari villane, tutte
quelle che non usano gli eufemismi. La « buona so-
cietà ^> ha il culto e la specialità degli eufemismi ;
r amante d' una signora è il suo « amico » o la
sua « relazione » ; avere un figliuolo si dice « avere
una conseguenza » e cosi via. L' arte della con-
versazione, della società, del salotto, non è che
r arte dell' eufemismo, 1' arte di non dire le cose
letteralmente, ma sotto velature facili a penetrare
con la malignità, 1' arte delle allusioni, dei sottintesi,
— 66 -
dei polisensi ; una persona « per bene » non dirà
mai una cosa, ma « la farà capire » . Non v' è cosa
che urti tanto 1' uomo timido (e in generale 1' uomo
sociale è un vigliacco) come il termine nudo e
crudo. Egli ha bisogno di ingoiare le sue pillole
sotto cialda, e i suoi lassativi mescolati ad aromi.
Teme le sensazioni troppo forti, le frasi che son
come doccie, le parole che fan 1' effetto di pugnali,
tutto ciò che non ammette ritirate, complicazioni,
compromessi. Bisogna tradurgli le verità nel suo
linguaggio abituale di mezze verità e di semi affer-
mazioni perchè possa digerirla. A questo patto, e
con molte cautele, lo si potrà fare andare più lon-
tano di quel che non crede. Come i vigliacchi egli
va condotto fra i precipizi con gli occhi bendati,
e ai duelli con la credenza che le palle sono di
cioccolata ; allora forse farà la figura d' un genti-
luomo pieno di coraggio.
Passando dai mezzi forniti dal linguaggio ai '• futuro,
concetti persuasivi, troviamo primo di tutti uno dei
grandi alleati del persuasore : il tempo futuro. Esso
si presta gentilmente, vuoto com' è, ad essere riem-
pito di tutte le nostre speranze e di tutte le nostre
previsioni. Non dice di no a nessuno ; è il refugium
peccatorum dei poeti senza gloria, degli inventori
falliti, dei politici senza successo, degli amanti di-
sillusi. Tutti rimandano le loro vendette e i loro odi
al futuro, come a un giustiziere generale. Col « chi
vivrà, vedrà » , « Dio non paga il sabato » , « ride
bene chi ride 1' ultimo » il popolo si consola e spera
nel suo protettore : il futuro. I maligni e i pessimisti
dicono che anche il Paradiso e l'Inferno abbiano la
stessa origine e lo stesso valore di calmanti illusori
contro i malanni e le ingiustizie terrestri. Il persua-
sore dovrà servirsene ; egli dovrà dirigere le menti
_ 67 -
e le Profezie.
da convincere agli effetti futuri di ciò che propone ;
là la sua fertile e servizievole immaginazione non tro-
verà multe né cancelli per dipingere in piena libertà
la bontà, Tutilità, l'efficacia, la durevolezza, la sicurez-
za ecc. delle sue proposte. Nessuno potrà contradirlo
coi fatti ; r esperienza, questo noioso impaccio, non
metterà bastoni fra le ruote del suo carro. Le sue pro-
fezie non potranno essere tacciate di false, soprat-
tutto se saprà mettere il tempo in mezzo che occorre
perchè siano dimenticate quando han già prodotto l'ef-
fetto voluto. Senza contare che nel frattempo gli av-
venimenti posson fornire un numero infinito di pre-
senti sufficienti perchè esse non si verifichino.
Gli Oracoli Inoltre e' è la scappatoia di formulare le profezie
in modo ambiguo tale da permettere un' altra in-
terpretazione se non si avverano ; come 1' oracolo di
Delfo che prometteva la vittoria agli Ateniesi se
si fossero difesi in mura di legno ; il che poteva
esser preso letteralmente come obbligo di costruire
mura di legno, o poteva esser preso allegoricamente
per significare il rifugio sulle navi. Di questi esempi
gli oracoli antichi sono assai ricchi e basterà con-
sultarne la raccolta. Una delle raccomandazioni da
farsi in questo genere di sofistica, cioè la profetica,
è di conservarsi sempre abbastanza vaghi per potere
in quella vaghezza fare rientrare tutti i possibili av-
venimenti futuri. Le grazie e le preghiere per otte-
nerle sono un eccellente esempio dei servizi che
può rendere il futuro ; giacché se la preghiera, il
sacrificio, il voto ecc. non ottengono gli effetti ri
chiesti, vi è sempre modo di dire che tale pre-
ghiera, voto, sacrifizio non era sufficiente, completo,
puro, adatto ecc. ecc. Così tutte le promesse con-
dizionate permettono largamente di cavillare e di
sofisticare suU' adempimento delle condizioni. Molte
— 68 -
compagnie di assicurazione calcolano appunto sulla
difficoltà di stabilire il genere di morte, le possibili
infrazioni e mancanze o ritardi di pagamenti etc.
per diminuire il numero delle quote da versare in
adempimento alle loro promesse. In tutte le cose
forse promettere a pronta scadenza è bene, meno che
nella sofistica profetica. I romanzi sociali non sono Romanzi Sociali,
perciò un semplice sfogo poetico di immaginazioni
costruttive, ma vere e proprie operazioni persuasive,
e per quanto i loro autori non abbiano mostrato
nessun ritegno o pudore in fatto di previsioni, e
non si sian peritati a determinare perfino il menu e
le ricette della futura cucina del XX^ secolo, non han-
no punto perso la loro voga e la loro importanza.
L' uomo non vive solo di pane, ma anche di sogni,
sopratutto di sogni ; senza le Fate Morgane che gli
forniscono il compiacente orizzonte del futuro, non
si muoverebbe forse con eguale velocità. Né c'è da
temere mai che si stanchi. Si è ricchi produttori
di speranze per quante mai volte ci abbiano illuso ;
promettere e promettere agli altri, promettere e
promettere a se stessi è un metodo infallibile per
agire. Difficilmente viene 1' ora del disgusto e della
diffidenza, e un profondo italiano ha notato, per
quanto straordinario razionalmente, questo fatto :
« Ancora che uno abbia nome di simulatore o di
ingannatore, si vede che pure qualche volta gl'in-
ganni suoi trovano fede. » Il « se con il futuro »
sarà perciò una delle frasi abituali di colui che per-
suade ; egli dovrà porre la convinzione che vuole
inoculare quale biglietto d' ingresso necessario e
sufficiente a certe felicità e giovamenti futuri. Ci si
convince facilmente quando si vedono i vantaggi
della convinzione. Magari si comincia col dire che
ci si convince, poi con X andare del tempo, il be-
- 69 -
nessere o 1* interesse che si ottiene con la convin-
zione formale opera su noi, si mescola ad essa, e
produce una convinzione reale. Molti convertiti po-
litici per interesse finiscono per diventare sinceri.
La maschera, come nella favola dell' Ipocrita Santi-
ficato del Boulestin, modella il loro volto.
Ma questo è un punto cui applicare il principio
dell' adattamento alle persone da convincere. V è
una sorta d' anime che si persuade meglio con il
Il passato. passato ; sono anime con gli occhi dietro la testa ;
hanno orrore d' andare in avanti, come quelli con
gli occhi davanti hanno orrore d' andare all' indietro.
Sono i moderati, i reazionari, i misoneisti, i lauda-
tores teinporis acti, quelli che il Wells ha chiamato
a formare il tipo legale dell' umanità, cui oppone
il tipo legislativo, « Mentre dal primo punto di vista
la nostra vita consiste semplicemente nel raccoglfere
le conseguenze del passato, dal secondo consiste nel
preparare V avvenire. Si potrebbe chiamare il pri-
mo tipo di spirito, il tipo legale o sottomesso, poi-
ché r educazione, le funzioni, le occupazioni del
legista lo dispongono a questa tendenza ; esso, fra
tutti, deve riferirsi alla legge accettata, al diritto
riconosciuto, al precedente fissato, e deve per forza
ignorare e condannare la cosa che cerca di stabi-
lirsi. Si potrebbe, per contrasto, chiamare il secondo
tipo di spirito, il tipo legislativo, creatore, organiz-
zatore o sovrano perchè perpetuamente attacca e
modifica l' ordine stabilito, allontanandosi sempre
dal rispetto accordato a ciò che ci viene dal pas-
sato. Egli vede il mondo come un immenso can-
tiere e il presente non è per lui nulla di più che
materiale per 1' avvenire, per le cose che debbono
essere. Egli vive in un mondo attivo di pensiero,
mentre 1' altro esiste in un mondo passivo Dice
70 —
di autorità.
lo spirito legale : — Certe cose sono avvenute, e
per causa di esse noi .siamo qui; dice lo spirito
creatore : — Noi siamo qui perchè certe cose deb-
bono essere. » Con il primo tipo varrà assai il
dire in vostro favore che le idee che presentate
sono nuove, giovani, ultima moda, dernier cri,
just oitt, soehen erschienen, idee avveniri ste, —
con il secondo tipo è consigliabile invece dimo-
strare che le vostre idee sono vecchie, vecchissime,
comuni, che corron per le strade e che risalgono
alla più remota antichità è sono ripetute in tutti i
libri classici. Qui vi gioverà assai il principio di au- "^ principio
torità ; è vecchio come il mondo, ma è sempre e-
gualmente possente, anche su quelli che lo fischiano,
perchè appunto spesso lo fischiano.... per principio
di autorità : cioè, perchè A, B, C, Z, che stimano
ammirano seguono, hanno detto che lo fischiano e
che è bene fischiarlo. Sebbene ora poco alla moda
(in teoria e a parole — ma in pratica come sempre
assai usato), il principio d' autorità non è così no-
civo come si è voluto sostenere. Si può cominciare
con r osservare che V ipse dixit ha delle ragioni
molto opportune di economia mentale, sia col ri-
sparmiare a molta gente che non può pei debolezza
o per altre occupazioni darsi alla poca proficua pro-
fessione di pensatore ; sia perchè permette una ge-
rarchia mentale, facendo in modo che un ordipe
più volgare di pensieri non disturbi uno superiore ;
sia col rendere inutile una troppo dispendiosa e
lunga ripetizione delle esperienze. Non è soltanto
la teologia che usa il principio di autorità, ma è
anche la scienza e la vita comune. Gli storici delle
scienze non ignorano il misoneismo scientifico ; le
teorie nuove incontrano sempre opposizioni per
causa delle autorità che combattono. Le teorie si
7»
identificano con 1' uomo e sì impersonano in una
persona, e per vìncere non han tanto bisogno di
trovar prove, quanto di vedere la morte di avver-
sari altolocati nella gerarchia scientifica. La cele-
brìtàgcer una scoperta fa presumere favorevolmente
qua^B* se ne annunzia un' altra da parte dello
stesso scopritore. Il valore di una teoria passa per
#^ parentela ad un altra generata dalla stessa mente.
Né importa se il campo è diverso, se una teoria
è di biologìa e l' altra dì metafisica ; avere sco-
perto certe onde elettriche e il modo d' applicarle
può far sedere al Senato ; avere ideato una teoria
biologica fortunata può essere un titolo a parlare
dì sociologia. Le folle sono dell' opinione di Carlyle :
che il genio sia genio dovunque sì applichi. E un
ragionamento comune anche presso gli scienziati
quello di citare come corroborante un' idea, il fatto
che in favore di essa sìa la firma d' un illustre
scienziato. Anche le idee scientìfiche hanno bisogno
dì avalli e ci si fida naturalmente ai direttori di case
che hanno bene speculato. Il principio di autorità
in scienza non è che un' applicazione del princìpio
del credito in commercio. Non si può stare in com-
mercio senza avere buone « referenze » ; cosi il
persuasore nella concorrenza con gli altri del me-
stiere dovrà avere sempre una buona raccolta di
autorità sulla questione che vuole trattare, anche
se estranee ad essa, purché siano celebri, o accom-
pagnate da tìtoli ufficiali o da quegli aggettivi o-
norarì di cui ho parlato poco prima. In politica, ad
esempio, tutte le autorità sono buone, e cosi in
riorale e in commercio. Citare poeti, soldati, ban-
chieri, scienziati, sacerdoti, fondatori dì imperi o di
religiosi é la stessa cosa per chi vuol persuadere.
Se un oste potesse dire che il suo vino piace a
72
Gabriele d' Annunzio e a Fregoli la sua fortuna
sarebbe fatta, per quanto la professione del primo
o quella del secondo abbia poco a che fare con
quella del buongustaio. Ma sul pubblico il nome
celebre, anche se celebre per delitti, fa sem-
pre effetto. Una modista di Parigi che avesse po-
tuto citare M.™*^ Humbert fra le sue clienti, avrebbe
avuto un successo. Così è in morale : il distico d' un
poeta vale la massima d' un pensatore ; così in po-
litica, dove il detto d' un soldato di ventura ha ef-
fetto quanto la finezza d' un diplomatico. Sarà però
naturalmente opportuno d' avere sempre una grossa
fornitura di autorità a propria disposizione, ma ben
distribuite prò e contro in ogni questione, perchè
se taluno cita un poeta si possa gettargliene ad-
dosso una diecina, e per uno scienziato si abbiano
in serbo venti filosofi e così via. Quando se ne sia
a corto si può adoprare anche il mezzo di scredi-
tare le autorità dell' avversario ; il tale è invecchia-
to, il tal altro è uno sciocco, il terzo è troppo gio-
vane, questo è incompetente, quest' altro è interes-
sato, un ultimo è citato inesattamente ; cosi si eli-
minano questi noiosi fautori delPavversario che dal
passato vengono a introdursi nella nostra questione.
I>a convinzione essendo, come più tardi vedremo,
un affare di suggestione, 1' argomento delle autori-
tà è assai importante.
Esso è aiutato anche dalla generale tendenza u-
mana a fare come i più ; per i più M. Tout le monde
è la maggior autorità che esista in tutte le scienze.
Molte persone si rifiuteranno a fare o a pensare una
cosa finché voi non riuscirete a dimostrare che è
fatta e pensata da tutti ; allora proveran vergogna
di non averlo fatto e pensato prima, e diventeranno
dei neofiti troppo entusiasti. Perciò i liwghi comuni ^
— 73 -
I luoghi comuni, che son da evitarsi come causa d' etisia da parte
di chi cerca V originalità, diventano invece un ec-
cellente siero della persuasione. Essi sono « auto-
rità » rafiforzate dal « consenso universale » e spesso
accompagnate da « aggettivi onorari ». I luoghi
comuni sono molto giovevoli in quanto si possono
anche facilmente adattare a qualunque scopo e
riempire di qualunque materia, e per di più sono
abbastanza abbondanti per servire a tutti i fini dei
mercenari.
Nella vita comune del resto il principio di auto-
rità è usato giustamente tutte le volte che si tratta
di cose tecniche, di mestieri, di arti, di conoscenze,
dove le esperienze speciali di un dato individuo,
i suoi istinti ereditari, le sue abitudini continuate,
gli hanno dato un certo tatto e senso cui bisogna
fidarsi senza ragionare. Come facciano i contadini
a conoscere il tempo, i marinai a preveder le bur-
rasche, gli artritici a presentire la pioggia, i pic-
cioni viaggiatori a ritrovare il colombaio, certi indi-
vidui a indovinare le sorgenti sotterrane, le guide
alpine a scoprire le strade, ecc. ecc. sono tutte cose
che sfuggono al puro ragionamento, e rafforzano il
principio di autorità. Su quei campi non v' è edu-
cazione né scuole che facciano, e bisogna fidarsi
neir intuizione dell' individuo. Molti altri poteri u-
mani sono della stessa specie, come 1' arte del ca-
pitano, quella del giuocatore di scacchi^ dell' indo-
vino del pensiero, del suggestionatore di gabi-
netto e di piazza, del chirurgo, del medico, ecc. ecc.
sebbene gli strumenti di cui si servono nascondano
la loro origine intuitiva. Una delle idee principali
di Socrate, una delle sue preoccupazioni — giacche
si tratta d' un uomo a idee fisse — era quella della
preminenza dei tecnici ; ogni artista speciale doveva
— 74 -
essere maestro nella sua materia, il medico nella medi
Cina, il ginnasta nella ginnastica e cosi via. Ma que-
st'idea giustissima andrebbe modificata nel senso che
ogni specializzato può fornire i migliori mezzi in cia-
scuna arte, ma non può darne \ fini e V applicazioìte ;
un medico può studiare ed essere il vero compe-
tente sulla quantità di cocaina da iniettare a un
malato per poterlo operare, ma non è il vero com-
petente quando si tratti di sapere se 1' operazione
deve farsi o non deve farsi. Questo è campo di un'ar-
te superiore. — La specializzazione non fa che rie-
scire al principio di autorità ; i do7ii di natura, ne
sono pure una base e una giustificazione ; la sugge-
stione ne ha bisogno e l'adopra. Ma nel suo uso
bisogna essere cauti, giacche non tutte le « auto-
rità » sono adatte a tutti gli ascoltatori. Per la ra-
gione che la convinzione è sempre un fatto perso-
nale bisogna porsi sempre al punto di vista dell' av-
versario o dell' ascoltatore. Bisogna fare come i
primi apologisti del cristianesimo che ai pagani ci-
tavano! loro poeti e moralisti che andavano d'accordo
con le dottrine di Gesù. « Monstrabimus vobis idoneos
testes Christi illos ipsos quos adorabis » dice Ter-
tulliano. Tutte le religioni del resto, per poco abili
che ne fossero i propagandisti, debbono aver fatto
lo stesso. Anche i Babi moderni adoprano il Van-
gelo per i Cristiani, il Corano per i Maomettani, la
Bibbia per gli Ebrei e via dicendo. Ed è una singo-
lare e ben nota confessione di San Paolo, laddove
dice: «...mi sono fatto servo a tutti, per guada-
gnarne il maggior numero. E sono stato a' Giudei
come Giudeo, per guadagnare i Giudei : a coloro
che sono sotto la legge, come se io fossi sotto la
legge, ecc. ecc. » (I. ep. ai Cor. IX, 19-21). E stato
— 75
sempre un buon artifizio quello dì usare le armi
stesse dell' avversario per vincerlo.
L' omerismo. In fatto di « autorità » il più curioso esempio è
quello delle autorità poetiche^ non già dell* autorità
che nella vecchia retorica avevano certi trattatisti
come Orazio ed Aristotile, né certi poeti che erano
presi a modello come Omero o Virgilio, ma della ve-
nerazione di cui han goduto certi poeti, stata sfrut-
tata dagli artisti della persuasione per commuovere
le persone. L' omerismo dei greci è qualcosa di
ridicolo ; Omero nel quale sono pure scarse le parti
gnomiche era veneratissimo fra i Greci come gno-
mico e veniva fatto servire alla politica e alla mo-
rale dai demagoghi e dai sofisti. Essi intessevano
i discorsi con paragoni dall' Iliade ed esempi dall' O-
dissea, perchè una parte della venerazione popolare
di quei versi si riversasse sui loro argomenti e
sulle loro persone. Quei versi fra la loro prosa ren-
devan più familiare il discorso, e facevan parteci-
pare i ragionamenti della loro santità. Bisognava
a quei tempi sapere Omero a memoria, ma più an-
cora saperlo tirar fuori a proposito, e piegarlo a
tutti i bisogni. Ogni paese ha avuto il suo omerismo ;
Dante per gli Italiani, Shakespeare per gli Inglesi e
Schiller per i tedeschi, sono quel che era Omero pei
Greci. Tutti tendono a farseli propri, ad averli alleati
ed antenati ; tutti li voglion citare. In Italia cosa non
è stato Dante ? perfino patriotta e perfin socialista.
Uno dei metodi di usare il principio di autorità è
quello della rievocazione di personaggi morti. « Cosa
direbbe Cristo ?» — « cosa farebbe Dante ?» —
« quale sarebbe la indignazione di Mazzini ?» —
« ah ! se tornasse Garibaldi e vedesse... » — ; tale
metodo è veramente comodo, perchè naturalmente
il personaggio che non può negare o protestare,
- 76 -
vi serve con tutta fedeltà. Un altro metodo pu-
re impiegato, ma più pedagogico, è il paragone :
« Non cosi avrebbe uno dei martiri.... » — « Il
confronto con T esempio di Savonarola è schiac-
ciante » — « Usavano i guerrieri antichi come
Epaminonda.... » etc. etc.
Nella persuasione le teorie generali^ perdendo il
loro solito officio di strumento di conoscenza, ser-
vono molte volte a captare 1' assenso dell' ascolta-
tore per permettere al persuasore 1' accesso libero a
qualche punto particolare. Esse servono a prendere
// pia, nel quale 1' ascoltatore non riesce a scorgere
compreso il meno^ e poi con sua meraviglia e dis-
petto, a trarlo fuori. Esse impongono il caso generale
che appunto per la sua generalità sembra innocuo e ne
deducono poi il caso particolare che interessa. Per
esempio scelgo quello della battaglia in favore della
teoria « l'arte per V arte » ; essa non è stata, in ge-
nerale, che una scusa onorevole, un pretesto teorico,
una veste decente per scrivere contro la morale e in
favore della pornografia ; le celebri prefazioni di Ma-
demoiselle de Maupin e delle Postuma (quest' ultima
non poco eco dell' altra) sono seguite appunto da
pagine pornografiche. Non osandosi sostenere troppo
apertamente la tesi che certi poeti veramente senti-
vano, che r arte è immorale, si è detto che l'arte è
amorale e questo ha dato il permesso di non farla
mai morale. Cosi le teorie generali sono pericolose im-
boscate in cui bisogna guardarsi dal cadere ; e' è da
pensarci sopra due volte prima di dichiararsi con-
vinti d' un principio, e partigiani d'un idea gene-
rale. Quanti accettano a parole nella vita una
infinità di idee generali ed ignorano quanto li
annoierebbe il darsi la pena di applicarle rigo-
rosamente e r esaminarle senza scrupoli fino alle
— 77 --
conseguenze ultime. Una delle necessità della vita ò
d' esseri poco profondi in logica e molto superfi-
ciali rignardo alle nostre cosi dette « credenze » e
ai nostri cosi nominati « principi ». Nessuno sa di por-
tare in sé germi infiniti di terribili malattie di scru-
polo e di bile e di dolore ; una delle potenti armi del
persuasore può esser questa. Essa può servire sia a
fare abbandonare una teoria mostrandone le con-
seguenze, sia a farla accettare con lo stesso metodo
di previsione. L' uomo diffi.cilmente resiste alla pun-
tura di questo pungolo essendo egli molto desi-
deroso di mostrarsi coerente. Non tutti hanno il
coraggio e il cinismo della contradizione.
Gli esempi. Gli esempi servono alla persuazione nel modo
inverso delle teorie generali ; soltanto il lavoro sarà
più lungo. Bisogna fare accettare come gradito, imita-
bile, bello ecc. un esempio, per trarne una teorìa dalla
quale possa poi scaturire la questione particolare di
cui si tratta. L'abilità del pensatore consiste nel sapere
scegliere un esempio lontano dalla discussione, che
non possa suscitare sospetti, e trarne una teoria
che pure possibilmente non ecciti diffidenza e per-
metta una facile estrazione o applicazione al caso
che è in discussione. La metodica delle teorie e de-
gli esempi è una metodica che in strategia si di-
rebbe d' « avvolgimento di fianco » ; è un « girar
la posizione ». Era questo il metodo del sofista
Socrate (come lo chiama un contemporaneo) quando
cominciava a fare quelle sue questioncelle insulse
su cose da nulla, ben lontane in apparenza dall'og-
getto della discussione ; dalle quali poi, per via di
« perciò » e di « dunque », di interrogazioni in-
genue ed abilmente mascherate, riesciva a trarre
r avversario sul terreno dove voleva, avendogli
. fatto accettare come buona quell' arma inferiore o
- 78 -
debole che gli aveva lui stesso fornito per vincerlo.
Così ci appare nei dialoghi di Platone ; ma è da
supporre che le cose non dovessero andar sempre co-
si bene come il discepolo le narra, e che se qualche
altro sofista ci avesse lasciata la relazione di Gor-
gia o di Protagora, 1' esito sarebbe stato favore-
vole a questi due maestri. In ogni modo è da te-
nere conto che il metodo socratico è il metodo
della furbizia e della scaltrezza, della finta inge-
nuità e della ignoranza mascherata, in contrasto con
quello dell' audacia ciarlatanesca di un Polo o
di un Prodico. Non sempre i ciarlatani vincono e
spesso un contadinotto rozzo, ma con la sua furbi-
zia mascherata da dichiarazioni di ignoranza, riesce
a metterli in mezzo, e a giuntarli meglio dei truf-
fatori di mestiere.
Si tratta qui anche della attitudine da assu- L'attitudine
mere discutendo o provando, se quella arrogante
violente, impositoria, o quella umile e bonaria. La
prima è più suggestiva, 1' altra è più insinuante.
Conviene conoscere i momenti e le persone per
scegliere una delle due. Ad esse corrisponde pure
un altro bivio, quello sul contradire apertamente o
r accettare fintamente. Il primo alle volte riesce me-
glio, impone la propria personalità ; altre volte ser-
ve perchè eccita 1' avversario e lo fa sragionare e
sostenere la sua tesi più radicalmente di quel che non
gli convenga, esagerandone cosi i difetti.
Ma con le persone timide è bene talora avanzare
le obiezioni in persona terza, o impersonalmente^ o
sotto il nome di qualcheduno conosciuto per essere
un patrocinatore già compromesso; così: « ma il
tale potrebbe obiettare... » — « ma si potrebbe os-
servare... i> — « e chi sa che lo Spencer non avesse
a rispondere,., » — « per quanto non sia di questa
— 79
opinione, pure sì troverebbe chi sosterrebbe.., » —
etc. etc. Questo modo di fare insinua più abilmente
il dubbio, toglie ogni odio di persona, non spa-
venta troppo il nemico, non obbliga a compromis-
sione e lascia sempre libera la ritirata : — « Ah ! ma
io non sono di questo parere... » — « Neanche io
penso come il Newman che... » etc.
L' ironia. ^^n frasi simili si può introdurre anche V ironia,
uno dei più acuti e sicuri mezzi di convinzione. Non
tanto per convincere direttamente l' oggetto del-
l' ironia (che anzi può esasperare e assodare di più
r avversario) quanto gli spettatori ed ascoltatori.
Nella storia ironista e persuasore han fatto spesso
una sola cosa, da Luciano a Swift. Chi ha dalla
parte sua il riso, è il vincitore ; il ridicolo uccide
più di mille ragionamenti. La prima cosa che bi-
sogna accaparrarsi è il partito delle persone di spi-
rito ; in fin dei conti è più lo spirito che non la
ragione che governa il mondo. Le teorie del Deli-
tzsch eran più forti di quelle del Lassalle, ma T e-
breo era più fine del tedesco e la vinse. L' uomo è
un essere cosi vilmente sociale che ciò che teme
sopratutto è lo scherno del gregge, perciò il per-
suasore dovrà fare in modo di prendere il lato che
si presta meglio a deridere 1' avversario. La vecchia
retorica insegnava le frasi di indignazione, ma non
sapeva che un umorista fa più d' un profeta ? che
importa se lo spirito è poco duraturo, e dei sali
deir antichità ve ne sono cosi pochi che ci acconten-
tino, e che delle burle medioevali così poche ci piaccia-
no, cosa importa? vincere con un calembour o vincere
con un sorile è la stessa cosa, purché si vinca; e vince-
re nel primo modo ha qualcosa di leggero e leggia-
dro più simpatico e meno grave dell'altro. Né bisogna
poi gridar troppo contro la superficialilà dell' iro-
— 80 —
nia, che anche come processo conoscitivo non è cat-
tivo, ed è come la prova cruciale di certe teorie,
giacché col farne la esagerazione ne fa risultare
meglio i difetti, e indica ai combattenti più seri, ma
meno arguti e acuti, i lati deboli da colpire. Ma non
più in là si estende 1' ironia ; suo dominio persuasivo
è nella critica, nella distruzione, nell' assalto. Quando
però si tratti di costruire e di rinnovare, allora la
fede, il calore personale, .1' azione, V entusiasmo, le
grandi frasi che ne tengono il posto, sono assai mi-
gliori coeficienti di persuasione.
Qui è il posto adatto per una interessante que- Persuasori
stione : è migliore persuasore di un' idea quello che convìnti e per-
la sostiene per interesse o quello che la sostiene per ^"^^^'"' 'P^^" ^'
arte ? A prima vista pare che sia quest'ultimo, e lo è
certamente per quanto riguarda la parte meccanica
della persuasione. Infatti chi non ha fede cieca sarà
abbastanza abile da nascondere quei difetti che le sue
idee possono avere, e da portare i suoi sforzi e la
attenzione degli ascoltatori sopratutto sulle parti
migliori. Se v' è qualcosa che possa urtare i gusti e
le abitudini di chi vuol convincere, non insisterà,
sorvolerà, accennerà appena ; mentre quando capirà
che qualche lato piace, subito lo svilupperà con ar-
dore. Preoccupato più di fare accettare le sue
idee che innamorato delle idee stesse, avendo
in mente piuttosto gli effetti pratici che la verità
loro, volendo sfruttarle più che propagarle, il pen-
satore non convinto, 1' apostolo falso, 1' oratore di
mestiere sarà più abile, più scaltro, più sicuro della
meccanica della convinzione, adoprerà gli argomenti
a tempo, non appoggerà troppo sui lati antipatici
e saprà, di quando in quando, correggere le teorie
troppo radicali e i fatti un poco contrari, facendo
dei compromessi con le coscienze e degli accomo-
— »i —
damentì con la realtà. Coloro invece che han fede
ed entusiasmo cieco, gli apostoli nati, non compren-
dono, disprezzano e quando lo scorgono insultano
r altro tipo di persuasore ; essi vogliono fare cam-
minare le loro idee tutte intere e complete, quali
sono, senza sottintesi e senza sotterfugi, dando e-
guale importanza a tutti i loro lati e a tutte le loro
applicazioni, malgrado che in pratica il sistema si
mostri sfavorevole ; essi preferiscono non fare nulla
al fare a mezzo, e rifiutano di smorzare le loro e-
spressioni e di togliere qualche frase secondaria ai
loro programmi, anche quando da questo possa di-
pendere la vittoria reale delle loro idee ; Mazzini è
stato uno dei tipi di questo genere ; i nostri politi-
canti d' ogni specie sono i tipi del primo.
Molti episodi storici impersonano queste distin-
Tutto 0 nulla ^ioni, che ricordano la frase di Enrico IV : « Pa-
rigi vai bene una messa » — e V « Aut sint ut
sunt, aut 7ion sint » dei Gesuiti, i quali ultimi, caso
strano, sono invece conosciuti e leggendari per gli
accomodamenti e per i sotterfugi inventati a fine
d' ottenere 1' arrosto delle cose, lasciandone il fumo.
Intanto è da notare che 1' attitudine Dantesca —
per opporla a quella Machiavellica degli accomoda-
menti — ha pure il suo giovamento ; ed è che gli
apostoli radicali riescono meglio a trasmettere la
fede; faranno meno discepoli, ma saranno più saldi
degli altri ; diffonderanno un minor numero di idee,
ma quelle saran meglio radicate. Non solo : discepoli
e idee generate avranno un midollo più solido e più
vivace ; i primi non si lasceranno facilmente abbat-
tere dalle contrarietà, né disperdere dalle persecu-
zioni, ne corrompere dagli avversari ; le altre go-
dranno d' una felice separazione da tutte le con-
generi, non sarà possibile il mescolarle e il con-
— iJ3 —
fonderle ; agli unì e alle altre sarà passata in ere-
dità qualcosa della individualità del maestro. E per-
chè ? perchè con tutta la loro inabilità dialettica
la suggestione degli apostoli convinti è meiggiore
di quella degli ipocriti. Essi non operano tanto con
la parola, quanto con la persona. Le loro idee vanno
sotto la protezione delle loro azioni, della loro fa-
ma, dei loro aneddoti^ delle loro leggende ; convin-
cono più col farsi vedere che col farsi sentire ; uno
sguardo loro può più d' una frase. Quel non so che
che si sprigiona dal loro essere intimo, che li fa
come trasudare la fede, è ciò che vince e commuove
più di tutte le abilità dell' artista e del tecnico per-
suasivo. Spesse volte, anzi, si può dire quasi sem-
pre, le qualità intellettuali sono maggiori negli a-
postoli di mestiere, ipocriti o dilettanti ; i propagandi-
sti più efficaci delle religioni, cioè quelli dotati del
dono della persuasività, sono più che dozzinali ra-
gionatori, e più che mediocri eruditi. Come questa
separazione dell' intelligenza dal potere di azione
sugli uomini confermi il fondamento dell'arte per-
suasiva, è facile vedere.
Tornando all' ironia si può notare come una La caricatura
sua sottospecie persuasiva la caricatura, la quale
non è spesso che un mezzo efficace di persuasione,
tanto che taluno ha voluto trovare 1' essenza della
caricatura in un atto morale, cioè in un' azione
persuasiva. Essa serve a combattere una teoria col
mostrarne 1' esagerazione, o col metterne in ridicolo
i sostenitori. La caricatura ha dunque anche un uf-
ficio conoscitivo ; cosa s(»no molte caricature, se
non seri esempi di teorie? o sue esagerazio7iif è
perciò di grande utilità conoscitiva, mostrando certi
caratteri in modo più chiaro che con la semplice
esposizione astratta. Inoltre è uno spediente per fare
- 83 -
ag"ìre quel metodo del futuro dì cui abbiamo dì-
scorso, giacche sujTfjTfcrisce a chi la vede dei ragio-
namenti basati sul futuro: « Sarebbe come se... »
— « Se esistesse... » — « Accadrà che... ». Un
eccellente esempio di ciò sono state le caricature
della teoria evoluzionista quand'era di moda. Ma
più di tutto la caricatura è stata adoprata per coin-
volgere nelle teorie gli individui che le sostengono.
Difficilmente l'uomo comune (che ha un senso ter-
restre più forte di tutti gli abstracteurs de quiiites-
sances) può scompagnare l' idea dal suo apostolo.
Poco o tanto egli ne sembra il padre, e la teoria
dell' eredità è più comunemente ammessa per le
idee che per gli uomini. Le idee oneste d' un mal-
fattore puzzano di tranello; e l'idea della separa-
zione fra r uomo pratico e 1' uomo teorico ripugna
ai più. Perciò fa più male al socialismo un compagno
ladro che cento volumi di polemica seria ; e quando
siete ridotti all' estremità riescirete a sopraffare un
avv^ersario dicendo che ha ucciso suo padre : nessu-
no gli crederà più. La morale è per il popolo la
bilancia, con la quale pesa le idee che non può va-
lutare.
Argomenti ad qjj argomenti debbon esser sempre personali.
homineni t»* ^ ^ ^^^j-j- .^^
L importante non e tanto di dire : « ciò e contra-
dittorio » — ma : « tu ti contraddici » . Di qui
due grandi abilità nel discutere : quella di trarre
sempre dalle idee generali l' applicazione odiosa
per r avversario, e dai casi particolari 1' idea gene-
rale favorevole per sé.
Altre regole da osservare sono le seguenti. Bi-
sogna chiedere più per prendere meno ; tener conto
che v' è sempre una perdita, come e' è fra le calo-
rie del carbone e i cavalli-forza forniti da una mac-
china; rammentarsi di fare come i negozianti che
- 84 -
aspettano un cliente solito a mercanteggiare ; calco-
lare che gli uomini sono pigri lenti incapaci d' af-
ferrare subito le idee, non troppo disposti a credere
e a perdere. Perciò giova V esagerazione ; giova dire ^' esagerazione
sempre invece di spesso, mai invece di qualche volta,
mille volte per una diecina, ma con 1' avvertenza di
sapersi fortificare contro una più o meno proba-
bile smentita osservando che sono questi modi di
dire, che non vanno presi alla lettera, e che mille
volte per molte volte, U altro giorno per tempo fa,
il più brutto paese del mondo per un paese molto
brutto, sono modi avverbiali e iperbolici di dire,
su cui tutti sono soliti fare la tara senza taccagne-
ria e pedanteria. L' uso di queste frasi o quote
imprecise, molto vaghe e dilatabili a volontà e sti-
racchiabili secondo i più vari bisogni, rende grandi
servizi, permettendo, se il futuro contraddice, o un'in-
dagine più acuta precisa meglio, di sfuggire alla
contradizione.
Bisogna sapere usare delle assunzioni tacite (come
le chiama Gian Falco) cioè di quelle ammissioni di
fatti, giudizi, eguaglianze, valori e così via, su cui
si fonda tutto un ragionamento, senza che mai fac-
ciano la loro apparizione. Perciò appunto, perchè Assunzioni
non facendosi vedere non prestano il loro fianco ^^^^
alle critiche, sono utilissime. Esse scaricano la loro
conclusione ccme batterìe nascoste prima che il ne-
mico si accorga che ci sono. Come esempio posson
valere questi : « Un autore tedesco e quindi pe-
sante... » — « Un inglese e quindi uomo pratico... »
- - In queste frasi sono sottintesi i giudizi che :
« ogni tedesco è un uomo pesante » — - « in ge-
nerale tutti gli inglesi sono pratici ». In tutte le
conversazioni, ma spessissimo anche nei libri e quasi
sempre nella vita noi partiamo da assunzioni tacite,
- 85 ---
che richiamano poi pregiudizi, associazioni personali,
hioghi comuni ecc. e che hanno tutte quante il ca
ratiere di quelle frasi sopra descritte.
Uso del Bisogna sapere usare di certi mezzi più nascosti
sospetto p^j. convincere alcuni che sono paurosi ; e uno dei
migliori è il sospetto. Insinuare il dubbio con dei'
ma, dei se, dei forse, dei potrebbe darsi, dei chi lo sa,
è molto più diplomatico del prendere le cose di fronte
per le corna. Ma un uso meno noto del sospetto
è quello per generare V azione in una persona;
ma questo con le forme precisamente di chi scon-
siglia, di chi fa vedere difficoltà, di chi non crede
e di chi sfida ; dire a un birbante che non sarebbe ca-
pace di rubare in una certa casa nota per la sua
sicurezza notturna, dire a un facchino che non rie-
scircbbe a prendere a pugni un certo uomo forte,
non sono che degli abili inviti a commettere quelle
azioni cui quelle persone non avrebbero mai pen-
sato. Il sospetto ingiusto è spesso in mano delle
persone morali, amanti delle paternali e desiderose
di dare consigli, una delle più pericolose generatrici
di mali che si conosca ; e non a torto certo alcuni
preti che mostravano al confessionale una troppo
profonda familiarità con i casuisti, sono stati accu-
sati di esser cagione appunto di peccati che avreb-
bero voluto fare evitare. Molto spesso il catalogo
dei vizi non è che una lezione di vizi ignoti, e i
meglio intenzionati raccontini morali degli eccita-
menti a delinquere.
Excusatio Al sospetto generatore, corrisponde uno dei più
notori difetti da evitare quando ci si difende contro
qualche accusa, e cioè il prevenire l' accusatore
rispondendo a un' accusa, non ancora pronunziata,
e che viene quindi resa più valida dal nostro con-
fessato timore.
86 —
non
petita
Bisogna parlare sempre in modo da legare V i-
dea di cui si vuole convincere alcuno col maggior
numero di associazioni mentali per renderla fami-
gliare, e col maggior numero di associazioni men-
tali gradevoli per renderla simpatica. L' arte lette-
raria, i racconti, le parabole, ecc. giovano molto a
ciò. Sono noti gli effetti di certa letteratura a tesi,
come della Capanna dello zio Tom in favore dell'a-
bolizione della schiavitù in America, o dei Masna-
dieri q\\q spinsero parecchi giovani del loro tempo alla
vita dei boschi e al dilettantismo del ladroneccio ;
la Àlanon Lescaiit ha fatto più per il sentimentali-
smo femminista e per l'idea del riscatto delle me-
retrici con r amore, che tutti i trattati e gli opu-
scoli del mondo ; così Robinson Crosue, per quanto
ora caduto in mano dei ragazzi, è stato un libro di
edificazione assai potente. Si spinge meglio a un'a-
zione con r immagine viva di quella, che con la
sua descrizione astratta; 1' arte è un succedaneo del-
l' esempio, e chi non può predicare con 1' opera fa-
rà bene a predicare con l' immagine. La letteratura
è pure un' arma potente per la sua apparenza inge-
nua e scherzosa e talora chiassosa ; un romanzo
non spaventa come una predica, anche se contiene
le stesse cose. Si può paragonare la letteratura mol-
to spesso ai giochi, che, negli animali e anche nel
fanciullo, servono, a detta degli psicologi, come av-
viamento ed educazione di molte realtà assai impor-
tanti nella vita, quali per gli animali da caccia è
il procacciarsi del cibo o spaventtire i nemici, per gli
uomini la guerra, l'amore, le usanze sociali, il culto
religioso. Un cucciolo che corre dietro a un fazzo-
letto si prepara a prendere le lepri, e due ragazzi
che con uno stecco legato alla cintura galoppano
gravemente sopra una scopa, si preparano ad uc-
- 87 -
Uso della
letteratura.
cidere dei nemici. Così i romanzi sono spesso le
graìidi manovre della vita, le riviste generali delle
nostre forze, e le prove delle nostre azioni. Il ro-
manzo è un grande suggeritore ; se dite a uno che
il delitto è r unico modo per giungere alla potenza
e alla ricchezza, non farete nulla, perchè T idea co-
sì cruda non sarà digeribile dalla sua educazione
troppo tenera; ma se lo suggerirete per mezzo di
novelle la vittoria sarà più facile. Anche la poesia
dunque può essere considerata come un mezzo di
persuasione, e così tutte le arti\ queste poi anche
in un altro modo, e senso. Le statue, le architetture,
Uso dell'arte le pitture tendono a suggestionare l'individuo fa-
cendoli credere che ciò che ammira come bello, egli
debba anche praticamente riverire ed obbedire.
Esse fanno passare dal godimento estetico al sen-
timento morale di dipendenza verso i concetti, le per-
sone, le cose che rivestono la forma estetico. Cosi un
governo è grande perchè costruisce un bel palazzo ; ci
si inginocchia davanti al Cristo perchè la cerimonia
è suntuosa; sì perdona un delitto a Elisabetta per-
chè ha protetto le arti ; e cosi via. C è una mistura
dell' uso dell' autorità^ e di quello del sofisma^ este-
tico. Fra i modi più comodi per far passare certe
idee o certi suggerimenti d' azione sotto veste arti-
stica, il teatro è il più adatto, come V arte meno
pura, più ricca d' elementi e d' infiltrazioni sociali,
comoda per i suoi effetti di luce e per la sua ric-
chezza di realtà che permette un minore dispendio
di fantasia allo spettatore.
Bisogna, alle volte, sapere chiedere meno invece
Chiedere meno (ji chiedere più, purché il meno chiesto sia tale
da potere far compromettere ed obbligare in segui-
to al più. Occorre far muovere un primo passo, e
non chiedere nuli' altro, quando il primo passo ba-
— 88 —
sti per far perdere V equilibrio e per trascinare agli
altri. E' il metodo della compromissione.
Come vedremo dopo, la persuasione consiste in
sostanza in una suggestione. Fra i metodi di persua-
sione suggestionativi c'è quello di prepararsi un am-
biente favorevole mediante una diffusione di celebri-
tà. Si può spargere davanti a sé la fama di saper
tutto e di tutto, d' avere studiato tutto lo scibile e
conosciuto tutti gli uomini illustri, d' aver ricevuto
gli omaggi delle folle di altri paesi, i diplomi di
molte università, le lodi degli eruditi, le simpatie
degli scienziati e cosi via. E' l' organizzazione della
reclame scientifica. Non la sdegnano ora, tanto è
potente, neppure le riviste più serie, e i libri più
accademici. Tutti cercano e vogliono 1' appoggio be-
nevolente e il battesimo delle autorità più varie, da
quella di un pubblico da conferenze a quella di una
recensione pagata, da quella di una giunta di scien-
ziati a quella d' un amico giornalista. L' importante
è di avere delle autorità da gettare addosso al pub-
blico, accecarlo e carpirne il consenso. I sofisti greci
venivan così nelle città nuove preceduti da grande
fama e da grandi promesse ; dicevano che la loro arte
era la massima e la più potente, capace di fare e
di disfare in tutti i luoghi dove fosse in gioco la
persuasione delle maggioranze, nei tribunali, nei
comizi, nelle assemblee, nei senati e così via. I
ciarlatani delle piazze pubbliche non fanno in mo-
do diverso, e le réclames di quarta pagina annun-
ziano la « vendita colossale » il « grande succes-
so » e si forniscono di « certificati » e di « atte-
stati ». Un ambiente inoculato della fama del vo-
stro sapere e perv^aso dalla notizia di vostri altri
successi, siate poi un medico o un politico, un pit-
tore o un musicista, sarà già preparato a fare co-
- 89 -
La diffusione
di celebrità.
Manuale
di
Ciarlataneria
me gli altri, ed avrà gi.i lo vie della persuasione
pronte ad accogliere i vostri argomenti.
Per completare V illusione sarà utile in molti
casi che abbiate se non la realtà almeno l' appa-
renza della coltura. La fabbrica della coltura po-
trebbe fornire i materiali per scrivere un apposito
Manuale della Ciarlatayieria Scie^itifica e Letteraria
Scientifico - Let- P^^ '^^^ piccola parte del quale potrebbero offrire
teraria. documenti interessantissimi i giornalisti, se descrì-
vessero la loro vita e i loro mezzi per fabbricare
e improvvisare il sapere, e dargli la patina della
serietà e lo splendore della novità. Obbligati ad
essere politici ed agronomi, storici e filosofi, biolo-
gi ed ingegneri ; costretti a servirsi di tutta la scien-
za dei manuali, delle notizie delle enciclopedie, dei
documenti di terza mano, delle nozioni dei com-
pendi; schiavi del fatto quotidiano e della moda
settimanale ; limitati da certe necessità di spazio e
da certe ingerenze d^ azionisti o di protettori ; do-
vendo dilagare su certi punti e ripeterne certi al-
tri ; stretti dal tempo, senza potere ponderare, sen-
za poter ruminare, senza potere limare ; pagati per
avere del genio ad ore fìsse, coltura per ogni oc-
casione, aggettivi e verbi entro un numero deter-
minato di righe ; abituati a dovere tagliare gli ar-
ticoli, o a doverli prolungare più del necessario ;
con tutti questi impedimenti, e appunto per questi
impedimenti, la loro opera rappresenta il massimo
sforzo della sofistica, la più sublime resistenza a
ciò che può corrodere, far marcire e frantumare
r organizzazione più solida di sapere e l' ingegno
più acuto. Chi si diletta a raccogliere gli strafal-
cioni, a enumerare le sciocchezze, a fare paralleli
di contradizioni nell' opera d' un giornalista, do-
vrebbe sapere che, date le condizioni in cui ordi-
1 Giornalisti.
— 90 -
i libri
di cui parlate
nanamente egli deve scrìvere, sarebbe più intelli-
gente il raccogliere e il meravigliarsi delle date e-
satte, dei fatti veri, delle massime non cretine, delle
trovate ingegnose che si possono trovare nei suoi
articoli.
Ad un Manuale della ciarlataneria intellet- ^^" leggete
tuale si potrebbero perfino permettere dei prin-
cipi giustificativi, come questo, quasi evidente di
per sé, e base fondamentale per ogni discussione,
recensione ed articolo : Val più quel che dice tona
persona d' ingegno sopra tm sol libro che non ha
letto, di qttel che dice un cretino sopra dieci libri
che ha letto coscienziosamente. Parlare dei libri dopo
averli letti è perlomeno da ingenui quando non è
da sciocchi. E' davvero coscienza fuor di posto,
scrupolo male speso, fatica da puritano tradiziona-
le. Si potrebbe perfino dire e sostenere che il leg-
gere il libro è un impedimento anziché un aiuto a
parlarne bene. Le più belle idee possono essere infatti
messe in fuga da una cattiva lettura, e le più spen-
dide immaginazioni trovarsi troppo ristrette dopo
aver veduti i cancelli della loro dimora. Un libro
che da lontano e per sentito dire suscita molti
affetti e molti pensieri, da vicino appare meschino
e sciocco. La realtà, anche in fatto di libri, è me-
no bella del sogno. Le recensioni dei libri non let-
ti son quindi più facilmente le recensioni del libro
ideale ; non conoscendo il libro-vero, si parla del
libro-sogno, del libro-desiderio, del libro-bisogno, e
ognuno sa quali delicati pittori siano i sogni e i
desideri e i bisogni. La lettura di un libro è inol-
tre dannosa quando uccide tutti quei pregiudizi,
preconcetti, idee generali, ipotesi, che si erano for-
mate sul suo conto. Sono queste cose necessarissi-
me per formare 1' ossatura del discorso, la cui pol-
— 91 —
pa vìen poi fornita dai fatti del libro, ma che ap-
punto per questo sono i meno importanti, giacché
i fatti possono cambiare, mentre 1' ossatura resta,
e le stesse cose importanti che si possono dire d'un
libro si possono anche dire di un altro. Confronta-
te le recensioni di un uomo di ingegno artistico
come era il France (La Vie Littéraire) e vedrete
come si possano leggere anche dopo che il libro
è passato ; esse resteranno quando nessuno parlerà
più di Feuillet e di Zola. Ciò che il France dice
del libro è nulla a petto di quello che dice col pre-
testo del libro. Perciò il titolo che ha un libro di
questo genere di A. Gide (Prétextes) è il più esatto
e il più laudativo ed orgoglioso. Ma questo meto-
do individuale che consiste nel riprendere il sogget-
te recensioni ^^ ^^j libro o le cose che vi stanno attorno, o l'au-
tore che r ha scritto o le memorie personali, facen-
do molte disgressioni e molte punte fuori del pre-
ciso e limitato soggetto, ha l' inconveniente di non
essere adatto che a chi abbia realmente qualche
cosa da dire, senzazioni da narrare, idee da esporre.
Come farebbe con questo metodo quella massa di
persone che cerca nel libro qualcosa che riempia
il suo vuoto? e come soffrirebbe questo sistema
poco economico che costringe a leggere oltre la
recensione anche il libro e invece di togliere una
fatica la raddoppia ? Perchè la recensione nella sua
purità scientifica rappresenta uno sforzo economico
della mente, e il trasformarla in opera originale è
distruggere la sua fondamentale utilità. Sarebbe co-
me se un estratto di carne costasse più caro e fos-
se meno digeribile della carne ! Inoltre una recen-
sione originale affatica. Per i più il parlare di libri
o di persone o di cose, deve esser fatto senza dire
nulla di nuovo, e con la minima spesa di fatica e
— 92 —
di tempo, usando quei clichcs che ogni lettore di rivi-
sta « per bene » conosce : quali « la lacuna colma-
ta » ecc. Allora, nel maggior numero dei casi^ en-
tra in gioco r arte di far credere d' aver letto i li-
bri, dove la conoscenza di un indice, d' una coper-
tina, di qualche pagina, — o quella di qualche fat-
terello della vita d' un uomo, sapientemente am-
pliata, condita, diversificata in vari toni fa credere
ad un' ampia conoscenza. L' importante è d' avere
un ingegno mobile svelto e sopratutto in possesso
di idee generali ; per mezzo di esse — sopratutto
per mezzo delle questioni di metodo — si può so-
stenere qualunque discussione anche su fatti par-
ticolari. C è r arte di saper trarre il discorso sul
proprio terreno, che si conosce bene, e dove si fa
buona figura ; ci si serve a ciò di pregiudiziali,
questioni di metodo, paragoni, relazioni e così via.
Il valore dialettico delle idee generali si mostra ap-
punto qui, nella loro capacità d' abbracciare fatti
lontanissimi e d' ordine diversissimo.
Ma per ciò è necessario organizzare la propria Organizzare
coltura, sapere economizzare sulle conoscenze, aver- la coltura
le ben scelte, capaci di servire in molti campi, e
sopratutto d' avere le conoscenze-chiavi, quelle che
aprono molti campi e permettono l'entrata in paesi
stranieri facilmente. Due o tre fatti ben sicuri, un
paio di conoscenze molto minute, la facilità del lin-
guaggio tecnico, posson dar 1' aria d' essere un uo-
mo del mestiere. Per passare come commerciante
basterà leggere ogni tanto la quarta pagina d' un
giornale, scorrere un manualetto di corrispondenza
e tener d' occhio la borsa ; ficcando molti termini
come « piazza » « ribasso » « fornitura » « per-
centaggio » « 1' articolo » nel discorso, non è punto
difficile farsi prendere per un commesso-viaggiatore.
— 93
Cosa è
r erudizione
Uso degli
specialisti
Così si dica per fare T automobilista ; si veda T e-
sempio del buon Morasso, di cui si racconta che
non sia montato nemmeno in motocicletta e che
stando a Venezia ( ! ) scriveva furibondi articoli con
una tale ricchezza di termini d' automobilismo che
neppure uno chauffeur sul serio ci si sarebbe rac-
capezzato. Come per i mestieri così per le scienze
e per le arti. Avendo io, si può far la figura di loo
pure di saper scegliere, organizzare, aver metodo,
economia, ordine. Sopratutto in fatto d' erudizione,
la quale non consiste in un sapere diretto, quanto
in uno indiretto, non già nel sapere fatti e notizie
ecc., ma dove si posson trovare. L' erudizione di-
venta così più facile a possedersi; non occorre aver
fatto tutti i viaggi, ma basta avere un Baedeker
sicuro per farli con facilità tutte le volte che occorra.
I cataloghi delle macchine da scrivere vi possono
mettere in condizione di poterne sapere quanto e
più d' un vecchio typeimtÌ72g. L' erudizione è tutta
questione di indici, repertori, notiziari ecc. ecc. Oc-
corre aver sottomano facilmente i mezzi di ritrovo
e di scoperta, come dizionari di lingue, dizionari
biografici, biografie, manuali speciali, enciclopedie
generali e particolari, libri di riassunti, storie ben
fatte, bibliografie. Ma sopratutto quei pazienti, utili
e bastonati animali che sono gli specialisti. Costoro
hanno un segreto disprezzo per chi non è della
loro vetrina; vanno quindi avvicinati con finto ri-
spetto e con simulata ammirazione per la loro
materia, con 1' aria di qualche innamorato neo-
fita che voglia essere iniziato : allora questi ani-
mali che sono dotati di molto amor proprio e di
una venerazione infinita per la loro vetrina, non si
fanno molto pregare, purché interrogati con fiuto e
titillati nel loro orgoglio professionale, a cedervi
— 94 —
quei loro tesori di fatti, di citazioni, di esperienze
e cosi via, che resterebbero nella loro testa e nei
loro libri materiale inutile se non venisse qualche-
duno a organizzarli e a servirsene.
A questa specie di estrazione adulatrice o di Caccia alle
flirto cortigianesco agli specialisti, si può aggiun-
gere r operazione simile, ma ottenuta con la vio-
lenza della contradizione che si chiama caccia alle
idee. Gli scrittori liberali hanno lodato la libera ed
anche fiera discussione, ma da un punto di vista
erroneo. Pareva a loro, e a molti pare anche ora, e
lo si sente ripetere d' ogni lato, che da essa debba
scaturire la verità e la convinzione. La storia però mo-
stra che le cose vanno assai diversamente da quel che
pensa questo ottimismo razionalista. I contradittori re-
stano ciascuno al loro parere, e se mai riescono a con-
vertire qualcuno non è per le ragioni che quelli han
con tanta sapienza esposto e con tanto animo messe
a contrasto, quanto per ragioni personali e per sug-
gestioni difficili a spiegarsi chiaramente. La contra-
dizione invece di farci cambiare opinione, serve a
confermarci in essa ; invece di sceverar la pula dal
grano e fare escire trionfante il vero, essa spinge
il nostro amor proprio a resistere alle imposizioni
razionali di un' altra persona, giacché il dichiararci
convinto sembrerebbe un atto di umiltà e di soggez-
zione, più che un omaggio al meccanismo razionale.
La contradizione però ci e egualmente utile, ma per
altro proposito che non quello per cui erroneamente ^XxXxW della
la vantano gli scrittori liberali ; ci è utile come e- contradizione
sercizio logico, quale ginnastica intellettuale che ci
giova a mantenere l'intelligenza in uno stato di salute
pronta per le lotte ; e inoltre per i?npadro?tirci delle
idee e farcene scoprire di nuove. Per mezzo della
contradizione 1' avversario è costretto a scoprire tutte
95
le svke batterie, a trovare tutti gli argomenti in fa-
vore della sua tesi, ad adoprare tutti gli stratta-
g'emmi per la vittoria. Noi allora li conosciamo e
ce ne possiamo servire per un* altra volta, quando
ci piaccia o ci tocchi sostenere la tesi contraria.
D' altra parte, costretti dalla contradizione siamo
obbligati, per mantenerci in campo, a sfruttare più
che possiamo tutte le possibilità di difesa e di of-
fesa della nostra tesi, e a trovare raccogliere ordi-
nare tutte le ragioni in nostro favore, ed anche, ad
inventarne di nuove. La necessità come sempre è
maestra di novità ; ed anche nel mondo delle idee
la guerra è genitrice di tutte le cose, come inse-
gnava Eraclito. Di qui si comprende come 1' uti-
lità della contradizione aumenti in ragione della
stranezza della tesi ; e come i paradossi eccitino ed
esercitino meglio la mente dei luoghi comuni, per
quanto talora anche questi siano così denudati di
argomenti che il difenderli diventa impresa da non
piccoli spiriti e da più che abili ragionatori.
- 96 -
SI può dire ora che sappiamo cosa e la persua-
sione, dopo che abbiamo sfogliato tutti gli artifizi,
indagati tutti i metodi, enumerati molti esempi e
risolti molti problemi ? No. Tutto questo libro non
vi farà nulla se non siete già persuasori. Dopo a-
ver date tante regole e suggerito tanti espedienti,
sono costretto a ricordare quante volte questi me-
todi erano in contrasto e questi espedienti si con-
traddicevano.
I sistemi più opposti : la violenza e la grazia, la
precisione e la vaghezza, 1' artificio e la schiettezza, 11 dono di
il calore e la freddezza, V affermazione e la prova, persuadere
servono egualmente a persuadere, secondo i tempi,
i luoghi, le persone, gli argomenti, i contradittori.
Il persuadere resta sempre questione di tatto e di
senso speciale : è il dono d' una certa razza di per-
sone. Si nasce persuasori, comme on nait rótisseurs,
secondo 1' Almanach des Gourmands. Si è persua-
sori nello stesso modo che i marinai prevedono le
tempeste, i colombi ritrovano la direzione, i cani
si conoscono all' odore, certi uomini scoprono le
97 -
è personale
vene d' acqua sotterranee ; sì è persuasori come sì
è pedagoghi, politici, mcneurs, ììicdiums, ipnotizza-
tori, santi. La persuasione procede da un senso par-
ticolare che né libri, né letture possono far nascere ;
r istruzione può soltanto farlo sviluppare.
Se e' è qualcosa che si allontana dall' intelligenza,
é la persuasione. Come si spiegherebbe con l' intel-
ligenza r efficacia della parola negli oratori popo-
lari ? Se vi é genere spregevole, basso, effimero,
infame, volgare, fatto di grosse parole senza senso,
di luoghi comuni vuotati d' ogni realtà, di astuziette
ignobili, di cavilli andati a male, di ripetizioni inu-
tili, di promesse fallaci, di grossolanità a doppio
senso, é questo il genere oratorio popolare. Nessun
oratore ha lasciato impronta nel terreno delle idee,
e i più odiosi rappresentanti del genere hanno piut-
Persuasione e ^osto lasciate tristi traccie nell' animo e nella cul-
igenza ^^^^ ^. ^^ popolo, come Cicerone e Petrarca. I
méneurs, i tribuni, gli ornatori e gli amplificatori
di parole, gli accademici delle ricorrenze, dei cen-
tenari, dei banchetti, degli elogi funebri, incapaci
di maneggiare altro che ombre di ombre di idee,
sono budella gonfie di fiato. Eppure fra loro, quanti
ne troviamo cari alla moltitudine, potenti per 1' e-
loquenza, dominatori al governo. I Don Giovanni
di società non sono mai rinomati per produzione di
idee. I capi-popolo, i galoppini elettorali, i ciarla-
tani delle fiere, i propagandisti in contradittorio,
non hanno mai una frase originale o un' idea nuova.
In tutte le raccolte di discorsi che gli uomini po-
litici e i deputati si danno la pena di fare stampare
a spese dello Stato, non si trovano che vacuità, i-
nutilità, frasi grosse e gonfie ; mai un' idea che po-
trebbe avere ottenuto 1' onor dell' archivio se non
fosse stata pronunziata da loro ; lo storico del pen-
- 98 -
siero non ha bisogno di consultarli ; lo storico delle
lettere non trova ragione d' occuparsene ; lo storico
delle arti non ricerca la loro influenza. Tutti quei
discorsi sono sole parole, tessuto di luoghi comuni,
col fregio di qualche scherzo da donnette, e la fran-
gia di un po' di rettorica spicciola ; sono scritti
anonimi, cha contengono il modo, la sostanza e lo
stile di ragionare e di immaginare proprio degli uo-
mini mediocri del loro tempo. Invece i grandi pen-
satori per diventar popolari, anche fra le persone
di coltura, sono stati quasi sempre costretti a pas-
sare traverso il macinino dei volgarizzatori, e tra-
verso i polverizzatori letterari.
Come mai questi mediocri intellettuali riescono a
dominare fra gli altri loro mediocri compagni ? Per
cosa se ne distinguono, poiché non è per 1' intelli-
genza? Perchè un politician deve riescire meglio a
sedurre la folla d' un Edgar Poe o d' un William
James o d' un Edison ? Perche Heine sarà stato
respinto per i galloni rossi di un qualche cavalleg-
gero ? Perchè i persuasori, bisogna dirlo, sono do-
tati di qualcosa di speciale come i santi. Anche
questi possono essere ignoranti, corti di intelletto,
incapaci d' eloquenza ; anzi cercare perfino la per-
fetta asinità come si cerca un ideale ; e pure con
la fede che inspirano essi possono muovere la na-
tura e gli uomini con maggior potenza che non le
persone d' ingegno o di sapere o di ricchezza. La
persuasione non è un resultato meccanico, ma un
fatto psichico, misterioso come il miracolo. Ora il
miracolo si fonda sulla fede : su quella di chi opera,
come su quella di chi lo riceve. Ma come si ottiene
questa fede ? e come la si inspira ? qual' è la ricetta
della santità? e qual' è il manuale per fare miracoli?
Ecco ciò che ancora non si sa. Ma è già molto in-
99
dicare dove si troverà la soluzione del problema.
Non sarà dunque col migliorare il vocabolario, ne
col fabbricare un nuovo linguaggio, né col riempire
le teste di nozioni esatte e di teorìe scientifiche, né
col provvedere un metodo d' espressione matematica
più economico e più sicuro, né con lo studiare la
Creare la fede, logica. Sarà invece scoprendo il modo di generare
in noi e negli altri la fede a volontà. Finora si é
creduto che ciò fosse un dono divino — oppure il
semplice effetto della parola e del gesto ; ma se la
prima spiegazione non ha servito ad altro che a far
trascurare il problema pratico e a non tentarne la
soluzione e a non proporsi come cosa possibile quella
potenza, X altra é stata troppo meccanica e non ha
prodotto che studi sulle forme esterne e sul mec-
canismo di un solo aspetto, e forse del meno im-
portante, della generazione della fede. Questa curiosa
azione personale, dove apparentemente gesto e pa-
rola é tutto, è in realtà tanto superiore e diversa
dagli effetti comuni della parola e del gesto, che
per spiegarla bisogna supporre un senso e una po-
tenza ancora ignota dell' uomo, la quale non è in
relazione con le forze fisiche ed intellettuali, e può
abitare nella mente d' un semplice e nel corpo di
un malato. Tutte le azioni di questo genere, quelle
dei santi, dei tribuni, dei mediums ecc. sembrano
donate a caso a persone che intellettualmente non
ne paiono degne ; e ciò talvolta ci urta, come ci
urta lo stacco che e' è tra le forze fisiche e le in-
tellettuali, per il quale spesso un buon atleta è un
idiota e uno scienziato un tisico
Unità delie Tutte queste forze, per ora occulte, presentano
forze persuasive , : . ,. . n- .^ ^ -i
la caratteristica di trasformare direttamente il pen-
siero in realtà. La preghiera del santo per cui av-
viene il miracolo, la suggestione del méneur per
— lOO —
cui la folla si dà al saccheggio, la trance del me-
dium per cui si presentano fenomeni spiritici, lo
stato di esaltazione speciale che si prova in certi
fenomeni di telepatia, non sono che vari aspetti di
queste forze umane ancora insufficientemente esa-
minate, ma che se si cercheranno di educare, mi-
gliorare, e ampliare, e di ridurle sopratutto sotto
il controllo del nostro volere, avranno certamente
un importantissimo avvenire nel futuro dell' uma-
nità, migliorandone le capacità di soddisfazione e
rendendo più economica 1' azione. Come già molti
scrittori di utopie hanno immaginato, e come già
molte scuole mediche hanno iniziato, 1' educazione
dell' uomo e i metodi di comunicazione subiranno
una grande rivoluzione, con 1' abolizione della parola
quale intermediario. Si educheranno e si istruiranno
le persone ipnoticamente, si daranno loro certe e
certe particolari inclinazioni e vocazioni, che ora
assai di rado, fra busse rimproveri noie e abitudini
si riesce, e non molto stabilmente, ad appiccicare
ai ragazzi. Non tanto le aereonavi, quanto le ap-
parizioni volontarie a distanza diminuiranno lo spa-
zio fra gli uomini. E il mondo stesso si curverà
forse ai nostri voleri, più di quello che il mito po-
sitivista delle « infrangibili leggi » non paia con-
sentire.
Quando di fronte alle allucinazioni, ai fatti di
telepatia, ai fenomeni ipnotici, alle scoperte di dop-
pia e tripla personalità, alle apparizioni sensibili
così dette spiritiche, non ci porremo più con 1' at-
titudine puramente osservatrice e registratrice d'un
notaio, ma con l' attitudine attiva e utilizzatrice
d' uomini che vogliono conquistare il mondo ; quan-
do cercheremo il modo di provocare a volontà quello
che ora aspettiamo dal caso ; quando i saggi e i
— lOI —
tentativi della scienza e ristia un, della menticultura,
dei moderni vangfeli della calma e della felicità
raggiunta con la terapia dell' interno, saranno più
diffusi, più studiati, più sfruttati ; quando insomma
ci accorgeremo di avere un' anima che non è sol-
tanto uno specchio ma piuttosto una lanterna ma-
gica auto-padroneggiante le proprie visioni ; allora
avremo ripreso per noi e realizzato in noi il sogno
che abbiamo fatto di una divinità a noi esterna :
saremo Dio. Tutti gli attibuti della divinità, che la
filosofìa, la psicologia, l' arte, la scienza, avevano
a poco a poco ricondotti sotto il dominio ed entro
la sfera d' azione dell' uomo, saranno allora attri-
buti dell' uomo, o meglio, di certi uomini. La crea-
zione arbitraria delV io, la creazione e la trasforma-
zione arbitraria del lìiondo, saranno le future qualità
per cui si distinguerà l'uomo o certi uomini ; l'ani-
male razionale cederà il posto all' animale creativo.
La parola di Cristo sarà veramente realizzata
nel modo meno cristiano ; « il regno dei cieli è in
voi » significherà che V uomo può farsi Dio, sco-
prendo la propria capacità a diventarlo. Per questa
trasformazione, che non deve essere soltanto tra-
sformazione di vocabolario come è avvenuto per
L' Uomo - Dio 1' Uomo-Dio di Fichte, di Feuerbach, di Stirner,
r arte di persuadere da una parte, l' arte di fare
miracoli dall' altra, saranno una eccellente propedeu-
tica. vSe la nostra presente ignoranza e insufficiente
familiarità con le forze persuasive rendono assai
problematico il valore di una tecnica del persuadere
quale è quella che ho delineato in questo volume,
non vi è dubbio però che essa possa già fin d'ora
portare i suoi giovamenti in chi è possessore di
quelle forze, migliorando stilizzando rendendo più
economico e più cosciente l' uso di esse. Ciò che
ancora non si può dare è questo fondo ignoto che
forma i santi, i suggestionatori, gli apostoli, i me-
diums. Essi sciitoìio di essere in ciò superiori a loro
stessi in quanto uomini, perchè non riescono a spie-
gare il loro potere se non attribuendolo a qualche
cosa dì superiore, a qualche forza estranea che li muo-
ve e li spinge, li fa parlare ed agire, e conferisce
loro quei poteri non umani che hanno. Vedrete in- impersonalità
fatti che i grandi persuasori si mostrano umilissimi dei persuatori
di persona, si dicon sempre al servizio di qualche
idea, di qualche divinità, di qualche iniziazione.
Certi dicon di parlare per il giusto e per il
vero, altri per 1' umanità, questi ispirati da Dio,
questi altri per suggerimento d' un demone ; ed an-
che i niediums moderni, sia quando compongono
poesie, e parlano lingue che non conoscono, e com-
piono altre azioni improvvise e non abituali, dicono
di compierle in momenti speciali e per l' intervento
di una persona a loro estranea. Il Dio che rapiva
lo scrittore dell' Apocalisse, o rivelava a Veronica
Giuliani la disposizione del Paradiso, il dovere per
cui agiva Giuseppe Mazzini e l'ispirazione cui ob-
bediscono molti poeti, il delirio della Pizia e delle
Sibille vaticinanti, il demone di Socrate e i sogni
di Davide Lazzaretti, non sono che le varie firme di
un' anonima forza che metteva queste persone fuori e
sopra lo stato comune degli uomini. La spersonalizza-
zione, insomma, è una delle caratteristiche più visi-
bili del possedere queste forze. Allucinati, visionari,
inspirati, rapiti, tutti hanno fatto il digiuno dell' io,
tutti hanno abbassato una certa parte del loro a-
nimo per ottenere 1' innalzamento di una certa altra.
Può essere bene che vi sia in parte un artifizio, un
poco di stile e di abilità, ma sarebbe veramente
sciocco non trovare nella concordanza delle testi-
103
Le vecchie
spiegazioni
dannose
Conclusione
monianze che artifizio e soltanto artifizio. Bisogna
che noi sappiamo cancellare tutti questi nomi di in-
consciente, di spiriti, di Dio, di delmonio, di pos-
sessione e di inspirazione, per sostituire ad essi una
spiegazione capace di darci insieme la possibilità
di agire a nostro arbitrio su le forze e con le forze
che mascherano. Tutte queste spiegazioni hanno in-
fatti finora tre gravi difetti (e chi sa che altri non
se ne scoprano), il primo che separano inutilmente
delle forze molto probabilmente identiche, il secondo
che non permettono di agire su di esse e con esse,
il terzo che rendono possibili delle gerarchie sociali
che non rispondono al possesso di quelle forze e
sono interessate a soffocarle. Per spiegarmi con un
esempio, la divisione morale e religiosa fra le ispi-
razioni divine e diaboliche, fra i sogni del Cielo e
quelli dell' Inferno, separa inutilmente due ordini di
fatti che per poterli sfruttare andranno riuniti ; non
permette di agire su di essi perchè li ripone in
potere di centri d' azione a noi estranei ; giustifica
la gerarchia ecclesiastica la quale, invece di essere
composta di illuminati e di innalzare i santi, non
cerca altro che di guardarsi dagli inspirati e vuole
le più ampie garanzie della santità, — che insomma
invece di eccitare e fabbricare il miracolo, quasi
quasi lo vede di mal occhio, e preferisce assai più
la giustificazione sociale o razionale dei suoi poteri.
Ma per ora la soluzione che deve cacciare questi
fantasmi non è ancora venuta. Finché quella non
sia trovata, 1' arte di persuadere resterà più che al-
tro uno studio delle forme esterne e del meccani-
smo persuasivo, capace di giovare agli iniziati, con
lo svegliare la loro attenzione e col migliorare i loro
strumenti e la loro tattica, ma incapace di crearne.
— 104 —
E UTILE CONSULTARE :
Aristotile. TEXNE PHTOPIKH.
» » nEPI i:0(I>ISTIKQN EAENKQN.
Ortensio Landò. Paradossi, 1545.
B. Pascal. Art de Persuader (1655?).
Emanuele Tesauro. // Canocchiale Aristotelico,
1654.
De Sarrasa. Ars semper gaudendi, 1664.
Leibniz. Notiveaux Essais, parte III.
J. SwiFT. Proposai for printing a very curious di-
scourse entitled : The Art 0/ Politicai
LyÌ7ig, 1 7 1 2 .
Diderot. Paradoxe sur le Comédien,
A. Schopenhauer. Eristik, 1831.
W. James. The principles of psychology.
» » The Varieties of Religious Experience.
» » The Will to Believe.
I. A. Dresser. The True History of Meritai Science,
O. WiLDE. Intentions,
M. Twain. The decaying of the Art of Lying,
Max Beerbohm. The Happy Hypocrite,
V. Pareto. Les systemes socialistes.
M. SCHWOB. Moeurs des Diurnales.
DuPRAT. Le Mensonge,
Remy de Gourmont. Le Chemin de Velours,
— 105 —
INDICE DEI NOMI
J\lmanach des Gourmands 97
America 87.
Apocalissi 103.
Apologetica cristiana 33 sgg-.
Arabi 61.
Aristotile 2\, 76.
Ateniesi ò8.
Avenarius 9.
Oabi 75.
Bacone 49.
Baedeker 92.
Balzac 46.
Baudelaire 46,
Bergson H. 20.
Bibbia 61, 75.
Boulestin 70.
Buddha 25, 32, 58.
^canocchiale Aristotelico 66.
Cantico dei Cantici 61.
Capanna dello zio Tom 87.
Carlyle 72.
Carrara 23.
Cattolicismo 24.
Chateaubriand 11,57.
Chiesa cattolica 23, 24, 25.
Cicerone 98.
Cina 25.
Comte A. 60.
— 107 ^
Congregazione dell' Indice 5.
Corano 75.
Corriere della Sera 65.
Cortigiano 66.
Cristianesimo 32, 57.
Cristiani 75.
Cristo 25, 32, 75, 76, 88, 102.
JL) ' Annunzio 73.
Dante 22y 76.
Darwin 24.
De Bonald 58.
Decadenti 55.
Delfo 68.
Delitzsch 80.
De Maistre 58.
Descartes 20.
Development of Chistian Dogma 24.
Dio 45, 57, 66, 102, 103, 104.
Diritti dell' Uomo 35,
Don Giovanni 35, 98.
Ebrei 25, 75.
Edison 99.
Elisabetta 88.
Enrico IV 82.
Epaminonda 77.
Epitteto 32,
Eraclito 96.
Esercizi spirituali di S. Ignazio 32.
lr*euerbach 102.
Feuillet 92.
Fichte 102.
France A. 92.
- 108 —
Francia 27.
Frankfurter Zeitung 65.
Fregoli 73,
Cjralileo 63.
Garibaldi 76.
Genie du Christianisme 57, 58.
Genova 25,
Genovesi 25.
Germania 65.
Gesuiti 25, 26, 82.
Gian Falco 85.
Gide A. 92.
Giudei 75.
Giuliani Veronica 103.
Gorgia 79.
Greci 76.
Gueux 55.
rrealing Science 59.
Hegel 56.
Heine 99.
Hobbes 60.
Humbert 73.
iliade 76.
India 59.
Inferno 67.
Inglesi 76.
Inquisizione 5.
Ipocrita Santificato 70.
Italia 65, 76.
Italiani 76.
James W. 20, 37, 39, 60, 99.
— 109 —
Lassalle 80.
Lazzaretti 103.
Leibniz 60.
Libro del Gentile e dei tre Saggi 24.
Lombroso 23.
Lourdes 34.
Luciano 80.
Lullo R. 24.
Lutero 24.
Mach 9.
Mademoiselle de Maupin 77.
Manoii Lescaut 87.
Manuale d* Epitteto 32.
Maometto 24.
Maomettani 24, 75.
Marco Aurelio 31.
Masnadieri 87.
Mazzini 76, 82, 103.
Minucio Felice 23.
Misantropo 8.
Molière 8.
Morasso 94.
Mori 27.
Morris W. 58.
JNewman 23, 24, 60, 80.
Novalis 44, 52.
yjdissea 76.
Olanda 55.
Olimpo 4.
Omero 76.
Orazio 76.
— no —
radio de Segovia 66.
Papa 33.
Papini G. 6.
Paradiso 67, 103.
Parigi 73, 82.
Pascal 39.
Petrarca 98.
Petzoldt 9.
Pizia 103.
Platone 79.
Poe E. 99.
Polo 79.
Postuma 77.
Prétextes 92.
Prodico 79.
Protagora 79.
wuevedo 66.
ìS^icordi di Marco Aurelio 31.
Rivista di Psicologia 6.
Rivoluzione Francese 27.
Robinson Crosoué 87.
Rousseau 8.
oalvation Army 36.
Sansculottes 55.
San Cipriano 24.
— Francesco d' Assisi 35, 48.
— Francesco di Sales 39.
— Giacomo di Compostella 34.
— Ignazio di Loyola 24, 32.
— Paolo 75.
Savonarola 77.
Schiller 46, 76.
Schopenhauer 38.
Senato 72.
Shakespeare 46, 76,
Sibilla 56, 103.
Socialismo 58.
Socrate 74, 78, 103,
Sofisti 49.
Spagna 27.
Spencer 79.
Stimer 102.
Swift 80.
1 aigete 12.
Tebaide 35.
Tedeschi 76.
Tertulliano 24, 75.
Tesauro 66.
Ugonotti 27.
Uomo-Dio 102.
Vailati G. 6..
Vangelo 75.
Venezia 94.
Vte Littcraire 92.
Voltaire 48.
Virgilio 76.
Zol
a 92.
Wells 70.
Wilde O. 58, 66.
— 112 —
INDICE DEGLI ARGOMENTI
A chi serve T A. di P 3
Il maestro non vale che come persuasore . . 3
Lingue creative e lingue comunicative . . w 4
I mezzi coercitivi di persuasione 5
La persuasione di se stesso 6
Carattere strumentale dell' A. di P. . . . . 7
II bugiardo tipo dell'uomo sociale 7
Valore della bugia per 1' A. di P 9
Somiglianza della bugia e della teoria scientifica 9
Importanza dei particolari nella bugia ...11
Il futuro nella bugia 12
Lo scienziato è un bugiardo e viceversa . . 13
Manuale per 1' educazione dei bugiardi ... 14
Amoralità di questa teoria 15
*
* *
Arte e Tecnica del persuadere 17
Principi dell' A. di P 18
Importanza secondaria della ragione .... 21
Bisogna riferirsi agli ascoltatori 21
Gli esami 22
Il Giudice 23
L' Apologetica Cristiana 23
Il fine giustifica i mezzi 25
Desiderio di perfezione è desiderio di inazione 26
La persuasione con la forza 26
*
* *
Effetti dell' A. di P 29
Metodi per 1' autopersuasione 30
— 113 —
I proverbi 30
Servigi medicinali dell' intelligenza, gli stoici,
gli asceti, i cristiani 31
La Cura Mentale 32
È un succedaneo moderno del miracolo me-
dioevale 34
I mezzi esterni nell' autopersuasione . . . . 35
Un convento di laici 35
Utilità dei conventi 36
La trasformazione dell' io 36
II libero arbitrio e i motivi 38
Agire fa credere 39
Scelta arbitraria delle credenze 39
Creazione di personalità i . 41
Le conversioni moderne 41
La bugia moltiplica le personalità 43
Cosa è la persona 14
La creazione del mondo 44
E i suoi strumenti 45
La ricetta della Santità 46
* ♦
I mezzi di persuasione: la paròla 47
I sofisti greci 49
Filosofìa senza parola i ... 50
Cosa è la parola 51
II segreto 52
Il doppio senso 53
Le ambiguità 55
Le etimologie 55
Le particelle 56
Sofismi estetici e morali 57
Rime, assonanze, ripetizione 58
I paragoni 59
La metafore 60
Frasi per convincere : di imposizione . . . . 61
Frasi di adulazione e premiazione 62
Frasi di minaccia 63
Gli aggettivi onorari 63
Frasi allettative 64
La sofistica commerciale 64
La Reclame 65
Gli eufemismi 65
La buona società 66
Il futuro 67
Oracoli, profezie, grazie 68
Romanzi sociali .69
Promettere e non mantenere 69
Il passato e i misoneisti 70
Difesa del principio d' autorità 71
Come si screditano le autorità 73
I luoghi comuni 74
II principio d' autorità fondato sulla specializ-
zazione 75
L' omerismo greco e il dantismo italiano . . 76
Uso dei personaggi morti 76
Le teorie generali e i casi particolari ... 77
Gli esempi 78
L'attitudine • .... 79
Efficacia dell' ironia 80
Persuasori convinti ed ipocriti 81
I convinti han meno discepoli ma più saldi . 82
La caricatura , . 83
Argomenti ad hominem 84
Bisogna esagerare . . . . . . . . . . 85
Uso delle assunzioni tacite 85
Uso del sospetto . 86
L' excusatio non petita 86
Uso della letteratura 87
— 115 -r-
Uso dell'arte 88
Chieder meno pur di compromettere .... 88
Come diffondere le celebrità 89
Manuale della Ciarlataneria Intellettuale . . 90
Il giornalista, suo elogio 90
Non leggete i libri di cui parlate 91
Varie sorta di recensioni 92
Organizzazione della coltura 93
In cosa consiste l' erudizione 94
Usate gli specialisti ! 94
La caccia alle idee 95
Per la quale è utile sempre contradire ... 95
*
* *
Il dono di persuadere è personale 97
Non ha che vedere con l' intelligenza ... 98
Come si crea la fede ? 1 00
Le forze persuasive hanno un fondo comune . 100
L'Uomo -Dio 102
I persuasori impersonali 103
Danni delle vecchie spiegazioni 104
Conclusione 104
È utile consultare 105
Indice dei nomi no
Ì16 --
Finito di stampare il 30 Settembre 1906
coi tipi di Guerriero Guerra
tipografo in Perugia
1>-
Osi
cu
•H
di
, J ..-..■lUHMI.
University of Toronto
Library
DONOT
REMOVE
THE
CARD
FROM
THIS
POCKET
Acme Library Card Pocket
LOWE-MARTIN CO. LIMITED